3 - 2010

PROMOZIONE

di Fabrizio BUILLET in collaborazione con la REDAZIONE

• L’ASSESSORATO AGRICOLTURA E RISORSE NATURALI HA PARTECIPATO PER LA 23ª VOLTA ALLA GRANDE KERMESSE DI VERONA

44° VINITALY

L’edizione 2010 di Vinitaly ha chiuso i battenti confermandosi il più importante evento internazionale dedicato al vino e al mondo agricolo che lo produce. La manifestazione ha registrato la presenza di 152 mila visitatori, 4.200 espositori, oltre 2.500 giornalisti accreditati provenienti da una cinquantina di Paesi e un incremento del 4,4% degli operatori esteri. Quest’anno l’evento è stato contrassegnato dall’illustre visita del Capo dello Stato Giorgio Napolitano, il quale ha affermato che il vino è l’emblema delle diversità e unità del paese.

Sono state cinque intense giornate all’insegna delle degustazioni e dei contatti commerciali, contraddistinte da un tumulto di lingue e dialetti diversi, da botti di tappi e da calici alzati, portati agli occhi poi al naso, per osservare e confrontare i colori e percepire gli aromi.

La Valle d’Aosta è presente alla kermesse da ben 23 anni e da allora molte vendemmie sono passate. La prima timida partecipazione risale al 1987, quando la nostra “Petite Patrie” si presentava occupando 36 metri quadrati di superficie stand e proponendo agli operatori e ai consumatori del tempo i testimoni di una viticoltura di montagna in netta ripresa. Appena due anni prima, nel 1985, era stata istituita la denominazione unica Valle d’Aosta-Vallée d’Aoste DOC. I prodotti presentati erano ancora pochi, ma nuove etichette iniziavano ad inserirsi tra quelle che, fino ad allora, avevano rappresentato la nostra viticoltura, il Donnas e l’Enfer d’Arvier prodotti dalle omonime cooperative.

Ma questa è storia, una storia costruita, anno dopo anno, dai nostri tenaci vignerons, supportati nel loro impegno da una Amministrazione regionale attenta che, fin dall’inizio, ha creduto nella loro dedizione e che ancora oggi sostiene lo sviluppo di questa fondamentale attività agricola, che non solo promuove un territorio sotto l’aspetto paesaggistico ma lo protegge dal dissesto.

Quest’anno la vetrina collettiva regionale organizzata dall’Assessorato Agricoltura e Risorse naturali in rappresentanza della viticoltura valdostana si estendeva su una superficie di ben 276 metri quadrati che ospitavano, oltre allo spazio istituzionale, le sei cantine cooperative valdostane, quattordici aziende vitivinicole e due distillerie.

A manifestazione terminata è tempo di bilanci commerciali. Stiamo attraversando un periodo di profonda crisi economica e il vino, da tempo non più considerato alimento ma bene di consumo, sta patendo questo momento di recessione.
I rappresentanti delle aziende presenti alla collettiva regionale hanno espresso, nell’insieme, impressioni fiduciose. Il mercato sembra aver assorbito, almeno in parte, le problematiche economiche e le prospettive per l’esportazione dei prodotti valdostani verso i mercati del Nuovo Mondo e dei paesi anglosassoni sono attualmente buone. Alcuni operatori hanno evidenziato perplessità riguardo al perduto carattere di professionalità dell’evento, altri hanno sottolineato la necessità di un rinnovamento della manifestazione con l’introduzione di qualche novità, in particolare nei servizi rivolti agli espositori, e l’opportunità di ridurre le ore e le giornate di apertura.

Da questa edizione è emerso come la via del vino passi ormai anche attraverso il social network. Grazie a internet, nuovo strumento di comunicazione globale, anche i piccoli produttori vinicoli possono entrare direttamente in contatto con il consumatore. Si tratta di un nuovo modo di fare marketing a prezzi accessibili e con attività mirate che facilmente permettono di verificare la bontà dell’azione e di ottimizzare le risorse arrivando a colpire puntualmente il singolo potenziale cliente.
Per concludere, l’ottimismo che si respira al termine dell’evento e il successo della partecipazione regionale rassicurano sulla volontà dei nostri viticoltori di lasciarsi alle spalle un periodo difficile.

