La vendemmia appena conclusa sarà sicuramente ricordata come una delle più particolari e imprevedibili degli ultimi anni. A livello nazionale, le stime ci dicono che è anche la più scarsa degli ultimi 60 anni, con un livello produttivo di 40,3 milioni di ettolitri.
Il calo della produzione non è solo frutto delle stravaganze meteorologiche, ma è anche dovuto alla tendenza, in atto da oltre un quarto di secolo, di cercare, con vari sistemi, di riportare il settore vitivinicolo da eccedentario all’equilibrio di mercato. Per farsi un’idea delle dinamiche del settore è sufficiente scorrere alcuni dati: nel lontano 1980 la superficie nazionale coltivata a vigneto per uva da vino era di 1.230.000 ettari. Questa si è ridotta a 970.000 nel 1990, per arrivare agli attuali 684.000 (riferiti al 2010). Da ciò emerge che in trent’anni si è perso quasi il 50% del patrimonio viticolo nazionale. Nel 2011, poi, sono mancati alla produzione circa 10.000 ettari, estirpati con il premio di abbandono nel corso della campagna 2010, oltre a un numero di ettari quasi doppio “temporaneamente” tolto dalla produzione tramite la pratica della “vendemmia verde”, che ad esempio, per la sola Sicilia. è ammontata a 13.000 ettari. Nonostante tutto, dei 300 milioni di ettolitri prodotti annualmente a livello mondiale (40 miliardi di bottiglie), il 17% risulta ancora “prodotto in Italia”.
Venendo alla nostra regione, le stime che a luglio davano un incremento produttivo tra il 5 e il 10% (a livello nazionale si prevedeva un +5%), vanno oggi ridimensionate a un -15% complessivo, con andamenti molto difformi da zona a zona e anche, nell’ambito della stessa zona, da caso a caso. In generale, si registrano decrementi del 14/15 per cento per la zona di Donnas, leggeri incrementi del 2/3% per le zone di Arnad e Chambave, cali produttivi importanti in alta Valle, dal -15 per cento della zona di Morgex fino al -25/30% dell’Enfer per arrivare al circondario di Aosta, dove convivono aziende che registrano sia il segno più che quello meno.
Il decorso stagionale è stato particolare fin dall’inizio, con una fase di germogliamento molto precoce, grazie a una decina di giorni con temperature estive nel mese di aprile, seguito da una fioritura altrettanto precoce, anche se non ovunque uniforme, a causa di sbalzi termici ed alcune piogge. All’estate decisamente fresca è seguito un mese di settembre classificato, a livello nazionale, come il più caldo dal 1800 a oggi. Ciò ha comportato una raccolta anticipata per gli standard alpini, con punte che hanno toccato le tre settimane per i precoci e una buona parte di autoctoni, per ridursi a 8/10 giorni per i nebbioli. Sono stati riscontrati anche momentanei arresti di maturazione durante il ciclo vegetativo, conseguenti a fenomeni di stress della vite. In conclusione, un’occhiata all’andamento delle diverse tipologie produttive che compongono la Denominazione di Origine Controllata Valle d’Aosta. I dati forniti dall’organismo di controllo (Valoritalia s.r.l.) vedono, al primo gennaio 2010, un potenziale di vino atto a Valle d’Aosta doc pari a 14.666 hl; nel corso del 2010 ne sono stati certificati 11.595 hl e imbottigliati 11.234, pari a 1.497.867 bottiglie da 0,75 litri. Volendo stilare una “top ten”, il primo posto spetta al Torrette con 312.000 bottiglie, seguito dal Pinot Noir con 151.000; al terzo posto troviamo lo Chardonnay con 103.000, seguito da Fumin (101.700), Blanc de Morgex et de la Salle (98.700), Gamay (97.100), Petite Arvine (86.200), Chambave Muscat (78.300), Müller Thurgau (75.000) e Pinot Gris (55.000).