INSERTO

di Erik JACQUEMET
Ufficio tecnico sistemazioni idrauliche e paravalanghe Servizio sistemazioni montane

• PROSEGUE IL CICLO DI INSERTI SPECIALI DEDICATI ALL’ATTIVITÀ DEI DIVERSI SETTORI DELL’ASSESSORATO

SERVIZIO SISTEMAZIONI MONTANE REALIZZAZIONE DEGLI IMPIANTI PARAVALANGHE


 




Il Servizio sistemazioni montane dell’Assessorato Agricoltura e Risorse naturali svolge compiti finalizzati alla messa in sicurezza, salvaguardia e valorizzazione dei territori di montagna. Si occupa prevalentemente di sistemazioni idraulico-forestali sulla rete idrografica minore, con interventi che vengono realizzati principalmente dai cantieri in amministrazione diretta.
La pianificazione degli interventi è regolata sulla scorta di studi e ricerche di settore, nonché sulle indicazioni fornite dagli enti pubblici locali, con i quali permane un continuo e costruttivo rapporto di collaborazione finalizzato alla manutenzione del territorio nell’intento di operare attivamente sull’ottimizzazione della fruibilità dei percorsi e sul controllo del rischio idrogeologico.
Le squadre eseguono perlopiù interventi di costruzione e manutenzione di ruscelli, di canali irrigui, di opere idrauliche su torrenti minori, nonché di sistemazione di frane. I lavori, distribuendosi con capillarità nei luoghi dove fenomeni d’instabilità potrebbero trovare origine, costituiscono un contributo essenziale nella mitigazione del rischio idrogeologico e alla conservazione del territorio montano.

Una tipologia di intervento che, per la sua complessità, originalità e difficoltà esecutiva merita senz’altro di essere illustrata ai lettori dell’Informatore Agricolo, è quella relativa alla realizzazione di impianti paravalanghe, anch’essi realizzati in economia diretta dalle squadre di operai forestali del Servizio sistemazioni montane.
Gli impianti sono destinati a evitare, o almeno a limitare, il distacco di grosse masse nevose che possono provocare ingenti danni agli edifici e alla viabilità a valle. Queste strutture fermaneve, che agiscono da stabilizzanti sul manto nevoso, sono posizionate nella zona di potenziale distacco e agiscono sui meccanismi di scorrimento e slittamento del manto nevoso creando un punto in cui la neve non si può muovere.
La progettazione di un impianto paravalanghe inizia con lo studio preventivo della zona di intervento, mediante sorvolo con l’elicottero che si effettua generalmente nel periodo primaverile o nei giorni susseguenti a un’abbondante nevicata, al fine di avere una vista globale del versante e poter così individuare la nicchia di distacco, i punti critici in cui la massa nevosa è più instabile, cornici formate dall’azione eolica e i canalini percorsi dalla slavina.
Successivamente, dopo aver studiato il sito d’intervento, si procede al dimensionamento dell’impianto, utilizzando i dati nivometrici riferiti al territorio valdostano e le “direttive per le opere di premunizione contro le valanghe nella zona di distacco” definite dall’Istituto Federale Svizzero per lo studio della neve e delle valanghe di Davos.
Terminata la progettazione, i tecnici del Servizio sistemazioni montane procedono al tracciamento e al picchettamento delle file sul terreno, seguendo la planimetria costruttiva specifica per ogni modello, in modo da localizzare i puntoni di sostegno e gli ancoraggi di monte e di valle ad interassi e distanze corrette (Fig.1).


 
Fig. 1 - Esempio di planimetria costruttiva per paravalanghe modello DK 350


In questa operazione occorre avere l’accortezza di tracciare file il più possibile rettilinee e con la base dei puntoni disposte alla stessa quota, seguendo le curve di livello, in modo che i plinti di fondazione non emergano troppo dal terreno.
L’attività lavorativa in questione si svolge, per ovvi motivi legati alla quota e al clima rigido, nel periodo estivo, da fine giugno a settembre. La settimana lavorativa di un cantiere paravalanghe prevede la salita in quota il lunedì mattina, solitamente per mezzo dell’elicottero, vista la notevole distanza dei cantieri dal fondovalle. Le prime rotazioni del mezzo aereo sono generalmente dedicate al trasporto delle maestranze, mentre quelle successive sono adibite al conferimento dei materiali da opera in cantiere, dei carburanti e dei prodotti necessari alla permanenza in quota per tutta la settimana.
 



