Gli agricoltori valdostani dovranno ben presto prendere confidenza con una nuova sigla: dopo l'AIMA, l'EIMA, l'AGEA, avranno a che fare d'ora in poi con l'AREA VdA.
La sigla è l'acronimo di “Agenzia regionale per le erogazioni in agricoltura della Regione Autonoma Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste” ed è stata appena istituita con legge regionale 26 aprile 2007, n. 7.
Ma cos'è AREA VdA? è l'ente che erogherà, non appena autorizzato, i premi PAC e gli aiuti comunitari destinati alla produzione agricola e forestale della nostra regione (per intenderci l'indennità compensativa, le misure agroambientali e forestali, i premi di primo insediamento, ecc.): è in pratica l'organismo che provvederà nei prossimi anni a spedire gli assegni o ad accreditare le somme sui conti correnti dei beneficiari dei contributi cofinanziati dall'Unione Europea, dopo aver adempiuto, beninteso, ad effettuare tutte le verifiche ed i controlli previsti dalla normativa in vigore.
Finora tale compito era svolto da AGEA, “Agenzia per le erogazioni in agricoltura”, con sede a Roma, creata sulle ceneri dell'AIMA - Azienda di Stato per gli interventi nel mercato agricolo - con Decreto Legislativo 27 maggio 1999, n. 165.
AGEA E GLI ORGANISMI PAGATORI REGIONALI
In effetti l'AGEA è nata come organismo di coordinamento degli organismi pagatori riconosciuti a livello nazionale - su cui esercita anche la vigilanza al fine di garantire la loro attività rispetto alle linee-guida comunitarie, armonizzandone le procedure - e unico rappresentante dello Stato italiano nei confronti della Commissione europea per le questioni relative agli aiuti derivanti dalla politica agricola comune, con il compito anche di fungere da organismo pagatore fino all'istituzione e al riconoscimento da parte del
Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali degli organismi pagatori regionali.
AGEA, in assenza di un organismo pagatore regionale, è responsabile della gestione delle risorse messe a disposizione dall'Unione Europea per il settore agricolo e forestale, dell'aggiornamento della banca dati anagrafica e catastale delle aziende beneficiarie, dell'ammissibilità delle domande e della loro correttezza dal punto di vista amministrativo, dei controlli preventivi integrati effettuati mediante telerilevamento, dell'esistenza dei requisiti aziendali da controllare in loco su un campione minimo ogni anno.
Tutte queste incombenze, anche se delegabili alle Regioni o, in qualche caso ai Centri di Assistenza Agricola, appesantiscono notevolmente l'attività dell'Agenzia, che, oltre alla responsabilità in merito all'applicazione armonizzata della normativa comunitaria e delle relative procedure di autorizzazione, erogazione e contabilizzazione, ha anche numerosi altri compiti, fra cui gli interventi sul mercato agricolo ed agroalimentare - d'intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato e le Regioni - per il sostegno ai comparti in difficoltà temporanea, la gestione degli ammassi pubblici e dei programmi di miglioramento della qualità dei prodotti agricoli, oltre all'esecuzione delle forniture dei prodotti agroalimentari disposte dallo Stato italiano a favore di paesi terzi nell'ambito della cooperazione internazionale.
Le prime ad istituire il proprio organismo pagatore sono state le Regioni più grandi, Emilia Romagna, Lombardia, Toscana, Veneto, Piemonte e lo hanno fatto scegliendo varie forme giuridiche, dalla società a partecipazione pubblica, all'agenzia, all'organismo interno all'amministrazione regionale o, in qualche caso, affidandone le funzioni alla finanziaria regionale. Recentemente anche la Sicilia, la Basilicata e la Sardegna si sono dotate del proprio organismo pagatore regionale, mentre sono in fase di avvio dell'attività le Province di Trento e Bolzano e la Regione Friuli Venezia Giulia.
