INTRODUZIONE
Il sistema tradizionale di allevamento bovino in Valle d’Aosta prevede l’impiego della stabulazione fissa nelle aziende di fondovalle nei mesi invernali e l’alpeggio nei mesi estivi. Durante la stabulazione invernale, l’alimentazione è prevalentemente basata su fieni e mangimi complementari, somministrati separatamente (sistema tradizionale). Rispetto al sistema tradizionale, la tecnica
unifeed o “piatto unico” (che prevede la miscelazione dei diversi componenti della razione e la somministrazione degli stessi a volontà) ha mostrato in numerosi studi sperimentali, svolti su bovine da latte ad alta produzione come la razza Frisona Italiana, alcuni vantaggi di ordine fisiologico legati all’aumento dell’ingestione volontaria di alimenti (dovuta ad una maggiore appetibilità della miscelata) e alla migliore modulazione delle fermentazioni ruminali con conseguente incremento della produzione e qualità del latte prodotto. È inoltre necessario verificare se la tecnica unifeed apporti vantaggi di carattere gestionale, essenzialmente riconducibili alla riduzione dell’impiego di manodopera a livello aziendale.
La presente ricerca ha lo scopo di valutare se su bovine di razza Valdostana la distribuzione della dieta invernale secondo la tecnica unifeed è in grado di migliorare le performance produttive delle bovine in osservazione.
Nel rispetto del Disciplinare di Produzione del formaggio Fontina DOP, che vieta l’impiego di insilati nelle razioni delle bovine da latte, la miscelata prevedeva, oltre al mangime complementare, l’impiego di foraggi essiccati prodotti in loco. Si è trattato, quindi, di realizzare un
unifeed “secco”, in cui è stata aggiunta acqua quale legante allo scopo di evitare un’eccesiva demiscelazione.
REALIZZAZIONE DELLO STUDIO
La prova sperimentale è stata condotta presso l’azienda di Montfleury (AO). Sessanta bovine in lattazione di razza Valdostana sono state suddivise in due gruppi omogenei per produzione lattea, razza, età, peso corporeo e stadio di lattazione.
Ai due gruppi sono stati somministrati, in uguale quantità, fieno polifita di primo e secondo taglio e un mangime composto complementare. Gli alimenti sono stati somministrati separatamente nel primo gruppo -T- e secondo la tecnica unifeed “secco” nel secondo gruppo -U-. Il periodo sperimentale è durato in totale 70 giorni (dal 02/02/2010 al 13/04/2010). Prima dell’inizio della prova, è stato previsto un periodo di adattamento alle tecniche di somministrazione della razione di circa 20 giorni (dal 13/01/2010 al 01/02/2010, Transizione 1 – T1); allo stesso modo, al termine della prova è seguita una seconda fase di transizione di circa 15 giorni, durante la quale entrambi i gruppi sono stati nuovamente alimentati secondo la tecnica tradizionale (dal 14/04/2010 al 27/04/2010, Transizione 2 – T2).
A partire dai due gruppi sperimentali, sono stati formati due ulteriori sottogruppi di 12 capi ciascuno, omogenei per produzione lattea, stadio di lattazione, ordine di parto e composizione acidica del latte. Durante la prova è stata inoltre monitorata, in entrambi i sottogruppi, la quantità di alimenti ingerita. La rilevazione individuale della produzione di latte giornaliera e la raccolta dei campioni di latte durante le mungiture del mattino e della sera per le analisi qualitative sono state realizzate settimanalmente mentre i campioni di latte individuale per la determinazione del profilo acidico sono stati prelevati due volte al mese. Le stesse determinazioni sono state eseguite anche durante i periodi di transizione, nelle giornate del 26/01/2010 e del 27/04/2010.
RISULTATI
L’ingestione è risultata comparabile tra il sottogruppo di bovine alimentato con il sistema tradizionale e quello alimentato con la tecnica unifeed (U: 16,80 kg s.t.q.; T: 16,85 kg s.t.q.). La produzione e le caratteristiche compositive del latte (contenuto in grasso, proteine, residuo secco magro e urea) non sono state significativamente influenzate dalla tecnica di somministrazione degli alimenti (Tabella 1 e Figure da 1 a 3). Anche il profilo acidico del latte non mostra sostanziali differenze tra i due sottogruppi sperimentali.
Dal punto di vista quanti-qualitativo, i risultati ottenuti dal confronto delle due tecniche di alimentazione non evidenziano differenze circa la produzione di latte, per cui la scelta, da parte dell’allevatore, non potrà che essere di natura gestionale (costi di acquisto, funzionamento e ammortamento del carro trincia-miscelatore e risparmio di ore di lavoro).
L’assenza di variazione nella produzione di latte, a differenza di quanto osservato da altri autori che hanno operato analogamente nella zona di produzione del Parmigiano Reggiano, è da ricercare verosimilmente nell’attitudine produttiva della razza allevata (Valdostana vs. Frisona) e di conseguenza nel minor utilizzo di concentrati normalmente impiegati nella razione delle bovine in Valle d’Aosta (rapporto foraggi: concentrati pari a circa 66:33). Tale apporto di concentrati non è generalmente in grado di innescare processi fermentativi anomali nel rumine, deprimere le fermentazioni dei batteri fibrolitici in generale e dei cellulosolitici in particolare o determinare modificazioni dei processi di lipolisi e bioidrogenazione che avvengono a carico degli acidi grassi insaturi assunti con la dieta.
CONCLUSIONI
Poiché da un punto di vista quanti-qualitativo la produzione di latte prodotta dalle bovine in osservazione non ha evidenziato variazioni di rilievo in relazione alla tecnica di somministrazione adottata, per una corretta valutazione della possibile introduzione della tecnica unifeed nella realtà zootecnica valdostana la prova sperimentale sarà ripetuta nella stagione in corso; è evidente che se i risultati venissero confermati le valutazioni da fare saranno essenzialmente di ordine economico-gestionale.