Elenco Numeri Regione Autonoma Valle d'Aosta

FITOSANITARIO

RITROVAMENTO DELLA FLAVESCENZA DORATA IN VALLE D'AOSTA

Nell'estate 2006 in Valle d'Aosta, considerata fino al 2005 zona indenne da Flavescenza dorata, è stata rilevata la presenza di alcune viti infette. Le misure intraprese dall'Assessorato agricoltura per impedire la diffusione della malattia sono varie e consistono nell'applicazione della lotta obbligatoria al vettore in otto comuni valdostani e nell'attuazione di un programma sperimentale per valutare l'efficacia di alcuni insetticidi nonché l'impatto ambientale derivato dal loro impiego

di Rita Bonfanti
(Ufficio servizi fitosanitari)
La flavescenza dorata è una malattia della vite che in molte regioni italiane ha causato problemi al settore viticolo.

Essa è trasmessa dall'insetto chiamato Scaphoideus titanus che funge da vettore.
Sette anni fa il Ministero per le politiche agricole e forestali ha emanato un decreto di lotta obbligatoria contro “flavescenza dorata” e il suo vettore per salvaguardare i vigneti dalla diffusione della malattia.

I sintomi di flavescenza dorata, le caratteristiche dell'insetto Scaphoideus titanus e alcuni aspetti del suddetto decreto di lotta obbligatoria sono già stati trattati, come ricorderete, sul terzo numero de L'informatore Agricolo dell'anno 2006.

L'ufficio servizi fitosanitari dell'Assessorato regionale all'agricoltura, in ottemperanza al decreto di lotta obbligatoria, compie da anni un monitoraggio per rilevare l'eventuale presenza sul territorio della malattia e del suo vettore.




 Sintomi precoci nel vigneto. Mancato
germogliamento che conferisce l'aspetto di
spalliera vuota (foto Settore fitosanitario
Regione Piemonte)


Fino al 2005, grazie all'attività dell'ufficio competente, nel territorio valdostano non sono mai state trovate piante infette da flavescenza dorata, mentre la presenza del vettore è stata accertata, sin dai primi monitoraggi effettuati a partire dall'anno 2000, da Pont-Saint-Martin fino a Villeneuve, con popolazioni più o meno numerose variabili da zona a zona.

Questi dati sono stati confermati anche da una ricerca condotta dall'IAR con il supporto scientifico del DI.VA.P.R.A. dell'Università di Torino.
Purtroppo, nel corso dell'estate 2006, grazie alle segnalazioni di alcuni viticoltori, seguite da un capillare monitoraggio nei vigneti da parte dell'ufficio servizi fitosanitari, sono state rinvenute viti affette da flavescenza dorata in vigneti siti nei comuni di Arvier, Saint-Pierre, Sarre, Jovençan e Chambave.

Visto che i sintomi di flavescenza dorata si possono confondere con quelli molto simili di legno nero, la cui presenza è già stata rilevata da anni nella nostra regione, la diagnosi definitiva è stata realizzata con analisi genetica (tecnica della PCR) presso il laboratorio microbiologico regionale, che ha dato esito positivo.




Corteccia imbrunita nella parte interna del legno


Successivamente le analisi sono state ripetute dai laboratori dell'Istituto di virologia vegetale del CNR di Torino e dal CRA di Conegliano Veneto e hanno confermato la presenza di “flavescenza dorata”.

L'infezione ha interessato in tutto 13 piante, che sono state estirpate immediatamente, 6 delle quali erano barbatelle impiantate nel 2006 e cinque erano viti impiantate l'anno precedente.

In tutti i casi l'infezione ha riguardato la varietà Petit rouge.
Il fatto che i ceppi malati appartengano tutti alla stessa varietà, non significa che il Petit rouge sia più sensibile delle altre all'infezione, ma semplicemente che a seguito del primo ritrovamento della malattia, l'ufficio competente ha ritenuto opportuno concentrare il controllo su tutte le viti di uguale provenienza (e di uguale varietà) vendute in regione negli ultimi due anni.

Il primo ritrovamento di una vite malata è avvenuto nel comune di Arvier, dove peraltro non è mai stato trovato il vettore della malattia. Questo rendeva l'evento meno grave, poiché il contagio con altre viti sane già presenti sul posto è da ritenere impossibile in assenza di Scaphoideus titanus.

