4 - 2011

DIFESA FITOSANITARIA

Rita BONFANTI
Ufficio servizi fitosanitari
Direzione produzioni vegetali
e servizi fitosanitari

L’introduzione accidentale di organismi nocivi ai vegetali provenienti da altri continenti è divenuta ormai inevitabile a causa degli scambi commerciali sempre più frequenti tra Paesi lontani. Dopo l’arrivo del temuto cinipide del castagno nel 2010, la Valle d’Aosta si ritrova quest’anno ad affrontare un nuovo insetto che si prospetta assai dannoso per le produzioni viticole e frutticole

SEGNALATA PER LA PRIMA VOLTA IN VALLE D’AOSTA LA PRESENZA DELL’INSETTO PARASSITA DROSOPHILA SUZUKII MATSUMURA



Maschio catturato nei vigneti della Valle d'Aosta. Sono ben visibili le caratteristiche macchie sulle ali mentre gli occhi hanno perso il colore rosso acceso perchè l'esemplare è morto (Foto Dallou)

Verso la metà dello scorso mese di settembre, i tecnici del servizio fitosanitario hanno riscontrato in numerosi vigneti della bassa e media Valle d’Aosta un’elevata incidenza di marciume acido, con percentuali di grappoli danneggiati che, in alcuni appezzamenti, raggiungevano il 100%.
A un'attenta osservazione è risultato che gli acini colpiti contenevano numerose larve appartenenti all’Ordine dei ditteri. L'esame allo stereomicroscopio di un esemplare adulto di dittero rinvenuto in uno dei vigneti infestati ha rivelato la sua appartenenza alla specie Drosophila suzukii, un organismo nocivo di origine asiatica, mai rinvenuto prima in Valle d’Aosta. Nello stesso periodo si è appreso dai tecnici del settore fitosanitario del Piemonte, regione dove l’insetto nocivo era già stato segnalato lo scorso anno su piccoli frutti, che in alcune zone viticole dell’Ossola si erano verificati importanti attacchi di Drosophila suzuki in prossimità della vendemmia.


origine della specie e diffusione

Drosophila suzukii Matsumura appartiene all’ordine dei Diptera, famiglia Drosophilidae sub-genere Sophophora.
Essa è stata descritta per la prima volta nel 1931 dal giapponese Matsumara Suzuky. Originaria del sud est asiatico (India, Bangladesh, sud-est della Cina) si è diffusa dapprima in Giappone, Corea, Thailandia e, solo recentemente, negli Stati Uniti d’America, dove ha causato importanti infestazioni su piccoli frutti durante l’estate del 2008 e la primavera del 2009.
In Europa (Italia), la presenza del parassita è stata segnalata per la prima volta nel 2009 (provincia di Trento) su piccoli frutti. Nell’anno successivo l’insetto è stato ritrovato in Piemonte, Toscana e Calabria. Nel 2011 ha fatto la sua comparsa, oltre che in Valle d'Aosta, anche in Campania e in Emilia-Romagna, dove nelle province di Bologna e Forlì-Cesena ha causato danni piuttosto rilevanti su varietà tardive di ciliegio.
L’arrivo di D. suzukii in altri paesi d’Europa è altrettanto recente e riguarda la Francia (2010), la Slovenia (2010), la Russia (2010), la Spagna (2011) e la Svizzera (2011).


           Femmina adulta di Drosophila suzuki                           Maschio adulto
                (le ali sono prive di macchie)

 
 (Foto John Davis, tratte dal sito http://bugguide.net)
 

piante ospiti e danni

D. suzukii è in grado di infestare numerosi vegetali, sia coltivati, sia spontanei. La lista delle specie interessate dagli attacchi del parassita è lunghissima. Oltre a fragola, mirtillo, mora, lampone, l’insetto può danneggiare i frutti di albicocco, ciliegio, pesco, susino actinidia (kiwi), kaki, fico, e anche le bacche prodotte da alcune piante spontanee quali sambuco e caprifoglio.
Il sito dell’EPPO (European and Mediterranean Plant Protection Organization) riferisce della possibilità d’infestazioni da parte del parassita anche su melo e pero asiatico (Nashi).
I danni consistono nel disfacimento della polpa, causato dalle larve che si alimentano all’interno dei frutti e li conducono a marcescenza.
 
