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La costa si allontana

L'autonomia prende il largo.
Le esperienze regionali e nazionali: dalle potenzialità ai significati
St-Vincent 4 -7 settembre 2000
Convegno a cura dell'Assessorato Istruzione e Cultura ed dell'IRRSAE per la Valle d'Aosta.

Se lo scorso anno l'Autonomia era un cantiere aperto, con un cartello di «lavori in corso» bene in vista (Convegno I.R.R.S.A.E. '99), quest'anno l'oggetto in costruzione, una nave si scopre, ha preso, per lo meno nelle intenzioni dei responsabili educativi ed amministrativi, decisamente il largo.
Quattro intensissime giornate hanno contraddistinto l'incipit settembrino formativo ed hanno toccato e approfondito i molti significati dell’autonomia scolastica. L'I.R.R.S.A.E. e l'Amministrazione regionale, le hanno pensate come un insieme, nel quale ciascuna delle parti avesse un segmento da elaborare e gestire.
Se il Servizio Ispettivo Tecnico, trattando "esperienze e potenzialità" ha fatto il punto della situazione sull'autonomia e il riordino dei cicli, relativamente alle esperienze realizzate in Valle d'Aosta; l'I.R.R.S.A.E. con "esperienze e significati" ha presentato invece testimonianze provenienti dal resto del territorio nazionale.
L'offerta, quindi, composita del convegno, ha permesso di verificare che le esperienze presentate, seppure complesse e avanzate, non sono state vissute come estranee o lontane alla realtà locale ma hanno consentito ai partecipanti confronti e riflessioni in rapporto alle loro pratiche professionali e, inoltre, hanno rivelato la loro applicabilità alla realtà vissuta da ogni docente che, se favorevole ai processi innovativi, può iniziare a scalzare, introducendo elementi di cambiamento, la sostanziale rigidità del sistema.
Il convegno ha voluto dare un rilievo particolare alle sperimentazioni di istituti comprensivi sia di scuole di base (materna, elementare, media) sia di istituti secondari a più indirizzi. Al proposito sono stati molto apprezzati gli interventi del professore Claudio Samorì preside della scuola di base di Brisighella (Ra) e quello dunque della professoressa Patrizia Passuello della scuola secondaria G. Brocchi di Bassano del Grappa (Vi). Il primo ha individuato nell'"Istituto comprensivo" l'elemento di maggior frattura nel panorama della Pubblica Istruzione, lo ha definito "un laboratorio per l'innovazione", sottolineandone le potenzialità sul versante organizzativo e didattico e sul versante del nuovo rapporto con il territorio.
La seconda relatrice, che ha presentato la sperimentazione del curricolo dell'autonomia nel Biennio superiore, ha, tra l'altro, sottolineato la positività di un'organizzazione modulare della didattica, che "consente di coniugare apprendimento e sviluppo di competenze, e che risulta essere una innovazione veramente efficace al fine della personalizzazione e individualizzazione dei processi di insegnamento/apprentimento".
L'offerta è stata ampia, varia, e ha cercato di evitare il più possibile la ripetizione dei temi.
Come restituirvi un'esperienza così complessa? Forse attraverso le voci dei protagonisti: insegnanti, Ispettori, formatori, Sovraintendente.
Tutti sembrano aver apprezzato l'integrazione tra gli ordini di scuola - il convegno era caratterizzato dalla verticalità - e la concretizzazione di un raccordo tra Servizio Ispettivo Tecnico ed I.R.R.S.A.E.
La coerenza tra gli interventi, che è parsa realmente praticata, ha reso possibile questa sinergia.


