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Fitosanitario

“APPLE PROLIFERATION” DEL MELO E CACOPSYLLA MELANONEURA, PRINCIPALE INSETTO VETTORE DELLA FITOPLASMOSI

Diffusione e metodi di lotta contro i fitoplasmi, responsabili di numerose malattie delle piante da frutta

di Luca Bertignono
(Institut Agricole Régional)
I fitoplasmi sono ritenuti responsabili di più di 300 malattie delle piante da frutto, forestali, ornamentali e orticole.
I fitoplasmi sono organismi unicellulari con grandezza confrontabile a quella di piccoli batteri (diametro variabile da 60 a 1.100 nm). Sono delimitati da una membrana a tre strati e non hanno in pratica una forma stabile e definita (Figura 1).


F1 - Tessuto fogliare infettato dal fitoplasma agente causale di Apple Proliferation
(www.fitoplasmi.it)
 

I fitoplasmi sono parassiti obbligati e per questo motivo possiedono un genoma di piccole dimensioni che codifica per poche funzioni metaboliche. Essi assumono dalla cellula ospite la maggior parte dei metaboliti che non sono in grado di sintetizzare, provocando nell'organismo infetto squilibri metabolici e nutrizionali e causando in tal modo lo sviluppo dei sintomi.
Si ritiene che la loro modalità di moltiplicazione più comune sia la scissione o divisione diretta.
Nelle piante, i fitoplasmi si sviluppano esclusivamente nei tubi cribrosi e, grazie alle loro piccole dimensioni riescono a passare da cellula a cellula attraverso i pori delle placche cribrose (Figura 2).

F 2 - Passaggio di fitoplasmi attraverso
il poro della placca cribrosa
(www.fitoplasmi.it)










Durante la stagione vegetativa, essi tendono a distribuirsi in tutti gli organi della pianta, radici comprese: si tratta di patogeni generalizzati, sistemici. Prima del riposo vegetativo, però, il floema perde la sua funzionalità e il fitoplasma migra nelle radici. La risalita del fitoplasma verso la chioma alla ripresa vegetativa avviene gradualmente attraverso il floema rigenerato.


Sintomatologia
Per indicare le malattie da fitoplasmi, inizialmente era spesso usato il termine "malattie da giallumi" ma, sebbene i giallumi fogliari siano manifestazioni tipiche di piante affette da fitoplasmi, il sintomo non è universale: in taluni ospiti infetti non si hanno mai clorosi. Inoltre, sono noti giallumi non indotti da fitoplasmi, bensì da virus.

I fitoplasmi sono microrganismi biotrofi, non possono quindi vivere al di fuori delle cellule vive dell’ospite e non sono in grado di condurre vita saprofitaria. Essi esercitano sulla pianta infetta una duplice influenza: interferiscono sul normale funzionamento dei tubi cribrosi del floema, provocando il blocco o il rallentamento della circolazione della linfa elaborata, e alterano l'equilibrio degli ormoni e dei regolatori di crescita, inducendo malformazioni ed anomalie dello sviluppo.

Diversamente dai virus, che infettano sistemicamente e definitivamente la pianta, i sintomi delle fitoplasmosi possono in qualche caso scomparire per sempre oppure regredire per alcuni anni e poi ripresentarsi.


Diffusione e trasmissione
I fitoplasmi sono trasmessi da insetti Omotteri (in particolare appartenenti alle famiglie dei Cicadellidi, degli Psillidi, dei Cixiidi e dei Cercopidi), dotati di apparato pungente succhiante, in grado di penetrare fino alle cellule floematiche.

La trasmissione è di tipo persistente, ovvero il vettore, dopo una sola acquisizione, può rimanere infetto per tutta la vita.
Per trasmettere il fitoplasma dalle piante colpite a quelle sane, sono necessari la presenza di inoculo, una popolazione di vettori sufficientemente consistente e piante sensibili. I fitoplasmi, così come i virus, sono facilmente trasmissibili anche attraverso la moltiplicazione vegetativa delle piante: innesto, talea, pollone radicale, tubero, rizoma, bulbo ecc. Non possono sopravvivere fuori dalle cellule ospiti e quindi non possono essere trasmessi meccanicamente tramite ferite, tagli (ad es. di potatura), sfregamento o contatto fra organi e per polline.


Metodi di lotta
Le malattie causate dai fitoplasmi arrecano notevoli danni economici alle piante da frutto, riducendone la produttività sia a livello quantitativo che qualitativo.

