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Il
PEL per la scuola altoatesina
IL
SISTEMA SCOLASTICO IN ALTO ADIGE/SÜDTIROL
L'Alto Adige/Südtirol
è una provincia abitata da poco più di 468.000 abitanti,
che gode di un'ampia autonomia, ancorata a una legge costituzionale, lo
Statuto di autonomia, di cui sono state stese due versioni: la prima nel
1948, la seconda nel 1972. Questa autonomia risponde soprattutto all'esigenza
di tutelare e promuovere i diritti delle popolazioni che qui abitano storicamente
(tedesca per il 69,15%; italiana, per il 26,47% e ladina, 4,37%), a cominciare
dalla garanzia di crescere nella propria lingua e nella propria cultura.
Tra le norme previste dallo Statuto di autonomia del 1972, vi è
l'art. 19, che riconosce ai tre gruppi linguistici ufficialmente residenti
in Provincia il diritto a una formazione nella propria madre lingua, sulla
base del principio che l'acquisizione e l'uso della lingua contribuiscono
ad assolvere, per le minoranze, un compito di formazione dell'identità.
Di conseguenza, il sistema scolastico è costituito da tre scuole
distinte e separate (dalle materne alle superiori), ciascuna facente capo
a una propria Intendenza scolastica e a un proprio Assessorato alla scuola.
Nella scuola italiana e in quella tedesca è previsto che tutte
le discipline siano impartite in madre lingua, tranne la lingua seconda
e quelle straniere; per la scuola ladina, invece, si è scelto un
modello paritetico. Ciò significa che l'insegnamento viene impartito
sulla base dello stesso numero di ore per italiano e tedesco, entrambe
lingue veicolari (per "veicolare" si intende una lingua non oggetto, ma
strumento di studio di altre discipline).
La lingua ladina è usata nelle scuole materne come lingua veicolare
e viene insegnata in tutte le scuole di ogni ordine e grado per una-due
ore settimanali (dal 1988, nelle scuole medie è generalmente usata
come lingua di insegnamento della geografia). Questa modalità consente
all'alunno ladino di affrontare a scuola le tre lingue (ladino, tedesco,
italiano) come oggetto, ma anche come strumento di studio. A queste si
aggiungono le lingue straniere, in particolare l'inglese.
La scuola italiana e quella tedesca si basano invece sullo stesso modello
monolingue, con l'introduzione della seconda lingua a partire dalla prima
elementare e della lingua straniera, l'inglese, dalla scuola media. In
realtà, le due scuole sono andate distinguendosi, specie negli
ultimi anni, perché una sempre maggiore pressione del gruppo linguistico
italiano a favore dell'apprendimento della lingua seconda e di quella
straniera, ha fatto sì che nella scuola italiana si introducessero
sperimentazioni molto precoci di apprendimento della seconda lingua, il
tedesco, a partire dalla scuola materna, e di quella straniera, l'inglese,
dalla quarta elementare. Dall'anno scolastico 2003-2004, inoltre, nella
scuola italiana vengono introdotte sperimentazioni di insegnamento veicolare
in tedesco e in inglese in tutti gli ordini e gradi, che si vanno ad aggiungere
a sperimentazioni già in atto, con un'esposizione alla lingua tedesca
dalle sei alle dieci ore settimanali. Nella scuola tedesca, invece, si
preferisce curare l'apprendimento della lingua tedesca (la Hochsprache),
poiché la popolazione parla comunemente il dialetto, a tutti i
livelli sociali. Inoltre, vi è da sottolineare che la popolazione
in lingua tedesca difende abbastanza strenuamente la scuola nella propria
lingua, poiché ad essa lega il mantenimento della propria identità.
Per questi due motivi (forte diglossia e difesa dell'identità)
si preferisce quindi procedere nell'alfabetizzazione in lingua tedesca,
con una presenza relativa della seconda lingua, l'italiano, che dal 2003-2004
verrà insegnato obbligatoriamente per un'ora in settimana a partire
dalla prima classe della scuola elementare, più un'ora facoltativa.