Durante il convegno sono state lanciate molte metafore, forse ad indicare che la metafora è lo strumento che meglio consente di comunicare, di interpretare e rendere in modo analogico la fase complessa di transizione che la scuola sta vivendo (le abbiamo raccolte e ne rilanciamo alcune nel SAC À DOS).
Se la scuola è "un cantiere a cielo aperto", c'è polvere. "ll cantiere permane e non c'è modo di non sporcarsi le mani se si vuole operare" - ha detto la Prof.ssa Elena Bertonelli del Coordinamento Nazionale Autonomia. La costa dunque si allontana e se in mare aperto vogliamo inoltrarci dobbiamo ancora convenire con quale mezzo ci muoveremo (una piroga, un motoscafo, una nave da crociera, un sommergibile?) e su quale rotta (i Caraibi o il mar di Barents?).
La riforma infatti, ci spiegano, dipenderà in larga parte da come noi la faremo vivere (decisivo è il senso di resposabilità di ognuno); una riforma che riguarda tutto il sistema formativo e si pone all'interno della Pubblica Amministrazione con al centro le esigenze dei cittadini. Questa riforma ha scelto di essere processuale, si configura infatti come processo graduale e partecipato, come del resto ha ben esplicitato la Sovraintendente agli Studi, Vally Lettry: "... oggi 4 settembre 2000, l'Autonomia non è nelle formule, i decreti sono uguali per tutti, ma nei soggetti che la pensano, la sentono, la rendono azione quotidiana. É il compito di vedere ciò che è possibile, non solo ciò che è obbligatorio, assumendosi la responsabilità di itinerari progettuali fatti di luoghi, di tempi, di saperi e di persone".


Con la nuova riforma infatti i docenti si trasformeranno da esecutori di programmi ministeriali a protagonisti di scelte ed itinerari e solo allora forse la professione docente tornerà ad essere appetibile. Certo il salto di qualità andrebbe tradotto anche in una diversa retribuzione!
Procediamo con ordine: dopo una sperimentazione di tre anni, dal 1° settembre 2000 l'autonomia entra ufficialmente a far parte del sistema formativo italiano. Le scuole hanno personalità giuridica ed autonomia didattica, organizzativa e di ricerca. Ogni scuola, fatti salvi i parametri validi su tutto il territorio nazionale, dispone di ampi spazi di autonomia per quanto riguarda le discipline da insegnare e il relativo monte-ore annuo, regolando, in modo funzionale all'offerta formativa che intende fornire, l'articolazione dell'orario e la gestione del budget finanziario.
Come e che cosa cambia e cambierà nella scuola dell'autonomia? Gli orari potranno es-sere modificati, l'essenzialità epistemologica orienterà i contenuti, i curricoli saranno flessibili, ci si organizzerà per moduli certificando i percorsi.
Come già affermato nel documento dei Saggi, ha ricordato l'Ispettore tecnico per la scuola elementare e membro della Commissione Ministeriale sul riordino dei cicli Piero Floris: "...occorrerà rompere con l'enciclopedismo. Un nuovo concetto, quello del "nucleo fondante" supporterà la programmazione curricolare. Come reagiranno le scuole di fronte all'essenzialità è ancora tutto da vedere. Certo è necessario che una scuola adotti modelli plurimi teorici di riferimento per le proprie discipline. Se una scuola adotterà un modello teorico giungerà infatti più facilmente all'essenzialità. Non dovremo però confondere l'essenzialità con il minimalismo dei saperi...".
Conoscenze e competenze dovranno mettere l'alunno in grado di attivare una capacità ermeneutica nei confronti dei saperi e della realtà. I contenuti non dovranno essere fine a se stessi, perché è il processo di apprendimento quello che conta, un processo che, diventando competenza infinita, ci accompagnerà tutta la vita.
L'attenzione al ri-orientamento e all'accoglienza sarà maggiore in quanto la vera finalità, causa e scopo al tempo stesso, di tutto il complesso processo messo in atto, è il successo formativo di ognuno. La centralità del discente, fortemente sottilineata dall'autonomia, richiede approcci metodologici attivi e situazioni di reale costruzione del sapere, per cui sempre più si creeranno laboratori di apprendimento. La qualità del servizio ed il livello degli esiti saranno valutati con parametri che fanno appello all'auto e all'etero valutazione. Il rapporto con il territorio verrà consolidato ed ampliato tant'è che la curvatura dei curricoli andrà anche verso specifiche esigenze culturali, sociali ed economiche locali.
Chi cerca di capire maggiormente questa autonomia e vuole individuare gli aspetti che la contraddistinguono scoprirà che alcune parole chiave sono: flessibilità, responsabilità ed integrazione.
Vi sono però, come ha detto l'Ispettrice tecnica per la scuola media, Irene Bosonin, altre parole che entrano in gioco in questa stagione davvero innovativa per la scuola: novità in primis, ma anche difficoltà, avventura, complessità, ignoto, opportunità. Nel ribadire che i dispositivi normativi sono degli strumenti nuovi per individuare un'offerta formativa adeguata alle esigenze degli studenti e nell'affermare con forza che occorre uscire dalle logiche dell'adempimento per entrare nella logica della funzionalità, l'Ispettrice ha spiegato in quale direzione dovranno orientarsi le attività di supporto alle funzioni del servizio Ispettivo.Agli organizzatori non è parso opportuno tentare una sintesi dei quattro giorni, né una futura pubblicazione degli atti. Già durante i giorni del Convegno l'I.R.R.S.A.E. ha provveduto a distribuire la documentazine relativa agli interventi avvenuti in plenaria e alle esperienze presentate. Il Convegno è stato vissuto come un posto dove trovarsi, un punto d'incontro. Lo scopo non è stato quello di fare partecipare tutti a tutto. Ciascun insegnante ha potuto costruirsi un percorso a partire da quello che gli veniva offerto sfruttando la possibilità che veniva data nell'alternarsi delle relazioni e delle esperienze.
L'analisi delle schede, consegnate alla fine dai partecipanti, effettuata sia dal Servizio Ispettivo Tecnico che dall'I.R.R.S.A.E. conferma che la maggioranza ha valutato positivamente la qualità degli interventi e le tematiche affrontate negli ateliers. Un buon apprezzamento è stato anche dato all'organizzazione generale del convegno. Anche se è risultato evidente che quattro giorni di convegno di seguito sono stati forse un po' troppi. Tuttavia, gli stessi partecipanti hanno lamentato la mancanza di tempo e spazi per il confronto. Le occasioni per ridiscutere sull'Autonomia, certo, non mancheranno.