La lotta diretta contro i fitoplasmi, mediante prodotti antiparassitari applicati alla chioma o all'apparato radicale delle piante infette, non è possibile. Trattandosi di microrganismi simili ai batteri, si possono combattere con antibiotici a largo spettro (es. tetracicline); tali trattamenti, tuttavia, non portano al risanamento completo e duraturo della pianta.

In Italia, inoltre, l’impiego di antibiotici come mezzo fitoiatrico è vietato da precise disposizioni di legge, per la salvaguardia della salute del consumatore.

I fitoplasmi sono sensibili al calore, per cui è possibile il risanamento delle piante infette mediante tecniche di termoterapia.
La lotta contro gli insetti vettori costituisce una concreta possibilità di contenimento delle epidemie.

L'utilizzo di piante agrarie resistenti o tolleranti al patogeno o resistenti al vettore è comunque la modalità di prevenzione più sicura e concreta e su tale linea è in corso un notevole lavoro di ricerca.


Apple proliferation del melo (AP)
E' una malattia causata da un fitoplasma (“Candidatus Phytoplasma mali”) che negli ultimi anni ha rappresentato un problema sempre più preoccupante per la melicoltura.
Questa malattia, comunemente nota come “scopazzi del melo”, è stata segnalata in Italia per la prima volta nel 1950, in Veneto e in Trentino, ed è attualmente diffusa in tutte le aree frutticole europee.

Non è facile riconoscere le piante infette dal fitoplasma degli scopazzi, perchè non sempre i sintomi sono evidenti e non tutti quelli presenti sono imputabili con certezza ad un’infezione da AP.

I sintomi, che possono interessare l'intera pianta o solo una parte, consistono in un affastellamento dei rami (Figura 3) causato dalla mancata dominanza apicale e quindi dalla schiusura anticipata delle gemme quiescenti.

F 3 - Affastellamento dei rami
(www.fitoplasmi.it)



F 4 - Foglie con stipole ingrandite
(foto Di.Va.P.R.A.)

Le foglie sono spesso più piccole e strette del normale, con il picciolo corto e le stipole ingrandite (Figura 4), e possono essere disposte a rosetta all'apice dei germogli. Da agosto in poi, le foglie manifestano arrossamenti precoci (Figura 5) e presentano una tipica bronzatura.

F 5 - Arrossamenti precoci
 (www.fitoplasmi.it)

 









I fiori possono svilupparsi fuori stagione e/o essere anormali. I frutti sono di pezzatura ridotta, poco colorati e zuccherini, di scarso valore commerciale, generalmente con un picciolo più lungo del normale.
I sintomi, progredendo con l'età, possono regredire, ma la vigoria delle piante ammalate può rimanere ridotta e si possono sviluppare ricacci basali dal tronco (Figura 6).


Più autori (Osler et al., 2000; Carraro et al., 2004 ) hanno riportato che il fitoplasma responsabile di AP tende a scomparire dall'apparato aereo della pianta durante il periodo di riposo invernale, probabilmente a causa della degenerazione dei vasi del floema. Il fitoplasma sopravvive invece nelle radici, dalle quali nella primavera successiva sembra risalire, per reinvadere la chioma.


F 6 - Ricacci basali
(www.fitoplasmi.it)







Cacopsylla melanoneura
Cacopsylla melanoneura (Förster) è stata indicata come vettore di “Apple Proliferation” nell’Italia nord-occidentale (Alma et al., 2000; Tedeschi et al., 2002) .
C. melanoneura compie una generazione all’anno: gli adulti svernanti, di colore bruno-rossiccio, iniziano a colonizzare i meleti alla fine di gennaio e raggiungono il picco di popolazione tra la metà di febbraio e la metà di marzo (Figura 7).








F 7 - Adulto svernante di
Cacopsylla melanoneura
(foto Di.Va.P.R.A.)

Si nutrono e si accoppiano sui germogli più teneri di biancospino, melo e pero, dove sono reimmigrati dai boschi di conifere. Tre giorni dopo l'accoppiamento, è possibile osservare le prime femmine pronte ad ovideporre. Le uova, di colore giallo-aranciato, sono infisse isolatamente o in gruppetti sulle perule, sulle prime foglioline e sui boccioli fiorali (Figura 8).



F 8 - Uova di Cacopsylla
melanoneura
(foto Di.Va.P.R.A.)







Il numero di uova deposte da una sola femmina varia da un minimo di 22 a un massimo di 200. Gli adulti della generazione svernante scompaiono del tutto ai primi di maggio.
Lo sviluppo post-embrionale avviene, come di regola nelle psille, attraverso 5 età, 2 neanidali e 3 ninfali. Dopo 25-30 giorni dall'ovideposizione cominciano a comparire le prime neanidi che scalarmente iniziano a colonizzare i mazzetti, soprattuto fiorali. Per una ventina di giorni continuano a comparire nuove neanidi, mentre contemporaneamente i primi individui iniziano a trasformarsi in ninfe (Figura 9).
 
