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Foraggicoltura

A PROPOSITO DI INFESTANTI: PARLIAMO DI VERATRO

La sua presenza si nota spesso nei pascoli d'alpeggio. Con le buone pratiche agrarie e la giusta tecnica possiamo ridimensionarne l'invadenza.

di Marco Béthaz
(Direzione Produzioni Vegetali e Servizi Fitosanitari - Ufficio assistenza tecnica di Signayes)
Il Veratrum album è un’infestante erbacea cha appartiene alla famiglia delle Liliacee, e viene chiamata volgarmente veratro bianco o veratro comune. A volte è chiamata falsa genziana, per la somiglianza con le foglie della genziana lutea.


Caratteristiche botaniche.
Pianta erbacea perenne, alta 60–100 cm; fusto eretto e ramificato, foglie molto larghe e disposte in modo alterno lungo il fusto, al contrario della genziana che ha le foglie opposte. L’infiorescenza è composta da grappoli di fiori abbastanza grandi di colore bianco verdastri; gli scapi fiorali sono presenti soprattutto sulle piante di maggiore sviluppo, mentre sono assenti in quelle più piccole.

La fioritura avviene nei mesi di luglio/agosto: i fiori sono formati da 6 tepali uguali riuniti in ricche pannocchie terminali. La riproduzione avviene principalmente per via vegetativa: dal rigonfiamento posto alla base della pianta si dipartono numerosi fusti avventizi che daranno origine a nuove piantine.

Il veratro è una pianta tossica e se consumata allo stato verde dal giovane bestiame può provocare vomito e disturbi digestivi. La sua forza di concorrenza è molto alta e prende facilmente il sopravvento sulle buone specie foraggere.



Partendo da sinistra due immagini di Veratro bianco, e una di Genziana lutea: la differenza si nota sia dai fiori che dalle foglie

Habitat
Il veratro è una pianta tipica dei pascoli di montagna, che prospera in suoli acidi, profondi, freschi e poco soleggiati. Si sviluppa abbondantemente laddove i pascoli sono in stato di abbandono e sotto utilizzati, o in quelli caratterizzati da squilibri gestionali. Carichi molto elevati di bestiame e il conseguente aumento del residuo ammoniacale indeboliscono il già fragile equilibrio dei pascoli di montagna e provocano la degradazione del cotico. In tale situazione l’insediamento e lo sviluppo del veratro sono favoriti.

La situazione peggiora ulteriormente se al sovraccarico di bestiame segue un periodo di sottocarico: in questo caso le piante presenti, non più contrastate, raggiungono le fasi di fioritura e di piena maturazione e aumentano progressivamente di vigore e di numero.


Lotta
In passato lo sviluppo del veratro era più contenuto rispetto ad oggi in quanto i pascoli venivano utilizzati in modo razionale e venivano effettuate con regolarità delle “corvées” di manutenzione e di pulizia dei terreni, allo scopo anche di contenere lo sviluppo e la proliferazione delle infestanti.

L’eliminazione totale del veratro è molto difficile e richiede la messa in atto per vari anni consecutivi di una serie di interventi, descritti di seguito, che possiamo suddividere in metodi di lotta diretta e indiretta.

Rientrano nei metodi di lotta diretta, l’estirpazione o lo sfalcio della pianta e il trattamento chimico: metodi che consentono di eliminare direttamente le piante presenti.
Operando con l’estirpazione manuale o lo sfalcio si riduce l’effetto di concorrenza sulle specie foraggere buone e, intervenendo prima della fioritura, si impedisce la formazione della semente. L’anno successivo le gemme del rizoma daranno ugualmente origine a nuove piante che risulteranno però meno vigorose. Questi interventi possono essere effettuati qualunque sia la densità iniziale dell’infestante e non richiedono condizioni metereologiche particolari. Occorre in ogni caso intervenire quando le piante hanno un’altezza media di 20-30 cm e in presenza della maggior parte delle foglie aperte.