LE VOCI DEI PROTAGONISTI

Il Convegno mi ha... incuriosito: le esperienze vissute in ambiti differenti; l'entusiasmo relativo al fatto di comunicare alla platea soprattutto gli aspetti positivi dell'autonomia nella scuola.
Preoccupato: la considerazione che alcune persone non riescano ancora a considerare la "scuola di base" quale unico percorso e che tendono a parlare e discutere dei propri ambiti senza mai considerare le necessità, le virtù, le differenze, le risorse di ciò che, anche se sconosciuto, sicuramente è arricchente!
Stimolato: l'entusiasmo e il desiderio di approcciare al "nuovo" con l'idea e la convinzione che, se lo vogliamo veramente, tutto si può fare!! L'importante, come ho sottolineato nel mio intervento è crederci!!

Rosella Junod
Insegnante di scuola materna

Giuro che quando l'oratore ha parlato di "IPERTROFIA TECNICO-PROCEDURALE" ho pensato subito a un incidente muscolare dovuto ad un tuffo da triplo salto mortale con mezzo avvitamento carpiato in avanti finito male. Poi mi sono preoccupato pensando ai bambini: ma se i formatori parlano così a noi insegnanti, non potremmo rischiare di diventare a nostra volta portatori insani del virus della "logorrea pedagogica-burocratica con complicazioni didattico-lessicali"? Questo è stato un momento di sofferenza del convegno.
Ho apprezzato molto la salutare ventata di follia di Iosa, applaudito anche da chi, come acutamente mi diceva una collega, forse non ne condivideva la carica innovativa ma ne apprezzava la capacità di comunicare, arrivando al cuore e alla mente dei presenti.
Presenti che al termine dei lavori erano ridotti ad un manipolo di sopravvissuti.

