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A.L.I.C.E.
praticamente
In un'intervista, Daniela Minuzzo, referente del progetto
A.L.I.C.E. per la Valle d'Aosta, risponde con delle esemplificazioni alle
domande sulla coerenza tra l'enunciato teorico del progetto e la pratica
quotidiana. Ne émerge una "pratique réfléchie"
che dimostra quanto negli insegnanti le competenze psico-pedagogiche siano
oggi sempre più approfondite.
"Dans le tutorat. on insiste sur l'importance
de l’aide verbal plutôt que d'une aide directe: expliquer
pour aider, plutôt que faire à la place de l'autre.
Ainsi les savoir-faire des uns et des autres se mettent en mots,
deviennent plus conscients, donc mieux maîtrisés". |
D - In quali situazioni, nell'arco
della giornata può essere messa in pratica questa strategia?
R - Il tutoraggio viene proposto nei momenti di attività organizzata
come strategia per riuscire a superare situazioni problematiche del singolo
bambino attraverso l'attitudine ad esplicitare il problema e a trovare,
in uno o più compagni, l'aiuto per superarlo. Ai bambini non si
propone di fare o rispondere al posto del compagno in difficoltà,
ma piuttosto di spiegare corne fare in modo corretto o perché e
come dare certe risposte.
Dopo aver più volte osservato che i bambini in situazione di piccolo
gruppo autogestito tendono a mettere in atto, naturalmente, la strategia
del tutoraggio, abbiamo iniziato a far gestire ai più grandi la
scelta degli atelier di gioco.
Essi
consistono in spazi precisi ricavati nelle due sezioni e nel salone, nei
quali i bambini possono giocare utilizzando liberamente ed in modo creativo
i materiali messi a disposizione che caratterizzano in modo specifico
i diversi ateliers. I bambini sono inseriti negli ateliers nelle pause
tra le attività strutturate o nell'attesa del pranzo. Nel salone
è predisposto un tabellone a doppia entrata che, nella sezione
orizzontale presenta i simboli di identificazione di tutti i bambini e,
nella sezione verticale, i disegni rappresentativi dei diversi ateliers
predisposti. Inoltre, negli spazi riservati agli ateliers, vi è
un cartello che riproduce il simbolo dell'attività e nel quale
i bambini devono apporre la propria "molletta". Ogni mattina,
al momento dell'entrata a scuola, prima ancora di giocare nello spazio
di accoglienza del salone, ogni bambino è invitato a scegliere
l'atelier al quale intende dedicarsi quel giorno. I bambini devono ricordarsi
di tener conto delle due condizioni indispensabili per poter scegliere.
1. Il numero di bambini presenti per atelier è fisso e pertanto
prima di potersi prenotare bisogna controllare che vi sia un posto disponibile.
2. Ogni giorno i bambini ruotano nei diversi atelier. E' necessario quindi
verificare nel tabellone a doppia entrata di non avervi già partecipato.
I bambini di cinque anni, generalmente, svolgono queste operazioni in
maniera autonoma. I bambini di tre anni riescono a controllare la disponibilità
di posti nell'atelier che desiderano scegliere ma, solitamente, di fronte
al tabellone a doppia entrata sono confusi: identificano i simboli degli
ateliers, quelli dei compagni e i propri, ma l'operazione di "iscrizione"
non è per loro significativa.
D - Come avviene il tutoraggio?
R - Ogni mattina, viene dato a turno, l'incarico ad un bambino di cinque
anni di aiutare i compagni più piccoli o in difficoltà ad
effettuare la scelta dell'atelier. Il bambino A, per prima cosa, chiede
al compagno B in quale atelier desideri andare. Ottenuta la risposta,
egli spiega che, innanzitutto, è necessario controllare se può
andarci e per saperlo occorre:
• verificare sul cartello se vi sono posti disponibili;
• controllare, sul tabellone a doppia entrata, di non aver ancora
partecipato a quell'atelier;
• infine nel caso in cui le due osservazioni precedenti lo permettano
apporre il "pallino".
