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Apicoltura

APPROVATO IL DOCUMENTO PROGRAMMATICO PER IL SETTORE APISTICO

Riprendiamo la pubblicazione dell’estratto del Documento Programmatico per il settore apistico a completamento di quanto già riportato nel numero precedente. In questo numero ripartiamo dal ruolo dell’ape nella produzione agricola e nella conservazione dell’ambiente, per concludere con un’analisi delle azioni di sostegno che sarebbe opportuno porre in essere sia a livello nazionale che nella nostra Regione

di Mila Armand
Dipartimento Agricoltura
Il ruolo dell’ape nella produzione agricola e nella conservazione dell’ambiente e il valore economico e culturale del settore apistico

A livello nazionale, il valore del miele in termini di produzione lorda vendibile può essere stimato intorno ai 20,6 milioni di euro all’anno. L’indotto complessivo legato al settore apistico è invece stimato intorno ai 60 milioni di euro, valore che rappresenta circa il 3‰ della produzione lorda vendibile dell’intera agricoltura italiana: considerato in questi termini il settore apistico appare quindi come estremamente marginale nell’ambito dell’economia del Paese.

Tuttavia, se si considera il valore economico direttamente riconducibile all’azione impollinatrice svolta dalle api nei confronti delle colture agrarie e della flora spontanea, l’apicoltura può essere ritenuta fra le più importanti attività economiche nazionali.
Secondo recenti ricerche il reddito direttamente ascrivibile alle api in termini di produzione agricola può stimarsi dai 1.500 ai 2.600 milioni di euro; dipende altresì dalle api il successo riproduttivo della flora spontanea (fra cui oltre l’80% delle specie botaniche a rischio di estinzione), con un valore, in termini di salvaguardia dell’ambiente e della biodiversità difficilmente quantificabile, ma certamente ingente.

L’attività apistica rappresenta inoltre un modello di sfruttamento agricolo non distruttivo, con un impatto ambientale benefico, cosa che rende l’apicoltura attività agricola di elezione per le aree marginali e le zone protette.

Inoltre la presenza stessa delle api è indice di una corretta gestione del territorio: l’ape è di fatto un utile indicatore dello stato di salute dell’ambiente, da cui dipende anche il grado di salubrità per l’uomo.

Infine, sul piano socio-culturale, l’esercizio dell’apicoltura è portatore di valenze storiche e tradizionali suscettibili di contribuire a mantenere viva l’identità territoriale e rafforzare il tessuto sociale nelle zone rurali o svantaggiate.

L’apicoltura, lungi dall’essere un’attività marginale, va quindi incentivata mediante specifici programmi di intervento come attività agricola economicamente rilevante, multifunzionale e sostenibile.


Vincoli e limiti allo sviluppo dell’apicoltura

Lo sviluppo dell’apicoltura è rallentato o frenato da una serie di vincoli o limiti: le problematiche relative agli aspetti sanitari, ad esempio, costituiscono forse il principale fattore limitante del settore.

Si registrano infatti una crescente difficoltà nel contenimento della presenza endemica di Varroa e un’altrettanto crescente diffusione di patologie della covata, senza dimenticare le contaminazioni del miele, della pappa reale e di altri prodotti dell’alveare con residui di antibiotici e il rischio di una nuova pericolosa parassitosi, l’Aethina tumida, già presente con gravissime conseguenze in Nord America, Australia e Nord Africa.

Fra i freni allo sviluppo del settore si devono annotare anche i limiti nel funzionamento dell’associazionismo: nonostante l’evoluzione e la crescita delle organizzazioni professionali apistiche, sono tuttora molti i vincoli che ostacolano il consolidamento di forti ed efficienti strutture organizzative. Vi è quindi la necessità di azioni di sostegno all’associazionismo apistico.

A tutto ciò si aggiungono l’impoverimento “genetico” delle specie autoctone e l’evoluzione climatica sfavorevole che si registra da qualche anno.



Carenze nella differenziazione e valorizzazione del miele
Nonostante si tratti di una produzione non eccedentaria a livello comunitario, risulta difficile incrementare la quantità di miele prodotta a causa di alcuni fattori naturali e sociali che ne condizionano lo sviluppo, quali i costi di produzione e le quotazioni poco remunerative.

