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Educazione
e teatro nella scuola dell’autonomia
Le riflessioni sugli snodi
portanti del fare teatro “nella” e “con” la scuola
che un gruppo di 40 insegnanti ha riassunto in un documento progettuale
per il ministero. L’obiettivo: far uscire il teatro dalla clandestinitá.
Il seminario a cui abbiamo avuto l’opportunità
di partecipare è stato promosso dal Ministero della Pubblica Istruzione
e organizzato dall’Ente Regionale del Friuli-Venezia Giulia, sotto
la responsabilità scientifica della prof.ssa Angela Felice
in collaborazione con il prof. Mario Brandolin.
Ha coinvolto 40 docenti selezionati provenienti da tutte le regioni d’Italia
che avevano già maturato esperienze pratiche di allestimenti teatrali
all’interno della scuola, soprattutto superiore, autonomamente o
in collaborazione con esperti esterni.
La nostra partecipazione, motivata per entrambe da competenze ventennali
nel campo teatrale, garantisce un raccordo diretto ed immediato della
scuola valdostana con le tendenze nazionali più innovative.
E’ dal Ministero che è partita l’iniziativa di un “Master
di perfezionamento teatrale” il cui scopo era l’elaborazione
di un modello progettuale per l’educazione teatrale nella scuola
riconosciuto istituzionalmente a livello nazionale.
Il gruppo dei partecipanti - insegnanti, operatori e personalità
del mondo teatrale - ha pertanto riflettuto sugli snodi portanti del fare
teatro “nella” e “con” la scuola, ed ha elaborato
una carta di comportamenti teatrali e scolastici corretti, suscettibili
di applicazione trasversale e di riconoscimento ministeriale.
La scommessa era di dare ordine e coerenza a quel vasto arcipelago che
è oggi l’esperienza teatrale nella scuola.
Piccola cronistoria ministeriale
Il Protocollo d’intesa sull’educazione al teatro, firmato
nel settembre ’95 dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri -
Dipartimento dello Spettacolo, dal Ministro della Pubblica Istruzione
e dall’Ente Teatrale Italiano (ETI) - ha aperto nuove prospettive
ai rapporti tra Teatro e Scuola, favorendo l’incontro fra due mondi
che da tempo dialogano tra loro e consentendo alle multiformi e significative
esperienze che si realizzano a scuola di uscire dalla “clandestinità”.
In seguito, il Ministero della Pubblica Istruzione - MURST ed il Dipartimento
dello Spettacolo, nel Protocollo d’intesa del giugno 1997, hanno
sottolineato l’importanza dell’educazione teatrale ed in generale
dei linguaggi artistici ed audiovisivi “in una società
civile in cui le tendenze in atto verso la società dell’informazione
pongono i giovani a contatto con un contesto comunicativo complesso e
connotato da una pluralità di linguaggi, anche nella vita quotidiana...
le attività espressive ed artistiche hanno dato prova di offrire
un contributo significativo per l’arricchimento dell’offerta
formativa...”.
In una società in fermento evolutivo, cambiano gli “scenari
dei saperi” tant’è che il Ministero sottolinea la trasformazione
dei linguaggi che, nell’era della comunicazione di massa, si intrecciano
sempre più, articolandosi in messaggi che mettono in gioco contemporaneamente
tutti i canali della percezione e della conoscenza.
Nella Direttiva n. 365, il Ministero della Pubblica Istruzione dichiara
che: “L’educazione ai linguaggi artistici ed audiovisivi
costituisce un ambito prioritario di intervento per l’espressione
delle autonome iniziative degli studenti nel contesto delle attività
finalizzate all’educazione alla salute e alla prevenzione delle
tossicodipendenze...”. Il teatro infatti mette in relazione
il mondo cognitivo ed emotivo dei ragazzi e consente di tessere relazioni
tra persone, con la vita e con se stessi. Nel favorire l’incontro
con l’altro da sé, si definisce con forza la sua funzione
umana e civile, tra utopia e affermazione di valori, tra domande e ipotesi
sul senso della vita. Il teatro quindi è anche il luogo nel quale
i giovani, presente e futuro della società civile, si apprestano
a diventare cittadini.
