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Fitosanitario

INDAGINE SULLA DIFFUSIONE DELLA FLAVESCENZA DORATA IN VALLE D’AOSTA

A due anni dalla prima segnalazione di flavescenza dorata nei vigneti valdostani, un accurato monitoraggio sul territorio ha permesso di controllare la diffusione di questa temibile fitopatia e di formulare ipotesi sull’origine dell’infezione

di Fabio Guglielmo, Rita Bonfanti, Fabrizio Prosperi, Ezio Junod, Sandro Dallou e Renato Grivon
(Direzione Produzioni Vegetali e Servizi Fitosanitari, Assessorato Agricoltura e Risorse naturali)
La flavescenza dorata (FD), assieme al legno nero, appartiene ad un gruppo più ampio di fitopatie definite “giallumi della vite”, causate da fitoplasmi, una sorta di batteri che vivono esclusivamente nel sistema conduttore delle piante (floema).
 
I sintomi dei “giallumi” consistono in alterazioni di colore delle foglie (ingiallimenti o arrossamenti a seconda del colore del vitigno), scarsa lignificazione dei tralci e disseccamento dei grappoli e possono portare, nei casi più gravi, alla morte dei ceppi.

Tra i giallumi della vite, la flavescenza dorata (FD) è considerata la più temibile. La sua pericolosità è da ascrivere alla gravità dei sintomi che si manifestano sovente con la perdita di gran parte della produzione, e.alla rapidità con cui è in grado di diffondersi nelle aree dove è presente l’insetto vettore (la cicalina Scaphoideus titanus Ball.)

Epidemie preoccupanti di flavescenza dorata si sono verificate in Veneto agli inizi degli anni ’90 (Bianco et al., 1993; Bertaccini et al., 1996; Belli et al., 1997), in Piemonte nel 1998 (Morone et al., 2000) e nell’Oltrepò pavese nel 1999 (Belli et al., 2000).

A seguito delle gravi perdite economiche conseguenti a questi eventi, nel 2000 il Ministero per le politiche agricole ha varato un Decreto di lotta obbligatoria (DM 32442 del 31 maggio 2000) per contrastare la diffusione di FD che trova i suoi cardini nell’impiego di materiale di propagazione sano, nella lotta all’insetto vettore e nella distruzione delle piante infette.

L’applicazione della norma spetta ai Servizi Fitosanitari Regionali con il monitoraggio dei territori di propria competenza e il controllo sull’applicazione delle misure di lotta.
Proprio nell’ambito delle attività di controllo sul territorio, nell’estate del 2006 è stato segnalato il primo caso di vite infetta da FD in Valle d’Aosta. Il ceppo malato, una barbatella impiantata nel mese di aprile dello stesso anno, si trovava nel comune di Arvier in un impianto di vite var. Petit Rouge; esso proveniva da un lotto moltiplicato nel 2004 in un vivaio situato fuori regione e frigoconservato per un anno.

A seguito di questo ritrovamento è stato programmato un controllo più approfondito su tutte le viti di uguale provenienza con il duplice scopo di indagare sulle possibili cause dell’introduzione di questa fitopatia e di valutarne precocemente la diffusione nell’areale vitivinicolo valdostano.

Metodo di svolgimento del monitoraggio
Il monitoraggio ha riguardato sia il campo di piante madri (sito in Valle d’Aosta), dal quale erano state prelevate le gemme usate per la produzione del lotto di barbatelle cui è riconducibile la pianta infetta, sia 51 impianti di vite (comprendenti circa 25000 ceppi di Petit Rouge e 12000 ceppi di Fumin), ottenuti da lotti di barbatelle moltiplicate nel 2004 e nel 2005 nello stesso vivaio di provenienza della pianta infetta e in un secondo vivaio che ha utilizzato gemme originarie dello stesso campo di piante madri (Tab. 1).



Parallelamente è stata valutata la densità di popolazione del cicadellide vettore Scaphoideus titanus nei comuni dei vigneti indagati.
Durante i controlli, svolti nel 2006, 2007 e 2008, sono stati raccolti separatamente campioni fogliari da tutte le viti con sintomi di giallume, quali, ad esempio, germogliamento stentato, germogli con internodi raccorciati e a zig-zag, arrossamenti della lamina fogliare e disseccamento delle infiorescenze (Fig. 1).



Ceppi di vite var. Petit Rouge con sintomi di giallume e risultati positivi a FD dopo nested PCR. A: pianta con germogliamento stentato; B: barbatella con internodi raccorciati, andamento a zig-zag e foglie bollose; C: arrossamenti su più settori della lamina fogliare.