Le neanidi, nutrendosi e crescendo, producono lunghi filamenti cerosi inglobanti escrementi liquidi e densi che si incollano al substrato o ricadono in parte sugli organi sottostanti della pianta, imbrattandoli. Le foglie infestate assumono una consistenza coriacea, una colorazione lievemente rossiccia e sovente una increspatura ai lembi.

F 9 - Ninfe di Cacopsylla
melanoneura
(foto Di.Va.P.R.A.)

A distanza di un mese dalla comparsa delle prime neanidi, verso l’inizio di maggio, iniziano a sfarfallare i nuovi adulti, caratterizzati da un colore verde brillante.
Questi rimangono su melo fino alla fine del mese e poi raggiungono gli ospiti secondari per l’estivazione e lo svernamento. In bibliografia è riportato che svernano su conifere (Lal, 1934; Ossianilsson, 1992; Novak e Achtziger, 1995), ma finora, in Valle d’Aosta, gli ospiti secondari risultano ancora sconosciuti. Gli adulti svernanti, solitamente, sono presenti nei meleti in numero maggiore e per un periodo di tempo superiore rispetto agli individui neosfarfallati.

Gli sfarfallamenti proseguono più intensi nella seconda parte del mese, ma in quest'ultimo periodo il numero degli adulti sulle piante non si accresce: infatti la migrazione delle psille, già iniziata in precedenza, va aumentando di intensità. Gli adulti assumono una colorazione ruggine con addome verde ad esclusione delle parti terminali, per poi diventare marrone-ruggine su tutto il corpo. Prima dell'ibernazione passano al marrone scuro per poi diventare nero intenso sul corpo e sulla venatura delle ali anteriori durante l'ibernazione.


Dalla seconda metà di giugno non si riscontrano più individui sulle piante (Figura 10).
Il periodo più critico per la trasmissione di AP si colloca tra febbraio e marzo, quando la popolazione raggiunge il picco di massima intensità, ma non si può escludere la possibilità di trasmissioni più precoci ad opera dei primi adulti svernanti (già infetti) che colonizzano i meleti dalla fine di gennaio, nutrendosi sulle gemme prima dell’emissione
delle foglie.

F 10 - Ciclo biologico di Cacopsylla melanoneura






La difesa
Come illustrato in precedenza, trattandosi di una fitoplasmosi, allo stato attuale non vi è a disposizione alcun mezzo di cura. Inoltre, non si conoscono varietà di melo resistenti o tolleranti. L'impossibilità di poter agire direttamente contro il fitoplasma rende necessario il ricorso a misure di prevenzione e di contenimento indirette che possono essere in grado di agire solo con una reciproca integrazione.

Il controllo del vettore è fondamentale; l'identificazione del vettore e la conoscenza del suo ciclo, degli indici di infezione e dei voli infettanti, consentono una lotta ad AP più mirata e quindi più efficace. L’azione di controllo, inoltre, dovrebbe essere facilitata dal fatto che la trasmissione attraverso il vettore animale è di tipo persistente (acquisizione, tempi lunghi di latenza e inoculazione), operata da un insetto univoltino (presenta una sola generazione all'anno) e che rimane solo per un breve periodo sull'ospite primario (melo). L'applicazione di trattamenti insetticidi e la scelta dei vari composti vanno tuttavia ben soppesate, non dimenticando le problematiche connesse con l'inquinamento ambientale e con l'equilibrio biologico.
Per ridurre l'incidenza della malattia, oltre agli interventi contro il vettore, si possono attuare alcune azioni preventive:
  • Uso di materiale vivaistico sano: le cause dell'attuale epidemia di AP non sono addebitabili all'uso di materiale vivaistico infetto, ma dai controlli effettuati recentemente sono stati riscontrati, anche se in misura molto limitata, alcuni casi di infezione. E' quindi importante l'attività di monitoraggio visivo ed analitico sui nuovi materiali d'impianto.
  • Estirpazione: è necessario estirpare le piante infette, di qualsiasi età e dimensione, con l'obiettivo di ridurre l'inoculo presente nelle zone di coltivazione del melo.
  • Non forzare le piante: evitare cospicue concimazioni e forti potature
  • Usare preferenzialmente portainnesti deboli: si è osservato che sono più sensibili i portainnesti vigorosi e che producono molti polloni.
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