All’interno della scuola, poi, è comprovata la sua efficacia
nel promuovere l’integrazione degli alunni in difficoltà
e con disturbi di comportamento. Far apprendere i ragazzi e al contempo
farli desiderare, emozionare, sognare, dialogare, ragionare facilita il
raggiungimento del “successo formativo” anche per i più
demotivati.
Quale spazio può esserci oggi per
l’educazione teatrale nella scuola dell’autonomia?
Dal recente Protocollo d’intesa tra Ministero della P.I, l’Ente
Regionale Teatrale (ERT) e il Teatro Club Udine, si evince che il Ministero,
favorendo l’applicazione della legge sull’Autonomia scolastica,
(art. 21 della L. 15 marzo 1997 n. 59), considera l’educazione teatrale
“una delle direttrici di sviluppo dell’autonomia e sempre
meglio dovrà collegarsi alla funzione nuova che le educazioni varie
dovranno giocare nel complesso della programmazione didattica come snodo
interdisciplinare completamente integrato nei curricoli.”
Così, se viene riconosciuta l’opportunità di integrare
l’educazione teatrale nel curricolo, si apre il problema di “come”
attuare questa indicazione.
Nella prima fase del corso
e precisamente dal 9 al 12 ottobre 2000, tre gruppi di lavoro hanno avuto
il compito di indagare le problematiche relative rispettivamente alla
scrittura drammaturgica, al rapporto tra spazio-corpo e racconto
ed infine all’incontro fra teatro e nuovi media. Il tutto
sotto la guida e la supervisione di esperti e studiosi di autorevole rilievo:
Loredana Perissinotto, Alessandro Marinuzzi, Maria
Mazzei, Carlo Infante in collaborazione con Davide Venturini
e Carlo Presotto. Ha aperto i lavori, Giuliano Scabia,
autore e noto regista del teatro italiano.
Nella seconda fase del corso,
dal 15 al 16 dicembre 2000, i partecipanti, dopo aver esaminato, i contributi
individuali di ciascuno, divisi in sottogruppi, hanno elaborato una bozza
del documento di indirizzo conclusivo. Quest’ultimo dopo ulteriori
revisioni, è stato presentato a Roma il 4 maggio 2001 in occasione
della presentazione del volume Geografia del teatro scuola in Italia.
Questioni aperte
Sono tante le domande che nelle intense giornate di full immersion a Udine
ci si è posti circa il rapporto teatro-scuola e l’inserimento
dell’educazione teatrale nel curricolo.
Ci si è interrogati sulle peculiarità educative di forme,
contenuti, abilità dell’educazione teatrale, sulle metodologie
di lavoro da utilizzare, sul come, che cosa e se valutare, sui soggetti
coinvolti.
• Il teatro a scuola: disciplina o
linguaggio trasversale?
• Inoltre, curricolare o extra-curricolare?
• Quali i soggetti: l’insegnante
e/o un operatore teatrale? Quali i rapporti?
• Quali testi e quale drammaturgia?
• Quali tecniche teatrali privilegiare?
• Quale formazione per i soggetti coinvolti?
• Come valutare?
Dal confronto serrato di esperienze diverse e opinioni anche contrastanti
è emerso un documento unitario.
Il documento di Udine in parte propone delle soluzioni ai nodi problematici
individuati dal gruppo di insegnanti che lo ha elaborato.
“IL TEATRO NECESSARIO”
Documento di indirizzo del Master di Udine |
Premessa
Perché fare teatro nella scuola di oggi?
La domanda non sembri oziosa, dal momento che nella scuola le attività
legate all’espressione teatrale hanno conosciuto in questi
anni un considerevole rilancio, in maniera diffusa su tutto il territorio
nazionale.
