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Dalla
teoria alla prassi un passaggio complesso
La
diversità di approccio alle séquences didactiques di storia
nella scuola elementare offre la possibilità di riflettere sul
problema del rapporto tra il modello teorico e la sua applicazione nella
pratica didattica.
Al
Convegno di Saint-Vincent sull'Autonomia, nel mese di settembre 2000,
è stata presentata dall'insegnante Antonella Dallou, Collaboratrice
Didattica di Storia presso il Servizio Ispettivo Tecnico, una delle Séquences
sulla storia del '900 "La Resistenza in Valle d'Aosta: la lotta
armata".
Questo percorso didattico, destinato ai bambini della scuola elementare,
verrà sperimentato nelle classi quinte del territorio regio nale
nel corrente anno scolastico.
In seguito alla sperimentazione delle Séquences di storia
dello scorso anno scolastico, l'insegnante Mariella Herera, ha affrontato
il tema della Resistenza ed ha realizzato un'attività didattica
inerente alla "Resistenza a Pont-Saint-Martin e a Perloz"
partecipando ad un concorso bandito dall'Amministrazione comunale di Pont-Saint-Martin
per l'assegnazione di una borsa di studio.
Le due esperienze, le Séquences e la partecipazione al concorso,
possono offrire spunti costruttivi su come uno stesso progetto possa essere
affrontato con approcci diversi e inducono il lettore a riflettere ulteriormente
e a problematizzare. In entrambe le esperienze è centrale la ricerca
delle fonti, che è finalizzata da un lato alla produzione di una
raccolta delle canzoni di quel periodo e dall'altro all'allestimento di
una mostra.
Gli elementi comuni ai due percorsi hanno riguardato l'utilizzo dei documenti
storici come strumenti di apprendimento, l'uso delle due lingue (italiano
e francese) in modo veicolare conservando sempre l'originalità
delle fonti, l'elaborazione di un prodotto finale per raccogliere e sistematizzare
le conoscenze.
LES
SÉQUENCES DIDACTIQUES: IL MODELLO DI RIFERIMENTO
Introduzione
al contesto
Il
progetto, Materiali didattici e autonomia progettuale nella scuola
elementare, nasce nell'anno scolastico 1998/99 con l'obiettivo di
migliorare la didattica di alcune discipline: la storia, le scienze e
la matematica. Il progetto, coordinato dall'Ispettore Tecnico della scuola
elementare Piero Floris, utilizza uno staff di insegnanti distaccati a
tempo pieno al Servizio Ispettivo Tecnico in collaborazione con esperti
delle discipline (vedi l'Ecole Valdôtaine n° 47). Nel caso specifico
relativo alla storia, la consulenza scientifica è curata in particolare
da Paolo Momigliano Levi, direttore dell'Istituto Storico della Resistenza,
da Maurizio Gusso e Marina Medi, esperti di didattica della storia.
Il progetto propone agli insegnanti alcuni percorsi strutturati che fanno
riferimento ai saperi essenziali disciplinari, alle più recenti
teorie sull'apprendimento e naturalmente ai programmi ministeriali. Les
Séquences vengono impostate e organizzate intorno a una tematica
e poi vengono sperimentate nelle classi per la validazione metodologica
e didattica in vista delle modifiche opportune. I materiali vogliono quindi
essere un modello teorico-pratico che permette agli insegnanti di sviluppare
delle competenze disciplinari specifiche negli alunni.
Una
chicca per i lettori:
"La banda di Valsavarenche si reca in montagna". Questa foto
segna uno dei momenti iniziali della Resistenza in Valle d'Aosta.
Rolando Robino, il comandante della banda di Valsavarenche, chiede informazioni
a una donna per poter condurre la sua banda in montagna.
(Collezione privata)
Le caratteristiche
generali del modello
Vengono
presentati qui di seguito alcuni aspetti qualificanti il modello, quelle
caratteristiche destinate a promuovere il successo formativo degli alunni.
I punti sono semplicemente dei flash, che richiamano le teorie dell'apprendimento
a cui i percorsi didattici fanno riferimento. Si propone quindi una bibliografia
per il lettore che desideri approfondire quanto nell'articolo viene soltanto
citato in modo molto sintetico. Il modello proposto:
• ...verte sui saperi essenziali della disciplina e contestualizza
l'oggetto di apprendimento. L'insegnante imposta il lavoro a partire dai
nodi concettuali della disciplina e non dal contesto-classe o dagli interessi
dei singoli (che non necessariamente corrispondono a quelli della totalità
del gruppo classe).
