Il Dottor Giuseppe Mercalli nei suoi scritti sugli “Elementi di Tassonomia Botanica” scriveva, nel 1906, che la dinamica di sviluppo di una pianta dipende da tre fattori: presenza di acqua disponibile, presenza di sostanze disponibili (in particolare azoto), temperatura (clima).
Il quarto fattore che influenza lo sviluppo di una pianta o meglio di una determinata popolazione botanica di un prato é l'uomo.
Attraverso i ritmi di irrigazione-concimazione-utilizzazione, l'uomo può fortemente modificare la composizione floristica di un sito. Studi fatti in Valle (Tipologia dei prati permanenti della Valle d'Aosta-IAR-1999), hanno evidenziato che attraverso rilievi botanici nei prati stabili è possibile risalire al tipo di gestione che l'agricoltore sta attuando, agli obiettivi che si propone e ai problemi che potrebbe incontrare in futuro: una sorta di tracciabilità botanica specifica che permette di seguire l'evoluzione o l'involuzione di un sito, di un prato o di un pascolo.
Irrigazione a Vert-Donnas. Il ritmo d'irrigazione assieme alla concimazione e all'utilizzazione modificano la composizione floristica di un sito
Come c'eravamo proposti nei precedenti articoli, pubblicati nei numeri 6/2006 e 1/2007 de L’Informateur, tentiamo di dare delle indicazioni per gestire meglio i prati e, soprattutto, per contenere le infestanti. Forse alcune soluzioni sono già conosciute e applicate, altre non sono più applicabili, altre sono ancora allo studio, ma rimane il fatto che è molto facile trovarsi con una superficie infestata e diventa molto difficile poterla recuperare in termini qualitativi.
Gestione sostanza organica
Gli effetti positivi del letame sono indiscussi come lo é anche il suo valore fertilizzante e commerciale; infatti è l'unico concime in grado di coprire un importante ruolo in tutti gli aspetti della fertilità del terreno, agendo anche sulla struttura, sugli aspetti microbiologici e su quelli chimici. Il letame deve essere rivoltato e soprattutto stagionato.
Pulsatilla alpina: se non viene contenuta, la specie
degrada drasticamente la produzione quali-quantitativa
del pascolo d'alpeggio
Il liquame, nel rispetto del Regolamento regionale n°6/95, dovrebbe essere sparso in giornate nuvolose oppure prima del turno di irrigazione, in modo che non si crei la crosta in 2-3 giorni. In questo caso sarebbe opportuno effettuare una leggera erpicatura superficiale in modo da migliorare la disgregazione della sostanza organica. Una particolare raccomandazione va fatta a proposito della diluizione del liquame con l'acqua; anche se con l'aumentare dei volumi aumentano i costi (più ore macchina e operatore) studi svizzeri indicano che una minore concentrazione di azoto nell'acqua realizza un maggiore assorbimento dell'elemento stesso da parte delle piante. Sicuramente la produzione di liquame crea problemi maggiori rispetto al letame, ma le aziende dotate d'idonea superficie e con carichi ottimali superano tranquillamente le problematiche relative alla gestione di tale deiezione. Il liquame diluito permette di concimare efficacemente pendii con giaciture elevate e pericolose da percorrere con le trattrici e gli spandi-letame. La dose di concimazione di liquame va dai 10 ai 15 mc diluito al 50% con acqua per ogni utilizzazione.
Difesa preventiva
La prima lotta da mettere in atto contro le specie infestanti è la distruzione o perlomeno il contenimento della disseminazione, eliminando la parte aerea della pianta prima che raggiunga la maturazione.
Non tutti i semi che cadono a terra diventano plantule, spesso quelli più grandi sono predati dagli uccelli, dai topi, dalle lumache e dalle formiche; se la presenza di semi è abbondante non bisogna quindi effettuare delle lavorazioni che potrebbero interrare i semi e garantirne una cospicua germinazione, ma è meglio lasciare agire il gelo invernale e seminare in primavera.
Sfalcio anticipato
(Deprimage)
La sperimentazione effettuata nelle regioni dell'arco alpino ha dimostrato più volte che interventi di deprimage all'avvio del ricaccio primaverile, con trincia, permette di “rompere” il normale accrescimento delle infestanti; tale operazione contiene il loro sviluppo e, se ripetuta per più anni, permette di farle regredire percentualmente, in particolare quelle a foglia larga.
Pascolo anticipato
Confronto tra due utlizzazioni di prato. Eseguendo lo
sfalcio al momento opportuno si evita la disseminazione
delle infestanti
Il bestiame ovino-caprino o giovane bestiame bovino pascola su uno stesso appezzamento di norma per tre giorni. Tale tecnica fa sì che le erbe infestanti, normalmente ricaccianti prima delle altre, siano subito brucate e quindi impedite nel loro normale sviluppo. Al terzo giorno, se lo stato del prato non soddisfa, si può attuare una trasemina sfruttando circa mezza giornata di calpestamento animale che favorisce l'attecchimento del seme sparso. Questa tecnica é consigliata soprattutto in presenza di forte pendenza dove altre tecniche (risemina-diserbo) non sono applicabili o sono pericolose. Per una maggiore efficacia del metodo bisogna ripetere negli anni il pascolo sulle dette superfici.