Il Documento indica come una necessità il potenziamento del patrimonio apistico italiano, inteso come l’insieme di alveari e apicoltori, soprattutto al fine di garantire un capillare servizio di impollinazione, coprire con prodotto nazionale la quota ora coperta con l’importazione, offrire nuove opportunità agli apicoltori che non hanno ancora raggiunto un’adeguata connotazione economica e favorire l’insediamento dei giovani.

Vanno contestualmente avviate azioni di valorizzazione e promozione del prodotto che ne consentano un miglior apprezzamento anche da segmenti di mercato differenti dai tradizionali.

Occorre anche tutelare il consumatore implementando una buona e costante azione di controllo della qualità.


OBIETTIVI E LINEE PROGRAMMATICHE

Gli obiettivi del Documento programmatico
L’obiettivo generale indicato nel Documento programmatico è quello di mantenere e sviluppare il settore dell’apicoltura per i vantaggi che da essa ne derivano all’agricoltura, all’ambiente e alla società, assicurando la redditività e la competitività del settore medesimo.

Sulla base del dettato della legge 313/2004 il Documento individua le linee programmatiche cui attenersi e da concertare con le Regioni per le seguenti materie:

a) promozione e tutela dei prodotti apistici e dei processi di tracciabilità, favorendo la conoscenza dell’apicoltura e l’apprezzamento dei suoi prodotti e proponendo anche, quale elemento di scelta del consumatore, criteri qualitativi e di diversa origine botanica e territoriale dei prodotti stessi;

b) tutela del miele italiano
conformemente alla direttiva comunitaria 2001/110/CEE;

c) valorizzazione del miele, favorendo il riconoscimento e l’affermazione sul mercato delle denominazioni di origine protette;

d) sostegno alle forme associative di livello nazionale
, alla specifica azione di assistenza tecnica e formazione attraverso programmi nazionali;

e) sviluppo di programmi di ricerca e di sperimentazione apistica
;

f) integrazione tra apicoltura e agricoltura;


g) indicazioni generali sui limiti e su divieti cui possono essere sottoposti i trattamenti antiparassitari;

h) individuazione di limiti e divieti di colture d’interesse mellifero derivanti da organismi geneticamente modificati;

i) incentivazione della pratica dell’impollinazione attraverso le api;

j) incentivazione della pratica dell’allevamento apistico e del nomadismo, favorendo la razionalizzazione e l’adeguamento igienico sanitario dell’apicoltura produttiva e ottenendo il reintegro e l’incremento degli allevamenti con materiale genetico selezionato;

k) tutela e sviluppo delle cultivar delle essenze nettarifere in funzione della biodiversità;

l) determinazione degli interventi economici di risanamento e controllo per la lotta contro la varroasi e le altre patologie dell’alveare;

m) potenziamento e attuazione
dei controlli sui prodotti apistici di origine extracomunitaria, comunitaria e nazionale;

n) incentivazione dell’insediamento e della permanenza dei giovani nel settore apistico;

o) previsione di indennità compensative per gli apicoltori che operano nelle zone montane o svantaggiate;

p) salvaguardia e selezione
in purezza di Apis mellifera ligustica e Apis mellifera sicula e incentivazione dell’impiego di api regine italiane con provenienza da centri di selezione genetica.
 
Le linee programmatiche appena elencate dovranno trovare attuazione, secondo il Ministero, attraverso specifiche azioni che il Documento individua in modo molto dettagliato. Per brevità riportiamo unicamente le azioni che potrebbero essere portate avanti su scala regionale, sia direttamente dalla Regione che dalle associazioni apistiche, ma anche dai singoli apicoltori.

 
 
AZIONI

♦ Promozione e tutela dei prodotti apisti e dei processi di tracciabilità

Per la promozione e la tutela dei prodotti apistici è necessario mettere in atto una specifica campagna di educazione alimentare e valorizzazione delle caratteristiche del prodotto, del suo valore nutrizionale e della gamma di produzioni.

