Il
Trattato sull'Unione Europea (firmato a Maastricht
il 7 febbraio 1992 ed entrato in vigore il 1° novembre 1993)
è il testo fondatore in materia di moneta unica in quanto
prevede la creazione dell'unione economica e monetaria e stabilisce
le date che ne avrebbero scandito le diverse tappe, oltre
ai criteri di convergenza che gli Stati membri debbono rispettare
per poter partecipare all'UEM.
Più specificatamente, il documento programma la realizzazione
dell'Unione economica e monetaria in tre fasi: la prima è
iniziata il 1° luglio 1990 con l'abolizione dei controlli
sui capitali, la seconda il 1° gennaio 1994 e corrisponde
ad un periodo di preparazione della moneta unica durante il
quale è stato costituito l'Istituto Monetario Europeo, che
ha cessato di esistere con l'avvio della terza fase (1° gennaio
1999), i cui elementi fondamentali sono la Banca Centrale
Europea e la moneta unica
(Euro).
I criteri di convergenza stabiliti dal trattato di Maastricht
sono:
Tasso di inflazione superiore al massimo dell'1,5%
alla media dei tre Stati membri con il tasso di inflazione
più basso;
Disavanzo pubblico non superiore al 3% del PIL e debito
pubblico non superiore al 60% del PIL;
Tasso di interesse nominale a lungo termine superiore
al massimo del 2% alla media dei tre stati membri con il tasso
di inflazione più basso;
Rispetto dei normali margini di fluttuazione stabiliti
dallo SME senza gravi tensioni nè svalutazioni per almeno
due anni.
I criteri di convergenza secondari sono l'integrazione dei
mercati, la bilancia dei pagamenti, i costi salariali, gli
indici dei prezzi e lo sviluppo dell'ECU. Successivamente
il Consiglio europeo di Madrid del 1995 stabiliva che la nuova
moneta si sarebbe chiamata Euro e fissava definitivamente
le date del periodo transitorio (dal 1° gennaio 1999 al 31
dicembre 2001) e del periodo finale (dal 1° gennaio al 1°
luglio 2002).
Fase transitoria
(Equivalenza totale fra Euro e moneta nazionale)
Il processo di introduzione all'Euro è disciplinato dai regolamenti
del Consiglio n. 1103/97 del 17 giugno 1997 e n. 974/98 del
3 maggio 1998; quest'ultimo costituisce una sorta di legge
monetaria dell'UE applicabile ai soli Stati membri partecipanti;
a ciò si aggiungono tre raccomandazioni della Commissione
in materia di "spese bancarie per la conversione in Euro"
(98/286), "doppia indicazione dei prezzi e di altri importi
in moneta" (98/287), "dialogo, vigilanza e informazione allo
scopo di facilitare il passaggio all'Euro" (98/288).
Il periodo transitorio ha avuto inizio il 1° gennaio 1999
ed è destinato a preparare una fase finale alquanto breve;
il quadro giuridico dei due periodi è diverso; il primo è
disciplinato dal regolamento n. 974/98, il cui concetto fondamentale
è la totale equivalenza tra la nozione "unità Euro" e la nozione
"unità monetaria nazionale".
L'Euro è diviso nelle unità monetarie nazionali, ovvero in
unità non decimali, in base a tassi di conversione fissi;
la suddivisione delle monete nazionali in unità divisionali
viene così mantenuta (art. 6 del regolamento). Un Euro si
divide infatti in cento cent (divisione decimale - art. 2
del regolamento); ciò significa che una data somma può essere
espressa indifferentemente in Euro, cent o lire, trattandosi
di denominazioni diverse dello stesso valore.
Il periodo di transizione è altresì caratterizzato dal principio
"né obbligo né divieto" (art. 8.1 del regolamento 974/98):
ciò significa che nessuno può essere obbligato, salvo alcune
eccezioni, ad utilizzare l'Euro, ma anche che nessuno può
esserene impedito.
Fase finale
(Doppia circolazione dell'Euro e delle monete nazionali)
Il periodo finale inizierà il 1° gennaio 2002, e sarà caratterizzato
dalla doppia circolazione dell'unità Euro e delle unità
monetarie nazionali; in altre parole, a partire da tale
data avranno corso legale sia le banconote e le monete metalliche
in Euro che quelle in valuta nazionale. Queste ultime saranno
progressivamente ritirate. Le retribuzioni, i servizi sociali
ed il commercio al dettaglio avverranno in Euro.
La conseguenza pratica più importante consisterà nel fatto
che, a partire dal 1° gennaio, i contratti, gli assegni
ed i trasferimenti avverranno in Euro. Entro il 28 febbraio
2002 sarà terminata la transazione delle amministrazioni
e dei servizi pubblici e le banconote e monete metalliche
nazionali non avranno più corso legale; circoleranno quindi
solo le banconote e le monete metalliche in Euro e i distributori
automatici di denaro saranno adattati.
