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Per cominciare a ragionare (1)

La scuola dell’infanzia di Antey-Saint-André (Aosta) è stata ricavata da una preesistente abitazione, destinata al normale utilizzo familiare, della quale è ancora possibile individuare tracce consistenti. L’edificio scolastico che i bambini stanno frequentando ha fornito il forte aggancio emotivo che serviva per partire alla scoperta del tempo. Paola Navillod e Raffaella De Propris hanno costruito un percorso che ha permesso ai loro alunni di elaborare sul campo il concetto di cambiamento utilizzando, per fare questo, lo strumento della comparazione.

Come è nata l’idea di un percorso sul concetto di tempo?
L’idea è nata dal tema “Il cambiamento del paesaggio” proposto per un Concours Cerlogne, la festa annuale del patois, il dialetto valdostano. La nostra scuola è stata ricavata da una vecchia casa del 1600 ed è inserita nel borgo medioevale di Antey-Saint-André. Si tratta di un edificio al quale i bambini sono affettivamente molto legati e che fa parte del loro paesaggio di vita e di quello dei loro genitori. L’edificio è un forte elemento di transformation du paysage che può facilmente fornire agli alunni un elemento concreto al quale ancorarsi per scoprire lo spazio e il tempo e i cambiamenti che questi producono.

Cosa vi proponevate con questa attività?
L’ipotesi che avevamo era quella di offrire agli alunni un percorso concreto per portarli a comprendere le trasformazioni che comporta il trascorrere del tempo. La scelta, crediamo quasi obbligata, è stata quella di partire dal concetto di cambiamento. E, poiché si tratta di un concetto molto astratto, lo abbiamo calato in una situazione concreta e motivante: i cambiamenti subiti dalla nostra scuola. Ci siamo poste però il problema di offrire un substrato affettivo alle conoscenze. E questo è l’altro motivo per cui è stata scelta la scuola come oggetto di studio. La sua grande e radicale trasformazione è evidente e, soprattutto, rappresenta il luogo dove si svolge la vita quotidiana dei nostri alunni. Per mantenere, anche a livello linguistico, questa componente affettiva, accanto al francese, è stato utilizzato il patois, lingua di comunicazione quotidiana per molti alunni.

Concretamente come si è sviluppata l’attività?
Abbiamo individuato nell’interazione con un personaggio mediatore il momento di partenza dell’attività. Per fare questo, si è prestato un esperto del Brel (Bureau Régional pour l'Ethnologie et la Linguistique), Andrea Rollandoz che dobbiamo assolutamente ringraziare per la grande e gratuita disponibilità dimostrata.
Ha giocato, al di là delle sue funzioni, il ruolo dell’attore impersonando il campagnard d’antan proiettato nel futuro da una vecchia sorcière. Questo personaggio è stato casualmente trovato addormentato, da noi e dai bambini, vicino alla mensa della scuola e nessuno di noi sapeva chi potesse essere. Lui stesso, una volta risvegliatosi, non ha più riconosciuto i luoghi. L’elemento magico si è aggiunto e sovrapposto all’elemento storico per rendere più comprensibili ai bambini i cambiamenti sopravvenuti rapportandoli alle loro capacità di concettualizzazione. Durante la visita, il personaggio ha ritrovato la struttura della sua
vecchia abitazione, ma non ne ha più riconosciuto le parti: manca il fienile, manca la stalla… e ci sono tanti bambini. L’enumerazione di ciò che c’era ancora e ciò che invece è cambiato ha permesso ai bambini di scoprire le funzioni delle varie parti di una vecchia abitazione e quelle della loro scuola attuale. E, poiché la scuola è pienamente inserita nel tessuto urbanistico del villaggio, è risultato semplice introdurre nel discorso degli accenni ai cambiamenti sopravvenuti nel borgo. Il personaggio si è stupito della quantità di nuove case costruite e di come, nel tempo passato, alcuni luoghi non fossero nelle stesse condizioni: il bosco era diminuito, la superficie dei campi aumentata, il corso del torrente cambiato.
Abbiamo, infine, voluto rendere coscienti i bambini del fatto che alcuni oggetti sono di recente invenzione. A questo scopo, il personaggio, nel trovarsi di fronte ad alcuni nuovi strumenti quali la televisione o l’ascensore si è dimostrato stupito e non ne ha capito l’utilizzo. è stata anche questa una grande scoperta perché i bambini tendono, vista l’età anagrafica, a vivere il presente come fosse il sempre. Infine, il personaggio è letteralmente scomparso. La sua sparizione è stata giustificata con l’ipotesi che fosse tornato indietro, nel suo tempo. Questo personaggio, grazie anche all’immediatezza e alla capacità comunicativa di chi lo ha interpretato, ha immediatamente suscitato nei nostri alunni la voglia di interscambio tanto che spontaneamente hanno approfittato del campagnard per porgli delle domande e fornirgli informazioni.

Come avete sistematizzato queste conoscenze?
Abbiamo utilizzato forme di rielaborazione grafica che risulta più adeguata all’età anagrafica dei nostri alunni rispetto a quella scritta. Abbiamo lavorato sulla storia della scuola confrontando i due edifici, quello vecchio e l’attuale, paragonando le vecchie foto e vecchie planimetrie con quelle attuali. Il confronto è stato fatto sovrapponendo i lucidi attuali ai precedenti ed evidenziando differenze e somiglianze. Si è trattato di un vero laboratorio dove le idee sono state analizzate sviluppate insieme.

Avete anche cercato altre vie per incentivare la comprensione del tempo che passa?
Per dare ai bambini l’idea che questa situazione non si limitava alla realtà di Antey-Saint-André, li abbiamo accompagnati alla Maison Bruil di Introd. Pensavamo fosse interessante e motivante vedere dal vivo, e non solo con gli occhi della fantasia, gli oggetti e gli ambienti che il campagnard aveva descritto. Quegli oggetti vecchi, spariti dall’uso comune e lontani nel tempo, hanno ritrovato una loro collocazione in ambienti reali. I bambini, nel vedere queste ambientazioni, hanno utilizzato frasi del tipo “Proprio come ha detto il campagnard”, segno che la loro fantasia era rimasta colpita ed erano in grado di collocare quell’esperienza in un altro ambito: cioè generalizzare.

I vostri alunni sono stati cambiati da questa esperienza?
È nato un grande interesse. Questa è la prima sensazione che abbiamo avuto. La partecipazione, le narrazioni ai genitori anche da parte di bambini che poco raccontano a casa dell’attività scolastica, sono sintomi chiari e inequivocabili. La loro scuola è diventata un oggetto che esisteva prima di loro e i punti di confronto delle loro scoperte sono diventati il racconto del campagnard e la visita alla Maison Bruil. Un esempio: nella scuola c’è un camino, residuo della vecchia casa. è stata una scoperta. Un camino per fare la polenta era esattamente quello che si poteva vedere nel museo di Introd e combaciava con il racconto del loro nuovo “amico”. Il fatto che gli alunni lo abbiano intuito ci ha fatto capire quanto siano cambiati il loro atteggiamento e la loro percezione: hanno cominciato a vedere un’altra scuola e con altri occhi. Noi pensiamo che questo sia stato possibile soprattutto perché è stato trovato un tema che li ha motivati emotivamente e culturalmente e, quindi, li ha avvicinati all’oggetto di studio, altrimenti tutto sarebbe risultato troppo astratto e lontano.

Intervista a Raffaella De Propris e Paola Navillod

 

 

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