Le garanzie internazionali

Il 9 febbraio la Gazzetta d'Italia pubblicò un articolo dell'ex-presidente del Consiglio dei ministri, Francesco Saverio Nitti, fortemente critico nei confronti dell'autonomia alla Valle d'Aosta, definita «un'assurda concessione [...] di cui nessun esempio poteva essere peggiore e nessuno più anticostituzionale». In Valle d'Aosta l'articolo di Nitti suscitò viva impressione e venne fortemente biasimato. Il Comitato centrale dell'Union Valdôtaine sottoscrisse un appello ai Valdostani, pubblicato il 10 febbraio nel supplemento al foglio del movimento, L'Union Valdôtaine, in cui l'intervento di Nitti era considerato «une nouvelle offensive contre les droits de la minorité valdôtaine». Quattro giorni dopo il Comité d'Action Valdôtaine di Parigi, costituitosi l'11 ottobre del 1945, inviò all'Onu un telegramma, firmato da Auguste Petigat, Fidèle Charrère, Baptiste Perrin, Pierre Lexert, per chiedere l'indipendenza o quantomeno la garanzia internazionale per l'autonomia: «Au nom des Valdôtains, nous vous prions de prendre note que la Vallée d'Aoste demande son indépendance ou au moins son autonomie complète garantie par les Nations Unies. Veuillez faire enquête sur la volonté sincère des Valdôtains. Nous comptons sur l'Onu pour avoir protection et sauvegarde de nos droits, étant minorité allogène sans aide de personne». L'indomani L'Union Valdôtaine uscì con un'edizione straordinaria in cui si definiva la proposta del Comité d'Action Valdôtaine come «l'ultima battaglia dei valdostani».
Presso ampi settori della società valdostana si era fatta strada la convinzione della necessità di una garanzia internazionale a tutela dell'autonomia. Nella seduta del 7 marzo del Consiglio della Valle venne presentato un ordine del giorno sulla questione della garanzia internazionale firmato da Arbaney, Binel, Caveri, Cuaz, Page e Viglino. Il presidente Chabod rifiutò di porre in votazione il documento perché contro la legge. Ne seguì un dibattito molto acceso.
Poche settimane dopo venne organizzata per il 26 di marzo una grande manifestazione popolare per le garanzie internazionali e per il plebiscito. Il giorno precedente Chabod incontrò a Torino De Gasperi e il sottosegretario agli Esteri Negarville, convenendo con loro sull'opportunità di autorizzare la manifestazione che in un primo tempo si pensava di vietare a causa del «dichiarato carattere antinazionale». La manifestazione sfuggì ad ogni controllo e si verificarono episodi di violenza che coinvolsero direttamente il presidente Chabod. Così nella successiva seduta del Consiglio della Valle del 29 aprile Chabod presentò le proprie dimissioni. Il Consiglio, sotto la presidenza del consigliere anziano Page, approvò all'unanimità un ordine del giorno con il quale deplorava «le violenze commesse sulla persona del Presidente, a cui esprime il suo rammarico; condanna l'indegna e diffamatoria campagna di stampa contro i Consiglieri; lancia un appello a tutta la popolazione della Valle poiché si unisca concorde anche per impedire il sopravvento di una campagna reazionaria e antivaldostana». Chabod, preso atto, ritirò le proprie dimissioni.
Tuttavia, non cessarono i contrasti in seno al Consiglio della Valle e nella società valdostana tra i sostenitori di una politica autonomista, quelli favorevoli ad una linea autonomista e federalista con garanzia internazionale e i separatisti. Alle elezioni per la Costituente del 2 giugno, infatti, i separatisti proposero di far annullare le schede con la scritta "nous voulons le plébiscite", per dar vigore alla loro causa in vista dei trattati di pace di Parigi previsti per luglio. Ma le schede annullate perché contenenti la scritta "plébiscite" furono poco più di 4000 su di un totale di 50.893 votanti. Il Fronte democratico, che riuniva i partiti di sinistra, vinse le elezioni con il candidato socialista Giulio Bordon contro l'esponente della DC Paolo Alfonso Farinet. Ormai "l'italianizzazione" della Valle era un fatto acquisito. Chabod in un rapporto riservatissimo a De Gasperi parlò di «fallimento clamoroso della manovra tentata dai separatisti e di un grosso successo per la italianità della Valle».

 

Aosta 26/03/1946. I dimostranti portano in trionfo un giornalista francese trattenuto per accertamenti e, quindi, rilasciato Aosta 26/03/1946. I dimostranti portano in trionfo un giornalista francese trattenuto per accertamenti e, quindi, rilasciato

L'ufficio del Presidente della Regione, Federico Chabod, dopo l'irruzione dei dimostranti, il 26 marzo 1946 L'ufficio del Presidente della Regione, Federico Chabod, dopo l'irruzione dei dimostranti, il 26 marzo 1946




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