La doppia circolazione solleverà diverse problematiche di
natura pratica sia per i consumatori, che potrebbero avere
due portafogli, sia per i commercianti, che potrebbero trovarsi
nella condizione di gestire due casse. Per favorire il passaggio
della moneta nazionale all'Euro sono stati dati i seguenti
suggerimenti:
Erogazione di solo Euro nei distributori automatici;
Nelle transazioni commerciali dare il resto in Euro
indipendentemente dall'unità di pagamento;
Ritirare dalla circolazione, più rapidamente rispetto
ai tempi stabiliti, la vecchia moneta (in Germania, ad esempio,
il DM perderà validità dal 1° gennaio 2002, anche se i commercianti
si sono impegnati a continuare ad accettarlo per qualche tempo).
Contrariamente ad un'idea diffusa infatti, un lungo periodo
di doppia circolazione non consente di preparare psicologicamente
i consumatori all'Euro perché questi saranno tentati di
utilizzare la moneta nazionale quanto più a lungo possibile;
la preparazione del consumatore deve terminare nel periodo
proprio per permettere un adattamento graduale.
Aspetti pratici e psicologici del passaggio all'Euro
L'adattamento all'Euro rappresenta una sfida per i cittadini
Europei, tanto più che la moneta non è un semplice oggetto
tecnico o economico ma un'espressione dei valori complessivi
di una società.
L'introduzione all'Euro comporterà innanzitutto problemi di
calcolo; in primo luogo, i tassi di conversione ufficiali
consistono in sei cifre e ciò rende più complicati i calcoli
per i consumatori; in secondo luogo, come già accennato, esistono
difficoltà legate alle regole di conversione e di arrotondamento
quando si vuole passare da un importo in Euro equivalente
con la vecchia denominazione e viceversa.
Ci si dovrà inoltre abituare ad una quantità diversa di banconote
e monete metalliche in tasca e ad una scala diversa di valori
espressi dalle banconote e monete metalliche (ad esempio,
il consumatore belga conosce solo cinque tipi di monete mentre
quello francese nove). Ulteriori difficoltà di ordine pratico
sono rappresentate dal fatto che il alcuni paesi, ad esempio,
il consumatore belga conosce solo cinque tipi di monete mentre
quello francese nove). Ulteriori difficoltà di ordine pratico
sono rappresentate dal fatto che in alcuni paesi, ad esempio,
non esistono i centesimi oppure in alcuni paesi la circolazione
media delle banconote per abitante è di gran lunga superiore
rispetto ad altri (es. 21 banconote per abitante in Finlandia
contro le 51 in Austria).
Gli italiani, che finora hanno utilizzato le monete metalliche
solo per spese di poco conto, con l'Euro dovranno imparare
a riconoscere il valore elevato delle monete.
Ancor più grave è il rischio di confusione delle scale di
valori; la comparsa dell'Euro porterà a dividere prezzi e
valori con cifre talvolta elevate: un'errata valutazione di
tali valori può comportare un cambiamento di atteggiamento
dei cittadini e influire sul loro reddito portandoli ad astenersi
da determinate spese o, al contrario, spingendoli verso un
iperconsumo.
Per ciò che riguarda gli aspetti psicologici più importanti
legati al passaggio dell'Euro, bisogna sottolineare che alcuni
paesi sono particolarmente legati alla propria valuta nazionale
e hanno difficoltà psicologiche e sociologiche a rinunciarvi;
tali difficoltà rendono indispensabile un'informazione che
riguardi sia gli aspetti pratici che quelli culturali e politici.
Oltre alle informazioni utili, utilizzabili e utilizzate,
esistono disposizioni comunitarie finalizzate ad incentivare
la fiducia (raccomandazione della Commissione del 23 aprile
1998):
La doppia indicazione dei prezzi
L'indicazione contemporanea di un importo nelle valute nazionali
e in unità Euro consente ai consumatori di riassestare le
proprie scale di valore; tale indicazione dovrebbe essere
non equivoca, facilmente identificabile e leggibile; devono
essere sempre utilizzati i tassi di conversione ufficiali
e bisogna sempre arrotondare al cent superiore.
Il marchio Euro
I rappresentanti a livello Europeo dei consumatori da una
parte, e dei professionisti del commercio, del turismo e
dell'artigianato, dall'altra, hanno fatto un passo importante
per assicurarsi la fiducia dei consumatori in occasione
del passaggio all'Euro, firmando, sotto l'egida della Commissione
Europea, un accordo relativo a norme di condotta volontarie
durante il periodo transitorio.
L'accordo, firmato a Bruxelles il 30 giugno 1998, rientra
in un quadro di concertazione cui ha dato inizio la tavola
rotonda sull'Euro del 15 maggio 1997, in seguito alla quale
sono stati creati numerosi gruppi di lavoro, tra cui uno
sull'accettazione dei prezzi e della scala di valori in
Euro; le conclusioni della relazione di questo gruppo sono
state riprese, da una parte, nella comunicazione della Commissione
dell'11 febbraio 1998 "Aspetti pratici dell'introduzione
all'Euro: il punto della situazione", e, dall'altra, dai
rappresentanti dei consumatori e dei professionisti che
hanno negoziato l'accordo.
I professionisti che lo desiderano possono quindi impegnarsi
a rispettare con i loro clienti le sei norme di condotte
relative all'uso dell'Euro; potranno allora servirsi di
un logo che dia ai consumatori la sicurezza necessaria.
Tutto il dispositivo, nonché la gestione del marchio, sarà
gestito in maniera centralizzata da un organo neutrale,
gli "Osservatori locali del passaggio all'Euro".