Larva di Drosophila suzukii (Foto Bonfanti)


morfologia

Gli adulti di Drosophila suzukii hanno il corpo di colore brunomiele con addome attraversato da bande più scure. Gli occhi sono rosso brillante, come per altre specie di Drosophila. I maschi adulti sono lunghi 2,6-2,8 mm, le femmine 3,2-3,4 mm. I principali caratteri morfologici che permettono di distinguere questo dittero da altre specie dello stesso genere sono le macchie scure (una per ala) situate nella parte anteriore esterna delle ali dei maschi - da cui il nome inglese “spotted wing drosophila” - e il grande ovopositore dentato delle femmine.
I tarsi anteriori, inoltre, sono dotati di due file di setole disposte a pettine.


ciclo biologico


Caratteristiche morfologiche che permettono di distinguere il Drosophila suzukii da altre specie simili. Nella foto in basso a sinistra, è ben visibile l'ovopositore dentato che permette alla specie di deporre le uova forando la buccia integra (Foto M. Hauser, tratta dal sito http://bugguide.net)

Nel corso della loro vita, le femmine di Drosophila suzukii producono circa 350-400 uova ciascuna. Grazie all’ovopositore dentato di cui sono dotate, esse incidono la buccia dei frutti, sia integri, sia marcescenti, deponendo in media 2-3 uova per ciascuno di essi.
La fase di uovo dura dalle 12 alle 72 ore. Dalle uova nascono larve apode (senza zampe), color bianco crema che arrecano ai frutti danni diretti alla polpa per la loro attività di alimentazione. I danni indiretti, invece, derivano dall’esposizione del vegetale ad infezioni batteriche e fungine.
Dopo un periodo che può variare da 3 a 14 giorni, le larve si trasformano in pupe.
L’impupamento può avvenire sia dentro, sia lontano dal frutto. Le pupe sono di color nocciola. Dopo un periodo che varia da 3 a 15 giorni, dalle pupe nascono gli insetti adulti.
La durata dell’intero ciclo vitale varia in funzione della temperatura (in laboratorio, a 18°C, è di 12 giorni). Il numero delle generazioni che possono succedersi in un anno dipende dalle condizioni ambientali.
In Giappone l’insetto compie circa 13 generazioni/anno, in California da 3 a 10.
Questi numeri dimostrano che D. suzukii è caratterizzata da un’altissima capacità riproduttiva. Da un solo individuo si può arrivare, infatti, nell’arco di 2 generazioni (circa 4 settimane) ad avere 10.000 femmine.
Per quanto riguarda lo svernamento, la letteratura giapponese riferisce che la brutta stagione viene superata dall’insetto allo stadio di adulto. Sono in corso, però, studi per comprendere meglio l’intero ciclo biologico di Drosophila suzukii nelle condizioni climatiche italiane.
A tutt’oggi non è stato ancora accertato se le larve si sviluppino anche su frutti rinsecchiti, ma questi ultimi rappresentano sicuramente una fonte di alimentazione per gli adulti. Per tale motivo è indispensabile rimuovere dal campo sia ivegetali maturi attaccati (fonte di riproduzione) sia quelli secchi (fonte di alimentazione). L’insetto non tollera, comunque, gli stati di siccità e in assenza di acqua muore nel giro di 24 ore.


perché è dannosa

A differenza delle altre Drosophile, che possono attaccare solo frutti precedentemente danneggiati, questa specie può forare la buccia integra grazie all’ovopositore seghettato di cui sono dotate le femmine. Tale capacità, unita alla notevole polifagia e al rapido ciclo di sviluppo, rende l’insetto particolarmente dannoso.
Gli attacchi, inoltre, si manifestano in prossimità della maturazione, rendendo difficoltoso l'intervento con prodotti fitosanitari, specialmente su frutti caratterizzati da maturazione scalare (ad es. fragola, lampone, mirtillo, mora, ecc.) per i quali è impossibile rispettare i tempi di carenza.