L'ORGANIZZAZIONE INTERNA AGLI ORGANISMI PAGATORI
Gli organismi pagatori regionali devono essere riconosciuti dagli Stati membri, e lo sono a condizione che rispettino determinati criteri minimi fissati a livello comunitario: in particolare sono oggetto di attento esame le modalità adottate per autorizzare ed eseguire i pagamenti, tutelare il bilancio comunitario, garantire la sicurezza dei sistemi informatici, tenere i registri contabili, suddividere le mansioni, operare gli opportuni controlli interni, cioè sul proprio funzionamento, ed esterni, cioè sulle procedure adottate dagli organismi delegati, in genere le organizzazioni di categoria che fungono da centri di assistenza.
In parole semplici ogni attività deve essere svolta sulla base di manuali procedurali, dai quali risultino chiaramente le modalità di attuazione delle singole procedure, i tempi e i nominativi degli addetti; inoltre il personale assegnato ad alcune funzioni, per esempio la raccolta e il controllo delle domande, non può svolgere altre mansioni, quali ad esempio la contabilizzazione dei pagamenti.
I requisiti ed i vincoli cui deve corrispondere la struttura organizzativa dell'Organismo pagatore sono puntualmente individuati dai regolamenti comunitari, che stabiliscono anche la suddivisione delle funzioni in tre aree distinte e separate:
• funzione di autorizzazione dei pagamenti: consiste, in sintesi, nel raccogliere le domande e determinare l'importo da pagare ai richiedenti;
• funzione di esecuzione dei pagamenti: consiste, in sostanza, nell'impartire le istruzioni per il pagamento agli istituti “cassieri”;
• funzione di contabilizzazione dei pagamenti: consiste nella registrazione dei pagamenti eseguiti nei “libri contabili” e nella predisposizione di sintesi periodiche di spesa ai fini della rendicontazione alla Commissione tramite l'Organismo di coordinamento.
A queste tre aree si aggiunge l'audit interno, che consiste nel controllo della correttezza delle procedure, sia interne che presso gli organismi delegati, e nel valutare l'attendibilità dei dati finanziari, operativi e gestionali.
AREA VDA:
UNA SCELTAQUASI OBBLIGATA
Per quanto riguarda la Valle d'Aosta, una riflessione sull'opportunità di istituire un proprio organismo pagatore era stata fatta già nel 2001, portando alla decisione di soprassedere, in attesa di “rodare” l'appena istituita AGEA.
Tale scelta, peraltro, fu determinata anche dalle indicazioni fornite da rappresentanti dell'AGEA stessa e della Direzione Generale Agricoltura della Commissione Europea, in un seminario di studio e confronto, organizzato a Bruxelles il 29 e 30 marzo 2001, a cui erano state invitate tutte le regioni italiane. Nel corso di quell'incontro, a cui partecipai personalmente con altri colleghi, il messaggio che trasparì fu praticamente:
“…la Commissione Europea non impone limiti agli Stati membri nel numero di organismi pagatori, tuttavia… meno ce ne sono e meglio è, anche perché la loro istituzione e gestione è costosa e ha un senso solo se gli importi movimentati sono di notevoli dimensioni e i relativi beneficiari molto numerosi.”
Nell'ambito del seminario, fra l'altro, si ebbe modo di approfondire nel dettaglio le numerose incombenze assegnate agli organismi pagatori, la complessità della gestione finanziaria, la confusione allora ancora presente nella normativa nazionale - l'Italia fra l'altro non aveva ancora deciso se mettere o meno un tetto massimo al numero di O.P. -; tutto questo unito al fatto che la Commissione Europea avrebbe comunque riconosciuto e quindi fatto riferimento ad un solo Organismo Pagatore per Stato membro, convinse l'Amministrazione regionale a rinviare ogni decisione in merito.
Gli anni successivi AGEA entrò a regime nella veste di organismo pagatore, operando, dal punto di vista della nostra Regione, in modo apprezzabile e sufficientemente puntuale. A fronte di un meccanismo finanziario piuttosto tortuoso - in virtù del quale la Regione si trovò nella strana situazione di fungere da organismo delegato per quanto riguardava la raccolta delle domande, l'effettuazione dei controlli e l'applicazione delle sanzioni, senza poter erogare direttamente le indennità spettanti - corrispose per qualche annata una buona puntualità da parte di AGEA nei pagamenti, in genere effettuati a ottobre-novembre di ogni anno.
