A vendemmia conclusa, le prime valutazioni sulla produzione 2010 sono indubbiamente più che positive.
Iniziando dall’aspetto qualitativo, il 2010 è sicuramente il “millesimo” delle sorprese: un’annata che, nelle stime preventive di fine agosto, risultava poco più che mediocre si è trasformata invece, grazie a un autunno splendido, in un’annata buona con diverse punte di ottimo.
Conferimento del Torrette alla Cave des Onze Communes (terza settimana di ottobre)
La stagione era partita in ritardo, con temperature basse e condizioni invernali che si sono protratte fino a primavera avanzata. Il germogliamento è quindi risultato posticipato di una decina di giorni, anche se indubbiamente rigoglioso grazie alla buona dotazione idrica invernale. Ritardate sono state altresì fioritura e allegagione, in minima parte anche interessate da fenomeni di colatura, causa piogge e termometro in discesa. Tale ritardo si è protratto sin dopo la fase di invaiatura, a causa di un’estate più fresca del normale, fino alle vendemmie delle varietà più precoci.
Conferimento del Nebbiolo alle Caves Coopératives de Donnas
(23 ottobre)
A questo punto si è verificata la “svolta”: circa cinquanta giorni caratterizzati da condizioni di sole e ventosità elevata, con precipitazioni molto circoscritte e di minima quantità, tanto che le stime di fine agosto, che davano incrementi produttivi del 10% circa, grazie all’effetto “asciugatura” dell’autunno si sono ridotte ad incrementi del 2-3%, con un andamento molto irregolare tra le varie zone della Valle d’Aosta.
Per quanto riguarda le date di raccolta, queste sono state ritardate mediamente di due settimane per i precoci (Müller Thurgau, Chardonnay, Pinot neri e grigi, ecc.), con vendemmie tra la seconda e la terza decade di settembre, per poi tornare ad essere “normali” per le varietà più tardive, con raccolta attorno al 20-25 di ottobre (Nebbiolo, Petit rouge, Fumin, ecc.). Da un punto di vista quantitativo, sono stati raccolti circa 20.000 quintali di uva con un calo, anche importante, per alcuni bianchi e rossi precoci e un buon incremento per quasi tutti gli autoctoni.
Nell’insieme, si registrano quantitativi in linea con l’anno scorso per il Centro Valle, leggeri incrementi per la Bassa Valle – che però era “reduce” da due annate scarse – e incrementi decisamente più consistenti per l’Alta Valle.
Campionatura di uve Petit rouge
Se consideriamo la sola produzione “qualificata”, ossia i vigneti iscritti all’albo “Valle d’Aosta Doc”, su circa 230 ha censiti a fine 2009 il più rappresentativo è risultato il vitigno Petit rouge, che con le sottodenominazioni Torrette (38 ha), Petit rouge (6 ha), Enfer d’Arvier (5 ha) e Chambave (4 ha) costituisce quasi un quarto di tutta la produzione Doc. Al secondo posto si trova il Prié blanc con 28 ha e al terzo il Nebbiolo, che con le sottodenominazioni Donnas (19 ha), Arnad-Montjovet (4 ha) e Nebbiolo (2 ha) arriva complessivamente a 25 ha. Ciò significa che tre vitigni sono alla base del 46% di tutta la Doc “Valle d’Aosta” o “Vallée d’Aoste”.
Particolare di scarico manuale
nella tramoggia della diraspatrice
L’andamento dei vigneti reimpiantati, nel periodo 2002/2009, è stato di circa 15 ha all’anno, con un picco di 20 ha nella campagna 2005/2006 e una progressiva tendenza al ribasso (11 ha nella campagna 2008/2009). Il vitigno che ha avuto il maggior incremento nel periodo 2000/2009 è il Fumin, passato da 3 a 13 ha, seguito a ruota dal Pinot gris e dalla Petite Arvine, entrambi passati da 3 a 10 ha. Per concludere, in 9 anni la superficie a denominazione è aumentata di 68 ha, passando dai 162 ha del 2000 ai 230 del 2009 con un incremento percentuale del 44%.
In Valle d’Aosta operano sei cantine cooperative (Cave du Vin Blanc de Morgex et de La Salle, Cave Coopérative de l’Enfer di Arvier, Cave des Onze Communes di Aymavilles, La Crotta di Vegneron di Chambave, La Kiuva di Arnad e Caves Coopératives de Donnas) e trentotto piccoli produttori, trentasei dei quali riuniti nell’associazione Viticulteurs Encaveurs.
Dettagli del polmone di alimentazione delle linee di vinificazione
A causa della sua ridotta estensione, delle evidenti difficoltà dovute alla pendenza che contraddistingue il suo territorio e dell’eccessiva parcellizzazione dei vigneti, a livello nazionale la Valle d’Aosta compare, tra le regioni italiane, nella voce “altre” assieme a Liguria, Molise, Basilicata, Umbria e Calabria, tutte caratterizzate da produzioni molto limitate. Dei circa 45 milioni di ettolitri prodotti in Italia con la vendemmia 2010 meno dello 0,4 per mille parla valdostano, mentre le prime quattro regioni per numeri produttivi (Veneto, Sicilia, Emilia Romagna e Puglia) costituiscono complessivamente il 60% della produzione nazionale.
A dispetto dei “freddi dati”, la vitivinicoltura valdostana raggiunge punte di indiscussa eccellenza e non è raro trovare vini valdostani tra i primi posti nelle classifiche di concorsi in campo nazionale e internazionale.