Da questo numero dell’Informatore Agricolo inizia una nuova rubrica dedicata, in particolare, ai bambini di oggi, di ieri e dell’altro ieri che ogni volta che incontrano un animale selvatico o un fiore di montagna appena sbocciato, sentono il loro cuore battere forte forte…
Oggi vi raccontiamo la storia di un
camoscio di nome
Bibina.
Siamo al Centro recupero animali selvatici di Quart dove la intervistiamo:
- Dunque, Bibina, come è iniziata la tua strana avventura?
-
Era l’inizio dell’estate di un anno fa, quando la mia mamma morì all’improvviso di una brutta malattia. Io allora ero ancora piccola e da sola non sarei mai potuta sopravvivere. Non sapevo nemmeno cosa volesse dire brucare l’erba.
Per mia fortuna, sono stata salvata da alcune guardie forestali….
Beh, certo, le guardie forestali hanno proprio il compito di sorvegliare tutti gli ambienti naturali della nostra regione e, quindi, individuano in tempo le situazioni più critiche.
- E dopo cosa è successo, Bibina?
-
Dunque, per cominciare mi hanno avvolta in una coperta, così al buio mi sono subito tranquillizzata. Poi, mi hanno sollevata con le loro calde mani e questo strano contatto mi ha riempito di fiducia in loro. Poi, ancora, sono stata caricata su una, come si può dire? Sì: una grande scatola che vibrava tutta e che si muoveva da sola. Infine, mi sono ritrovata al Centro.
- Chissà quante esperienze hai vissuto in questa nuova situazione. Vuoi raccontarcene qualcuna?
- Allora: sono stata subito visitata da un umano, tutto vestito di bianco. Mi ha messo all’orecchio destro - o sinistro? Vabbé, non ricordo, una specie di “orecchino giallo” che servirà a riconoscermi. In seguito, mi hanno dato della pappa adatta alla mia età, cioè del latte che ho succhiato da un grosso biberon. Nei giorni seguenti ho conosciuto sia gli altri animali ospiti al Centro - ce ne sono anche di strani! - sia gli umani che li accudiscono, e mi sono sentita sempre meno sola. Il mio migliore amico qui è un cucciolo di cinghiale di nome Mirtillo… troppo mitico!
- Adesso, però, noi sappiamo che sei tutta impaziente perché in questi giorni ci sarà una grossa novità che ti riguarda, vero?
- Sì: verrò riportata in montagna, nel mio ambiente naturale dove vivono quelli come me. Provo un po’ di paura, però ho anche tanta voglia di conoscere nuovi amici e di entrare in un branco di miei simili.
- Allora non ci rivedremo più?
- Chissà! Magari andando in montagna, potreste scorgere un camoscio con un “orecchino giallo”. Quella potrei essere io!
IL CAMOSCIO SI RACCONTA
Foto camoscio Anna MASIERO
«Se lo stambecco è ritenuto il re della montagna (forse solo perché è più grosso e ha le corna più lunghe), allora io potrei esserne il principe. Sono un animale bene adattato agli ambienti rocciosi, anche se mi potrai osservare pure nei boschi. Nella bella stagione mi nutro delle nuove erbette che spuntano nella prateria alpina, mentre in inverno dovrò accontentarmi di ramoscelli di mirtillo rosso e nero e aghi di ginepro e abete. Gli zoccoli sono la particolarità del mio corpo: le due metà di ciascuno di essi possono divaricarsi tra loro anche di 90°, per impedirmi di scivolare quando corro su ripidi pendii, mentre la loro “suola” gommosa ed elastica mi permette di aderire a qualsiasi superficie. Queste caratteristiche mi risultano particolarmente utili anche quando percepisco che voi umani vi siete avvicinati troppo e decido di allontanarmi per sentirmi più tranquillo».