Polpa di lampone infestata da numerose larve di Drosophila suzukii (Foto Bonfanti)


Frutti di Ribes rinsecchiti sulle piante (Foto Bonfanti)


regolamentazione

Drosophila suzukii è stata oggetto di analisi di rischio fitosanitario e, vista la sua notevole pericolosità per molte colture agrarie, è inserita nella lista di allerta dell’EPPO.
È in corso, inoltre, la pubblicazione dello standard (linee guida) per il suo controllo sulle colture interessate.


monitoraggio

Il monitoraggio dovrebbe essere realizzato a livello aziendale per poter intervenire tempestivamente alla prima comparsa del parassita.
Il monitoraggio sui frutti può essere effettuato ricorrendo alla separazione per flottazione, che consiste nello spappolare la polpa dei frutti in un contenitore trasparente (si può usare anche una busta di plastica) nel quale sia stata inserita una soluzione costituita da due parti di zucchero e otto parti di acqua. Il contenitore deve essere poi agitato e la soluzione lasciata riposare per un breve periodo. In caso di presenza di larve, queste si vedranno galleggiare nel liquido.
Il monitoraggio degli adulti in campo si realizza invece con trappole preparate in modo casalingo, usando contenitori di plastica trasparente (vanno bene anche le bottiglie dell’acqua minerale) fornite di coperchio a tenuta o tappo su cui devono essere praticati alcuni fori di 5-6 mm di diametro nella parte alta delle pareti per permettere ai moscerini di entrare. Le trappole vanno riempite parzialmente con 22 L’Informatore Agricolo un attrattivo alimentare costituito da 3-4 ml di aceto (meglio se di mele) oppure con una soluzione di 1-2 cucchiai di lievito di birra e uno di zucchero disciolti in 100 ml di acqua. I contenitori si appendono ai rami più bassi dei fruttiferi da monitorare e, per la fragola, tra le foglie delle piante. L’attrattivo alimentare contenuto nelle trappole dovrà essere sostituito ogni settimana, così come il controllo sulla presenza del parassita che dovrà avere la stessa cadenza.

Anche i residui vegetali che normalmente sono lasciati a terra sono una fonte di alimentazione per il parassita, perciò devono essere allontanati e distrutti


prevenzione

Dato l’elevato potenziale di riproduzione delle femmine, risulta alquanto difficile abbassare l'entità della popolazione in tempi brevi e con misure economicamente valide.
La rimozione fisica dagli impianti infestati seguita dalla distruzione con fuoco o dall’interramento di tutti i frutti marcescenti è di fondamentale importanza. Per comprendere la preoccupazione che desta la presenza di questo insetto in alcune aree del nostro Paese, basti pensare che in Trentino, a seguito dei gravi danni provocato da D. Suzukii su piccoli frutti, è stata emessa nel settembre scorso un’ordinanza che obbliga i proprietari e conduttori di impianti di mora e di lampone alla bruciatura a fine ciclo di tutti i residui vegetali infestati dal parassita.


lotta

La lotta diretta all’insetto con prodotti fitosanitari deve realizzarsi sempre prima dell’ovoposizione poiché una volta che questa è avvenuta la larva, protetta all’interno della polpa del frutto, non è più controllabile. Prove preliminari condotte negli U.S.A. sembrano indicare una buona efficacia per i principi attivi Malathion (non più autorizzato in Europa), ZCypermethrina, Spinosad, quest’ultimo impiegato sia in trattamenti aerei che come esca, e Piretrine che hanno dimostrato una discreta efficacia ma scarsa persistenza d’azione.
Per rendere efficace la lotta chimica si rendono comunque necessari interventi ripetuti, da concentrare nel periodo della maturazione dei frutti (dall’invaiatura in poi) i quali però, portano all’inconveniente dell’accumulo di residui sulle produzioni. Nel caso in cui non sia possibile evitare la lotta chimica, occorre alternare i principi attivi a diverso meccanismo d’azione per evitare che si sviluppino resistenze da parte delle popolazioni del parassita.
Poiché in Italia non esistevano principi attivi registrati contro questo organismo nocivo, nel mese di luglio 2011 il Ministero alla Salute, su richiesta della provincia di Trento e in via straordinaria, ha concesso un’autorizzazione limitata ad un periodo di soli 4 mesi, all’utilizzo dei principi attivi Fhosmet su mirtillo e Deltametrina su mora e lampone. Per le altre specie fruttifere colpite dal parassita esistono alcuni principi attivi registrati per altre avversità, che hanno un effetto indiretto anche contro Drosophila suzukii.


prospettive per il futuro

Il mondo della ricerca si sta organizzando per capire come poter affrontare nel modo migliore la nuova emergenza fitosanitaria che comincia a preoccupare seriamente i produttori di quasi tutte le specie frutticole.
A questo proposito, la fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige ha previsto un meeting che si terrà nel mese di dicembre per trattare in modo approfondito il problema.
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