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Frutticoltura

IL COTOGNO

di Patrick Barrel
ORIGINE
Unica specie appartenente al suo genere, il cotogno è originario di una vasta area dell’Asia Minore e del Caucaso. Già nota nel settimo secolo avanti Cristo, questa pianta venne coltivata intensamente nell’isola di Creta dalla cui antica città di Cidone, oggi chiamata Canea, ha preso il nome botanico che è quello di Cydonia oblonga. Da quest’isola si diffuse al resto d’Europa come scrive Plinio nel suo libro Historiae Naturalis (Lib. XV, cap.11): “Mala, quae vocamus cotonea et Greci cydonia ex Creta insula advecta” (La mela che noi chiamiamo cotogna e i Greci cydonia, fu esportata dall’isola di Creta).

DESCRIZIONE BOTANICA
Famiglia: Rosaceae

Pianta
Il cotogno può presentarsi come arbusto, cespuglio o alberello che può raggiungere i 4-6 metri.
La corteccia è bruno-grigia abbastanza screpolata. I rametti sono di colore bruno, tomentosi (pelosi), con lenticelle più o meno evidenti.

Foglie
Le foglie sono caduche (cadono in autunno), alterne, di colore verde cupo e glabre (prive di peli) sulla pagina superiore, verde più chiaro e più o meno tomentose (pelose) nella pagina inferiore.
La forma può essere obovata , ellittica, ovale oppure rotonda, con apice acuto od ottuso. Il margine può essere intero, dentato od ondulato.



Fiori
I fiori sono bianchi o rosati, solitari all’apice di corti germogli dell’anno. La corolla ha 5 petali, il calice 5 sepali.
Il diametro del fiore aperto varia dei 3 ai 7 cm.
La fioritura avviene generalmente tra la fine di aprile e la metà di maggio.





Frutti
Il frutto è un pomo che può avere forma di mela (maliforme) o di pera (piriforme). La buccia è tomentosa (pelosa) e di colore verde giallo a inizio maturazione tende poi a diventare glabra (priva di peli) e giallo dorato a maturazione completa.

    

Il frutto è molto profumato. La polpa è di colore giallo crema con una consistenza dura e granulosa. Il sapore piuttosto acido ed astringente rende il frutto difficilmente consumabile fresco.
Matura in genere tra settembre ed ottobre.


ECOLOGIA
È in genere una pianta poco longeva (60-80 anni).
È una specie con buona resistenza ai freddi invernali (alcune varietà resistono a temperature che raggiungono i –35° C), teme la siccità estiva a causa del suo apparato radicale superficiale, teme anche i suoli calcarei, al contrario resiste bene ai suoli acidi e molto umidi.


PRODUZIONE
La produzione mondiale annua di cotogni si attesta intorno a 380 mila tonnellate.
In Italia la produzione si aggira intorno a 600 tonnellate.
In Valle d’Aosta la coltura del cotogno è irrilevante ed è effettuata unicamente a livello familiare.


UTILIZZI ALIMENTARI E CURIOSITA’
I frutti vengono per lo più utilizzati dall’industria per la preparazione di cotognate, mostarde, gelatine, confetture, liquori, distillati. Possono essere anche usati, come le mele, per produrre sidri e vini.
Tra gli usi tradizionali va ricordato quello consistente nel porre i frutti nelle stanze o tra la biancheria per profumarle con il loro intenso aroma.

Oltre a simboleggiare la dea Afrodite, quindi l’amore e la fecondità, il frutto di questa pianta, dalla forma ibrida tra una pera ed una mela, era caro ai nostri antenati per le qualità curative ed antinfiammatorie.
Solone ricorda che nei riti nuziali le cotogne mangiate dalle giovani spose assicuravano una unione matrimoniale perfetta.
Alcuni autori ritengono che fu il cotogno il “pomo” colto da Eva nel paradiso terrestre e che Adamo, per il suo agro sapore, non poté mandar giù, onde tutti gli uomini appunto, perché figli di Adamo, ne conservano ancora la traccia nel groppo della gola, detto comunemente “pomo d’Adamo”.

I greci ed i romani mangiavano i frutti del cotogno considerati simbolo di amore e fecondità crudi col miele o li usavano per produrre una specie di sidro.
Questo frutto è citato da molti autori del passato. Il Durante, ad esempio, consigliava di mangiare le mele cotogne appassite all’inizio del pasto per stimolare l’appetito e per avere un benefico effetto su tutto l’apparato digerente. Fresche e crude erano, invece, consigliate per fermare le diarree, ma se consumate in quantità eccessive potevano causare dolori allo stomaco e coliche.

Sicuramente non nocive se mangiate cotte o ben mature, in passato venivano consumate col miele, oppure prima bollite e poi cosparse di zucchero, o, ancora, cotte nel mosto e in forma di cotognata. Il loro utilizzo come rimedio antidiarroico è stato mantenuto nella medicina popolare.
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