Elenco Numeri Regione Autonoma Valle d'Aosta

PICCOLA FAUNA

ANIMALI SCONOSCIUTI, ANIMALI TEMUTI

di di Ronni Bessi
Direzione Flora, Fauna, Caccia e Pesca
Carta d'Identità del BIACCO

Nomi comuni in Italiano/Francese/Latino:
Biacco, Milordo/Couleuvre verte et jaune/Hierophis viridiflavus.

Indirizzo (habitat): quasi ogni ambiente, incluso quello antropico, fino a circa 1.300 m di quota.

Segni caratteristici: questo serpente da adulto presenta quasi sempre una brillante colorazione inconfondibile: su una base giallo paglierino o giallo-arancio sono disposte a scacchiera macchie nere che nella parte terminale del suo corpo si fondono diventando strisce longitudinali. Il ventre invece è uniformemente bianco giallastro o crema. I piccoli invece hanno una differente livrea, il che a volte fa pensare che appartengano ad una diversa specie, essendo gli stessi reticolati di grigio chiaro o verdastro con macchie nere solo sul capo. Può raggiungere e superare negli esemplari più anziani, che probabilmente ne avranno viste di tutti i colori, il metro e mezzo, pur mantenendo sempre una corporatura affusolata. Come in tutti i serpenti non velenosi della nostra regione la sua pupilla è rotonda e la testa è rivestita superiormente di grandi placche molto evidenti rispetto alle piccole squame del corpo.

 
Professione: predatore che a seconda delle sue dimensioni può catturare piccole lucertole, ramarri, topi, altri serpenti comprese le vipere (quindi ofidiofago).

Biologia: durante le prime giornate soleggiate dei mesi di marzo e aprile, in relazione anche all'altitudine, i Biacchi escono dal forzato riposo invernale e si mettono subito alla ricerca di prede. Maschi e femmine si accoppiano verso la fine della primavera, quindi queste ultime, trascorse alcune settimane, depongono da cinque a quindici uova che si schiuderanno verso la fine dell'estate. La mortalità tra i piccoli è molto alta, essendo inesperti e molto fragili. I sopravissuti verso l'autunno scenderanno, come gli adulti, in profondi rifugi sotterranei.


La parola al diretto interessato:noi Biacchi facciamo paura, senza motivo, alla maggior parte degli Umani. Noi che siamo così piccoli nei loro confronti! E che abbiamo tutte le ragioni per essere terrorizzati alla loro vista. Cercheremo quindi sempre di scappare, ma se la fuga ci verrà impedita, proveremo a spaventare Quelli sulle Due Lunghe Zampe mordendoli. Lo sappiamo che il nostro morso non ha effetti pratici, non abbiamo forza nella bocca e i nostri dentini, quasi invisibili, scalfiscono a malapena la loro pelle facendo uscire forse due o tre goccioline di sangue, senza lasciare tracce. Insomma, è un bluff, che però spesso funziona. Comunque, se potete, spargete la voce che siamo innocui e che abbiamo anche noi diritto ad esistere”.

NOTA BENE: il Biacco è protetto dalla Legge Regionale “Norme per la tutela dei Rettili e degli Anfibi”e ne è quindi vietata la cattura, la detenzione e l'uccisione. Qualora lo si rinvenga, come può accadere ed è spesso accaduto, nei pressi di una abitazione di campagna, in cantina, in un deposito, nella serra, e la sua presenza non sia gradita, è possibile contattare la locale Stazione Forestale o l'Ufficio Educazione Ambientale e Piccola Fauna (tel. 0165-776218) che provvederanno al suo trasferimento in altro ambito comunque idoneo alle sue esigenze. Anche così si dà una mano alla Natura di casa nostra.


 

UNA GUARDIA FORESTALE MEDIOEVALE ALLE FESTE DEGLI ALBERI
Da Antey Saint- André, poi a Saint-Vincent e per finire a Morgex (Arpy)
di Ronni Bessi

Da tempo si avvertiva da parte sia dei docenti che degli studenti, ed anche da parte dei turisti, l'esigenza di essere coinvolti in nuove proposte di Educazione Ambientale. La Direzione Flora, Fauna, Caccia e Pesca già da alcuni anni ha sperimentato, nel corso di Giornate Nature estive e durante alcune Feste degli Alberi, diverse attività di animazione naturalistica, presentate in forma stimolante, divertente ed ovviamente educativa. Precedentemente alle manifestazioni previste per la Desarpa 2006 si ipotizzò quindi di ampliare tale offerta educativa con la progettazione di una breve pièce teatrale avente quale soggetto una Guardia Forestale del Medioevo valdostano che si incontri e si confronti con un “collega” dell'epoca attuale. La sceneggiatura di tale rappresentazione fu basata sullo studio di fonti e cronache storiche locali, affinché le informazioni che avrebbero ascoltato gli spettatori fossero, pur con una impostazione comica, assolutamente reali e non frutto di fantasia. Questa prima esperienza, ripetuta più volte in piazza Narbonne ad ottobre, ha suscitato molto interesse. Quest'anno si è quindi scelto di proporla anche in alcune Feste degli Alberi durante la primavera.

Grazie alla collaborazione delle Guardie Forestali Franco Trèves (ad Antey Saint-André e a Saint-Vincent) e Denise Marguerettaz (Arpy, Morgex, con ben cinque repliche in una sola mattina) si sono ottenuti notevoli riscontri. Ai bambini la pièce è piaciuta, e gli amministratori comunali e gli Insegnati presenti ne hanno evidenziato gli aspetti educativi relativi a settori della storia valdostana poco conosciuti. Non a caso sono subito pervenute richieste per riproporre il tutto sia nel corso dell'estate che a settembre per i giovani studenti che non avevano potuto assistervi. Quindi non novità a tutti i costi, ma nuove possibilità elaborate preventivamente con molta serietà.
 
Probabilmente pochi sanno che già nell'Alto Medioevo esistettero delle Guardie Forestali o custodi dei boschi (denominate foresterii) in Valle d'Aosta con il compito di fare rispettare da parte delle comunità locali le varie norme già emanate per proteggere le selve, specie quelle a difesa degli abitati contro le valanghe e le frane. Queste novità per quel periodo storico dovettero essere adottate in conseguenza del continuo impoverirsi della risorsa forestale regionale a causa dell'eccessivo consumo della stessa, a sua volta provocato dalla forte crescita demografica che si era verificata nei secoli precedenti. La pressione sull'ambiente dovette allora essere molto intensa se furono emanati divieti per proteggere la vegetazione cespugliosa lungo le sponde della Dora e successivamente anche per la fauna selvatica, ad eccezione di animali allora considerati nocivi o pericolosi, quali i lupi, i tassi, le volpi e gli orsi, che era permesso abbattere tutto l'anno.
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