Foto 1 – Trasporto di un compressore nell’area
di cantiere

Le attività in cui si opera con il mezzo aereo suscitano sempre un po’ di agitazione ed emozione, a causa del rumore assordante della turbina e dalla notevole quantità di aria mossa dalle pale. Le azioni e le operazioni sotto il mezzo aereo devono pertanto essere coordinate ed eseguite seguendo procedure prestabilite e pianificate in modo da operare in sicurezza. Le maestranze addette ai paravalanghe seguono, per questo, uno specifico corso abilitativo per poter operare con l’elicottero.
La squadra forestale (composta da nove persone) permane sulla zona di intervento per quattro giorni continuativi, vivendo in un campo attrezzato allestito ad inizio stagione e dotato di tre box dormitorio, un box cucina, un box mensa refettorio e un box doccia (vedi foto 2). La settimana si sviluppa su dieci ore lavorative dal lunedì al mercoledì (dalle 7 alle 12 e dalle 13 alle 18) e nove ore il giovedì (dalle 7 alle 12 e dalle 13 alle 17). Gli orari e le giornate lavorate possono, però, subire variazioni in quanto fortemente condizionate dalle condizioni meteorologiche, che alle quote elevate sono velocemente mutevoli e severe (freddo, scarsa visibilità e pericolo di fulmini).




Foto 2 – Vista del campo allestito in quota
in Loc. Tza de Noyer in Comune di Bionaz


L’attività di cantiere è divisa in varie fasi lavorative, ognuna delle quali presenta le sue difficoltà esecutive, accentuate dall’ambiente estremo in cui si opera. Per garantire la sicurezza del personale, vengono previste e predisposte, nella fase di allestimento del cantiere, apposite reti di protezione sia a valle che a monte, per arrestare l’eventuale caduta di massi a volte causata solo dal semplice passaggio di animali. Sono, inoltre, realizzati i camminamenti interni alla zona di lavoro, al fine di permettere trasferimenti più agevoli.




• Attività alle trivelle (foto 3):
questa fase di lavoro consiste nell’esecuzione dei fori, per il getto dei tiranti (lunghezza 6 metri) e delle barre dywidag per il sostegno dei puntoni. La prima difficoltà che si incontra è quella del piazzamento delle trivelle, dovuta principalmente alla ripidità dei versanti su cui si interviene, che rende difficoltosi e dispendiosi gli spostamenti.




Foto 3 – Attività alle trivelle


Altro problema che incide in questa fase è legato all’alta quota e alla rarefazione dell’aria, che influiscono sul rendimento delle attrezzature: i compressori e le perforatrici in questo ambiente hanno, infatti, resa minore e questo influisce notevolmente sulla velocità di esecuzione dei fori. Durante le operazioni di trivellazione può accadere, soprattutto in aree dove il substrato è meno compatto, che la parete dello scavo crolli occludendo il foro stesso e nei casi più sfortunati provochi anche l’inceppamento della punta della trivella. Questo vuol dire dover ricominciare le operazioni da capo. Per questo motivo è difficile prevedere il numero di fori che si possono realizzare in una giornata. In genere, se le operazioni procedono senza grossi impedimenti, si arriva alla realizzazione di circa otto fori per giornata lavorativa utilizzando due trivelle.

• Getto della boiacca:
questa fase consiste nel getto del cemento nei fori precedentemente realizzati, al fine di fissare i tiranti di monte e di valle (foto 4) e di realizzare i plinti su cui poggeranno i puntoni della struttura (foto 5). La boiacca viene confezionata mediante l’utilizzo di impastatrici idrauliche che miscelano e pompano il cemento all’interno dei fori per mezzo di “culotte” in gomma. Questa attività generalmente non presenta grosse difficoltà ed imprevisti. Gli inconvenienti possono presentarsi nelle giornate particolarmente fredde, in cui l’acqua nei tubi e nella vasca di accumulo può gelare, rendendo impossibile la preparazione della malta cementizia.
Generalmente si riesce a gettare circa trenta quintali di boiacca al giorno.

 

Foto 4 – Vista di un tirante - Foto 5 – Vista dei plinti di appoggio

Terminata la realizzazione dei basamenti e degli ancoraggi si passa alla fase di montaggio della struttura, che può essere divisa in 3 sottofasi:

• Sottofase di premontaggio a valle (foto 6):



Foto 6 – Vista dei puntoni e delle reti premontate a valle

le parti della struttura che andranno a comporre le varie file dell’impianto paravalanghe vengono preassemblate secondo lo schema costruttivo e preparate nella zona di carico a valle con le varie funi di manovra già posizionate. Questa operazione richiede particolare attenzione nel rispettare la sequenza costruttiva.






