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La
Bibliothèque Régionale d'Aoste :
foyer de la culture valdôtaine
La Biblioteca Regionale di Aosta compie mezzo secolo di
vita: non è una storia molto lunga, ma è stata preceduta
da una serie di altre esperienze, in genere brevi e limitate a specifici
ambiti professionali. C'erano state una biblioteca per insegnanti, un'altra
per studenti, un'altra ancora per alpinisti. Alcune parrocchie possedevano
proprie biblioteche di libri di contenuto "edificante". Vi erano
poi in attività antiche biblioteche, ricche di codici miniati,
di collezioni erudite, di preziose testimonianze manoscritte di importanti
personaggi valdostani del passato: si tratta dei fondi del Capitolo della
Cattedrale, della Collegiata di S. Orso, del Seminario Maggiore, della
Prevostura di Saint-Gilles di Verrès, il cui ruolo nello sviluppo
della cultura valdostana è stato determinante. Alla popolazione
comune mancava dunque una biblioteca che fosse "di tutti", meno
prestigiosa di quelle appena menzionate, ma che possedesse anche testi
per la lettura amena e di varie tendenze culturali. Alcuni intellettuali
si fecero portavoce di questa esigenza ormai inderogabile, sin dalla metà
dell'Ottocento, utilizzando spesso i giornali per avanzare le loro richieste
ed esprimere il proprio pensiero. Tra gli altri, meritano di essere ricordati
per la sensibilità mostrata verso questo problema il canonico Félix
Orsières (1803-1870) e il prof.Jean-Oyen Mellé (1821-1896).
Tra alterne vicende, la Biblioteca ha potuto essere inaugurata
solo il 15 gennaio 1951, su pressione del prof.Jules Brocherel, che riuscì
a convincere la neonata Regione autonoma a integrare il piccolo fondo
appartenente alla Città di Aosta con opere di interesse locale.
A cinquant'anni di distanza si può affermare, dati alla mano, che
essa ha onorato la sua duplice funzione di acquisire e conservare le testimonianze
della cultura valdostana e di assicurare a un'utenza sempre più
vasta occasioni di aggiornamento professionale e di lettura, in spazi
gradevoli, ampi e luminosi.
Per il compleanno, la Biblioteca ha pensato di organizzare nello spazio
espositivo ricavato al suo interno, tra i muri romani della Porta Decumana,
una mostra dei suoi tesori, solitamente nascosti nei magazzini per esigenze
di conservazione. Già! A differenza dei negozi, che espongono le
loro cose più belle in vetrina, le biblioteche sono costrette a
tenerle chiuse nei cassetti, al riparo dalla luce e dalla polvere. Le
occasioni per vederle sono dunque da cogliere al volo.
L'esposizione si articola in varie sezioni, dedicate ciascuna ad un particolare
ambito della cultura.
Nella prima stanza sono ospitati alcuni esemplari di
vecchie carte geografiche, di grande interesse per lo studio dell'evoluzione
delle comunità, delle vie di comunicazione, dell'urbanistica e
della toponomastica, della percezione stessa del territorio nelle diverse
epoche: è possibile confrontare l'esattezza delle nuove carte geografiche,
realizzate con sofisticati sistemi fotogrammetrici, con l'approssimazione
di quelle più antiche, e notare gli spazi via via sottratti dagli
insediamenti umani al territorio naturale. In una vetrina si può
ammirare una preziosa riproduzione ottocentesca della Tabula Peutingeriana,
l'itinerario di viaggio tardoantico in cui figurano anche toponimi valdostani,
riferiti a località in cui era probabilmente presente una mansio
per il ristoro dei viandanti:
Utricio (Verrès), Augusta Praetoria (Aosta),
Eudracinum (forse l'odierna Saint-Rhémy), Arebrigium
(Arvier), Ariolica (La Thuile), In Alpe Graia e In
Summo Pennino (Piccolo e Gran San Bemardo). Attraverso la carta del
Vallese di S. Munster (1550), le opere di G. A. Magini sul Piemonte (XVII
secolo), la carta di Borgonio e Stagnon (1770) e le carte militari dello
Stato unitario si osserva il graduale miglioramento della conoscenza del
territorio da parte dell'uomo.
Accanto a piccoli atlanti sono poi esposte anche alcune stampe d'epoca,
da cui si ricava uno spaccato dell'ambiente incontaminato dei secoli scorsi,
in cui persino le rovine dei castelli non ancora restaurati sembravano
far parte della natura circostante. Le immagini di stradine tortuose e
scoscese, di ponti precari, di rive dei torrenti animate da lavandaie
sono per lo più opera di viaggiatori stranieri, soprattutto alpinisti,
i primi turisti ad aver visitato sistematicamente la nostra regione, ai
quali è dedicato il secondo settore dell'esposizione. Un'ulteriore
sala ospita i volumi rari, antichi e di pregio posseduti dalla Biblioteca:
un vero tesoro di libri riccamente decorati, risalenti fino al Cinquecento,
ma anche di più modesti, ugualmente preziosi per la loro rarità
o per la particolare legatura. Trovano qui spazio, tra le altre opere,
l'edizione cinquecentesca del famoso Coutumier, contenente le
leggi consuetudinarie della Valle d'Aosta (1588), un libretto manoscritto
ad uso degli studenti del College Saint-Bénin (De universo
terrarum orbe, 1662) con gustosi disegni di carattere geografico-astronomico,
le sontuose opere storiografìche su Casa Savoia, un'edizione cinquecentesca
del Corpus luris Civilis e le prime creazioni dell'editoria valdostana.
Lo spazio più ampio è tuttavia riservato
agli autori che, con i loro studi, hanno contribuito allo sviluppo della
cultura valdostana nei diversi ambiti. Dalle opere sto-riografiche di
Mochet e De Tillier; agli studi scientifici di Argentier, Carrel, Vescoz
e Monterin; dalle prime guide sulle stazioni termali di Saint-Vincent,
Courmayeur e Pré-Saint-Didier; ai volumi illustrati sui castelli
della Valle, dalle corrispondenze degli esploratori Capra e Brocherel;
ai racconti, romanzi e poesie di scrittori di espressione francese, italiana
e in patois, è proposto un panorama variegato di una produzione
culturale che ha affrontato nella sua storia ogni aspetto del sapere,
spesso con esiti di valore intemazionale. La mostra sui cinquant'anni
della Biblioteca si conclude con uno sguardo alla situazione attuale:
l'attività dei bibliotecari si avvale, ormai da tempo, dell'ausilio
dei moderni strumenti informatici che, oltre a velocizzare le operazioni
di immagazzinamento dei dati, rendono più facile e veloce la ricerca
dell'informazione da parte dell'utente. La nuova sede, inaugurata nel
1996, ha permesso di adeguare gli spazi a un pubblico sempre più
vasto e di destinarne una parte alla fascia di utenza più giovane.
Con le varie modifiche intervenute e l'introduzione del catalogo automatizzato,
il lavoro dei bibliotecari e i rapporti tra questi e gli utenti rimangono
tuttavia alla base del successo di questa Istituzione, il cui ruolo fondamentale
nella diffusione della cultura - non solo locale - nella nostra Regione
è ormai riconosciuto da tutti.
Omar Borettaz
Dipendente regionale, già archivista presso
l'Archivio storico regionale e documentalista presso la Soprintendenza
per i Beni Culturali, dal 1998 si occupa della bibliografia valdostana
presso la Biblioteca Regionale di Aosta. Ha pubblicato alcuni saggi di
storia locale, per lo più apparsi in opere miscellanee.
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