• Fa riferimento a principi metodologico-didattici precisi e in particolare
alle teorie psicopedagogiche di Vygotskij; mette al centro del processo
di apprendimento/insegnamento la mediazione didattica e quindi la scelta
dei materiali da utilizzare per favorire l'acquisizione delle conoscenze.
• Favorisce la metacognizione, perché aiuta il bambino a riflettere
sul processo di apprendimento che lo porta a fare dei progressi, e l'autovalutazione,
perché mette l'alunno nella condizione di prendere coscienza dei
saperi acquisiti. Per accedere ad apprendimenti disciplinari complessi
e quindi acquisire delle competenze, il discente deve appropriarsi del
processo e prenderne coscienza.
• Consente all'alunno di gestire le attività di apprendimento
autonomamente. I percorsi nascono dal principio che si apprende in situazioni
complesse, ma forniscono agli alunni degli strumenti concettuali che li
aiutano a superare la difficoltà e quindi progredire. In questo
modo, tutti si possono appropriare dei saperi, vengono valorizzate le
diversità e sono rispettati i tempi individuali.
• Permette la valutazione formativa, che è strettamente legata
agli obiettivi cognitivi stabiliti dall'insegnante all'inizio del percorso
di apprendimento e quindi quest'ultimo può regolare il processo
di insegnamento/appredimento. Le competenze acquisite sono certificabili
e visibili perché l'alunno raccoglie i suoi saperi all'interno
di un prodotto finale.
Una
peculiarità dei percorsi didattici di storia: il metodo della ricerca
Nei
programmi ministeriali per la scuola elementare, leggiamo che lo studio
della storia è finalizzato ad: "Avviare l'alunno alla costruzione
di elementari atteggiamenti e strumenti conoscitivi essenziali per la
comprensione dei fenomeni storici e sociali", portandolo ad "Acquisire
la consapevolezza che ogni giudizio e ogni discorso storico devono avere
la loro fondazione nella ricerca e nella conoscenza delle fonti e del
rigore metodologico".
É evidente quindi l'importanza data all'acquisizione di una metodologia
della ricerca, che non può avvenire se non attraverso un lavoro
organizzato a partire dalla documentazione storica. La fonte è
lo strumento di apprendimento della disciplina e, di conseguenza, tutte
le attività che vengono proposte all'interno di una Séquence
sono finalizzate alla sua analisi.
I materiali didattici propongono diverse tipologie di fonti, in modo che
gli alunni possano confrontarsi con una pluralità di strumenti
di indagine: la storia infatti utilizza vari linguaggi (verbale, visivo,
musicale, audiovisivo, ecc.) che i bambini imparano a conoscere e a padroneggiare
per costruirsi una cultura storica. L'utilizzo diversificato di più
linguaggi e di più mediatori didattici è una strategia che
favorisce l'apprendimento, perché tiene conto della diversità
degli stili cognitivi dei discenti. Nell'approccio con i documenti, l'alunno
utilizza appunto sia strumenti che sono tipici della disciplina (linea
del tempo, testo storiografico, ecc.), sia strumenti trasversali alla
cui acquisizione concorrono altre discipline (tabella, schema, rappresentazione
grafica, ecc.), che gli permettono di operare concettualmente sul materiale
storiografico. Durante il percorso di apprendimento, l'alunno viene prima
messo nella situazione di rivestire un ruolo, di mettersi nei panni di
un personaggio del passato (può essere, per esempio, un partigiano
o il Prefetto della Provincia di Aosta), poi nella condizione di porsi
delle domande, di interrogare il passato attraverso l'analisi di fonti
significative. Le operazioni che compie, come si può vedere nello
schema in basso, sono sicuramente molto complesse da un punto di vista
cognitivo e permettono al bambino di apprendere, ma anche di acquisire
un metodo di interpretazione della realtà. Il lavoro sulle fonti
non si limita infatti alla ricerca del materiale documentario e alla sua
lettura, perché non possiamo credere che il semplice approccio
con il documento ne garantisca la comprensione: l'analisi della fonte
finalizzata alla sua conoscenza passa attraverso un processo che è
articolato e complesso, ma che pemette all'alunno di ricavare delle informazioni
sul passato e di padroneggiare degli strumenti di conoscenza.
DALLA
TEORIA ALLA PRATICA: DALL'APPLICAZIONE DEL MODELLO ALL’ELABORAZIONE
DI UN PERCORSO DIDATTICO
I
materiali didattici prodotti in questi due anni riguardano alcune tematiche
portanti della storia del '900: il fascismo, la resistenza e l'immigrazione
nel secondo dopoguerra. Sul fascismo sono stati elaborati 4 percorsi didattici
(vedi l'Ecole Valdôtaine n° 47), che sono attualmente a disposizione
degli insegnanti nelle segreterie delle istituzioni scolastiche valdostane
perché sono già stati sperimentati nelle classi quinte del
territorio regionale. In questo contesto si colloca il passaggio dall'applicazione
del modello all'elaborazione di un percorso didattico. A partire dalla
sperimentazione di due Séquences sul fascismo, l'insegnante
Mariella Herera infatti ha creato un nuovo lavoro di ricerca.
