Storie di passione
La testimonianza di tre studenti
che hanno scoperto nel cavallo un alleato per affrontare la vita rivela
il notevole impegno dell’Associazione Valdostana Rieducazione
Equestre e Sportiva (AVRES) nel promuovere la riabilitazione attraverso
l’attività equestre.
Il cavallo risorsa terapeutica
Ho scelto come argomento per la tesina del colloquio
d’esame di Stato il cavallo. Questo animale mi ha incredibilmente
attratto fin da piccolo. A 7 anni ho iniziato con un pony della Camargue,
a 14 ho potuto montare il cavallo e ho iniziato un programma di ippoterapia
e volteggio, poi sono passato finalmente ad un programma di addestramento
sportivo agonistico con Elliot Of Cocò, un animale meraviglioso.
Ho un deficit visivo, che non mi permette di cogliere uno spazio allargato
nella sua interezza.
Dall'età di 14 anni sono stato inserito in un programma di rieducazione
equestre presso l'AVRES.
Ho iniziato un addestramento a terra di due ore alla settimana per la
conoscenza del cavallo e del suo mondo (pulizia del cavallo, conoscenza
dei finimenti e del loro uso, addestramento alla tecnica equestre).
Ho imparato il percorso che avrei fatto con il cavallo, tramite i riferimenti
di luci, dimensioni, angoli, immagini, suoni e segnali vari, percorrendolo
inizialmente a piedi.
Poi ho sperimentato l'andatura al passo. Man mano che approfondivo le
competenze tecniche, acquisivo fiducia nel cavallo e in me stesso, perfezionavo
la mia postura (spalle, collo, schiena, bacino, gambe) per arrivare
ad un corretto assetto; imparavo la coordinazione dei movimenti e perfezionavo,
incredibilmente secondo gli istruttori, l'orientamento nello spazio.
Verificato presso il medico oftalmologo che mi ha in cura che procedere
al trotto non mettesse a rischio la mia retina sono passato a questa
andatura più movimentata.
L'andatura al galoppo rimaneva una mia aspirazione: mi incuteva un po'
paura e mi eccitava. L’ho sperimentata per ultima, quando, probabilmente
avevo acquistato un buon orientamento spazio-temporale e quando ormai
ero in grado di eseguire correttamente le figure di dressage, al passo
ed al trotto.
Ricorderò sempre Estelle, una cavalla bianca docile e tranquilla
con la quale ho iniziato la rieducazione equestre. Mi dava fiducia e
rassicurazione e mi tranquillizzava. Spesso sognavo episodi della mia
vita quotidiana in cui era presente ed interveniva attivamente. Poi
ho lavorato con altri cavalli: da ultimo è arrivato Elliot Of
Cocò, con il quale ho iniziato una bella storia di addestramento
sportivo e di affetto.
Approfondendo la conoscenza dei cavalli, imparavo a distinguere il loro
carattere e imparavo che il cavallo è lo specchio del cavaliere.
Egli reagisce non solo agli stimoli che il cavaliere gli invia coscientemente,
ma soprattutto ai suoi sentimenti, alle sue emozioni, alle sue intenzioni
inconsce, al punto che le reazioni dell'animale possono essere percepite
come uno specchio dello stato emotivo e profondo del cavaliere.
Questo concetto mi è stato ancor più chiaro quando, all'età
di 18 anni, sono stato avviato all'addestramento allo sport agonistico
per disabili. A livello nazionale, la FISD (Federazione Italiana Sport
Disabili) aveva affiancato alle categorie di disabilità fisica,
per le competizioni equestri nazionali, quella dei non vedenti e quella
degli ipovedenti.
A partire dal 2002 ho ottenuto diversi successi a livello nazionale,
l’ultimo, nel 2004, è stato medaglia d'argento al concorso
nazionale.
Questi risultati mi hanno aiutato a prendere coscienza delle mie capacità
e a potenziare al massimo il mio residuo visivo, compensandolo con gli
altri sensi e con la memoria.
Il mio amore per i cavalli mi ha portato ad iscrivermi alla scuola di
masso-fisioterapia anche con l'intento di specializzarmi, in seguito,
in osteopatia equina e questo non solo per stare con loro più
tempo possibile, ma anche per poter fare a loro del bene ricambiandoli
di quello che fanno a me.
