|
Le 15 octobre 2000, quelle leçon en tirer?
Avevo
già pronto un altro editoriale, sulla nuova "questione
insegnanti", quali le conclusioni della commissione n. 5 a riguardo
più alcune riflessioni raccolte nella mia pratica quotidiana di
docente. Ma altre considerazioni si impongono.
La nostra regione è nuovamente attraversata
dal dolore. Ancora una volta, inizialmente increduli, abbiamo assistito
a un crescendo di devastazione, scoperto lutti e perdite sempre più
grandi. Abbiamo visto scorrere, confuse con altre immagini di catastrofe
e di sofferenza, anche quelle dei nostri fiumi furibondi, delle nostre
case, abbiamo riconosciuto alcuni dei volti, delle voci che raccontavano,
scarne, il disastro. Le nostre scuole sono state chiuse, ma i nostri ragazzi,
questa volta, non sono corsi a rotolarsi nella neve. Molti fra loro, tantissimi
da quello che mi risulta, hanno chiesto alla Croce Rossa, alla Caritas,
direttamente alla Protezione Civile di poter essere di aiuto, altri già
organizzati come gli Scout o l'A.C. da subito aspettavano di essere chiamati
per prestare soccorso. Questa sciagura improvvisa che si è abbattuta
sulle regioni del Nord Ovest ha mobilitato le leve dei più giovani:
ragazze e ragazzi hanno spalato fango, smistato e recapitato viveri e
materiali di prima necessità, assistito gli anziani, risposto al
telefono, ascoltato chi chiedeva e parlato a chi, per un attimo, era meglio
dimenticasse.
Quanti e quali obiettivi disciplinari e trasversali (non credo che queste parole così abusate e tecniche siano fuori posto in questo contesto) la terribile lezione di questi giorni ha, purtroppo, consentito ai nostri alunni di raggiungere!
Se ne impogono con evidenza alcuni.
La verifica diretta della fragilità del rapporto uomo ambiente, tecnologia e natura. La presa di coscienza della dignità con cui le persone colpite negli affetti e nei beni possono reagire. Immagini di donne e uomini profondamente provati, ma non piegati, racconti di eventi che si credevano impossibili e semmai lontani, non sfidati o bestemmiati, ma assunti, attraversati responsabilmente. Dolore troppo profondo per essere gridato, ma anche determinazione troppo forte per essere nascosta.
Spero che i nostri ragazzi abbiano visto tutto questo, che i più piccoli conservino un ricordo di adulti che sanno dare coraggio, che i più grandi intuiscano la trama morale che, sola, può sostenere e dare forza in occasioni così sventurate.
Con il loro attivismo, con la loro disponibilità
i nostri ragazzi hanno dimostrato anche di sentire e di praticare la solidarietà
sociale, e non da giovane a giovane, ma da ragazzo a madri, ad anziani
ad adulti bui e angosciati, incerti e tesi a leggere un futuro molto difficile.
Una solidarietà quindi poco gratificante, ma immediata e matura.
A nessuno, mi sento di poterlo dire e spiegherò poi perché,
la chiusura protratta delle scuole per queste cause, a queste condizioni
ha fatto piacere, anche per i fortunati non toccati direttamente dalla
catastrofe è mancata la normalità dell'impegno e si è
imposta l'evidenza della condivisione. Un tam tam è corso velocissimo,
i più hanno saputo, quasi istintivamente, come orientarsi, a chi
chiedere, che cosa aspettare, che cosa fare. Senza messa in scena, senza
stendardi, sobriamente, allegramente, leggermente. Bravi!
Dicevo a nessuno, lo dico da insegnante.
Domenica 15 ottobre, poco dopo che il TG3 della sera annuciasse la chiusura
delle scuole con la terribile formula "fino a data da destinarsi",
un mio alunno, quello che entra sempre mentre suona l'ultima campanella,
che alza la mano per chiedere di uscire e si dimostra restio a lavorare
in gruppo anche con la bella della classe, proprio quell'alunno che, credo,
ognuno di noi insegnanti ha avuto occasione di incontrare, mi telefonò
per chiedermi se aveva capito bene, se veramente il giorno dopo non ci
sarebbe stata scuola. "Sì, purtroppo""... ma prof?
e io che cosa faccio?"
Sei un po' piccolo G., ma spero che anche tu abbia pensato di dare una
mano e non solo, ne sono sicura, per passare il tempo.
Giovanna Sampietro
P.S.
Sarebbe interessante riflettere su quali cambiamenti questi fatti dolorosi
hanno portato nelle nostre scuole, sia da un punto di vista umano che
didattico. Come, all'interno delle istituzioni scolastiche, hanno reagito
studenti ed insegnanti?
Raccontateci le vostre esperienze.
|
|
|