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Formare
in età adulta
Vi presentiamo un interessante
progetto europeo di ricerca che si è avvalso di una ricerca comparativa
di tipo qualitativo. Oggetto di studio: le politiche e le problematiche
dell'educazione degli adulti. I risultati dell'indagine presentano un
quadro molto ricco di indicazioni utili sia a livello di riflessione che
di azione concreta.
IL PROGETTO S.A.E.D.A.
La necessità di rispondere al bisogno di formazione
di larghi strati di popolazione non più in età scolare,
ha portato allo sviluppo, anche nella nostra regione, di un’offerta
consistente di attività di educazione degli adulti aventi lo scopo
di facilitare l’adeguamento delle conoscenze individuali e delle
competenze professionali alle abilità/capacità richieste
dalle nuove tecnologie e, più in generale, ai più ampi e
complessi orizzonti che derivano dalla disponibilità di una massa
enorme di informazioni.
Il progetto europeo “S.A.E.D.A. – Stratégies
d’amélioration de l’éducation des adultes dans
des contextes régionaux” - svolto con il coordinamento
dell’IRRSAE Valle d’Aosta nell’ambito del Programma
comunitario Socrates in quattro regioni d’Europa: la Valle d’Aosta
in Italia, la Catalogna in Spagna, il Languedoc-Rous-sillon in Francia
e la regione della Grecia Occidentale in Grecia - nasce dall’esigenza
di fare il punto della situazione sull’educazione degli adulti nelle
varie realtà coinvolte nel progetto; ciò al fine di ricavarne,
attraverso gli elementi di criticità e di forza evidenziati, indicazioni
migliorative da mettere a disposizione di quanti, a vari livelli, sono
chiamati a promuovere e gestire le attività e le politiche di questo
settore.
Per raggiungere tale obiettivo, il progetto si è avvalso di una
ricerca comparativa di tipo qualitativo, condotta con il metodo
Delphi, consistente in fasi successive di sollecitazione e consultazione,
tramite questionari ed incontri, di un campione di “testimoni privilegiati”
(esperti e operatori di educazione degli adulti e utenti delle attività
formative) riguardo alla tematica oggetto dello studio, in questo caso
rappresentata dalle politiche e problematiche dell’educazione degli
adulti e in particolare:
• i problemi incontrati dagli adulti e il contributo dell’educazione
degli adulti alla loro soluzione;
• gli obiettivi dell’educazione degli adulti;
• i compiti dei poteri pubblici;
• l’efficacia delle azioni di formazione;
• il rapporto tra l’educazione degli adulti e la formazione
alla cittadinanza europea.
Al fine di comprendere meglio le motivazioni che portano molte persone
a non usufruire di attività formative, è stato inoltre interpellato,
con interviste in profondità, un campione di “non partecipanti”.
I risultati dell’indagine presentano un quadro molto ricco di indicazioni
utili sia a livello di riflessione che di azione concreta. Ne riportiamo,
di seguito, alcune delle principali, riferite alla Valle d’Aosta,
rimandando al rapporto di ricerca1 per un più completo
ed approfondito esame dei risultati e per gli aspetti di comparazione
europea.
• Il ruolo dell’educazione degli adulti è ritenuto
particolarmente importante per aiutare questi ultimi a far fronte ai cambiamenti
nel mondo del lavoro, ma anche per superare le difficoltà di inserimento
sociale, meno utile per quanto riguarda i problemi legati alla salute
e alle condizioni di vita nonché all’identità e alle
relazioni sociali. I rilevanti investimenti nel settore della formazione
professionale e nella cultura sono ritenuti adeguati, ma bisognerebbe
prendere maggiormente in considerazione anche altri settori ritenuti trascurati:
lo sviluppo personale (e in particolare gli aspetti relativi all’imparare
ad imparare, all’assunzione di responsabilità, alla conoscenza
delle proprie potenzialità e limiti; alla fiducia in se stessi)
e la partecipazione socio-politica (in particolare la capacità
di comunicare e di relazionarsi con gli altri, di accettare e rispettare
gli altri, di esprimersi e di argomentare).
I poteri pubblici dovrebbero svolgere un ruolo che non si limiti ai finanziamenti,
ma includa la progettazione e il coordinamento delle azioni, lo stimolo
e la facilitazione alla partecipazione, il controllo della qualità.
• E’ indispensabile effettuare delle analisi dei bisogni affinché
le diverse esigenze formative della popolazione adulta trovino una risposta
appropriata. Sempre allo scopo di promuovere un più stretto legame
tra i bisogni e le iniziative proposte, bisognerebbe realizzare un’azione
permanente di coinvolgimento e consultazione degli utenti, sia a livello
di programmazione delle attività sia a livello didattico durante
i corsi.