Nell’ambito di Vinitaly si è svolta, come di consueto, la cerimonia di consegna della Medaglia di Cangrande ai Benemeriti della viticoltura italiana. L’onorificenza, una per ogni Regione italiana, viene assegnata ogni anno dall’Ente Autonomo Veronafiere su segnalazione delle Regioni stesse, per premiare una persona che si sia particolarmente distinta per aver saputo promuovere e valorizzare la cultura vitivinicola.
La Medaglia per la Valle d’Aosta nel 2010 è stata consegnata dall’Assessore Giuseppe Isabellon a Maurizio Grange, titolare della Locanda Ristorante La Clusaz di Gignod. Sommelier professionista, Grange si è sempre adoperato nella promozione e valorizzazione delle specificità enologiche e i prodotti della gastronomia tradizionale della Valle d’Aosta, ponendo particolare cura negli abbinamenti. La sua grande passione per il vino lo ha portato a un costante lavoro alla ricerca delle migliori produzioni, con grande attenzione al mondo viticolo locale. Nella cantina del suo ristorante, rinomato locale che aderisce al contrassegno di qualità “Saveurs du Val d’Aoste”, l’offerta dei vini è molto ampia e in grado di soddisfare ogni esigenza della clientela, alla quale egli non manca mai di trasmettere le sue conoscenze e il suo entusiasmo.


 

LASCIAMO ALLE PAROLE DI MAURIZIO GRANGE IL RACCONTO DELLA SUA PASSIONE

Tutto ebbe inizio da un’osservazione di mio zio Gildo il quale, leggendo il giornale, mi disse che la Regione Autonoma Valle d’Aosta, in collaborazione con l’AIS, organizzava corsi per aspiranti sommelier.
Erano i tempi di Fulvio Casale, fiduciario regionale AIS, del Canonico Vaudan, direttore e ricercatore all’Institut Agricole Régional, di Charrère, Grosjean e i Fratelli Vai e della nascita dell’azienda Les Crêtes, dove iniziava l’uso della barrique.
In quegli anni frequentai i tre corsi e, il 16 giugno 1980, a soli 23 anni, divenni il sommelier professionista più giovane d’Italia.
Ricordo quegli inizi perché in Valle d’Aosta si viveva una certa sudditanza rispetto alle zone limitrofe, a causa dell’inferiorità qualitativa dei nostri vini rispetto a quelli piemontesi e svizzeri, per non parlare di quelli francesi. Ora la soggezione ha lasciato spazio all’orgoglio per aver raggiunto, e a volte superato, la qualità di quei vini, grazie ai nostri piccoli ma grandi vignerons che, nel silenzio delle loro vigne e lontano dai riflettori, con impegno e costanza, in armonia con la natura e nel rispetto delle stagioni, riescono ad ottenere quel risultato magico che è il vino. Non un vino, ma IL vino, che parla, trasmette emozioni e racconta questi territori.
Se tutto ciò rappresenta il passato, vorrei sognare, per il futuro, di ritrovare in Valle d’Aosta quel circuito di turisti tedeschi, austriaci, svizzeri che nei periodi di bassa stagione visitano le aziende vinicole, soggiornando nel nostro territorio e divenendone gli ambasciatori più convinti. E, volendo osare, si potrebbe sognare che tale circuito si possa estendere anche alle aziende agricole, come già avviene nelle aziende produttrici di formaggi caprini.
Forse non è poi tanto un sogno. Grazie alla collaborazione tra gli Assessorati all’Agricoltura e al Turismo, si mettono in parallelo i due capisaldi della nostra economia. Per questo sento il dovere di ringraziare i due Assessorati che hanno saputo cogliere l’occasione di questo clima politico per collaborare in una maniera così proficua. Che la Valle d’Aosta voglia ispirarsi al modello dell’Alto Adige? Se la collaborazione prosegue, come sta avvenendo per il contrassegno ‘Saveurs du Val d’Aoste’, sono convinto di sì
.”
 

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