Negli anni successivi, in questa scuola, l'orario settimanale della seconda
lingua resta quello consolidato da tempo, oscillando intorno alle quattro-cinque
ore nelle elementari, cinque ore nelle medie, tre-cinque ore nelle scuole
superiori, a seconda degli indirizzi e delle classi, mentre sono ancora
vietate le sperimentazioni di lingua veicolare.
Come si potrà indirettamente comprendere da questa breve, ma necessaria
presentazione del sistema scolastico altoatesino, qui convivono sistemi
scolastici che, obbedendo a esigenze sociali e politiche, cercano di rispondere
alle richieste dei gruppi linguistici di riferimento e perciò si
basano su interpretazioni diverse della norma. Ci troviamo pertanto di
fronte a un panorama molto variegato per quanto riguarda l'apprendimento
linguistico, con orari, modalità di insegnamento e metodologie
diverse applicate a seconda della scuola frequentata. Ne emerge come minimo
un trilinguismo, perseguito in tempi, modi e con risultati diversi; a
ciò si aggiunga la presenza di altre lingue sul territorio parlate
dai nuovi immigrati (circa il 3% della popolazione attuale), che frequentano
in prevalenza la scuola in lingua italiana, ma che sempre più si
stanno avvicinando anche alla scuola in lingua tedesca.
IL
RUOLO DELLA L2 NEL PERCORSO FORMATIVO
In
questo panorama così vario e complesso un elemento di spicco è
dato dalla presenza della seconda lingua (tedesco per gli italiani, italiano
per i tedeschi) nelle due scuole dei gruppi linguistici numericamente
più consistenti.
Scopo primario dell'apprendimento della seconda lingua è sì
quello del possesso strumentale della lingua, ma anche e soprattutto,
nel nostro particolare contesto, l'avvicinamento, tramite la lingua, alla
cultura dell'"altro" che vive accanto a noi. Per questo motivo l'insegnamento
della lingua seconda non è mai stato disgiunto dalla necessità
di far acquisire una sensibilità interculturale, assolutamente
fondamentale nel nostro caso, che costituisce, se raggiunta, un patrimonio
basilare per avvicinarsi a persone di altre lingue e culture senza il
filtro di stereotipi o, peggio ancora, di pregiudizi, e diventa anche
un mezzo per conoscere meglio se stessi e la propria cultura. Ciò
significa promuovere negli alunni l'attitudine e la capacità di
vedere il nuovo e il diverso come occasione di maturazione e di arricchimento
di sé.
La seconda lingua accompagna gli studenti italiani e tedeschi fino alla
quinta superiore e l'importanza del suo ruolo è stata sottolineata
dall'introduzione, nel 1999, della prova scritta di seconda lingua all'interno
della terza prova dei nuovi esami di Stato.
I programmi, in base ai quali la seconda lingua viene insegnata sono stati
creati in loco e sono diversi, in parte perché essi devono conformarsi
alle necessità di ciascuna scuola, in parte perché risentono
di visioni culturali e di metodologie legate storicamente a ciascuna lingua.
L'insegnamento/apprendimento di ambedue le lingue avviene comunque rispettando
alcuni principi comuni, che qui sintetizzo:
• insistenza sullo sviluppo della competenza comunicativa;
• orientamento all'azione;
• necessità di una costante riflessione sui processi linguistici;
• collegamento con la L1 e la L3 (mediante il modello della didattica
linguistica integrata);
• accento posto sull'apprendimento interculturale;
• riferimento alle procedure centrate sull'alunno/a.
IL
PORTFOLIO DELLE LINGUE PER L'ALTO ADIGE/ SÜDTIROL
L'Alto Adige
non poteva restare estraneo all'adozione di un Portfolio delle lingue,
uno dei documenti che al momento maggiormente favoriscono il confronto
fra i sistemi scolastici europei e che segnano il percorso di apprendimento
degli alunni del Continente nella direzione di un'unità di intenti
e di modalità valutative comuni o confrontabili.