• L’efficacia dell’educazione degli adulti è
garantita anche dalla rispondenza delle attività proposte a criteri
di qualità quali: la competenza dei formatori, la soddisfazione
dei partecipanti, l’utilità pratica degli apprendimenti,
l’arricchimento culturale, l’informazione preliminare ai partecipanti
sui prerequisiti e gli obiettivi, l’adeguatezza delle metodologie,
dei contenuti, della durata e degli orari al livello e alle esigenze dei
partecipanti.
• I formatori, per i quali viene auspicato un miglioramento della
professionalità tramite azioni mirate, dovrebbero conoscere non
solo i contenuti, sicuramente indispensabili, ma dovrebbero anche possedere
le competenze che distinguono un vero formatore da un esperto in qualsiasi
disciplina, ossia la capacità di gestire ed animare la classe,
di relazionarsi con gli alunni, di diagnosticare le esigenze formative,
di utilizzare le metodologie adeguate, di servirsi delle nuove tecnologie.
• La carenza d’informazione sulle iniziative è un problema
molto sentito ed evidenziato. Anche i “non partecipanti” la
indicano come una causa di non partecipazione. Sarebbe necessario compiere
uno sforzo maggiore per potenziare i mezzi d’informazione usati
attualmente, ma anche per trovare nuove modalità.
• Il sostegno all’integrazione dei cittadini nell’Unione
Europea viene considerato un campo d’intervento significativo per
l’educazione degli adulti. L’atteggiamento generalmente positivo
verso questa nuova realtà, che si ritiene favorito dalla situazione
di plurilinguismo/pluriculturalismo, dalla posizione geografica e dalla
tradizione di scambi che caratterizzano la nostra regione, dovrebbe essere
potenziato da azioni formative, a carattere volontario, e da altre misure
promozionali quali: l’organizzazione di scambi tra cittadini dei
diversi paesi e di viaggi educativi, l’inserimento della tematica
europea in tutti i progetti educativi, lo sviluppo di azioni informative
riguardanti in particolare modo le diverse implicazioni derivanti da questa
nuova realtà.
L’Unione Europea viene anche considerata come punto di riferimento
importante, a livello di promozione e di finanziamento, per lo sviluppo
dell’educazione degli adulti e delle situazioni di pluriculturalismo/plurilinguismo
come quella della nostra regione.
• La “non partecipazione” alle attività formative
non nasconde sempre situazioni di deprivazione culturale, essa rivela
anche una concezione più ampia dell’educazione degli adulti,
non necessariamente legata ad attività organizzate e formali. Le
esperienze lavorative, familiari, associative e del tempo libero permettono
acquisizioni importanti sul piano della crescita personale, delle abilità
legate ad interessi hobbistici vari e delle professioni. Queste modalità
di autoapprendimento o di apprendimento attraverso la relazione e lo scambio
di competenze non possono sicuramente soddisfare tutte le esigenze della
vita e della società contemporanea, ma rappresentano comunque occasioni
formative importanti che l’educazione degli adulti non può
ignorare, ma che, anzi, dovrebbe approfondire per trarne indicazioni utili
al fine di migliorare le proprie strategie di coinvolgimento di pubblici
poco sensibili e diffidenti.
• La centralità dell’educazione degli adulti nel processo
di crescita economico-sociale della regione deve essere riconosciuta dalle
parti sociali e deve portare alla creazione di un sistema regionale coordinato
di educazione degli adulti che preveda e garantisca: modalità e
strutture di decentramento e concertazione dell’offerta di formazione;
condizioni di reale uguaglianza delle opportunità per tutti i cittadini
e in particolare per quelli con bassi livelli di scolarità e in
situazione di svantaggio; un servizio di qualità mediante l’analisi
dei bisogni, la programmazione, la formazione degli operatori, l’informazione,
l’orientamento, il finanziamento, la valutazione e la certificazione.
Da quanto sopra esposto si può comprendere come la formazione in
età adulta sia complessa e non consista come spesso si crede, vista
l’età degli allievi, in una mera trasmissione di contenuti.
Al contrario essa presuppone metodologie e attenzioni particolari dovute
proprio alla condizione dell’adulto in formazione che, nel bene
e nel male, deve fare i conti con l’esperienza di vita accumulata
negli anni e, in alcuni casi, con vissuti scolastici negativi.