 

Internodi raccorciati sui germogli, foglie più piccole del normale e spesso bollose
Disseccamento delle infiorescenze


Per fermare la malattia in quella zona è sufficiente l'estirpo delle piante infette.
Attraverso le ricerche successive alla prima segnalazione sono state rinvenute altre viti malate, che purtroppo erano dislocate in comuni dove invece è accertata la presenza del vettore. Pertanto nelle zone dove sono state segnalate sia piante infette che l'insetto Scaphoideus titanus è indispensabile associare all'azione di estirpo delle piante sintomatiche anche quella di lotta all'insetto che trasmette la malattia, per limitare il rischio di diffusione di flavescenza da piante infette eventualmente presenti in loco, ma che ancora non manifestano i sintomi. E' noto, infatti, che questa malattia ha un periodo di incubazione che può durare alcuni anni.

Dopo che in Valle d'Aosta è stata rinvenuta la “flavescenza dorata”, l'ufficio competente, come previsto dal decreto di lotta obbligatoria, ha dovuto adottare alcune misure per impedire la diffusione della malattia e, nella migliore delle ipotesi, eradicarla, cioè toglierla di mezzo definitivamente e tornare alla precedente situazione di zona indenne.
L'atto formale che adotta in Valle le misure obbligatorie è il Provvedimento dirigenziale n. 915 del 6 marzo 2007.

In questo documento vengono innanzitutto definite le zone più a rischio (zone focolaio) dove esiste la possibilità reale di contagio della malattia perché le viti infette sono rimaste in campo in presenza dell'insetto vettore.

In queste zone che comprendono i comuni di Arvier, Sarre, Saint-Pierre, Aymavilles, Jovençan, Gressan, Chambave, Saint- Denis e Verrayes è obbligatorio:
• estirpare tempestivamente le piante che presentano sintomi di FD;
• effettuare la lotta insetticida contro il vettore, secondo le indicazioni impartite dall'ufficio servizi fitosanitari circa l'epoca di intervento e i prodotti da utilizzare (questa seconda misura non vale naturalmente per il comune di Arvier dove il vettore è assente).
 
Al di fuori delle zone focolaio, cioè in tutti gli altri comuni viticoli dove c'è Scaphoideus titanus, la lotta non è obbligatoria, ma è fortemente consigliata a scopo precauzionale per diminuire il rischio di un'eventuale diffusione della malattia, nel caso fosse presente qualche pianta infetta sfuggita ai controlli o asintomatica.
 
Si ricorda che i sintomi della malattia, confondibili con quelli causati da “legno nero”, possono essere sia precoci (più tipici di flavescenza) sia tardivi.
I sintomi precoci, meno specifici perché attribuibili anche ad altre cause quali gelo, carenze di microelementi o attacchi parassitari, consistono in:
• mancato o stentato germogliamento della vite;
• corteccia imbrunita all'interno;
• internodi raccorciati a zig-zag con foglie più piccole e bollose;
• disseccamento delle infiorescenze.
I sintomi tardivi consistono in:
• arrossamenti (per vitigni a bacca rossa) o ingiallimenti (per vitigni a bacca gialla) delle foglie che interessano anche le nervature; i cambiamenti di colore possono riguardare una parte del lembo o tutta la foglia;
• ripiegamento del lembo fogliare verso il basso, ispessimento, bollosità e consistenza cartacea della foglia;
• caduta precoce delle foglie con o senza picciolo;
• mancata lignificazione (parziale o totale) del/dei tralci che assumono consistenza gommosa e tendono a ricadere verso il basso;
• comparsa di pustole oleose e scure sui tralci;
• disseccamento o disidratazione del grappolo sia prima, sia dopo l'allegagione.
 
Un grosso contributo all'eradicazione della malattia lo possono dare direttamente i viticoltori segnalando tempestivamente ai tecnici regionali la presenza nel proprio vigneto di piante con sintomi sospetti.
 


L'insetto vettore Scaphoideus titanus BALL.

E ora veniamo a Scaphoideus titanus, vale a dire l'insetto che trasmette la malattia, per capire meglio il ruolo che esso gioca nella diffusione e l'importanza della lotta insetticida obbligatoria.

Esso ha una sola generazione l'anno; le sue uova, deposte prevalentemente nei tralci di due anni, si schiudono verso il mese di maggio.
Dal momento in cui lo Scaphoideus titanus acquisisce l'agente della malattia (fitoplasma), al momento in cui è in grado di trasmetterla, pungendo un'altra pianta, passano circa quattro settimane. Ne deriva che il periodo più adatto per combattere il vettore è la prima fase di sviluppo, quando ancora le larve, anche se hanno punto piante infette, non sono in grado di trasmettere la malattia.