Questo fenomeno si può spiegare con un duplice ordine di
fattori:
1) da un lato, sul piano storico, è il risultato di una esperienza
pedagogico-educativa che negli ultimi trent’anni, pur con
diversificati indirizzi di base, ha aperto il mondo della formazione
alla pratica dell’espressività teatrale, evidenziandone
le valenze educative, di socializzazione, di produzione e promozione
culturale e civile;
2) dall’altro, nei confronti della contemporaneità,
può essere letto come risposta del recupero di spazi individuali,
di comunicazione interpersonale e di creatività, rispetto
alla problematicità del processo di globalizzazione.
A fronte delle esperienze dei passati decenni, l’inserimento
del teatro nella scuola risponde a nuove richieste e si configura
secondo nuove procedure.
Non si tratta più, infatti, dell’animazione teatrale
degli anni settanta finalizzata ad una liberazione ludica di fantasia
ed energia, né di un mero incontro tra scuola e teatro professionale,
né di un suo uso strumentale subalterno alla didattica. La
prospettiva odierna richiede piuttosto una sottolineatura e una
valorizzazione dei problemi legati alla comunicazione, alle nuove
tecnologie e alla consapevolezza (storica, culturale, espressiva,
antropologica, teoretica) dei linguaggi verbali e non verbali che
improntano la scena e la realtà
dei rapporti umani, soprattutto di quelli giovanili.
A tal fine, il teatro risulta una opportunità unica, uno
spazio-tempo necessario, in quanto può far acquisire saperi,
competenze, abilità e valori, autonomi e in reciproco rapporto,
nonché capaci di orientare anche a futuri e possibili sbocchi
lavorativi: saper ascoltare, parlare, convivere, scrivere, vedere,
orientarsi, riconoscere e riconoscersi, rispettare, valorizzare,
saper ideare, saper trasformare, apprezzare, progettare, costruire,
giudicare, scegliere, decidere, inventare, inventarsi...
Sono saperi che, per la loro piena ed efficace realizzazione, richiedono
la conoscenza e la pratica di un corredo di regole ed esperienze
specifiche, abbinate ad un metodo che abbracci utenza, contesto,
risorse, competenze e ambiente.
Per tutto questo, il teatro può consolidare i risultati conseguiti
nel passato, rilanciare i valori già acquisiti e sperimentare
nuovi progetti, grazie alle opportunità offerte dalla scuola
dell’autonomia aperta al territorio e alla molteplicità
di risorse e stimoli provenienti dalla società contemporanea.
Come, quando, con quali contenuti, con chi,
con quali strumenti dare realtà a questi intenti nella scuola
dell’autonomia?
Modalità
Il primo nodo da sciogliere è la modalità organizzativa.
E’ possibile indicare tre diversi livelli autonomi, ma interconnessi,
di intervento.
area curricolare nazionale
In questo ambito la trattazione della letteratura italiana (greca,
latina, inglese, francese, ecc.) deve dare uno spazio effettivo
alla analisi e alla conoscenza della scrittura drammaturgica e alla
didattica della visione spettacolare.
area curricolare locale
Vanno attivati moduli - indicativamente di 20 ore - ai quali possono
liberamente iscriversi gli studenti lungo il corso del ciclo di
studi, al fine di approfondire tematiche e pratiche specifiche del
conoscere e del fare teatro. A titolo di esempio, esse possono consistere
in scrittura drammaturgica, critica teatrale, espressione corporea,
approfondimento di autori o fenomeni teatrali, nonché in
iniziative di recupero e di valorizzazione della cultura e della
lingua locali. Tali moduli, inseriti all’interno dell’Offerta
Formativa dell’Istituto, devono essere caratterizzati da dignità
e qualità culturale e prevedere una certificazione della
congruenza tra gli obiettivi programmati e i risultati conseguiti.
