Rischiano l’estinzione per effetto della distruzione e alterazione degli ambienti in cui si rifugiano per andare in letargo o per partorire e dell’abuso di pesticidi in agricoltura. Sono animali insettivori e il loro nome scientifico è chirotteri, popolarmente però sono chiamati pipistrelli. Sono protetti a livello internazionale.
Di loro si è parlato in occasione del seminario dal titolo “
La gestione dei chirotteri nel paesaggio valdostano”, che si è svolto lo scorso mese di marzo alla biblioteca regionale di Aosta, organizzato dal Servizio aree protette dell’Assessorato Agricoltura e Risorse naturali e rivolto soprattutto a chi si occupa di tutela della fauna selvatica, di promozione e divulgazione naturalistica, ma anche alle persone interessate alla conservazione di questi animali.
Il simpatico sguardo di un esemplare di Orecchione Plecotus sp.
Sono gli unici mammiferi al mondo capaci di volare con le proprie mani. Ed ecco che dalla caratteristica “mano alata” - dal greco “
keir” e
“pteron” - deriva la parola chirotteri.
A parlare di queste specie faunistiche e di come la Regione Autonoma Valle d’Aosta stia operando da anni per la loro protezione, il Servizio aree protette ha chiamato due ricercatori incaricati del monitoraggio sul territorio valdostano: Elena Patriarca e Paolo Debernardi.
I due ricercatori torinesi sono tra i massimi esperti in tema di chirotteri. Ne conoscono ogni sfumatura e durante il seminario hanno dato dimostrazione pratica di come questi animali si possano tranquillamente toccare e accarezzare, senza il timore che possano trasformarsi in vampiri e prendersi il nostro sangue.
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Niente di tutto ciò che raccontano le leggende - hanno spiegato i due relatori durante il seminario -
è credibile. Al mondo esistono alcune specie che si nutrono di sangue di animali selvatici o allevati allo stato brado, ma si trovano in Centro e Sudamerica. Nulla a che vedere con le specie presenti in Europa, soprattutto in Valle d’Aosta. È da sfatare la credenza che i Chirotteri si attacchino ai capelli delle persone. Sono animali socievoli, puliti, utili in agricoltura, insettivori. Basti pensare che in una notte un solo esemplare può catturare l’equivalente di insetti pari al 30-40 per cento del proprio peso corporeo, zanzare comprese. I chirotteri non sono ciechi, possono vivere fino a 30 anni e più, sono bio-indicatori dell’ambiente. Bisogna imparare a conoscerli, a rispettarli e, perché no, anche ad amarli».
Già, amarli e rispettarli! Qualcuno nel mondo lo fa da sempre e senza alcuna paura. È il popolo degli Aborigeni (Australia, Papua Nuova Guinea e Irian Jaya-Indonesia) dai quali parte il rispetto assoluto nei confronti di questa specie animale e secondo i quali nei pipistrelli sono racchiuse le anime degli uomini.
CHIROTTERI: PARLARNE AIUTA A CONOSCERLI MEGLIO
Il seminario organizzato dal Servizio aree protette ha coinvolto personale del Corpo Forestale della Valle d’Aosta, del Parco Nazionale Gran Paradiso e del Parco naturale regionale Mont Avic, tecnici e amministratori regionali e comunali, biologi, naturalisti, studenti e ricercatori provenienti anche da fuori Valle.
L’incontro con Elena Patriarca e Paolo Debernardi ha suscitato forte interesse nei confronti della materia da parte dei partecipanti al seminario che hanno potuto toccare con mano, nel vero senso della parola, alcuni esemplari di chirotteri la cui specie è presente in Valle d’Aosta.
I due relatori hanno saputo catturare l’attenzione del pubblico attraverso la presentazione degli studi e delle ricerche svolte a partire dal 2001.
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Le ricerche ed i monitoraggi - ha detto l’Assessore all’Agricoltura e Risorse naturali, Giuseppe Isabellon - sono
imposti dalle normative europee sulla conservazione delle specie di interesse comunitario, fra le quali rientrano i chirotteri.
La Direttiva Habitat obbliga, di fatto, gli Stati membri dell’Unione Europea a monitorare questi mammiferi».
