Ore 5:45. Il vociare della squadra rompe il silenzio mattutino di Dzovenno. Bisogna preparare tutto il materiale da elitrasportare fino al bivacco e la lista è veramente lunga. Non solo attrezzi da lavoro, ma anche tutto il necessario per bivaccare per quattro giorni. Accanto a motosega, decespugliatore, zappe, taniche e vernice segnaletica trovano posto tutti gli zaini personali. Ognuno porta con sé qualche specialità da casa: chi la torta preparata dalla moglie, chi il ragù, chi frutta e verdura. Vivere per quattro giorni e lavorare per 10 ore al giorno a quelle quote non è semplice, anche a causa dei repentini cambiamenti del tempo. Avere un buon rapporto con i colleghi è fondamentale per la buona riuscita del progetto.
Zona prima dell'intervento
Ore 6:45. Da uno zaino un operaio estrae un termos di tè caldo da condividere con gli altri. Un ultimo sguardo al cielo per scongiurare la presenza di nuvole. Il sole fa capolino dalla montagna, i due sacchi bianchi dell’elicottero sono stati imbracati. Il capo squadra accende la radio sulla frequenza giusta per comunicare con il pilota mentre tutti gli operai indossano la pettorina fluorescente aspettando Sierra Alfa due, il grande elicottero che ci deve trasportare.
Preparazione del cantiere
Ore 7:00. Non un filo di vento, dal fondo della valle si comincia a sentire l’elicottero arrivare. Un rumore che si fa sempre più insistente fino a diventare quasi insopportabile quando il grande elicottero ci atterra davanti alzando un polverone incredibile. Saliamo, pochi alla volta. In poco più di un minuto sorvoliamo il bivacco e da lassù capisco l’etimologia della località Praz de Dieu. Tra le scoscese pietraie si estendono ampi prati verdi di una bellezza non comune.
A lavori eseguiti
Ore 7:10. Siamo tutti su, ultimi ad arrivare sono i due sacchi bianchi del materiale. Quando l’elicottero riparte lascia spazio al silenzio della montagna. Subito la squadra si mette all’opera per riporre tutto il materiale nel bivacco. Da lassù si gode di una vista panoramica su tutta la vallata. Il bivacco, oltre che meta, può essere punto di appoggio per la scalata alla becca di Luseney a quota (3503 m. s.l.m.).
Ore 8:00. Quando tutto è stato riposto nel bivacco si parte per ripristinare il sentiero. La prima parte necessita di un’importante riprofilatura del piano di calpestio poiché si intravede appena un tracciolino. Le pietre da spostare sono tante ma tornano utili per la creazione di taglioni per lo scolo delle acque superficiali. Le pendenze sono accentuate tali da richiedere la creazione di scalini. Nel silenzio dell’alta quota solo il rumore ritmato delle zappe sul terreno sassoso. Salutiamo la squadra e cominciamo a scendere sulla traccia di sentiero. Attraversiamo l’ampia prateria alpina di un verde intenso interrotto qua e là dal trifoglio montano. Scendendo ancora troviamo il bosco, che da lariceto diradato e pioniero si trasforma velocemente in pecceta. Tante piante, a causa della neve, si sono abbattute sul sentiero, la squadra avrà il suo da fare! A quota 2210 il sentiero attraversa un ampio canalone di valanga ancora pieno di neve, difficilmente qui l’intervento della squadra potrà avere un effetto definitivo. Proseguiamo fino a Puillayes, la nostra passeggiata è stata interrotta dalla presenza di due camosci scappati al nostro rumore. Il sentiero da La Ferrière (dove si deve lasciare la macchina) al bivacco si percorre in salita in circa tre ore senza particolari difficoltà.
Mercoledì 28 luglio.
Oggi è il giorno dell’inaugurazione del bivacco, ripercorro il sentiero in salita e mi accorgo del grande lavoro svolto. Ecco qualche immagine che vale più di tante parole.