Già nell’antichità la Geologia era una disciplina di cui si discuteva nel campo poliedrico delle scienze filosofico-umanistiche: da sempre, infatti, l’uomo si è interrogato sulle origini della Terra e della vita stessa, tanto è vero che il tema della creazione compare immancabilmente nel bagaglio culturale delle civiltà di ogni tempo e luogo, probabilmente per la necessità umana di acquisire un senso di sicurezza, trovando il modo di figurare le proprie origini.
Immagine del frontespizio del volume “Principi di Geologia”
di Charles Lyell: è un esempio riassuntivo dei fenomeni che
riguardano la crosta terrestre e che sono argomento di studio
della geologia (formazione dei vulcani, terremoti, sollevamento
delle catene montuose, apertura e chiusura) degli oceani.
La Geologia, dal greco “ghe” (= terra) e “logos” (= discorso) è quella scienza che studia la composizione, la struttura, la storia ed i processi evolutivi del pianeta Terra: questa disciplina, attraverso l’osservazione dei fenomeni attuali e l’esame delle tracce del passato, conservate nelle rocce e nei sedimenti, cerca di risalire alla genesi della Terra ed alla sua successiva evoluzione, fino all’aspetto attuale, che, in virtù del suo continuo dinamismo, costituisce una fase transitoria nell’attività globale del pianeta, che si svolge nell’arco di tempi lunghissimi (miliardi di anni) appunto definiti “geologici”. Questa disciplina è divenuta una materia di studio a sé stante soltanto da poco più di due secoli, ed è ancora ritenuta una scienza giovane, in fase di continuo sviluppo, attraverso la ricerca e l’esperienza: essendo un argomento piuttosto vasto, è suddivisa in numerosi ambiti specialistici, quali la petrografia (studio delle rocce), la geomorfologia (studio delle forme della superficie terrestre e dei fenomeni che le originano), la vulcanologia (studio dell’origine, dell’evoluzione, delle forme e dei prodotti di un vulcano), per citarne solo alcune, dal significato più immediato
Per alcuni addetti, lo studio della Geologia ha un carattere puramente scientifico, atto a fornire spiegazioni dei vari processi geologici: le nuove scoperte, messe a disposizione della comunità scientifica al fine di arricchire la conoscenza dell’argomento, trovano poi il loro utilizzo nei vari campi d’applicazione della Geologia. Ad esempio, la ricerca e lo sfruttamento delle risorse della Terra (idrocarburi, acqua, materie prime, minerali pregiati, ecc...)
Tracimazione accompagnata da trasporto e deposito di materiale
solido (scuole elementari – comune di Nus) da parte del torrente
Saint Barthélemy durante l’evento alluvionale dell’ottobre 2000
costituisce un campo d’applicazione delle conoscenze geologiche, come pure l’esplorazione e l’utilizzo delle risorse naturali senza alterare e danneggiare l’ambiente. Un altro campo d’applicazione molto comune, è lo studio del comportamento dei terreni come risposta ad alcune sollecitazioni indotte, vale a dire la capacità di un terreno o di un corpo roccioso di sopportare, senza manifestare cedimenti, le importanti modifiche (per esempio scavi e carichi imposti), che vengono apportate al suo assetto originario con la realizzazione di opere, dalle più comuni (fabbricati abitativi, ecc…) alle più importanti, quali gallerie, autostrade, viadotti, dighe, ecc…, al fine di scegliere le tecniche di realizzazione più appropriate, per l’ottenimento della buona stabilità del sistema opera-terreno.
“La civiltà esiste con il consenso dei processi geologici, soggetti a modificazioni senza alcun avvertimento” (Will Durant, filosofo e storico 1885-1981): la citazione vuole esprimere il condizionamento che i processi naturali (terremoti, frane, alluvioni, eruzioni vulcaniche….) esercitano necessariamente sulla vita e sulle attività umane e che impone la necessità di capirne ed interpretarne la dinamica, per potervi far fronte o per poterli evitare, imparando una gestione adeguata del territorio e delle sue risorse. L’evoluzione del paesaggio, con processi di rimodellamento a grande e piccola scala, rappresenta un fatto naturale, che nel corso dei tempi geologici ne determina profondi mutamenti. Tuttavia, non sempre le “catastrofi“ avvengono “gratuitamente” e quasi mai si verificano senza manifestare alcun segno premonitore: per questo motivo, al fine di potervi far fronte, la capacità di saper cogliere le informazioni date dal terreno e di saperle interpretare nella maniera più corretta diventa di fondamentale importanza soprattutto nel nostro tempo, dove l’espansione demografica, insieme al continuo incremento delle attività antropiche esercitano un fortissimo impatto sullo sfruttamento delle risorse naturali, nonché sull’utilizzo e sulla gestione del territorio, con scelte che non sempre si rivelano appropriate e rispettose e che possono determinare l’esposizione ad inevitabili rischi naturali, oppure innescare processi evolutivi disastrosi, con grave danno per l’ambiente, per l’incolumità della gente e per le attività economiche, che talvolta necessitano rimedi dispendiosi o difficili da mettere in atto.
In tale contesto s’inserisce il concetto di “prevenzione”, ossia la scelta e la messa in atto di comportamenti, atti ad evitare l’esposizione ai fenomeni naturali (frane, alluvioni, lave torrentizie, valanghe, sono i più frequenti in un ambiente di montagna, quale è la Valle d’Aosta) ovvero il loro innesco, come pure l’aggravamento dei loro effetti. Una pianificazione territoriale che tiene conto delle problematiche geologiche del territorio, rappresenta lo strumento di base finalizzato alla prevenzione: la stessa è fondata sulla buona conoscenza del territorio e delle sue potenziali dinamiche evolutive, sulla capacità di “leggere” e di saper interpretare correttamente le informazioni in esso contenute e la sua storia geologica (eventi già accaduti, cause, danni…). Dette conoscenze, insieme all’esperienza acquisita, alle informazioni disponibili a livello locale, come pure alla possibilità di trarre insegnamento dagli errori del passato sono risorse fondamentali al fine di una gestione consapevole del bene paesistico, del territorio e delle ricchezze naturali.
A livello locale questo concetto sta alla base della suddivisione del territorio, in classi di rischio dai fenomeni franosi, alluvionali, e valanghivi, criterio secondo il quale viene realizzata un’apposita cartografia degli ambiti inedificabili, della quale si è dotata la maggior parte dei comuni valdostani, seguendo le disposizioni della legge regionale urbanistica del 6 aprile 1998 n. 11 e successive modifiche ed integrazioni: questa legge regola l’utilizzo del territorio e gli interventi consentiti a seconda della pericolosità individuata. La gestione del territorio secondo altre tipologie di rischio (ad es. il rischio sismico ed il rischio d’inquinamento, per citarne alcuni) è altresì regolata da leggi statali e regionali, redatte sulla base dei risultati di appositi studi specialistici in materia.
Fonti bibliografiche:
• F. Press, R. Siever, 1985 “introduzione alle scienze della terra” ed. Zanichelli, n. pp. 572
• L.R. 6 aprile 1998 n. 11 e s.m.i. “Normativa urbanistica e di pianificazione territoriale della Valle d'Aosta”.