Per l’attuazione di tali moduli, inoltre, possono essere coinvolti
specialisti esterni, che provengano dal mondo universitario, teatrale
e della comunicazione, e agiscano in compresenza con gli insegnanti
interni della scuola.
area extracurricolare
Le attività di area curricolare troveranno il loro sbocco
nella pratica attiva del laboratorio teatrale, che sarà gestito
dai docenti della scuola anche in regime di partenariato con esperti
esterni. Tale modalità di lavoro, formalizzata in un progetto,
garantisce due risultati: da un lato, l’introduzione degli
elementi tecnici specifici necessari; dall’altro, un collegamento
organico con gli altri due livelli e quindi con l’itinerario
formativo personalizzato di ogni singolo studente. Ogni gruppo -
di una dimensione indicativa di 15/25 studenti - avrà a disposizione
un monte di 40/60 ore, potrà avere dimensione pluriclasse
e potrà prevedere un esito finale visibile del percorso.
E’ essenziale che l’attività di laboratorio si
integri nel percorso formativo, con pari dignità rispetto
alle discipline, garantendo nel contempo uno spazio di autonomia
e di libertà creativa dei singoli studenti e privilegiando
quei percorsi che diano voce alla cultura giovanile.
Ogni istituzione scolastica dovrà essere fornita di locali
attrezzati o teatralizzabili.
Le risorse potranno essere attinte da fondi ministeriali, Enti Locali,
sponsor privati.
Competenze e formazione dei
docenti e degli operatori
Solo la motivazione di docenti e discenti, in un ambiente scolastico
favorevole, rende possibili ricerca, sperimentazione ed attività
teatrale. Sono di rinforzo a questo requisito di base la curiosità,
la capacità progettuale, la disponibilità al confronto
con competenze diverse, la flessibilità nella mediazione
culturale, fermo restando il possesso di esperienze e competenze
in ambito teatrale che costituiscono il presupposto primo in grado
di garantire una corretta impostazione dell’attività
teatrale nella scuola.
I soggetti operanti in questo contesto, pertanto, devono essere:
1) docenti esperti e/o formati che gestiscono autonomamente attività
teatrali;
2) docenti esperti e/o formati che si avvalgono della collaborazione
con esperti esterni (partenariato);
3) docenti che svolgono funzioni di mediazione pedagogico-culturale
e, quindi, sono in grado di promuovere progetti, individuare le
collaborazioni esterne, organizzare attività in rete nel
territorio (partenariato).
Per quanto riguarda i docenti della scuola, queste figure, non reciprocamente
esclusive, vanno individuate in considerazione della flessibilità
della scuola dell’autonomia (organico funzionale, progetti
rete, funzioni obiettivo, ecc.).
Il rapporto tra docente e teatrante, a sua volta, è l’incontro
di due “tecnici” avente come fine, dentro la scuola,
la relazione pedagogica. Tale rapporto deve essere elastico, cioè
passibile di spostamento dell’uno o dell’altro ai bordi
della scena teatrale, ma nel rispetto del ruolo di entrambi. Il
principio di complicità tra professionista del teatro e insegnante
sarà la chiave di volta del teatro nella scuola.
Di qui la necessità di una formazione continua, capillare
e mirata, che scaturisca dalle esigenze delle scuole e che sia gestita
in forma autonoma e/o in raccordo con gli Enti territoriali.
La formazione, poiché si fonda sulla integrazione tra arte
teatrale e pedagogia, deve riguardare sia i docenti sia gli esperti
esterni. In quest’ottica si ritiene opportuna una formazione
integrata, parimenti rivolta ai soggetti interagenti nel contesto
dell’attività teatrale a scuola, nel quadro di un aggiornamento
ricorrente a carattere anche nazionale e istituzionale, nonché
collegato con le risorse del territorio.
Si rende, d’altro canto, necessario riconoscere la “professionalità
teatrale” fin qui acquisita dai docenti attraverso esperienze
e percorsi individuali suscitati spesso dalla passione. E in avanti
si devono prevedere percorsi di formazione specialistica per i futuri
docenti.
Va scoraggiata ogni operazione che riduca la scuola a cliente privilegiato
di un’offerta che le è estranea.
Infine, va incentivato l’intervento di professionisti teatrali
di riconosciuto prestigio, dotati anche di capacità didattica
sia nella formazione dei docenti, e nella collaborazione con essi,
che nelle attività con gli studenti.