Come per tutto il comparto agroalimentare, è importante applicare le norme sulla tracciabilità dei prodotti al fine di valorizzarne la provenienza e tutelare il consumatore da possibili frodi: gli operatori possono organizzare un proprio sistema di qualità e dare dimostrazione ai consumatori delle capacità organizzative e funzionali. In tal senso possono essere utilizzati marchi consortili il cui utilizzo è garantito da certificazioni volontarie (ad es. ISO), regolarmente attestate da organismi terzi accreditati.


♦ Valorizzazione del miele e degli altri prodotti dell’alveare
Per la promozione del nostro miele sulla base di un valore aggiunto, è possibile sviluppare strategie di valorizzazione che possano nel contempo tutelare i produttori e orientare i consumatori: ciò significa differenziare varie tipologie di miele che possiedono qualche fattore di specificità, apprezzabile e riconoscibile dal consumatore/amatore.

Per un corretto uso di tali strumenti, è necessario che ogni denominazione differenziata sia verificabile, certificabile e corrisponda a precisi riferimenti normativi.


♦ Sostegno alle forme associative
Il Documento pone in rilievo la necessità di creare organismi associativi fra apicoltori su tutto il territorio nazionale, in grado di svolgere in modo capillare compiti determinanti a livello di formazione, razionalizzazione del sistema produttivo, gestione comune di mezzi tecnici, difesa dalle patologie ed altre attività volte al miglioramento dei risultati di impresa.

Al fine di sostenere l’associazionismo e la cooperazione apistica e la loro azione di assistenza tecnica, il Ministero ha provveduto a stanziare delle risorse economiche a favore delle iniziative attuate dalle forme associate a livello nazionale.


♦ Incentivazione della pratica dell’impollinazione attraverso le api
La legge 313/2004, nell’accreditare l’apicoltura come attività di interesse nazionale, la riconosce come fondamentale per tutto l’ecosistema e per i riflessi che ha sulle altre attività agricole, soprattutto nei settori che necessitano di impollinazione naturale (ortofrutticolo, sementiero, produzioni biologiche).

La legge riconosce il servizio di impollinazione come attività agricola a tutti gli effetti e stabilisce anche le norme per renderlo più agevole e meno oneroso.


♦ Incentivazione della pratica dell’allevamento apistico e del nomadismo
Dato atto dell’importanza della diffusione dell’allevamento apistico moderno, il Documento di programmazione si sofferma sulle misure atte ad incentivare tale attività, con particolare attenzione a quella praticata con finalità economica, e a favorire la diffusione delle tecniche di produzione atte alla differenziazione del prodotto attraverso il nomadismo.

A tal fine auspica interventi di sostegno o quantomeno indirizzi programmatici per gli interventi sul territorio – Piani apistici regionali, Piani di sviluppo rurale, P.O.R. – che prevedano specifiche misure ed in particolare:

a) sostegno alla modernizzazione e all’adeguamento igienico-sanitario delle strutture di trasformazione dei prodotti apistici: sale di smielatura, locali per la lavorazione del polline, laboratori di confezionamento e relative attrezzature e macchinari;

b) interventi a favore dell’insediamento di giovani apicoltori in un’ottica di “ricambio generazionale”,

c) interventi
a favore dell’acquisto di famiglie di api per reintegrare le perdite dovute a patologie, trattamenti fitosanitari, calamità, ma anche l’auspicabile incremento dimensionale delle aziende;

d) incentivi a favore dell’acquisto di macchinari da destinare all’attività e di attrezzature specialistiche da destinare alla movimentazione degli alveari per lo sviluppo del nomadismo;

e) interventi per incentivare la diversificazione della produzione (pappa reale, polline, regine, propoli, cera, ecc.)

f) sostegno alo sviluppo e diffusione di strumenti informatici da destinare alla gestione dell’azienda apistica, con particolare riferimento agli aspetti gestionali e al controllo/programmazione dell’azienda;

g) sostegno per la copertura, anche attraverso la stipula di polizze assicurative collettive, dei costi per il pagamento di premi assicurativi per la copertura dei rischi agricoli e delle epizoozie.