Desidero esprimere i miei ringraziamenti per il sostegno offertomi dalla
sig.ra Giovanna Piccolo, Presidente dell'AVRES ed operatore dell'équipe
di rieducazione equestre del Centro AVRES di Aosta.
Giovanni BALLAURI
La mia passione “Il Cavallo”
Mi chiamo Francesca Nieroz, ho 15 anni e frequento
il primo anno di liceo linguistico all'Istituto Magistrale “Regina
Maria Adelaide” di Aosta.
Io ho sempre amato gli animali e soprattutto i gatti e i cavalli. Fin
da piccola ho sempre vissuto con loro e a sette anni ho cavalcato per
la prima volta questo animale spettacolare.
Essendo portatrice di un lieve handicap fisico e dovendomi riabilitare
regolarmente per evitare un peggioramento della mia situazione ho dovuto
sottopormi a cicli di fisioterapia fin dal mio primo anno di età.
Nel 1999 ho raccontato della mia grande passione per i cavalli, durante
un colloquio, al mio neuropsichiatra che mi consigliò di sostituire
l'ippoterapia alla fisioterapia.
Solo nel 2001, fui finalmente inserita in un ciclo di riabilitazione
equestre presso l'AVRES.
Da tre anni partecipo al Campionato lombardo e ai Campionati italiani
assoluti, conseguendo, ogni anno, apprezzabili risultati. Attualmente
sto continuando gli allenamenti in attesa della prossima stagione agonistica.
Francesca NIEROZ
La vittoria non è facile
da gestire
Penso che per una persona disabile praticare dello
sport, sia una vera sfida. Siccome a me le sfide piacciono, nella mia
vita ho cercato sempre di praticare sport alla mia maniera.
Mi sono avvicinato al mondo dei cavalli da piccolo. La fisioterapista
mi aveva consigliato la pratica dell'equitazione per cercare di migliorare
la mia postura; i miei genitori decisero così di iscrivermi al
maneggio del mio paese. Nacque una passione. All'età di 16 anni
mi fu proposto d'iniziare l'ippoterapia con l'AVRES. A gennaio ’98
cominciai questa nuova meravigliosa avventura con il cavallo. A giugno
dello stesso anno la mia istruttrice mi propose di partecipare, come
fuori gara, ai Campionati italiani di equitazione per disabili fisici
a Novara, con me avrebbero partecipato anche gli altri tre ragazzi dell'AVRES.
Fu un'esperienza positiva, conobbi altri giovani con le mie difficoltà
e il mio entusiasmo. Ci presi "gusto". L’anno seguente
partecipai ai Campionati italiani e mi classificai sesto. Passai da
un'attività di ippoterapia all'attività agonistica. Il
2000, per me, rappresentò il punto di svolta: conobbi il piacere
della vittoria.
In gennaio partecipai ad una gara interregionale: mi classificai primo
e, soprattutto, riuscì a vincere la coppa di società,
motivo per me di orgoglio e di soddisfazione, potevo finalmente dire
grazie, con qualcosa di concreto, a chi aveva creduto in me. Il risultato
più importante arrivò a maggio. Vinsi per la prima volta
i Campionati italiani. Fu una gioia immensa, ricordo ancora quando mi
misero la medaglia al collo, risento gli applausi ed il sapore delle
lacrime di gioia che mi bagnavano il viso. Imparai anche che la vittoria
non è facile da gestire. L'anno successivo partecipai a diverse
gare con la consapevolezza di essere il campione italiano in carica
della mia categoria, per l’emozione sbagliai alcuni passaggi e
dovetti cedere il titolo. Analizzai la sconfitta a tavolino e capì
che era il momento di fare un passo avanti, dovevo mettermi a confronto
con altri atleti, e decisi di partecipare ad una gara internazionale.
A giugno del 2002 vinsi i Campionati lombardi e per la seconda volta
il titolo italiano. Fu una bellissima esperienza perché, per
la prima volta, partecipai con un cavallo messo a disposizione dall'AVRES.