Contenuti
Il teatro è il luogo privilegiato della comunicazione e del
rapporto tra le persone. E’ essenzialmente una modalità
espressiva che può interessare qualsiasi contenuto (il vissuto
dei ragazzi; le problematiche di attualità, anche ispirate
al territorio e alla cultura locale; le curiosità e gli interessi
culturali, anche a partire dalle aree disciplinari), ma nel presupposto
di base che è lo studente il protagonista attivo della relazione
didattica.
L’elemento fondamentale e sostanziale è tuttavia costituito
dai codici, dai modi, dalle forme della comunicazione teatrale.
Gli studenti devono essere messi in condizione di appropriarsi delle
diverse tecniche che riguardano la comprensione e l’analisi
delle forme-spettacolo, la stesura o la rielaborazione di un testo,
l’uso del corpo, della voce, degli oggetti, degli spazi, delle
luci, del commento sonoro. Non si tratta di fornire una grammatica
normativa rigida, ma di proporre delle procedure specifiche, coerenti
con gli obiettivi e i contenuti dell’attività di laboratorio.
Queste procedure devono indirizzare lo studente alla identificazione
consapevole delle proprie possibilità espressive, potenziando
le attitudini individuali. Le tecniche devono servire a rafforzare
le capacità comunicative interpersonali e del gruppo, anche
in relazione al tessuto sociale.
Particolare attenzione deve essere rivolta alla drammaturgia. Il
testo può essere prodotto attraverso esercizi di improvvisazione
teatrale o di scrittura creativa, oppure può essere frutto
dell’incontro con un testo letterario, teatrale o di altra
natura (un’opera d’arte figurativa, un brano musicale,
una fotografia, una intervista, ecc.). Gli studenti devono però
essere mesi nelle condizioni di interagire con le tematiche e gli
stimoli del testo di partenza, metabolizzandoli a propria misura
e integrandoli con il proprio vissuto.
Col progredire dell’iter scolastico le tecniche di supporto
per questa operazione diverranno via via più sofisticate
e potranno fare riferimento ai contenuti storici, letterari, linguistici,
tecnologici, ma sempre in funzione della specificità del
laboratorio teatrale che non può essere semplicemente subordinato
alla didattica disciplinare.
Se da un lato si sottolinea la connotazione ludica del teatro, dall’altro
è importante che gli alunni acquistino consapevolezza che
l’espressione della propria personalità e creatività
non può essere arbitrio individualistico, ma è rapporto
dialettico con codici e convenzioni, confronto con valori storici
e individuali. Ciò significa anche attenzione al destinatario,
sia esso interno o esterno, del proprio atto comunicativo.
Tale attività può opportunamente essere integrata
e affiancata dalla visione e decodifica di spettacoli teatrali,
siano essi professionali ovvero allestiti da altri studenti. Ciò
consente un affinamento delle abilità critiche attraverso
l’analisi del testo spettacolare e contribuisce alla qualità
del progetto laboratoriale, da intendersi non come replica di un
modello di riferimento, ma come percorso aperto agli stimoli e alle
suggestioni provenienti dalle più varie esperienze fruitive.
La complessità del linguaggio teatrale odierno può
implicare inoltre l’uso di strumenti multimediali. Ciò
può trovar posto all’interno dei percorsi creativi
degli studenti, per la loro archiviazione e documentazione, nonché
contribuire anche allo studio e all’analisi di materiali spettacolari,
nell’ottica della didattica della visione. In una ottica più
aggiornata, inoltre, un progetto formativo capace di far interagire
gli elementi del teatro con quelli della multimedialità può
operare almeno su tre livelli:
1) la creazione multimediale per la scena, in progetti di “scenografia
interattiva”;
2) l’animazione teatrale con i nuovi media, rivolta sia al
sistema educativo sia verso la promozione delle nuove forme di cittadinanza
e partecipazione digitale;
3) la multimedialità off line e on line per la gestione del
sistema informativo, della documentazione e della memoria del teatro.