 
♦ Previsione di indennità compensative per gli apicoltori che operano nelle zone montane
Il Documento riconosce che le zone montane o svantaggiate rappresentano una realtà importante per l’Italia, ma sono caratterizzate da una serie di problemi di ordine socioeconomico ma anche da degrado ambientale dovuto soprattutto allo spopolamento.

In territori del genere un ruolo importante può essere svolto dall’apicoltore, in parte per il presidio del territorio, in parte per supportare ed ottimizzare il reddito della famiglia rurale.

Per questi motivi è necessario prevedere delle specifiche indennità compensative per gli apicoltori che operano in queste aree al fine di mantenere o incrementare la loro presenza sul territorio.

Nelle zone di particolare interesse ambientale (in Valle d’Aosta abbiamo un Parco nazionale, un Parco regionale, numerose aree protette, siti di interesse naturalistico e zone di protezione della fauna e della flora, n.d.r.), l’esercizio dell’apicoltura si presta ad essere inserito in attività di tipo culturale o didattico, per l’elevato numero di spunti anche scientifici offerti e per i collegamenti con molte discipline di ambito naturalistico.


♦ L’allevamento delle api regine e la selezione
Per la difesa e il miglioramento genetico della razza Apis mellifera ligustica (l’ape italiana) e delle altre popolazioni autoctone allevate in Italia il MIPAF ha istituito nel 1997 l’Albo Nazionale degli Allevatori di Api Regine allo scopo di valorizzare e indirizzare sul piano tecnico l’attività di allevamento e selezione.


♦ E in Valle d’Aosta?
Buona parte delle azioni che abbiamo appena elencato sono da attivare in Valle d’Aosta se si vuole che l’apicoltura torni a rappresentare un segmento non secondario delle attività complementari all’agricoltura tradizionale, e specialmente se si vuole far crescere la professionalità degli apicoltori valdostani.

Le ragioni per incentivare questa attività sono innumerevoli, dalla salvaguardia della biodiversità, alla protezione dell’ambiente, dalla produzione di miele di qualità se non d’eccellenza, alla necessità di mantenere sul territorio agricoltori giovani e meno giovani.

Il legame del miele con il territorio è indubbio: benvengano dunque strumenti di valorizzazione di tale legame, quali la denominazione di origine geografica, a patto che chi vi aderisce lo faccia con convinzione, conscio della serietà delle regole cui conformarsi, stabilite dai Regolamenti comunitari.

Anche in Valle d’Aosta è forse opportuno attivare un programma di sensibilizzazione del mondo agricolo sull’utilità delle api in agricoltura e sull’impatto che le pratiche agronomiche correnti possono avere su quest’insetto, allo scopo di diffondere la consapevolezza dell’importanza dell’azione pronuba dell’ape, ai fini dell’incremento qualitativo e quantitativo delle produzioni agricole, ma anche della necessità di difendere l’ape dai trattamenti fitosanitari e dagli erbicidi tossici.

Su questo tema si registra una recente presa di posizione delle Associazioni apistiche nazionali in merito alla presenza di nicotinoidi nei pesticidi utilizzati per trattare varie produzioni vegetali, fra cui anche la vite: la Federazione Apicoltori Italiani (FAI) ritiene che le stragi di api, avvenute quest’anno in zone vocate alle coltivazioni specializzate, siano da ascrivere alla presenza di nicotinoidi nei preparati utilizzati per i trattamenti, e si è impegnata ad avviare una capillare indagine presso i propri associati al fine di documentare compiutamente la reale entità del danno subìto e la sua più probabile origine.

In Piemonte, l’Assessore Taricco ha dichiarato che il fenomeno della morìa delle api “ha interessato zone viticole delle province di Cuneo, Asti e Alessandria e sembrerebbe essere un effetto indesiderato dei trattamenti insetticidi, a base di molecole neonicotinoidi, praticati per combattere l’insetto vettore della flavescenza, grave malattia degenerativa della vite”.

Anche l’U.N.A. API. si è pronunciata sulla questione attraverso un dossier dal titolo eloquente “Hanno fatto un deserto e lo hanno chiamato…agricoltura!” e dal sottotitolo ancora più eloquente “E’ indispensabile e urgente la sospensione dell’autorizzazione d’uso di tutti i pesticidi a base di neonicotinoidi!” (il testo integrale è accessibile sul sito www.mieliditalia.it).