• Sottofase di premontaggio a monte:
questa è senza dubbio la fase più delicata dell’intervento di realizzazione dell’impianto, nella quale tutte le figure professionali presenti sono coinvolte. Fondamentali e determinanti sono il coordinamento da parte del direttore dei lavori, nonché l’affiatamento e i sincronismi tra componenti della squadra, maestranze, direttore dei lavori e pilota dell’elicottero. Queste qualità si acquisiscono sia con la pianificazione a priori della procedura lavorativa da seguire, sia con l’esperienza accumulata nel corso degli anni.




Foto 7 – Vista di una tratta trasportata
dall’elicottero con l’ausilio del bilancino

Questa fase di montaggio deve essere realizzata in condizioni ottimali, in giornate con buona visibilità ed assenza di vento. Purtroppo accade a volte che il meteo avverso impedisca le operazioni, provocando rinvii e ritardi nel piano di lavoro.
Il direttore dei lavori è in contatto radio con il pilota, con il coadiutore a terra e l’assistente in zona di carico a valle. Le operazioni hanno inizio con l’aggancio dei pali, mediante l’ausilio di un bilancino, da parte dell’elicottero e il trasporto verso la zona d’installazione a monte (foto 7).

Arrivato in prossimità della zona d’impianto l’elicottero, come da procedura, viene indirizzato nella corretta posizione grazie al contatto radio con il coadiutore a terra e all’aiuto visivo fornito dai due operai dotati di indumenti ad alta visibilità che si localizzano in direzione dei plinti di ancoraggio (foto 8).




Foto 8 – Vista delle operazioni in fase di avvicinamento



Una volta sulla perpendicolare i pali vengono calati e devono entrare in sede nei rispettivi alloggiamenti, costituiti da bocce in acciaio zincato. Due operai hanno il compito di incastrare i puntoni di sostegno negli alloggiamenti, mentre gli altri si occupano di mettere in tiro la struttura legando le funi di premontaggio ai relativi ancoraggi di monte e di valle (foto 9 e 10) e a dei palanchini piantati a terra, utilizzati per stabilizzare gli elementi soprattutto in presenza di tratte corte.


 

Foto 9 – Vista delle operazioni di messa in opera - Foto 10 – Vista delle operazioni di messa in opera

Quando la struttura è stabile, due addetti salgono sui due pali per sganciare il bilancino (foto 11) e permettere così l’allontanamento dell’elicottero, che avviene solamente dopo che il pilota ha ricevuto il permesso via radio dal coadiutore a terra.




Foto 11 – Vista delle operazioni di sgancio del bilancino



Le operazioni si ripetono in sequenza sino al completamento dell’intera fila di pali.
Come già sottolineato, queste procedure sono le più delicate e pericolose dell’intero processo realizzativo. Ogni soggetto interessato deve, infatti, svolgere il compito assegnatoli con estrema concentrazione, senza commettere errori e in sincronismo con il resto della squadra. Il lavoro, già di per sé difficoltoso, è reso ancor più arduo dal contesto in cui si opera: elevata pendenza e presenza dell’elicottero, che provoca un rumore assordante e alza molta polvere, rendendo difficili le comunicazioni tra le maestranze che a volte possono comprendersi solo attraverso gesti convenzionali. Al fine di mitigare gli effetti dei disturbi esterni e ai sensi di legge tutti gli addetti sono dotati di idonei caschi muniti di dispositivi di protezione individuale antirumore e mascherina protettiva.

• Sottofase di montaggio a monte: questa sottofase è decisamente meno pericolosa della precedente e consiste nella sostituzione delle funi di premontaggio con i tiranti e i morsetti definitivi. Terminata questa operazione il montaggio della fila è concluso (figg. 2-3 e foto 12).
Nelle stagioni lavorative 2007, 2008, 2009 è stato realizzato l’impianto in loc. Tza de Noyer nel Comune di Bionaz al fine di mettere in sicurezza gli abitati di La Ferrere e Poullayes e la strada che conduce alla diga di Place Moulin.



Fig.2 - Particolare costruttivo di una barriera fermaneve – Sezione tipo




Fig.3 - Particolare costruttivo di una barriera fermaneve – Vista dall’alto



Foto 12 – Vista di una fila completata

Grazie all’impegno e alla collaborazione fra tecnici, operai della squadra forestale 544, autisti e addetti al magazzino del Servizio sistemazioni montane sono stati posati 525 m di paravalanghe a rete, così suddivisi:
 
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