Allegati
Il “teatro necessario” e la scuola
di base
Esulava dai compiti del gruppo di lavoro nazionale riunitosi a Udine
lo studio del documento d’indirizzo per la scuola di base.
Pur tuttavia, nel considerare estendibile anche per il ciclo inferiore
della scuola riformata la premessa al documento “Il teatro
necessario”, desideriamo qui sollecitare le Istituzioni a
pensare ad un impianto integrato, complessivo e articolato del progetto
educativo per quanto attiene al teatro e ai linguaggi dell’arte,
come già espresso nei Protocolli d’Intesa del 1995
e del 1997.
Pensare e realizzare, anche, raccogliendo i fili delle pratiche,
delle esperienze e degli studi che, anche solo nel decennio novanta,
hanno interessato e coinvolto la scuola dell’infanzia, la
scuola elementare e media, al fine di mettere a fuoco le “modalità”
dell’incontro tra scuola e teatro più opportune in
relazione all’età degli allievi, nonché al contesto
educativo e socioculturale.
Sosteniamo questo punto anche alla luce dei contatti che alcuni
componenti del gruppo di lavoro di Udine hanno tenuto con altre
iniziative svoltesi nel dicembre 2000, quali il Convegno organizzato
dal Comune di Torino “Il piacere dell’arte”, patrocinato
dal Ministero della Pubblica Istruzione, e il Convegno di Bologna
“Educar danzando”, promosso dall’Università
degli Studi e dall’Associazione Mousiké, nonché
patrocinato dal Ministero per i beni e le attività culturali:
iniziative che avevano come soggetti dell’incontro coi linguaggi
artistici il bambino e l’adolescente.
La Rassegna di Teatro della
Scuola
“La rassegna è quella manifestazione che accoglie i
lavori teatrali realizzati in ambito educativo e li presenta ad
un pubblico sia scolastico che allargato, in un tempo e luogo stabiliti”.
Come documentato nel libro Geografia del teatro scuola in Italia.
Le rassegne di teatro studentesco (a cura del Ministero P.I.,
ETI, Agita, ERT-Friuli V.G.), la rassegna è un fenomeno diffuso
in tutto il paese. Essa costituisce una straordinaria opportunità
di incontro/confronto formativo, culturale, civile ed estetico tra
grandi e piccoli cittadini, oltre che essere un’occasione
di verifica degli obiettivi posti a premessa del percorso e del
progetto realizzati in ambito scolastico. Il gruppo nazionale di
lavoro di Udine sollecita l’attenzione dell’Istituzione
verso una promozione di questo evento, così da affrontare
e offrire anche soluzioni ai problemi di vario genere, come si può
evincere anche dai contributi contenuti nella pubblicazione sopra
citata, che l’organizzazione di una rassegna, quale ne sia
la sua tipologia ed estensione, comporta.
La (in)formazione
a) Il problema della formazione, rispetto sia al personale della
scuola che agli operatori teatrali e ai mediatori culturali, resta
centrale e urgente. Auspichiamo una formazione integrata quale frutto
di un’approfondita riflessione a tutto campo e di una revisione
epistemologica sulla specificità del teatro della scuola.
La sperimentazione di eventuali “progetti pilota” dovrebbe
essere accompagnata anche da iniziative a livello nazionale di “sensibilizzazione”
all’informazione.
b) L’informazione mirata a far conoscere l’offerta del
proprio territorio, nel suo patrimonio e nella ricerca in atto,
per quanto attiene sia al “fare teatro” che al “vedere
teatro”, può costituire il primo passo per una diffusa
competenza di base degli adulti.
Tra gli strumenti per una campagna informativa in tal senso, utili
anche per l’approfondimento e l’aggiornamento, individuiamo:
la rassegna, l’editoria, l’aggiornamento “in festival”,
le giornate “nazionali” delle arti.
La valutazione
La valutazione – procedure, tempi, criteri, ambiti –
resta un problema delicato, in un campo di attività di cui
è difficile individuare con precisione gli elementi (culturali,
psicologici, sociali?) delle abilità e competenze conseguite
o conseguibili dagli studenti. L’argomento resta comunque
un nodo da risolvere, anche per il fatto di dare reale consistenza
didattico-formativa e piena credibilità scolastica ad una
attività, anche laboratoriale, che coinvolge il mondo dell’educazione.