Un secondo trattamento contro gli adulti è consigliato solo quando gli insetti sono molto numerosi e quindi il primo trattamento larvicida non è riuscito ad azzerare le popolazioni.
La strategia per la lotta al vettore, valida per il 2007 in Valle d'Aosta, viene proposta schematicamente di seguito:
 
• nelle zone focolaio vi è l’obbligo di intervenire dove è presente il vettore (comuni di Chambave, Jovançan, Saint-Pierre, Sarre, Aymavilles, Gressan, Verrayes e Saint-Denis) con al massimo 2 interventi all’anno:
1. un trattamento contro le forme giovanili a metà giugno circa con uno dei seguenti principi attivi: thiametoxam, flufenoxuron o buprofezin;
2. un secondo trattamento, solo se necessario, sugli adulti, a metà luglio circa con uno dei seguenti prodotti: clorpirifos-etil o clorpirifos-metil.

• Nella zona indenne (il resto del territorio) solo dove è presente il vettore si consiglia al massimo 1 intervento all’anno:
1. un trattamento contro le forme giovanili a metà giugno circa con uno dei seguenti principi attivi: thiametoxam, flufenoxuron o buprofezin

Per le aziende che producono in regime di agricoltura biologica la strategia di lotta prevede di intervenire nel periodo in cui l'insetto attraversa lo sviluppo larvale, con l'impiego di pietrine, cioè Piretro naturale, con aggiunta di piperonil-butossido allo scopo di prolungare nel tempo l'efficacia del principio attivo.

In questo caso è necessario applicare da due a tre trattamenti, proprio perché il principio attivo in questione, anche se attivato con piperonil-butossido, si degrada rapidamente.
Si ricorda inoltre che, sia nella lotta tradizionale che in quella biologica, i trattamenti insetticidi in fioritura sono vietati.
 

Il momento più opportuno per effettuare i trattamenti, che varierà zona per zona, a seconda dell'andamento stagionale, verrà comunicato dall'ufficio fitosanitario attraverso i tradizionali avvisi fitosanitari appesi nelle bacheche e con sms (servizio gratuito - per iscriversi mandare un messaggio col proprio cellulare al n. 348 5158445 scrivendo: VITE).


Un'altra iniziativa dell'Assessorato agricoltura, nell'ambito della lotta al vettore della flavescenza, intrapresa per dare una risposta alla preoccupazione del mondo viticolo valdostano che vede nell'utilizzo di insetticidi un grosso pericolo all'equilibrio raggiunto nei vigneti dopo anni di oculata gestione della difesa integrata, consiste nella realizzazione di un progetto triennale per individuare gli insetticidi a minor impatto ambientale da poter utilizzare efficacemente nell'agro-ecosistema valdostano.

Questo progetto, gestito dal DIVAPRA dell'università di Torino ha come responsabile scientifico il Professor Alberto Alma, docente universitario che da anni studia gli insetti vettori di fitoplasmi e, in particolare, gli aspetti connessi alla diffusione di “flavescenza dorata”.

Gli obiettivi di questo lavoro sono:
• l'applicazione di un sistema di monitoraggio precoce del vettore (cattura delle forme giovanili) in grado di dare indicazioni più precise sulla densità delle popolazioni e sul posizionamento mirato alla massima efficacia dei trattamenti;
• la valutazione dell'impatto ambientale degli insetticidi in relazione alle diverse modalità di conduzione del vigneto;
• la valutazione, nei comuni focolaio, dell'efficacia dell'applicazione della lotta obbligatoria;
• valutazione dell'azione di contenimento del vettore a scopo preventivo nei comuni esterni alle zone focolaio;
• la valutazione del rischio di diffusione di FD sul territorio valdostano con la verifica della possibilità di diffusione dell'insetto vettore anche nelle zone non ancora colonizzate (per es. Arvier).
 
In conclusione va sottolineato che il problema della “flavescenza dorata” deve essere affrontato senza creare facili allarmismi.
Se la lotta al vettore sarà applicata in modo rigoroso nelle zone focolaio, visti anche i livelli di popolazione del vettore non eccessivamente elevati nelle diverse zone della Valle, e ogni viticoltore eseguirà un'attenta ispezione del proprio vigneto per verificare l'eventuale presenza di piante malate a cui deve conseguire l'estirpo tempestivo, si può ben sperare di poter eliminare la malattia e tornare ben presto alla situazione di zona indenne.
 
Pagina a cura dell'Assessorato dell'Agricoltura e Risorse Naturali © 2024 Regione Autonoma Valle d'Aosta
Condizioni di utilizzo | Crediti | Contatti | Segnala un errore