Il dossier evidenzia come nel variegato universo degli insetti utili, l’ape domestica sia particolarmente sensibile e fragile di fronte a mutamenti o a polluzioni ambientali, e che negli anni più recenti si sono annoverate importanti perdite, annualmente nell’ordine del 30-50% della consistenza degli allevamenti apistici in intere zone.

E le conseguenze per le colture e le piante spontanee sono immediate: basti ricordare che negli stati Uniti – primo produttore mondiale di mandorle: 220.000 ettari che necessitano del servizio d’impollinazione di un milione di alveari – in conseguenza dei recenti gravi problemi alle api, si è determinata una perdita di produzione di oltre il 30%.

Ogni anno gli allevatori d’api perdono, e ricostruiscono, un alveare su quattro: fra le ragioni di questa emergenza la principale è da ricercarsi nell’inquinamento crescente delle fonti di nutrizione delle api.

Il dossier individua, quale principale insidia, proprio l’utilizzazione di una nuova generazione di insetticidi, detti sistemici: la molecola e i suoi metabolìti vengono assorbiti dalla pianta e, tramite la linfa, veicolati a tutte le sue parti, organi floreali compresi.

In molti casi questi prodotti vengono usati anche per la concia delle sementi.
Le api si intossicano per contatto quando il trattamento è effettuato in periodo di semina e/o di bottinatura, o per ingestione, quando raccolgono nettare, acqua o pollini contaminati.

Gli apicoltori francesi sono stati tra i primi ad essere colpiti dagli effetti nefasti di tali molecole: i lavori del comitato scientifico del Ministero dell’agricoltura francese e alcune sentenze del Consiglio di Stato hanno comportato il ritiro dell’autorizzazione d’uso del Gaucho (prodotto Bayer- principio attivo Imidacloprid) su tutte le colture già nel 2004 nel Paese d’oltralpe.

Sul sito dell’U.N.A.API. è possibile leggere l’appello indirizzato ai Ministri della Salute e dell’agricoltura e agli Assessori regionali all’Agricoltura e alla Sanità affinché si attivino per:

• “una ben diversa attenzione, capacità d’iniziativa e di proposta sulle procedure comunitarie di valutazione e d’autorizzazione dei pesticidi;

• “l’immediata sospensione dell’autorizzazione d’uso di tutti i preparati a base di neonicotinoidi;

• “la radicale revisione delle procedute nazionali d’autorizzazione dei pesticidi;

• “l’avvio in Italia di un attento monitoraggio sullo stato degli allevamenti apistici e delle popolazioni di insetti utili all’ambiente e alle produzioni agroforestali;

• “il reperimento di risorse per l’avvio di adeguati studi con ricercatori indipendenti, che vogliano e sappiano tenere nel debito conto anche la capacità di monitoraggio e di osservazione degli apicoltori, sia singoli che soprattutto associati, sugli effetti dell’immissione nell’ambiente di princìpi attivi insetticidi sistemici.”

 
Conclusioni
Agli apicoltori valdostani di buona volontà non rimane che raccogliere gli inviti lanciati dal Documento di programmazione del settore apistico che abbiamo riassunto, in particolare laddove sottolinea la necessità di rafforzare l’associazionismo, migliorare le strutture di trasformazione, incrementare il nomadismo, con il duplice obiettivo di migliorare l’impollinazione e variare la produzione, promuovere e valorizzare il miele della Valle d’Aosta puntando ad ottenere une denominazione d’origine o almeno un marchio di qualità, dedicarsi all’allevamento di regine autoctone anziché acquistarle all’esterno della regione, pretendere che ci sia rispetto dei calendari dei trattamenti fitosanitari per evitare dannose morìe ed eseguire correttamente i trattamenti di profilassi.

All’amministrazione regionale e alle associazioni spetta l’onere di predisporre un Piano apistico regionale, attraverso cui programmare gli interventi suscettibili di sviluppare il settore e introdurre, accanto ai già esistenti aiuti agli investimenti, un’indennità compensativa per gli apicoltori.
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