Su questi aspetti il gruppo nazionale di Udine ritiene che si debba
organizzare uno specifico master di discussione e di approfondimento.
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Risposte del documento
• Il teatro a scuola: disciplina o
linguaggio trasversale?
L’insegnamento del teatro a scuola, pur integrato nel percorso
formativo con pari dignità rispetto alle altre discipline e pur
costituito da codici, modi e forme di comunicazione proprie non si
può ridurre ad una “disciplina” nel senso tradizionale.
Infatti al centro di questo insegnamento si pone non lo studio della letteratura
teatrale (che potrebbe coincidere con il programma d’insegnamento
delle letterature italiana, latina, greca, inglese, francese, tedesca…),
ma IL LABORATORIO cioè il luogo dell’incontro dei vissuti,
della valorizzazione delle persone nella loro totalità, della ricerca.
E’ il momento produttivo che finalizza l’acquisizione
di strumenti espressivi e la trattazione di contenuti letterari, filosofici,
sociali, scientifici ecc.
Il teatro a scuola è essenzialmente una modalità espressiva,
uno spazio di esperienza e di ascolto e vi possono confluire contenuti
diversi.
L’intervento teatrale si articola in un PROGETTO che vede coinvolti
più soggetti con competenze diverse ed esclude la ripetizione di
contenuti formalizzati in un “programma”.
Per questi motivi la descrizione che il documento fa delle caratteristiche
auspicabili per una introduzione del teatro nella scuola sembra confermare
la definizione già ipotizzata nel Protocollo d’Intesa tra
ERT e M.P.I. di snodo interdisciplinare.
• Curricolare o extra-curricolare?
Il documento, pensato per la scuola superiore, indica gli spazi in cui
le varie attività potrebbero aver luogo:
- al mattino, le attività più teoriche e l’acquisizione
di alcuni elementi del linguaggio, anche in organizzazioni modulari dell’orario
(area curricolare);
- nel pomeriggio, il momento creativo del laboratorio (area extracurricolare)
accanto ad altre proposte offerte alla libera scelta degli alunni (ad
es. Progetti sulla salute, su temi ecologici ecc.).
A nostro avviso qui i termini “curricolare ed extracurricolare”
sono usati con una accezione un po’ superata: “al di fuori”
ed “all’interno” dei programmi.
Noi pensiamo che all’interno di una concezione di curricolo
inteso come percorso formativo individuale e offerta formativa
complessiva dell’ Istituto, questa terminologia vada rivista
a favore di una completa integrazione nei curricoli
anche del laboratorio.
• Quali i soggetti: l’insegnante
e/o un operatore teatrale?
Si è discusso molto sulla validità ed i limiti dei due modelli
europei di riferimento: quello inglese con un insegnante specializzato
nella “disciplina teatro” e quello francese con il partenariato
fra due soggetti: un operatore teatrale e l’insegnante che collaborano
sulla base delle diverse competenze.
Infine si è optato per un modello aperto, che tenesse conto delle
diverse esperienze maturate all’interno del territorio nazionale
e che sottolineasse la centralità dell’insegnante, a cui
garantire il riconoscimento e l’acquisizione di competenze specifiche.
• Quali testi e quale drammaturgia?
Il testo teatrale è un testo letterario che, nella messa in atto,
diventa copione, viene adattato alle esigenze dell’interpretazione
e cambia sempre, dalle didascalie alle battute. E’ corretto proporre
ai nostri alunni non dei modelli drammaturgici, ingessati in una tradizione
da seguire filologicamente, ma dei testi da vivificare attraverso un’interpretazione
che può e deve partire dal punto di vista
dei ragazzi.