A, in questo ruolo, deve scoprire l'interesse del compagno e spiegare,
nel caso in cui non vi siano le condizioni per esaudire il suo desiderio,
quali sono le motivazioni e quali sono le alternative che si presentano.
"Tutto questo fa sì che egli espliciti, in modo comprensibile
ad un altro, delle operazioni mentali di ordine, classificazione, comparazione,
organizzazione spaziale...
B, da parte sua, si sente a suo agio perché può contare
sull'aiuto di un compagno che risponde alle sue ripetute domande, fornendogli
tutte le risposte di cui ha bisogno.
"...se représenter un but a
atteindre. C’est ainsi que, pour eux, le curriculum devient
esplicite: il se représentent ce qu’ils apprennent,
le lien entre l’apprentissage actuel et les précédents;
ils se représentent aussi comment ils apprennent, ce qu’il
faut faire pour apprendre. Rendre les élèves conscients
de l’apprentissage fait partie des soucis de l’enseignant." |
D - Come i bambini possono essere
aiutati a rappresentarsi l'obiettivo da raggiungere?
R - Nella fase di progettazione di un percorso che ha come obiettivo la
realizzazione di "qualcosa" che è stato proposto dai
bambini, l'insegnante non da indicazioni precise a meno che il suo intervento
non sia esplicitamente richiesto dai bambini. Abitualmente sono loro che
raccolgono le diverse proposte in discussioni di gruppo e che le espongono
alle insegnanti e/o ai compagni come decisioni assunte.
Queste decisioni possono riguardare aspetti organizzativi o ideativi del
progetto, cioè: le diverse fasi di realizzazione e i tempi, i compiti
e i ruoli, i materiali e gli spazi...
Questa procedura permette ai bambini di acquistare consapevolezza del
percorso che stanno per intraprendere e di avere una rappresentazione
condivisa dell'obiettivo da raggiungere.
Qui di seguito viene riportata un'esperienza esemplificativa di quanto
sopra affermato. In questi giorni a scuola, i bambini di cinque anni hanno
espresso la richiesta di realizzare uno spettacolo circense per i compagni
di tre e quattro anni (come lo scorso anno avevano fatto i bambini che
ora frequentano la prima elementare).
L'intero percorso è stato affrontato in lingua francese. Naturalmente
nelle prime fasi i bambini, in mancanza di lessico adeguato, hanno utilizzato
molto spesso la microaltemanza e l'interlingua mentre, nelle fasi conclusive
e soprattutto nel momento finale, che è consistito nella presentazione
dello spettacolo, i bambini si sono sforzati di utilizzare tutti i termini
acquisiti.
L'insegnante,
nell'accogliere la richiesta esplicitata in modo chiaro dai bambini, ha
proceduto applicando la strategia seguente:
- confronto attraverso una conversazione guidata sulle conoscenze che
il gruppo ha del circo: cos'è, com'è, chi c'è...;
- messa in comune di tutte le informazioni emerse;
- organizzazione vera e propria dello spettacolo con la richiesta ai bambini
di stendere un progetto (in collaborazione con l'insegnante) individuando
i seguenti elementi:
CHI? Scelta dei diversi personaggi che verranno
interpretati durante lo spettacolo.
COSA FARE? Confronto e decisione sulle azioni
che i diversi personaggi dovranno compiere nel numero che verrà
presentato.
COSA DIRE? I diversi personaggi dovranno
in linea di massima concordare i dialoghi (clowns) le presentazioni (dompteurs)...
DOVE? Identificare gli spazi e gli eventuali
attrezzi utilizzati nelle diverse fasi del numero.
QUANDO? Organizzazione della scaletta in
cui compariranno i diversi personaggi... Successivamente le prove generali
hanno consentito di apportare le necessario modifiche al progetto.
Tutto si è concluso con la presentazione dello spettacolo ad un
pubblico particolarmente impaziente ed esigente!