Il 2002 fu un anno positivo, vinsi due medaglie d'argento ai Campionati
italiani e il commissario tecnico mi selezionò per partecipare
ai Campionati europei in Portogallo, dove mi classificai ottavo. Fu
un'esperienza emozionante: toccò a me rappresentare l'Italia.
Conobbi nuove tecniche di allenamento e nuovi adattamenti per l'assetto
in sella. Feci tesoro di questa esperienza e cercai di migliorarmi.
Il 2003 fu per me un anno di transizione, ai nazionali mi classificai
terzo, perdendo la possibilità di essere selezionato per i Campionati
mondiali. Ottenni un buon piazzamento ai Campionati lombardi e ad agosto
partecipai a Varsavia ad una gara internazionale per fare esperienza.
La trasferta mi permise di approfondire l’amicizia con i ragazzi
che avevo conosciuto in Portogallo. Ma avevo voglia di riscatto. In
aprile partecipai ai Campionati lombardi vincendo il test tecnico, il
test con la musica e mi aggiudicai il miglior punteggio della manifestazione.
Ero ai settimi cieli, anche perché avevo partecipato con Otello
II, cavallo di proprietà dell'AVRES. A maggio partecipai agli
italiani e vinsi, battendo un’atleta che, ai miei esordi, credevo
irraggiungibile. In giugno partecipai in Croazia ad una gara internazionale
e mi classificai terzo. Con questi risultati il commissario tecnico
mi ha selezionato come prima riserva per le Paraolimpiadi di Atene.
Spero che il futuro mi riservi nuove soddisfazioni: è mio grande
desiderio partecipare alle Paraolimpiadi.
Andrea VIGON
L’Associazione Valdostana
Rieducazione Equestre e Sportiva
L'AVRES (Associazione Valdostana Rieducazione Equestre
e Sportiva) è nata nel 1992, senza fini di lucro. Ha lo scopo
di contribuire alla riabilitazione dei disabili.
L'AVRES, in convenzione con l'Assessorato della Sanità, Salute
e Servizi Sociali della Regione Valle d'Aosta presta un servizio di
riabilitazione e di sport equestri a trentotto disabili valdostani.
Il servizio è gratuito ad esclusione della quota associativa
ed assicurativa.
Gli ambiti di intervento della
Riabilitazione Equestre
La FRDI (Federazione Internazionale di Equitazione
terapeutica) nel corso degli anni ed a seguito degli studi effettuati
ha individuato gli ambiti e le metodiche d'intervento dividendoli in
diversi modi.
1. L’ippoterapia
L’ippoterapia si basa sull'uso del movimento del cavallo come
strumento senza prevedere l'intervento attivo del soggetto. Richiede
tecnici dell'area sanitaria specializzati in rieducazione equestre che
operano con l'assistenza dell'istruttore di equitazione e l'impiego
di cavalli addestrati ad hoc. Si applica a soggetti con patologia neurologica
e psichica medio-grave. Si tratta quindi di un metodo più riabilitativo
che rivolto all'insegnamento delle tecniche equestri; può essere
utilizzata anche in soggetti con forme di disabilità più
lievi prima di passare alla rieducazione equestre.
2. La rieducazione equestre e il volteggio
La rieducazione equestre e il volteggio prevedono l'intervento attivo
del disabile nella guida del cavallo. Le finalità sono l'acquisizione
delle tecniche di equitazione oltre al conseguimento degli obiettivi
propri dell'area sociosanitaria, (riabilitativi neuromotori, psicologici,
comportamentali, educativi, sociali…)
L'istruttore di equitazione lavora in stretta collaborazione con i tecnici
dell'area socio-sanitaria. Trova una peculiare indicazione in soggetti
con problematiche cognitivo-comportamentali.
3. L’equitazione sportiva per disabili
Nel caso dell’equitazione sportiva per disabili si tratta del
passaggio ad una situazione integrata sul piano relazionale e sociale.
Può essere svolta attività agonistica vera e propria o
comunque attività competitiva, o dimostrativa. È la fase
della rieducazione equestre più strettamente connessa all'attività
di aggregazione e socializzazione.
La guida ed il consenso del medico nonché l'utilizzo di personale
specializzato sono essenziali per garantire tutte le persone coinvolte.
Giovanna RABBIA PICCOLO