Biodiversità e sviluppo sostenibile, Vandana Shiva, Cedip Lectures, 2003.
Prendendo spunto dalle realtà del suo paese, l'India, Shiva propone una riflessione sul significato di sostenibilità dello sviluppo e delle distorsioni derivanti da una sua parziale interpretazione. Nella relazione viene tracciato uno scenario drammatico indicado precise responsabilità in una serie di scelte che, nel nome di uno sviluppo che avrebbe dovuto debellare la piaga della fame, hanno invece accentuato le generali condizioni di povertà. L'Autrice sottolinea come l'introduzione di modelli di sviluppo estranei alla realtà locale non solo stanno accentuando lo stato di povertà delle popolazioni locali, ma anche lo stesso ambiente, riducendo la sua ricchezza in termini di biodiversità: biodiversità che Vandana Shiva identifica non solo come tangibile espressione di un equilibrio positivo tra attività antropiche e ambiente, ma anche come ultima arma delle comunità locali contro la fame.
Con la sua relazione Vandana Shiva propone una serie di considerazioni riconducibili a tre aspetti fondamentali.
Con il primo si affrontano le questioni di una sostenibilità dello sviluppo che deve misurarsi anche in termini di equità intra-generazionale. A tale proposito Shiva sottolinea la necessità di giungere ad una valutazione delle scelte a livello planetario, evitando che il soddisfacimento del benessere in certe comunità abbia luogo a discapito di altre. Nella sua visione olistica, l'Autrice estende questo principio di equità a tutti gli organismi viventi, sottolineando l'importanza di tale visione non solo per il suo valore ecologico, ma anche per l'efficienza che riesce a garantire un sistema gestito secondo tali principi.
Il secondo aspetto, strettamente legato a questa interpretazione dell'equità, è relativo alla valutazione della sostenibilità delle scelte nel tempo. Seppure nel contributo di Vandana Shiva si faccia sempre riferimento alla specifica realtà indiana, è possibile trasferire le medesime preoccupazioni a qualunque contesto socioeconomico: e così anche in società come la nostra, con apprezzabili livelli attuali di benessere, non è possibile escludere che si debba in futuro do-vere pagare le conseguenze di uno sviluppo che per lungo tempo ha avuto luogo con una costante sottrazione delle risorse dalla natura.
Infine, l'ultimo dei principali aspetti trattati da Vandana Shiva riguarda il fatto che un modello di sviluppo sostenibile, non potendo prescindere dalle vocazioni delle risorse e delle comunità locali, deve fondarsi su sistemi istituzionali in grado di rappresentare le specificità locali, valorizzandole in un sistema sempre più globale.
I giudizi espressi da Vandana Shiva non sono semplice espressione di una opinione ma il frutto di un ormai lungo e intenso lavoro, testimoniato da molteplici studi e ricerche di assoluto valore scientifico.
Per informazioni www.provincia.fi.it/cedip
Eloge des vagabondes, Gilles Clément, NiL éditions, Paris, 2002.
È difficile classificare in qualunque modo questo intrigante libro di Clément: non lo si può dire un libro di botanica, anche se di fatto descrive le caratteristiche e le abitudini di alcune piante; e neppure un libro di ecologia storica, per quanto esso tratti delle più diverse maniere e motivazioni che hanno portato delle specie a migrare e adattarsi a climi diversi da quelli d'origine. Come in un romanzo storico siamo introdotti attraverso le vicende dei personaggi a comprendere la cultura e l'organizzazione sociale di un periodo, così Clément ci inizia, attraverso le vicende di alcune specie, a una visione del tutto nuova del mondo vegetale: un mondo molto più mobile di quanto non abbiamo mai immaginato, abituati come siamo a pensare alla pianta più come individuo che come specie, e a considerarla quindi incapace di muoversi, saldamente ancorata al terreno con le sue radici. E attraverso le peripezie di viaggio di piante che oggi riteniamo comuni, ma che fino a tempi recenti erano confinate in aree ben delimitate, ci induce a più ampie considerazioni sul rapporto dell'uomo col mondo vegetale e sulla maniera imperdonabile con cui il nostro attuale modo di operare distrugge il suolo, la più preziosa delle risorse della terra proprio per i tempi necessari alla sua ricostituzione. Un elogio delle infestanti, come dice il titolo del libro, cui è affidato dalla natura il difficile compito di ricoprire i terreni da noi dissennatamente denudati.
Coloro che desiderano approfondire gli argomenti relativi al suolo, possono fare riferimento alle seguenti letture:
Buol S.W., Hole F.D. e McCrachen R.J 1989. Soil Genesis and Classification. Iowa State University Press, Ames, Iowa. pp 446.
Jones H. G. J., Pomeroy W. e Walker D. A. (Editors). Snow Ecology: An Interdisciplinary Examination of Snow-covered Ecosystems. Cambridge University Press; ISBN: 0521584833.
Killham K 1994. Soil Ecology. Cambridge University Press. ISBN 052143517.
Kögel-Knabner I. 1993. Biodegradation and humification processes in forest soils. In: J.-M. Bollag and G. Stotzky (Eds.), Soil biochemistry. Marcel Dekker Inc., New York, USA, pp. 101-127.
Nannipieri P. 1993. Ciclo della sostanza organica nel suolo. Patron Editore, Bologna, Italia. 334 pp.
Piccolo A. 1996 Humic substances in terrestrial ecosystems. Elsevier, Amsterdam, NL.
Sanesi G. 1997. Pedologia.
Sanesi G. 2000. Elementi di pedologia. Calderini Edagricole, Bologna.
Stevenson F.J. 1994. Humus chemistry: genesis, composition and reactions. John Wiley & Sons, New York, NY, USA. 496 pp.
Wilding L.P., Smeck N.E. e Hall G.F. (Editors). Pedogenesis and soil taxonomy. 2 volumi, Elsevier Science Publisher B.V., Amsterdam, NL.