Sfalcio dei residui del pascolamento
Spesso in autunno durante il pascolo, il bestiame bovino tende a lasciare molti residui vegetali: erbe poco appetibili, troppo mature, colpite da malattie fungine (graminacee) o sporcate da calpestio in giornate piovose. Questi residui, se non eliminati, ostacolano i ricacci ma non ostacolano lo sviluppo di alcune infestanti stolonanti (es. Ranunculus repens), che facilitano la formazione di cespi duri che nel tempo degradano la cotica.
Sfalcio delle bordure e uso di acque irrigue pulite
Sempre più spesso i costi di gestione dell'azienda e la sua organizzazione non permettono l'uso di manodopera sufficiente per sfalciare correttamente le bordure dei prati nel corso della fienagione. Al fine di evitare la disseminazione delle specie infestanti è importante controllare i bordi dei canali, i cigli delle strade, le sponde dei torrenti e i canali a cielo aperto.
Risemina
Tecnicamente è molto importante preparare bene il letto di semina, che deve essere ben rifinito, spietrato, soffice ma assestato e livellato. Questo intervento può essere fatto sia in primavera, quando si beneficia dell'umidità residua invernale, oppure ad agosto, in modo che le plantule possano produrre un idoneo apparato radicale prima dell'inverno, o addirittura in autunno. Ottimi risultati pratici sono stati ottenuti con l'utilizzo di piante di copertura e in particolare con l'avena che impedisce quasi completamente lo sviluppo di specie non seminate. La sua concorrenza verso i miscugli si estingue tuttavia rapidamente. Per ottenere una buona qualità foraggiera lo sfalcio deve essere effettuato prima della spigatura.
Trasemina
Le operazioni prevedono l'uso di una particolare macchina trainata che abbina un erpice leggero, una seminatrice e un rullo gommato. In primavera, al momento del ricaccio, con la stessa passata sulla superficie è possibile con la parte anteriore dell'erpice grattare la superficie del terreno, distribuire il seme, coprirlo con la seconda parte dell'erpice e livellare con il rullo tutto il terreno. I tempi di lavoro sono gli stessi di una normale erpicatura primaverile e i risultati sono soddisfacenti, anche se devono essere ripetuti ogni anno per mantenere un minimo di compattezza della cotica erbosa.
Sementi di qualità certificate
Per la risemina è importante l'impiego di sementi di buona purezza (esenti cioè da semi estranei) e di ottima germinabilità ed energia germinativa. Rivolgendosi al mercato bisogna pretendere miscugli affini alle nostre condizioni climatiche e alle necessità aziendali.
Diserbo
Macchina per trasemina Questa macchina permette di erpicare,
riseminare e rullare contemporaneamente in una sola passata.
Si tratta di una pratica ad alto impatto ambientale. Questa tecnica estrema può essere applicata, previo parere tecnico, in presenza di infestanti difficili da eliminare con i metodi tradizionali. Attuare un diserbo vuol dire anche proteggere la zona trattata e soprattutto cambiare la gestione futura di quell'appezzamento.
E' importante conoscere le caratteristiche vegetative (esempio l'apparato radicale) e comportamentali della pianta per scegliere un prodotto commerciale idoneo, selettivo o totale. Molte piante cominciano però a dare delle resistenze ad alcuni prodotti chimici e, ad oggi, l'unica soluzione consiste nell'impiego a rotazione di tutti i formulati a disposizione. Oggi 8 specie infestanti sono divenute resistenti allo stesso principio attivo e, di queste, 5 hanno sviluppato resistenza ad almeno 4 diverse famiglie di erbicidi. Le graminacee (esempio Setaria ed Echinochloa) sembrano avere maggiore propensione ad adattarsi agli erbicidi e quindi a sviluppare resistenze. E' doveroso ricordare che esiste il divieto assoluto di utilizzare tali prodotti per le aziende aderenti alle misure agroambientali del Piano di Sviluppo Rurale (2007-2013).
Tecniche alternative
Si possono menzionare alcune tecniche innovative ancora in fase sperimentale, costose e difficilmente proponibili per i prati ma a basso impatto ambientale. Queste tecniche sono utilizzate per colture che producono tornaconti alti oppure con produzioni in ambiente chiuso (serre) e vanno dal biodiserbo, all'entomodiserbo e al microdiserbo.
Il problema delle infestanti probabilmente non sarà mai risolto definitivamente, nemmeno con l'uso di nuovi formulati chimici. L'agricoltore deve trovare un compromesso all'interno dell'azienda che gli permetta di mantenere in efficienza produttiva le superfici, attuando preferibilmente tecniche a basso impatto ambientale. Per mantenere in efficienza il nostro ambiente montano è indispensabile frenare l'abbandono delle aziende ancora attive nella media montagna, in particolare quelle medio-piccole, e promuovere le attività agro-silvo-pastorali.
Bibliografia
Malerbologia. P. Catizone e G. Zanin. Patron Editore. 2001
Erbe spontanee e infestanti: tecniche di riconoscimento. P. Viggiani e R. Angelini. Edagricole. 1993
Piante tossiche e dannose agli animali. P. L Verona. Edagricole. 1984
Elementi di Tassonomia. G.Mercalli. Vallardi.1906