Non la rappresentazione presa a pretesto per invogliare i ragazzi ad apprendere
contenuti altrimenti rifiutati per la loro estraneità alla sensibilità
odierna, ma il confronto con le stesse opere per favorire l’emergere
di problematiche attuali, di vissuti contemporanei introdotti dagli stessi
“attori”.
E nuovi testi si possono scrivere a scuola, magari a partire da suggestioni
fornite da autori, per esempio attraverso le didascalie dei loro scritti
(“Immagina la prima scena del tuo spettacolo a partire da una didascalia
d’autore...”), oppure dall’esame di una cartina geografica,
dal primo verso di una poesia, dall’accostamento di due foto tratte
da pubblicità o da quadri d’autore o da titoli di quotidiani
o da improvvisazioni di dialoghi...
L’importante è anche capire che il teatro a scuola non deve
essere la brutta copia di quello dei professionisti: il teatro a scuola
è un’altra cosa.
• Quali tecniche teatrali privilegiare?
Nel documento conclusivo vengono genericamente indicate alcune tecniche
specifiche del linguaggio teatrale. Durante il Master, invece, si è
insistito molto sull’importanza della comunicazione attraverso l’uso
del corpo in funzione della narrazione. Seguendo un percorso strutturato
si può conoscere la grammatica del corpo e si cominciano ad utilizzare
consapevolmente elementi del linguaggio teatrale: direzione dello sguardo,
ritmo, occupazione dello spazio.
• Quale formazione per i soggetti coinvolti?
Nel nuovo scenario teatro/scuola le professionalità sono da ridefinire.
Viene ribadita più volte quindi la necessità di una formazione
continua che integri arte teatrale e pedagogia, che coinvolga insegnanti
ed educatori insieme e che si basi sul confronto e la condivisione critica
di esperienze significative in atto nella scuola italiana.
• Come valutare?
La valutazione rimane un problema aperto: chi partecipa allo spettacolo,
con quali modalità viene selezionato? (con i provini?!); quali
obiettivi formativi e quali cognitivi vengono presi in considerazione?
con quali parametri vengono valutati i ragazzi? (la recitazione, la partecipazione,
l’impegno....?); infine, che cosa si valuta: il processo o il prodotto?
Dalle discussioni è risultato chiaro che tra i due elementi c’è
una bipolarità ed entrambi sono da prendere in considerazione:
il processo produttivo è importante quanto il risultato finale.
Conclusioni
Da questo documento, nato dal confronto di idee ed esperienze che ognuno
di noi ha maturato sul campo in tanti anni, emerge chiaramente la consapevolezza
che il lavoro teatrale con i ragazzi ha un significato altamente educativo
e didattico.
Ora due condizioni possono facilitare l’introduzione dell’educazione
teatrale nella scuola: l’autonomia scolastica e la riforma dei cicli.
L’autonomia scolastica consente infatti un’ampia flessibilità
di contenuti, orari, risorse umane e finanziarie e permette l’introduzione
di nuove educazioni finalizzate a curricoli più adeguati alle esigenze
individuali e locali.
La riforma dei cicli, se verrà attuata, implicherà una revisione
dei curricoli e dei saperi e quindi prenderà in considerazione
anche i linguaggi complessi della comunicazione, trascurati dalla scuola
precedente, ma dominanti nella realtà sociale.
Speriamo che il nostro lavoro da una parte contribuisca a far mantenere
le promesse ministeriali e dall’altra richiami l’attenzione
delle istituzioni, comprese quelle regionali, e dei responsabili scolastici
affinché vengano reperiti, ancora grazie all’autonomia, spazi,
finanziamenti ed opportunità.
Mariuccia Allera Longo
Insegnante di materie letterarie nella scuola media
inferiore di Verrès.
Referente per l’Educazione alla salute.
Ha collaborato per 15 anni con il Laboratorio Teatro Settimo.
Dal 1975 si occupa di teatro a scuola.
Agnese Molinaro
Insegnante di scuola elementare.
Dal 1994 è membro dell’équipe pédagogique dell’École
Valdôtaine.
Dal 1984 ha realizzato molteplici esperienze in campo teatrale come attrice,
organizzatrice e regista.
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