Lo sradicamento manuale necessita di un piccone o di una zappa, ma richiede molte ore di lavoro e generalmente si effettua quando la presenza dell’infestante è ancora piuttosto contenuta. Perché il lavoro sia fatto correttamente non bisogna estirpare solamente il fusto al livello del terreno, ma occorre intervenire a circa 20 cm di profondità per eliminare anche il rizoma. In questo caso l’efficacia dell’intervento è molto alta (oltre il 70%). Tale operazione è più agevole se il terreno non è troppo secco.



Lo sfalcio della pianta necessita di una falce, di un decespugliatore o di una trincia meccanica. Va effettuato per parecchi anni di seguito agli inizi della vegetazione del veratro, quando la sua altezza è intorno ai 30 cm. Richiede molte ore in meno di lavoro rispetto al precedente e dà dei risultati interessanti ma più a lungo termine. Dopo circa 5 anni di sfalcio (1 taglio/anno) il numero di piante si riduce di un terzo e la loro taglia della metà.

Dato che dopo lo sfalcio il veratro non ricaccia, col passare degli anni si riesce a limitarne lo sviluppo in quanto le piante perdono vigore, portano meno scapi fiorali e di conseguenza la disseminazione della semente diminuisce.

Al termine dell’operazione è importante effettuare un pascolamento intensivo in modo che i cespi rimasti, così come le nuove piantine, vengano danneggiati dal calpestamento del bestiame.

Il trattamento chimico va effettuato soltanto in casi particolari, ossia in presenza di un’alta densità dell’infestante, o nelle zone sfavorevoli allo sviluppo delle specie foraggere buone e ove ci sia la necessità di foraggio di buona qualità. Si deve intervenire pianta per pianta utilizzando la scopa chimica. Il trattamento va effettuato quando le piante hanno raggiunto un’altezza di circa 30 cm e le foglie sono in buona parte aperte.

Lo sviluppo del veratro essendo molto eterogeneo, è difficile intervenire su tutte le piante nel momento ideale. Spesso è necessario ripetere l’operazione una seconda volta. A trattamento concluso, occorre aspettare circa 3 settimane prima di effettuare il pascolamento del bestiame.

Il trattamento su tutta la superficie è sconsigliato in quanto i prodotti sistemici risultano poco efficaci sul veratro, mentre quelli totali eliminano anche le buone foraggere. Nel trattamento pianta per pianta si consiglia l’utilizzo di un prodotto a base di Glyphosate alla dose di 0,5 litri di prodotto ogni 10 litri di acqua.



Nei terreni con una notevole presenza di questa infestante e in mancanza di buone essenze foraggere, dopo aver effettuato l’intervento chimico è indispensabile riseminare la superficie con dei miscugli specifici per le zone di montagna, per evitare che altre specie infestanti prendano il sopravvento.

Se l’azienda, per i pascoli dell’alpeggio, percepisce gli aiuti previsti dalle misura agro ambientali (Regolamento UE 1698/05) non si possono utilizzare prodotti chimici e pertanto la lotta va effettuata esclusivamente con metodi agronomici.

La lotta indiretta consiste in un insieme di azioni da attuare in modo preventivo allo scopo di limitare lo sviluppo di questa pianta. Attraverso l’utilizzo di corrette pratiche agricole, quali il pascolo razionale, lo sfalcio dei rifiuti, e il carico di bestiame proporzionato alla produttività del pascolo, si possono raggiungere, appunto in modo indiretto, degli ottimi risultati.

A questi, che sono i primi e i più importanti metodi di lotta indiretta da porre in essere per ridurre la propagazione del veratro, si deve però aggiungere una corretta concimazione, un utilizzo non eccessivo di liquame e la riduzione al minimo o l’eliminazione delle concimazioni chimiche.

Sarebbe anche auspicabile, specialmente nelle zone più infestate, la reintroduzione di corvées primaverili di pulizia, laddove i terreni dell’alpeggio siano in multiproprietà o appartenenti ad un consorzio di miglioramento fondiario e com’era buona tradizione fino a qualche decennio fa.
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