Giorgio Fragiacomo
Insegnante di scuola elementare

Descrivere le proprie esperienze e comprendere quelle degli altri consentono all'uomo di comunicare, comprendere e crescere. Non a caso la consapevolezza dell'altro come qualcuno che è diverso e, nello stesso tempo, simile a sé stessi si ha, spesso, proprio nell'atto di comunicare esperienze. L'autonomia consiste, forse, nell'essere alla "giusta distanza" rispetto alle esperienze altrui; sta in quel distacco che permette di riconoscersi o di estraniarsi a seconda si scoprano frammenti di esistenze che sono anche nostre o che non lo diventeranno mai. L'autonomia è, forse, ciò che impedisce di identificarci completamente nelle esperienze degli altri - smarrendo la nostra identità - o ci impedisce di rifiutarle, permettendoci così di cogliere un'occasione di crescere.

Lauro Colangelo
Membro organizzatore del Convegno I.R.R.S.A.E.

Riassumere in poche parole (anzi, dieci righe) qualunque dato di complessità è esercizio tra i più difficili. Accetto di stare al gioco, e allora che c'è di meglio di uno slogan (felice)? "Dalla scuola per tutti alla formazione per ciascuno" (Ispettrice Bosonin) mi pare. Che vuol dire? (se le parole hanno un senso?). Non ho le idee del tutto chiare su come sarà la scuola del futuro, ma si potrebbe cominciare con ciò che non potrà più essere; non solo obiettivi spesso vaghi, ma competenze (cosa sono, nella scuola?) certificate (come?); non più livelli medi, astratti, cui tutti dovrebbero tendere, ma livelli soglia (quali?); non più lo stesso curricolo per ordine o tipo di scuola (e il 50%, un vero e proprio antimodello di flessibilità?); non più lo stesso curricolo per tutti gli studenti di una stessa scuola (e con l'organico come la mettiamo?); non più scuola chiusa alla formazione professionale e viceversa (dov'è oggi il raccordo?); non più... ho finito le righe a disposizione, chi scaglia la prima idea?

Corrado Ballarini
Insegnante di scuola media superiore e documentalista

Progettualità: ecco il concetto che mi stimola e insieme mi preoccupa. Ho assistito alla presentazione dei progetti realizzati dagli istituti che hanno sperimentato l'autonomia e quelle realizzazioni non possono che spingerci a tentare nuove strade per svolgere sempre meglio il nostro lavoro. Ma la progettualità implica la condivisione di obiettivi, la disponibilità di risorse, l'analisi e la gestione di processi. In questo momento, c'è attenzione per le risorse finanziarie a disposizione delle istituzioni scolastiche, ma la scuola è anzitutto una comunità di persone, molte delle quali hanno atteso per troppo tempo una riforma credibile che desse loro modo di esprimere pienamente le proprie potenzialità. Nel nuovo corso che inizia lo studente è al centro dell'attività didattica, l'istituzione scolastica di quella organizzativa ed amministrativa, ma non si vede ancora una rivalutazione precisa del ruolo dei docenti come co-protagonisti del processo di apprendimento, se non quella di competenti collaboratori nella costruzione di senso. Chi progetterà il processo di apprendimento degli studenti se non i docenti? Chi ne seguirà le tappe e lo valuterà? Che si progetti allora per le persone, con le persone, sulle persone, dato che esse sono insieme i produttori e i fruitori dell'avventura educativa. La fase normativa, una volta riformati i curricola e gli organi collegiali, potrà dirsi conclusa. A quel punto scopriremo che nulla potrà funzionare se gli insegnanti non decideranno che ne vale ancora la pena.

Giulio Poli
Insegnante di scuola media superiore

La parola che compare per ben due volte nei sottotitoli del Convegno è: esperienze. In questo termine c'è il meglio delle quattro giornate di lavoro a Saint-Vincent ed io stessa voglio servirmene.
- Bene l'illustrazione delle esperienze di autonomia in Valle d'Aosta;
- bene i lavori negli ateliers sulle esperienze in corso nella scuola valdostana;
- bene le presentazioni delle altre esperienze nazionali.
Unico neo: non poter partecipare a più di un lavoro per area e a più di tre presentazioni di esperienze nazionali.
Un auspicio: poter proseguire nella realizzazione di alcune esperienze in corso.

Gabriella Bassignana
Supervisore del tirocinio presso la SsiS di Aosta per l'area matematica-fisica- informatica

Geneviève Crippa - Agnese Molinaro
Equipe pédagogique

 

 

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