La Resistenza a Pont-Saint-Martin e a Perloz può allora
essere considerato un percorso di apprendimento che si ispira ai principi
metodologico-didattici a cui les Séquences fanno riferimento,
ma che è caratterizzato da tempi e criteri di applicazione propri.
Antonella Dallou
LA
RESISTENZA A PONT-SAINT-MARTIN E A PERLOZ
Un
itinerario didattico per imparare ad organizzare conoscenze storiografiche
e competenze linguistiche, a gestire linguaggi non verbali (fotografie
e disegni) al fine di conoscere la Resistenza a Pont-Saint-Martin e a
Perloz.
I
CONTENUTI
Per
affrontare il tema relativo al periodo storico della Resistenza a Pont-Saint-Martin
e a Perloz, sono stati scelti gli argomenti esposti nello schema seguente:
L'ORGANIZZAZIONE
DEL LAVORO
L'attività
ha coinvolto i 22 alunni della classe Vª e le loro tre insegnanti
di modulo, affiancate da alcuni collaboratori esperti, durante il periodo
gennaio-aprile 2000.
Pur condividendo i principi che rendono efficace l'azione didattica delle
Séquences, il percorso didattico è stato via via
riadattato dalle insegnanti. Il progetto richiedeva, infatti, una rigida
selezione di documenti e un'attenzione alle varie esigenze, quelle dei
bambini in primo luogo, ma anche quelle legate alla programmazione didattica
e infine quelle dell'Amministrazione comunale.
Si intende sottolineare che la proposta, cui il progetto rispondeva, partiva
da un concorso promosso dall'Ente locale che non prestava molta attenzione
alla metodologia, prerogativa della scuola. L'Amministrazione era interessata
al prodotto finale. Per le tre insegnanti del modulo, invece, l'importante
era avere sempre chiaro il percorso didattico e salvaguardare innanzitutto
la motivazione e gli apprendimenti dei bambini.
Il vincolo del 25 aprile, data dell'allestimento della mostra, ha costretto
il progetto a una programmazione rigida per quello che riguarda i tempi.
Nei mesi di gennaio e febbraio 2000, le attività realizzate a scuola
miravano alla preparazione del "terreno" per entrare consapevolmente
nel ventennio fascista.
L'équipe delle insegnanti ha scelto di basare il progetto prevalentemente
su un'attività di interviste, da parte dei bambini della classe,
ai testimoni della Resistenza a Pont-Saint-Martin.
L'équipe ha preventivamente incontrato le persone selezionate per
le interviste al fine di spiegare loro le motivazioni e prepararle alla
venuta dei piccoli "giornalisti".
Anche per tutelare i bambini (lo scopo del lavoro non era scoprire la
verità a tutti i costi) alle insegnanti è sembrato più
opportuno incontrare gli intervistati per accordarsi su quanto raccontare.
Nel mese di febbraio sono state realizzate le prime interviste che successivamente
sono state trascritte ed illustrate ed infine, alla data prevista, la
mostra è stata allestita a Villa Michetti, in collaborazione con
la Biblioteca.
LA
RICERCA DELLE FONTI
I
ventidue bambini sono stati suddivisi in piccoli gruppi, al massimo di
quattro componenti, e sono stati organizzati complessivamente venti incontri
con i testimoni. Ogni incontro, della durata di circa due ore, prevedeva,
oltre all'intervista, una visita del territorio per individuare e fotografare
i luoghi e le tracce della Resistenza.
Ogni intervista, destinata a fare conoscere e capire il periodo ed il
significato della Resistenza, veniva fatta da un gruppo di bambini accompagnati
dall'insegnante. Le interviste con più persone che hanno vissuto
la Resistenza sono state fondamentali per sensibilizzare i bambini a questo
evento storico.
Nella preparazione delle interviste, particolare attenzione è stata
dedicata alla creazione di un clima disteso e piacevole. I bambini chiedevano
sempre al loro interlocutore il permesso di rendere pubblica la testimonianza.
Poi presentavano il progetto e ne spiegavano l'importanza. Un alunno alla
volta poneva le domande al testimone, mentre l'insegnante trascriveva
fedelmente le risposte.