"...evaluer régulièrement
leur travail avec l'aide de l'enseignante: ce qui est fait, cequi
reste à faire, le faire évoluer" |
D - Quale procedura è messa
in atto per permettere ai bambini di fare il punto della situazione?
R - I bambini devono essere messi in grado di porsi la domanda "Come
faccio?"
Perché in caso contrario essi continueranno ad ignorare che si
richiede loro un'attività di pensiero e che lavorare significa
anche riflettere, rappresentarsi cioè, nella propria mente, quello
che ci si propone di fare. Le operazioni mentali devono essere esplicitate
attraverso procedure diverse. Quali?
- Spiegare, rendicontare, articolare e segmentare le azioni e comunicarle;
- "dire ciò che avviene nella propria testa";
- porre le giuste domande.
Un esempio: è primavera, le bidelle hanno rimosso dai vetri i dipinti
a tempera che rappresentavano paesaggi invernali con tanti fiocchi di
neve. I bambini ora devono decidere cosa fare per addobbare le finestre
in modo adeguato alla stagione che sta iniziando.
L'insegnante illustra le tre fasi del percorso:
1. per prima cosa i bambini devono decidere cosa vogliono rappresentare
sulle finestre e cioè quale soggetto realizzare;
2. in seguito i bambini dovranno pensare a quale tecnica utilizzare per
realizzare i soggetti prescelti;
3. verranno infine esplicitate le diverse fasi di lavoro che porteranno
alla realizzazione degli addobbi.
Nella fase 1 i bambini discutono ed arrivano ad una decisione unanime,
in autonomia, senza che l'insegnante gestisca direttamente il gruppo.
Ci si accorda sull'idea di rappresentare delle farfalle. Nella fase 2
l'insegnante propone di realizzare i soggetti individuati utilizzando
alcune tecniche che i bambini, ancora, non conoscono. Questa fase si dimostra
complessa perché i bambini, prima di prendere una decisione, si
informano sulle diverse tecniche e chiedono indicazioni sulle varie tappe
di realizzazione. I bambini sono molto attenti: essi sanno che operazioni
molto lunghe e/o complesse incidono sui tempi di realizzazione del progetto.
Vi sono inoltre tecniche espressivo-manipolative che essi prediligono
mentre evitano accuratamente altre. I bambini passano ad analizzare le
diverse proposte.
L'idea lanciata dall'insegnante, secondo alcuni, ha modalità
di realizzazione lunghe e difficili.
Il gruppo si spacca in due: ci sono i bambini che vorrebbero dipingere
direttamente sui vetri e argomentano la scelta col fatto che è
una tecnica veloce e semplice.
Il secondo gruppo, invece, vorrebbe realizzare le farfalle con la carta
velina per cambiare tecnica e perché "è più
difficile". L'insegnante propone di sospendere la discussione e di
riprendere il confronto in un altro momento perché non si riesce
a trovare un accordo. La discussione è rinviata di qualche giorno.
All'incontro successivo, i bambini arrivano avendo già maturato
la decisione: le farfalle verranno realizzate con la carta velina.
Ora, nella fase 3, vengono chiariti ed evidenziati i diversi passaggi
del lavoro e si suddivide il percorso in tappe:
a. realizzare delle farfalle di diverse forme (bambini);
b. riportare i disegni sul cartoncino nero (insegnante);
e. punteggiare le farfalle (bambini);
d. staccare gli interni delle ali (bambini);
e. riportare con la matita i contorni degli interni sul foglio di carta
velina del colore scelto (bambini);
f. ritagliare le forme lasciando il margine (bambini):
g. mettere la colla sui bordi del cartoncino nero (sempre dalla stessa
parte) che ha la stessa forma della velina appena ritagliata (bambini);
h. incollare il pezzo di carta velina sulla farfalla di cartoncino nero
(bambini).