La diagnosi molecolare, basata su nested PCR (Marzachì e Boarino, 2002), è stata utilizzata per individuare la presenza di fitoplasmi all’interno di tali campioni e per distinguere “Candidatus Phytoplasma vitis”, ovvero l’agente responsabile di FD da “Candidatus Phytoplasma solani”, agente responsabile di legno nero (LN), l’altro giallume della vite presente già da anni in Valle d’Aosta, caratterizzato da sintomi analoghi a FD, anche se meno gravi.

Risultati
Durante i controlli nel campo di piante madri, dove peraltro la presenza di Scaphoideus titanus è risultata bassissima, sono state rinvenute 11 viti sintomatiche, nessuna delle quali, però, infetta da FD (Tab. 1).
Nel 2006, dal monitoraggio degli impianti di barbatelle ottenute dallo stesso vivaio di provenienza della pianta infetta, sono stati rinvenuti 26 ceppi di Petit Rouge sintomatici. Di questi, dopo nested PCR, 12 erano positivi a FD (Tab. 1).
Tali ceppi, reperiti in 5 diversi comuni e provenienti da 4 differenti lotti (Tab. 2), sono stati immediatamente estirpati.
Nel 2007, dal controllo nei medesimi impianti, non sono più state segnalate piante infette da FD, ad eccezione di 1 ceppo di Petit Rouge, situato nel comune di Sarre.
Durante i controlli svolti nel 2008, infine, nessuna delle piante con sintomi di giallume è risultata positiva a FD.
Dai controlli sui ceppi di Fumin e su barbatelle provenienti dal secondo vivaio non è emersa alcuna pianta infetta.
Da analisi più approfondite, svolte presso l’Istituto di virologia vegetale del CNR di Torino e l’Istituto Sperimentale per la Viticoltura di Conegliano Veneto, sono stati individuati entrambi i sottogruppi di FD comuni nel nord Italia, 16SrV-C e 16SrV-D (Lee et al., 2000), rispettivamente in 10 e 1 dei campioni risultati infetti (Tab. 2).




Conclusioni

Dai rilievi svolti, la diffusione di questa pericolosa fitopatia nell’areale vitivinicolo valdostano sembra aver interessato solo alcuni dei vigneti che hanno usato barbatelle provenienti dallo stesso vivaio della prima pianta trovata infetta da FD (Fig. 3). Da questi primi risultati si potrebbe ipotizzare che l’infezione, per quanta limitata, sia avvenuta nel vivaio di moltiplicazione delle barbatelle. I controlli svolti dagli organi competenti per territorio hanno tuttavia escluso la presenza di vettori e porta-innesti infetti da FD nel vivaio in questione.



Densità del vettore Scaphoideus titanus ed ubicazione dei vigneti nei quali sono state ritrovate le piante infette da FD. Tra parentesi è indicato il numero delle piante infette

La tempestiva individuazione e il successivo estirpo delle piante malate, nonché la presenza a bassa densità, se non nulla, del vettore Scaphoideus titanus, nei comuni dei vigneti con le piante infette (Fig. 3), hanno permesso non solo di evitare la diffusione epidemica di FD in Valle d’Aosta, ma, stando all’esito dell’ultimo monitoraggio, di eradicare precocemente questa fitopatia dalle zone focolaio.


Bibliografia
• BELLI G., BIANCO P.A., CASATI P., SCATTINI G., 2000. Gravi e diffuse manifestazioni di flavescenza dorata della vite in Lombardia. L’Informatore Agrario, 56 (30); 56-59.
• LEE I.M., D.E. GUNDERSEN, R.W. HAMMOND, R.E. DAVIS, 1994. Use of mycoplasmalike organism (MLO) group specific oligonucleotide primers for nested-PCR assays to detect mixed infections in a single host plant. Phytopathology, 84, 556-559.
• LEE I.M., R. E. DAVIS, D. E. GUNDERSEN-RINDAL, 2000. Phytoplasma: Phytopathogenic Mollicutes. Annual Review Microbiology, 54, 221-254.
• MARZACHÌ C., A. BOARINO, 2002 - Diagnosi molecolare delle malattie da fitoplasmi della vite. Informatore Fitopatologico, 10, 36-41.
• MORONE C., GOTTA P., BOCCARDO G., 2000. Sintomi di fitoplasmi in vitigni coltivati in Piemonte. Informatore Agrario, 56 (23); 69-77.


Il giorno 11 aprile 2008, all’età di 48 anni,
è mancato Renato Grivon,
che per anni ha svolto la funzione di tecnico
e ispettore presso il servizio fitosanitario valdostano.
I colleghi lo ricordano con tanto affetto.

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