É stato scelto questo metodo in quanto il registratore non sarebbe
stato gradito a molti perché avrebbe messo a disagio sia i bambini
che gli adulti.
Dopo l'intervista, insegnante e alunni scambiavano le loro impressioni.
Siccome spesso gli intervistati usavano non solo l'italiano o il francese
ma intramezzavano il loro discorso con espressioni dialettali in piemontese
o in patois, di non sempre facile comprensione per i bambini, sovente
l'insegnante doveva fornire delle spiegazioni complementari e verificare
la comprensione.
Il giorno successivo, tramite un'esposizione orale, il gruppo degli intervistatori
riferiva agli altri compagni della classe il contenuto dell'intervista
e le insegnanti, se necessario, completavano le informazioni. L'esposizione
in classe era un momento didattico importante, durante il quale i bambini
dovevano esporre e spiegare in modo chiaro e comprensibile a tutti il
frutto del loro lavoro. Quindi, il documento dell'intervista veniva completato
e le insegnanti potevano distribuirlo a tutti i componenti della classe.
Ecco, ad esempio, la trascrizione fatta da Simone:
«Ho realizzato l'intervista ad Ernesto Juglair con diversi miei
compagni. Ho capito dal Sig. Juglair che i partigiani si sono divisi in
bande per organizzarsi meglio ma anche perché non sempre andavano
d'accordo. Ho anche capito che la gente ha tanto aiutato i partigiani».
I bambini hanno realizzato diciannove interviste e la ventesima testimonianza,
quella di Bono Badery, è stata fornita dalla famiglia Badery con
una cassetta contenente il racconto che Bono Badery fece allo storico
Roberto Nicco.
Per permettere agli alunni un facile approccio alle diverse tipologie
di fonti, è stato deciso di arricchire le interviste con delle
lettere, delle fotografie d'epoca, con vari oggetti, e anche con dei canti
e delle poesie di allora, fornitici dai testimoni. L'insieme è
servito ad allestire la mostra, che è stata realizzata grazie alla
collaborazione dell'Amministrazione comunale e alla Biblioteca comunale
di Pont-Saint-Martin.
UN
PERCORSO A TAPPE
Pur
trattandosi di un approccio diverso alla Séquence, si è
comunque cercato di raccogliere i saperi iniziali dei bambini facendo
loro realizzare una prima produzione guidata dalle seguenti domande: "Perché
è avvenuta la Resistenza? Perché alcune persone sono andate
a nascondersi in montagna?"
Solo in un secondo tempo sono state raccolte le testimonianze dal vivo
e si è tentato di dare una risposta più articolata alle
domande.
I bambini hanno avuto occasione di restituire la loro interpretazione
tramite uno o più disegni che esprimevano l'aspetto che li aveva
maggiormente colpiti. Hanno dunque rappresentato luoghi e personaggi di
quel periodo, con un ulteriore sforzo di ricerca. L'obiettivo era quello
di ripensare ai luoghi - peraltro visitati durante le interviste - e alle
persone, ma anche di dare una ricostruzione coerente.
Gli alunni hanno poi risposto ad un questionario e le insegnanti hanno
potuto effettuare una prima valutazione del lavoro svolto.
Dai questionari si è quindi passati all'elaborazione di un cartellone
che ha permesso di riorganizzare i contenuti come previsto nelle Séquences.
Infine, per esplicitare le conoscenze acquisite, nell'ultima parte del
progetto, i bambini ricercatori hanno rielaborato il materiale raccolto
immedesimandosi in un personaggio dell'epoca che hanno chiamato Emilio
come il protagonista della séquence "L'ascesa al potere"
sperimentata in classe. Dal 1929 fino all'estate 1945, da Ponte San
Martino, Emilio ha scritto a Pietro, l'amico emigrato a Parigi, tutta
una serie di lettere per metterlo al corrente sugli avvenimenti di Pont-Saint-Martin.
Ecco
una delle quattro lettere elaborate dagli alunni:
Ponte
S.an Martino, 23 agosto 1945
Caro
Pietro,
scusa per gli errori nella data ma adesso che la guerra è finalmente
conclusa, possiamo riscrivere il nome del nostro paese di nuovo in francese
ed io, sinceramente, non ci ero più abituato. Non ti ho più
potuto scrivere perché questa guerra lampo, come dicevano il duce
e Hitler è diventata una odiosa guerra... lampione!
Ti devo perciò raccontare molte cose che sono successe in questi
ultimi sei anni nelle nostre vallate ed in Italia. La guerra è
stata così lunga e grande che mi ricordo a stento tutti i fronti
dove è stata combattuta... Giacomo, ti ricordi? Era in Africa,
è tornato ed è partito per la Russia da cui si è
salvato ma è stato uno dei pochi: chi non rimaneva sotto il fuoco
nemico, moriva dal freddo.