Proprio perché i diversi passaggi necessari alla realizzazione
dell'intero percorso sono stati articolati e chiariti, i bambini, nel
caso in cui si trovino in difficoltà, possono richiedere l'aiuto
di un compagno o di un adulto, con la consapevolezza che, trovate le strategie
per superare le fasi "critiche", il percorso può essere
nuovamente affrontato in autonomia.
"...de l'analyse de l'activité
cognitive et du langage qui la soutient pour pouvoir accompagner.
de mots justes, le travail des élèves". |
D - Come l'insegnante può "rivestire"
di parole le attività del bambino?
R - All'inizio dell'anno scolastico, la conversazione riguardava la
gestione degli ateliers. Che cosa è necessario fare perché
all'interno di ogni atelier le cose funzionino bene?
Il parere dei bambini è unanime: è necessario "giocare
bene". Ma che cosa significa "giocare bene"?
"Vuoi dire non lanciare i giochi...", "...non distruggere
i giochi degli altri!". Queste le risposte emerse immediatamente.
L'insegnante ha insistito facendo osservare che i bambini stavano dicendo
che cosa non si dovesse fare mentre era necessario individuare che cosa
si dovesse fare. Giocare "bene" con i cubetti, intatti, non
implica le stesse azioni che si fanno quando si gioca "bene"
alla casetta.
La discussione nata da quest'osservazione ha permesso ai bambini di
esplicitare azioni e gesti usuali, condividendoli e arricchendoli di
significato. I bambini hanno proceduto verso la concettualizzazione
e l'astrazione perché era necessario che le loro osservazioni
fossero presentate in modo condivisibile e generalizzabile.
I bambini hanno, tra l'altro, scoperto che situazioni diverse nell'organizzazione
dello spazio, dei tempi e dei materiali, possono offrire strategie di
gioco simili, mentre in situazione spazio-temporali vicine possono coesistere
strategie e procedure di gioco diverse.
Ecco alcuni stralci della conversazione che si è svolta con i
bambini di cinque anni.
"... sul tappeto burlone si può giocare con i cubetti
di legno oppure con i Lego... " e in questo caso vi sono delle
procedure simili "...con tutti e due si può giocare
a costruire un garage...", "... però con i
cubetti bisogna fare attenzione che non cadano, e invece con le costruzioni
si devono fare gli incastri..." (osservazioni fatte dai bambini
di cinque anni). "... Se poi ho voglia, posso prendere gli
animali, e trasformo il garage in una stalla...". Si uniscono
due giochi per farne uno solo: il gioco della fattoria. "...
Ma sul tappeto io posso giocare anche con le perline ... però
è diverso, non costruisco niente ..." "...
certo, costruisco le collane ..." "... però
le infilo, ed è una cosa (azione) diversa ... "
L'azione di integrazione e/o modificazione che l'insegnante attua per
colmare la distanza tra conoscenza posseduta e conoscenza da acquisire,
parte dalla lettura delle rappresentazioni del bambino. A tal fine una
procedura efficace è quella di stimolare i bambini ad esplicitare
situazioni famigliari e molto legate ad azioni.
Il racconto di esperienze che, pur mantenendo elementi quali: luogo,
tempo, soggetti, azioni, oggetti... come descrittori dell'esperienza
stessa, vengono decontestualizzati, porta incontestabilmente verso la
generalizzazione. L'organizzazione cognitiva che sta alla base della
lettura della realtà può così evolvere verso una
maggiore astrazione.
Intervista a Daniela Minuzzo
Insegnante di scuola materna a Fénis e collaboratrice
didattica dal 1996 al 1998.
"Funzione Obiettivo" nell'Istituzione scolastica Monte Emilius
1.
Referente del progetto A.L.I.C.E. per la Valle d'Aosta.
Autrice con la collega Paola Avenatti di "Valentine va à
la bibliothèque" pubblicato dall'École Valdôtaine
e illustratrice di "Parlare di economia ai bambini... a partire
dai soldi" Edizioni Sonda
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