Nel momento in cui si è deciso di introdurre il Portfolio delle
lingue nella scuola altoatesina, la nostra situazione di plurilinguismo,
così complessa e relativamente omogenea, su cui incidono condizioni
sociolinguistiche e percorsi scolastici differenziati, ha inevitabilmente
condizionato la scelta da operare sul documento da adottare.
Innanzi tutto, si è deciso di creare un Portfolio comune agli alunni
dei tre sistemi scolastici, seppur suddiviso per fasce di età:
un documento per gli alunni delle quarte e quinte elementari (9 -11 anni),
uno per quelli delle medie (11 -14 anni), uno per quelli delle superiori
(14 -19 anni).
Il progetto, piuttosto ambizioso, vede la partecipazione congiunta dei
tre Istituti Pedagogici, rispettivamente per il gruppo linguistico tedesco,
per il gruppo linguistico italiano e per quello ladino, oltre alla partecipazione
delle tre Intendenze scolastiche.
Questa prima decisione di creare un documento comune e quadrilingue (italiano,
tedesco e ladino, oltre all'inglese, una delle due lingue ufficiali del
Consiglio d'Europa) non era così scontata, ma il gruppo di progetto
ha insistito sull'importanza del rispetto di questo principio, pur sapendo
che il Portfolio sarebbe stato adottato in realtà scolastiche che
si muovono autonomamente anche nell'insegnamento/ apprendimento linguistico.
Soprattutto sul piano istituzionale e politico questa scelta costituisce
un messaggio estremamente positivo, mentre offre l'opportunità
di un confronto stretto fra sistemi scolastici che non sempre comunicano
fra di loro.
Sul piano operativo, avevamo di fronte a noi due possibilità: riprendere
un Portfolio già validato per altre realtà, apportandovi
lievi adattamenti in funzione delle nostre esigenze, oppure elaborarne
uno nuovo, calato in modo specifico sulla realtà altoatesina, pur
rispettando il modello del Consiglio d'Europa. La prima opzione sarebbe
stata molto più economica e ci avrebbe consentito di disporre del
documento in tempi brevi. Non solo, l'esperienza di altri contesti avrebbe
potuto essere preziosa per evitare errori e situazioni di impasse nel
processo di creazione del Portfolio. La seconda soluzione presentava il
vantaggio di creare un documento che tenesse conto delle esigenze specifiche
del nostro territorio e, allo stesso tempo, permetteva al gruppo di progetto
e ai docenti coinvolti di seguire personalmente un processo di formazione,
così prezioso ogni volta che si affrontano percorsi innovativi
nella scuola. Si è scelta, quindi, la seconda opzione, pur facendo
costante riferimento ai documenti già approvati. A tale scopo,
i nostri lavori, che sono iniziati nell'autunno del 2002, si sono basati
su un primo momento di confronto con quanto già esperito nei contesti
internazionali e in quello italiano, tenendo conto di punti di riferimento
che rispecchiassero una realtà che si pone a cavallo fra mondo
italiano e mondo tedesco.
Una terza scelta riguardava l'impostazione da dare ai nostri documenti,
cioè il maggiore peso da attribuire alla funzione pedagogica, oppure
alla funzione documentativa e valutativa. Il Portfolio costituisce infatti
una delle modalità di valutazione alternativa che può affiancare
e talvolta sostituire quelle tradizionali; esso consente inoltre agli
alunni di documentare, con modalità riconosciute a livello europeo,
le competenze linguistiche acquisite. Per il Portfolio della scuola media,
in fase di avanzata creazione, si è privilegiata la funzione pedagogica,
pur non sottovalutando quella documentativa e valutativa. Quello della
scuola elementare, a cui il gruppo di progetto si accinge a lavorare,
verterà quasi esclusivamente sulla funzione pedagogica e documentativa,
cercando di evitare il più possibile ad alunni così giovani
di affrontare il problema dell'autodefinizione dei livelli di competenza,
che rischiano di risultare piuttosto lontani e perciò stesso estranei
al loro percorso formativo. Quello della scuola superiore, nelle intenzioni
del gruppo di progetto, dovrà tenere conto in modo equilibrato
della funzione pedagogica e di quella documentativa e valutativa, anche
per consentire agli alunni di documentare e di essere consapevoli delle
competenze acquisite in campo linguistico quando accederanno sia agli
studi post-secondari sia al mondo del lavoro.