Battista è partito convinto per il Montenegro, ma si è ben
presto ricreduto sul regime e non ha più seguito il duce quando,
aiutato dai tedeschi, ha fondato la Repubblica di Salò. É
stato anche deluso, come tutti noi, dal re e da Badoglio: quei mascalzoni
sono scappati e ci hanno abbandonati in mano ai crucchi dopo aver firmato
l'armistizio dell'8 settembre '43 con gli angloamericani. Il nostro governo
sembrava avesse il cartello "Chiuso per ferie", ognuno doveva
arrangiarsi per sopravvivere alla rabbia della Germania per la quale da
amici eravamo diventati nemici. Già da parecchio tempo c'erano
dei gruppi di persone che si organizzavano per ribellarsi al fascismo
e al nazismo ma da quella data, la ribellione è stata di tanti.
I nostri figli, quelli che ce l'hanno fatta, sono tornati dai fronti e
si sono nascosti in montagna perché non volevano più combattere
per i nazifascisti. All'inizio si ritrovarono al suono della campana di
Marine poi sono diventati sempre più numerosi perché Mussolini
da Salò chiamava a fare i soldati le nuove leve, ma essi rifiutavano.
Allora, perseguitati dai carabinieri e dai fascisti ma soprattutto dai
tedeschi, hanno dovuto organizzarsi. Per sistemarsi meglio ma anche perché
avevano idee un po' diverse su come andare avanti, hanno formato a Perloz
tre bande. Hanno innazitutto trovato luoghi ben protetti dove si sono
rifugiati dandosi delle regole precise: prima di tutto un nome di battaglia
per non farsi riconoscere. Pensa che Battista si chiamava Lupo e Giacomo,
Razzo. Poi, hanno dovuto procurarsi le armi perciò attaccavano
caserme e presidi militari....
Emilio
LA
TRASCRIZIONE DELLE INTERVISTE E LE LETTERE ELABORATE DAGLI ALUNNI SONO
STATE RACCOLTE IN UN FASCICOLO.
Mariella Herera
PROBLEMATIZZAZIONE
Quale
rapporto può esistere tra un modello che fa riferimento a dei principi
metodologici precisi e un percorso che un insegnante elabora personalmente
a partire da quegli stessi principi metodologici? Come possono procedere,
gli insegnanti, per appropriarsi della metodologia?
Qual è il modo migliore di usare le fonti per farle diventare veramente
degli strumenti efficaci di apprendimento?
Probabilmente la risposta a queste domande sta nell'urgenza e nella necessità
della formazione ulteriore degli insegnanti sia sullo statuto epistemologico
della disciplina che sulla didattica.
A questo proposito il Servizio Ispettivo Tecnico intende realizzare delle
attività di formazione legate alle sperimentazioni dei percorsi
strutturati dagli insegnanti distaccati nell'ambito del progetto stesso.
L'obiettivo è quello di potenziare le conoscenze disciplinari dei
docenti, centrando l'attenzione sui nodi concettuali delle discipline,
ma anche di riflettere sui principi metodologico-didattici a cui i percorsi
fanno riferimento. Si intende in questo modo favorire l'approfondimento
e la condivisione di un modello teorico codificato e riconosciuto che
consenta agli insegnanti di agire nella scuola in modo coerente.
É importante, infatti, che gli insegnanti si approprino di una
metodologia e la applichino in modo rigoroso per garantire l'efficacia
dell'azione didattica in funzione del successo formativo degli alunni.
L'applicazione in classe presuppone non solo la condivisione del modello,
ma anche la consapevolezza da parte degli insegnanti della continua relazione
esistente tra teoria e pratica in un rapporto di circolarità, per
cui dalla pratica si ritorna poi alla teoria.
Antonella
Dallou
Collaboratrice didattica di Storia
presso il Servizio Ispettivo Tecnico di Aosta.
Mariella
Herera
Insegnante elementare. Alla Festa
del Libro di Pont-Saint-Martin è coordinatrice del gruppo "Animazione
alla lettura". Entrambe
hanno partecipato al corso di formazione "Insegnare il '900".
Bibliografia
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G. PANSA, I nostri giorni proibiti, Sperling Paperback, 1999
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L. S. VYGOSTKJ, Pensiero e linguaggio, Bari, Laterza, 1990
Materiale
multimediale
A.A.V.V., Un peuple et son histoire, Région Autonome Vallée
d'Aoste
A.A.V.V., La Resistenza, Laterza, 1996
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