Editoriale
Editoriale
Manuela Zublena
Assessore al territorio e ambiente
Aosta, Capoluogo di Regione, vera e propria capitale,acentro attrattore di attività e interessi, polo culturale, amministrativo, commerciale e industriale: ha acquisito questo ruolo negli anni, un ruolo forse più subito che voluto o programmato, con tutte le relative positività e criticità.
Aosta fino al primo decennio del XX secolo è stata una piccola città con economia ancora prevalentemente agricola. La nascita dell’industria siderurgica l’ha poi stravolta occupando un’area enorme rispetto alle dimensioni della città; a seguire poi la realizzazione del “Quartiere Cogne”, sviluppatosi nella sola ottica di soddisfare l’esigenza di dare alloggio ai dipendenti della Società Cogne e, nel secondo dopoguerra, uno sviluppo importante di condomini: sviluppo industriale, emigrazione, abbandono della montagna hanno cambiato volto alla città, quintuplicando la popolazione negli ultimi 100 anni (da 7000 a 35000 persone); sono lievitati conseguentemente i bisogni di case, di spazi, di servizi, inducendo reazioni urbanistico-edilizie spesso scomposte e affrettate. La mancata attuazione del Piano urbanistico Olivetti degli anni '40 ha certamente alimentato questo fenomeno, pur riconoscendo che il mantenimento del centro storico con le sue vecchie case e strade ha oggi una valenza storico-turistica inconfutabile. Mancato questo sforzo, Aosta sembra aver avuto difficoltà nel darsi nel tempo una precisa pianificazione: l’impressione, anche ad un occhio non esperto, è di trovarsi di fronte ad un affastellarsi di interventi conseguenti ai ruoli e alle funzioni che la città ha dovuto assolvere nel corso degli anni quasi con logiche di urgenza o di emergenza. Ma i nodi non affrontati nel tempo via via vengono al pettine e oggi ci si deve imporre di affrontarli in un’ottica di vera pianificazione, cioè con una strategia globale, evitando la logica di intervenire sul territorio a piccoli bocconi. Purtroppo molto è già stato addentato e dobbiamo assolutamente evitare che ulteriori morsi pongano la parola la fine alla volontà di cambiare rotta e vedere realizzata una città più organizzata ed armonica, come Aosta merita di essere.
Da questo punto di vista un ruolo fondamentale lo giocherà l’attuazione del nuovo piano regolatore generale approvato a fine 2009 che, recependo ed adeguandosi agli indirizzi del Piano Territoriale Paesistico, potrà contribuire ad una vera riorganizzazione generale della città: l’analisi svolta e le logiche seguite rispondono infatti ad un approccio più attuale, che privilegia una visione programmatoria generale. Ma accanto allo strumento urbanistico, particolare importanza assumono alcune scelte strategiche, tra cui spiccano il collegamento nord-sud e la realizzazione dell’Università nella caserma Testafochi.
Col primo Aosta potrà puntare a diventare una vera città turistica, direttamente collegata al domaine skiable di Pila: pochi altri centri possono offrire come la nostra città un mix di natura, archeologia, storia, cultura e attività di sport invernali. Il secondo non costituisce il semplice cambio di destinazione di una struttura bensì rappresenta un punto di svolta importante nella vocazione della città: un vero e proprio cambio culturale. Oltre all’aspetto urbanistico-edilizio, si dovrà però portare a termine un’attenta riflessione sulla futura fisionomia dell’Università, puntando ad una qualificazione e specializzazione dell’Ateneo in relazione al territorio, in grado non solo di integrare e valorizzare, in un circuito virtuoso, il proprio potenziale di studio e ricerca con la realtà operativa locale e con il patrimonio territoriale, ma anche di rappresentare un’offerta originale ed unica, per essere attrattore di studenti e di docenti, provenienti da altre regioni e paesi.
Pensare Aosta come polo universitario, fermento di attività culturali: una svolta importante e forse anche il punto di partenza per una, seppur difficile, riorganizzazione e riqualificazione urbanistica.
È con questo slancio di fiducia che intendo guardare al futuro della nostra città: che possa acquisire una sua armonia urbanistica, fondata e trainata da un forte impulso culturale.
 
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