Nel corso degli anni, durante le visite in azienda, ho sentito numerosi allevatori lamentare che l’uso della mungitrice riduce notevolmente la produzione di latte e che è spesso necessario completare la mungitura a mano perché molto latte rimane in mammella; ho inoltre visto, e a mio avviso è la cosa peggiore, usare importanti dosi di ossitocina esogena per ottenere la produzione lattifera.
Sicuramente in stalla vi possono essere animali con un apparato mammario difettoso, o che non tollerano la mungitrice perché crea loro dolore, o vacche molto lente nel rilasciare il latte. Per queste ultime la scarica di ossitocina fisiologica non potrà mai essere sufficientemente lunga per la loro completa mungitura: tali animali dovrebbero essere rimpiazzati e la loro discendenza non andrebbe allevata!
Di fronte a tali difficoltà, molti allevatori giungono alla conclusione troppo affrettata che mungere a mano sia più pratico e redditizio.
Effettivamente i suddetti problemi esistono, e non solo in Valle d’Aosta, ma le ricerche in merito sostengono che gli animali non rispondono bene alla mungitura meccanica soprattutto quando mancano alcuni stimoli essenziali, o la routine di mungitura è troppo disordinata e incostante, o l’attrezzatura usata non è correttamente tarata per poter lavorare come previsto dalla ditta produttrice.
A tal proposito va ricordato che la mungitura meccanica è ormai prassi in tutti gli Stati in cui si pratica una moderna zootecnia e che nel mondo sono in costante aumento le aziende che fanno uso addirittura di un robot di mungitura. E’ universalmente riconosciuto, infatti, che questo procedimento offre vantaggi in termini pratici, di tempo e anche dal punto di vista igienico.
IL RUOLO DELL’OSSITOCINA
Il principale responsabile del riflesso dell’eiezione lattea è l’ossitocina, un ormone prodotto nell’ipotalamo a livello del sistema nervoso centrale.
L’allevatore, esercitando un massaggio dei capezzoli per circa 60 secondi, innesca un impulso nervoso che, raggiungendo l’ipotalamo, fa sì che l’ossitocina sia rilasciata nel sangue e raggiunga in circa un minuto la mammella; qui essa si lega a specifici recettori delle cellule mioepiteliali causandone la contrazione e quindi la fuoriuscita del latte.
Senza ossitocina non c’è eiezione lattea o questa è incompleta.
ROUTINE DI MUNGITURA
Nella gestione della mungitura è opportuno assicurarsi che le tettarelle siano applicate a vacche calme e con capezzoli ben puliti, che il latte venga raccolto nel modo più rapido ed efficiente possibile, che i gruppi di mungitura vengano rimossi in modo adeguato al termine del flusso del latte e, in ultimo, che i capezzoli dell’animale vengano adeguatamente disinfettati dopo la mungitura.
I principi su cui impostare una corretta routine di mungitura sono i seguenti:
• le vacche devono essere calme prima dell’inizio della mungitura;
• l’ordine di mungitura non deve essere casuale ma dettato dallo stato sanitario delle bovine (in un allevamento con problemi di mastiti da microrganismi contagiosi occorre dividere gli animali in tre gruppi e mungere prima il gruppo sano, quindi il gruppo intermedio e infine il gruppo infetto);
• i primi getti di latte da capezzoli ben puliti e asciutti vanno eliminati non in terra, ma su carta assorbente;
• l’attacco e la rimozione dei gruppi devono essere fatti con tempistiche e modalità corrette;
• la disinfezione post-mungitura (post dipping) è fondamentale.
FASI DELLA PRE-MUNGITURA
Tale fase è importantissima e troppo spesso non è considerata con la dovuta attenzione.
Lo scopo da raggiungere in questo delicato frangente è triplice: garanzia di igiene nel processo di mungitura, identificazione degli animali mastitici e stimolazione del riflesso di eiezione lattea.
PULIZIA DEL CAPEZZOLO
Va effettuata con detergenti e/o con carta monouso o con fazzoletti imbevuti di disinfettante, mentre non è corretto utilizzare un getto d’acqua; il capezzolo deve infatti essere perfettamente asciutto al momento dell’attacco del gruppo.
ELIMINAZIONE DEI PRIMI GETTI DI LATTE
Subito dopo la pulizia del capezzolo, l’operatore deve eliminare i primi getti (non sul pavimento, ma su carta o in un contenitore!) tanto più che è proprio questo latte che contiene la più elevata concentrazione di batteri. In tale occasione si può valutare l’eventuale presenza di frustoli di fibrina, spie dell’insorgenza di un processo infiammatorio per l’identificazione tempestiva ed efficace di animali affetti da mastite.
STIMOLAZIONE DELLA MAMMELLA
Dall’inizio della preparazione del capezzolo all’attacco dei gruppi occorre lasciar passare almeno 60 secondi; in questo modo la velocità del flusso di latte viene ottimizzata, la produttività aumenta e le performances di mungitura migliorano.
POST-MUNGITURA
Dopo lo stacco dei gruppi occorre procedere con la disinfezione post-mungitura. Questo momento è fondamentale in un’ottica di prevenzione delle infezioni mammarie: l’applicazione di un disinfettante adeguato sull’intera superficie del capezzolo è il metodo più efficiente per abbattere la carica batterica e ridurre l’entrata di agenti patogeni in mammella attraverso l’orifizio che rimane aperto per almeno mezz’ora dopo la mungitura.
SEGNALI DI SOVRA MUNGITURA
Un altro fattore da tenere ben presente è la sovra mungitura. Lo stacco del gruppo deve avvenire nel momento appropriato, cioè quando il flusso di latte che arriva alla cisterna dal capezzolo è minore di quello che esce all’esterno.
La sovra mungitura può essere efficacemente diagnosticata attraverso l’osservazione del comportamento degli animali e dello stato dei capezzoli mammari osservandone il colore, la presenza di piaghe e la consistenza al tatto.
MUNGITURA, MOMENTO CHIAVE DI UNA GESTIONE CORRETTA
La mungitura è il momento più delicato da gestire per un allevatore di vacche da latte, ove ciascun evento deve essere studiato dettagliatamente e inquadrato in una solida e precisa routine, unica garanzia di una produzione costante, salubre e redditizia.