La responsabile regionale del Servizio aree protette, Santa Tutino, ha ricordato che «
uno dei compiti affidati agli Stati membri, quindi alle Regioni, è proprio il monitoraggio di alcune specie di chirotteri, quelle particolarmente a rischio di estinzione, per verificare il loro stato di conservazione».
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Grazie alle ricerche di Elena Petrarca e Paolo Debernardi - sottolinea Cristoforo Cugnod, Coordinatore del Dipartimento risorse naturali dell’Assessorato -
possiamo comprendere l’importante ruolo che i chirotteri svolgono in natura. Il seminario ha permesso alle persone che vi hanno partecipato di compiere un primo passo verso la conoscenza di questi mammiferi, innocui, non privi di fascino e protetti a livello mondiale. In futuro, sarà importante coinvolgere anche le scuole di ogni ordine e grado, affinché bambini e ragazzi possano avvicinarsi al mondo dei chirotteri in maniera positiva, senza pregiudizi, con rispetto».
La protezione dei chirotteri contempla il divieto di ucciderli, di catturarli e di farne oggetto di commercio. E per la loro tutela le norme dettano altre precise disposizioni: non è possibile arrecare loro alcun tipo di disturbo e devono essere assolutamente protetti i siti di rifugio e gli ambienti di nutrizione a loro favorevoli.
I chirotteri sono, dunque, tutelati a livello internazionale prima ancora che a livello regionale. Essi godono di protezione planetaria nell’ambito delle convenzioni di Berna e di Bonn, dell’accordo sulla conservazione delle popolazioni di chirotteri europei, della direttiva comunitaria 92/43/CEE recepita dal Decreto del Presidente della Repubblica n. 357/97 e successive modificazioni, della Legge 157/92 e della legge regionale 8/2007.
CHIROTTERI, IN VALLE D’AOSTA DOVE?
La Terra, esclusi l’Artide e l’Antardide, è abitata da circa 850 specie di microchirotteri (chirotteri di piccola taglia). Tutte le altre specie vivono in ambienti di tipo tropicale o ad essi molto vicini. In poche parole, nel mondo esistono circa 1.100 specie di chirotteri.
In Italia ne sono presenti 34 di piccole dimensioni. In Valle d’Aosta quelle presenti sono sette, catalogate grazie a ricerche iniziate addirittura nei primi anni ’90 e, come in Italia e nel resto del mondo, considerate specie animali protette.
La “mano alata” di un esemplare di chirottero
I luoghi di rifugio dei chirotteri sono individuati come Siti d’importanza comunitaria (Sic). I primi riscontri della presenza di una colonia di chirotteri in grado di riprodursi nella nostra regione, che avevano scelto come rifugio il sottotetto della Cattedrale di Aosta, risalgono ai primi anni ’70.
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Si tratta di una colonia - hanno spiegato Elena Patriarca e Paolo Debernardi -
che ogni anno, tra maggio e agosto, utilizza come “nursery” il sottotetto della Cattedrale. A fine primavera, infatti, termina il periodo di letargo. Le femmine si radunano nel rifugio per mettere al mondo i loro piccoli. Ogni femmina ne partorisce uno, rarissimamente due».
Oltre alla Cattedrale, i siti di rifugio scelti dai chirotteri valdostani si contano sulle dita di una mano: il castello di Aymavilles utilizzato da almeno mezzo secolo (il castello è frequentato da esemplari di vespertilio maggiore
Myotis myotis, una delle specie di maggiore taglia presenti in Europa) e le miniere di Pompiod anch’esse nel comune di Aymavilles, dismesse nel 1976. Secondo le ricerche svolte dai due ricercatori torinesi, questo sito minerario - un tempo sfruttato per l’estrazione di materiali inerti impiegati in siderurgia e oggi utilizzato in alcune sue gallerie per la stagionatura delle forme di fontina - è frequentato da almeno 8 specie di chirotteri.
In Valle d’Aosta la protezione dei chirotteri passa, come detto, attraverso l’applicazione di normative internazionali, nazionali e regionali. I chirotteri prediligono i luoghi di rifugio che si trovano all’interno di edifici, molto spesso di elevato valore naturalistico, storico e culturale. Ragione per cui le sinergie di protezione nei confronti di questi mammiferi riguardano il Servizio aree protette, la Soprintendenza per i beni e le attività culturali e il Museo di scienze naturali di Saint-Pierre.