Il
Portfolio Europeo delle Lingue per le scuole medie dell'Alto Adige/Südtirol
Il portfolio si articola in tre
parti, così come è richiesto dal Consiglio d'Europa:
- Biografia linguistica
- Dossier
- Passaporto linguistico
La parte più aderente alle
necessità specifiche degli alunni altoatesini è la
Biografia linguistica, che consente, di registrare i processi di
apprendimento, coinvolgendo gli studenti nella pianificazione, riflessione
e valutazione degli esiti, dei processi e dei progressi compiuti.
Inoltre, li incoraggia a definire ciò che sanno fare in ciascuna
lingua conosciuta, considera sia l'apprendimento formale sia quello
informale, aiuta a riflettere sulle esperienze di apprendimento
sia linguistico sia interculturale ed è uno strumento di
pianificazione delle tappe successive del percorso di apprendimento.
Le parti di cui è composta sono:
1. Io e le mie lingue: presentazione delle esperienze di
apprendimento linguistico in famiglia, nel proprio ambiente, a scuola
e nel contesto extrascolastico.
2. Io e l'apprendimento delle lingue: serie di suggerimenti
che possono aiutare l'alunno/a nell'apprendimento delle lingue,
rendendolo/a consapevole delle tecniche e delle strategie usate
e lo/la pongono a confronto con alcune non usate, che potrebbero
essere più efficaci di quelle a cui abitualmente ricorre.
3. Che cosa posso imparare sulle lingue: un aiuto a comprendere
che cosa sono le lingue e come funzionano (consapevolezza linguistica).
4. L'apprendimento interculturale: serie di progetti e suggerimenti
per esplorare il mondo e le sue culture e, grazie a ciò,
comprendere meglio la propria.
5. Mediazione: riflessione su come affrontare le situazioni
in cui si devono costruire ponti fra una lingua e un'altra.
6. Approccio ai testi: indicazioni, in forma di descrittori,
per capire meglio la pluralità dei testi e il loro possibile
uso.
7. Che cosa so fare nelle lingue che conosco: parte che,
tramite l'aiuto di descrittori, permette all'alunno/a di autovalutare
la propria competenza linguistica.
Volutamente la parte relativa ai descrittori di competenza è
stata posta alla fine della biografia, poiché si considera
che, in questa fascia di età, il compito più impegnativo
e più utile dell'alunno/a sarà quello di acquisire
gradualmente la capacità di riflessione e la consapevolezza
del proprio operato in campo linguistico e di essere sensibile alle
implicazioni che l'apprendimento di una lingua comporta, soprattutto
in ambiente multilingue. |
Si
cercherà così di riconoscere e rispettare le esigenze di
età evolutive diverse e le funzioni specifiche di questo documento
che a queste età e al relativo percorso di studi si collegano.
Infine, una particolare attenzione è stata posta alla lingua del
Portfolio. Tutte le sue parti sono espresse in un registro lessicalmente
e formalmente vicino agli alunni, evitando il più possibile un
linguaggio da iniziati. Questa scelta è stata anche suggerita dal
desiderio di permettere a quegli alunni, che lo volessero o che si sentissero
pronti, di usare il Portfolio non nella prima, ma nella loro seconda lingua.
I tempi previsti per la creazione, la sperimentazione e l'implementazione
di tutti e tre i tipi di Portfolio sono piuttosto impegnativi e coprono
un arco di anni che va dal 2002 al 2007.
CONCLUSIONI
L'adozione
di questo documento, che viene gestito prevalentemente dall'alunno/a,
implicherà uno spostamento della responsabilità del processo
di apprendimento e una condivisione degli obiettivi da raggiungere fra
docente e allievo/a. Ciò comporterà inevitabilmente un effetto
di retroazione che potrà condurre al ripensamento e alla rivisitazione
delle modalità di lavoro e di gestione della classe.
Carmen
Siviero
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