A conclusione delle singole campagne, la Regione trasferiva la sua quota all'AGEA che, a sua volta, erogava gli aiuti direttamente ai beneficiari della nostra Regione, individuati e controllati preventivamente dai nostri uffici.
Nel trasferire i dati relativi alla campagna 2005 però iniziarono a moltiplicarsi gli intoppi di ordine tecnico, dovuti in genere a difficoltà di interfaccia fra sistemi informatici che determinavano errori di lettura dei dati e conseguenti anomalie su un numero notevole di pratiche; anomalie che provocavano in genere la sospensione delle domande da parte di AGEA e il rinvio di parecchi mesi del loro pagamento. Tutto ciò comportò non pochi disagi agli uffici regionali e naturalmente sollevò malcontento e mugugni da parte dei nostri agricoltori.
Arriviamo poi alla campagna 2006 quando, come buona parte dei nostri lettori sanno per averlo testato direttamente, i pagamenti normalmente erogati da AGEA nel corso dell'autunno, non hanno avuto luogo per … mancanza di fondi!
Sembra un paradosso, in specie se si conoscono i meccanismi molto attenti normalmente applicati alla gestione dei fondi comunitari. Ciononostante, in estrema sintesi, è proprio così che sono andate le cose: AGEA ha “raschiato il barile” (le proprie casse), ha pagato interamente gli aiuti agli investimenti erogati in alcune Regioni, altre invece - ed è il caso della Valle d'Aosta - hanno potuto contare sull'erogazione di una minima parte degli elenchi regolarmente approvati, dopodiché la stessa AGEA ha semplicemente annunciato che, in assenza dei trasferimenti delle quote a carico dello Stato, non aveva le risorse necessarie a completare i pagamenti fino all'approvazione dei Programmi di sviluppo rurale 2007/2013.
Ora, sappiamo bene quanto queste indennità siano attese dai nostri agricoltori, che si trovano normalmente nei mesi autunnali nella necessità di ricevere un po' di ossigeno per far fronte alle spese collegate al passaggio all'annata successiva (acquisto scorte, mangimi, fieno, rimonta capi, pagamento affitti e mutui, ecc.) e quanto quest'anno siano rimasti sorpresi negativamente dal mancato introito nei tempi previsti degli aiuti spettanti.
Pur se con vari mesi di ritardo, le indennità sono poi state erogate grazie all'anticipazione dei fondi all'AGEA da parte della Regione.
Tutti questi episodi negativi messi assieme, in concomitanza con l'entrata in vigore del regolamento dell'Unione Europea n. 1290/2005 - attraverso cui sono state modificate le modalità di finanziamento della politica agricola comune e le misure di sviluppo rurale e sono state introdotte nuove disposizioni per il riconoscimento degli organismi pagatori da parte degli Stati membri - hanno dato la spinta definitiva alla decisione della Regione di istituire un proprio organismo pagatore. Si tratta di una scelta dovuta, dettata in gran parte dalla volontà di ovviare a ritardi e difficoltà burocratiche come quelli avveratisi negli anni precedenti, ma anche dall'opportunità di offrire agli imprenditori agricoli servizi costruiti a loro misura, migliorando la velocità di risposta e di erogazione dei finanziamenti, ma anche garantendo servizi di prossimità che solo un organismo regionale è in grado di offrire.
Inoltre, a giugno 2006, in un incontro con Regioni e Province autonome svoltosi a Bolzano, da parte di AGEA è stata data un'esplicita indicazione circa l'esigenza di poter avere quanto prima, come referenti, un organismo pagatore in ogni Regione.
Ecco che AREA VdA prende forma, con la speranza di avere quanto prima l'autorizzazione ministeriale ad operare come organismo pagatore e di poter offrire servizi puntuali ai beneficiari degli aiuti comunitari che operano sul territorio della Regione Valle d'Aosta.