Con la normativa sull’autonomia e con l’insieme di provvedimenti
voluti dal governo in carica per dare corpo ad un sistema capace di rispondere
alle esigenze di formazione della società contemporanea, anche
la scuola è chiamata a dare il suo contributo alla formazione della
popolazione adulta sia nel campo dell’istruzione che in quello dello
sviluppo culturale e professionale. Ci riferiamo alla possibilità
di organizzare attività formative per gli adulti previste dal regolamento
dell’autonomia2, così come alle iniziative di
recupero della scolarità dell’obbligo e superiore (150 ore-scuola
media, alfabetizzazione e corsi serali di scuola superiore) ora in via
di trasformazione in strutture con compiti più ampi denominate
Centri Territoriali Permanenti per l’Educazione degli Adulti (CTP),
nonché all’Istruzione e Formazione Tecnica Superiore (IFTS).
Riteniamo che la ricerca SAEDA costituisca quindi, anche per la scuola,
uno strumento utile sia in funzione di un impegno diretto nella realizzazione
di attività formative per adulti, sia per riuscire in quell’azione,
sempre più indispensabile, di lettura ed orientamento della propria
esperienza in coerenza e sinergia con quella degli altri soggetti che,
in un’ottica di sistema integrato, concorrono a garantire i processi
formativi.
IL METODO DELPHI
Il metodo nasce negli anni ‘50 allo scopo di consentire ad un panel3
di esperti di dibattere, senza incontrarsi, sulla probabilità di
avvenimenti futuri e sulle loro conseguenze. Il dialogo fra i vari rispondenti
e la messa in comune delle diverse posizioni si realizzano per iscritto,
e, generalmente, attraverso tre turni di consultazione tramite dei questionari
contenenti una serie di domande sull’argomento oggetto della ricerca.
All’inizio le domande poste sono di ordine più generale;
in seguito, sulla base delle risposte date, e fatte conoscere al panel
in un rapporto che le analizza, diventano sempre più mirate. Al
termine dell’ultimo turno si stende il rapporto finale.
Verso la fine degli anni ‘60, M. Turoff presenta una variante partecipativa,
chiamata policy-developing Delphi (o participatory-Delphi)
centrata sugli sviluppi politici degli avvenimenti; il suo obiettivo quindi
è quello di sollecitare opinioni anche divergenti riguardo alle
soluzioni potenziali a problemi strategici.
In questa variante, la composizione del gruppo dei rispondenti cambia:
non più esperti nel senso comune del termine, ma figure di riferimento,
testimoni privilegiati, competenti in diversi ambiti.
La ricchezza dei dati raccolti attraverso tale variante è altamente
significativa per la natura partecipativa della ricerca, in quanto coloro
che rispondono portano le loro opinioni personali basate su esperienze
concrete, opinioni che possono riaffermare, approfondendole, e/o modificare
reagendo alle risposte degli altri rispondenti.
Un altro punto a favore del metodo è l’anonimato di quanti
rispondono, poiché è fondamentale che tutti abbiano la possibilità
di esprimere liberamente la propria opinione. Oltre a ciò, il metodo
presenta ulteriori vantaggi quali:
• l’assenza di effetti dovuti a leadership, condizionamenti
psicologici, capacità di persuasione, ecc.;
• l’assenza di fenomeni di irrigidimento sulle posizioni iniziali
per non perdere prestigio e/o di sudditanza nei confronti di personaggi
importanti;
• la riduzione di effetti di dispersione degli elementi della discussione,
come potrebbe succedere in un brain-storming;
• la riduzione dell’aggressività che può manifestarsi
nel corso di tavole rotonde.
Per il forte coinvolgimento di più soggetti con ruoli diversi e
la possibilità di raccogliere opinioni, aspettative, proposte su
questioni che li implicano in prima persona, è da sottolineare
il possibile utilizzo del metodo all’interno di organizzazioni complesse,
come per esempio la scuola nel momento dell’elaborazione del POF
o di autoanalisi dell’Istituto.
Piero Aguettaz
Docente comandato IRRSAE Valle d’Aosta.
Si occupa prevalentemente di problematiche inerenti l’educazione
degli adulti.
Daniela Coletta
Docente comandata IRRSAE Valle d’Aosta.
Da alcuni anni svolge attività di ricerca in vari ambiti.
Note
1 AA.VV. Progetto europeo di ricerca SAEDA – Strategie di miglioramento
dell’educazione degli adulti in contesti regionali – Dall’analisi
dei bisogni alla qualità delle risposte: una ricerca Delphi comparativa
- Maggio 2000
2 L.R. 26 luglio 2000, n.19 – Autonomia delle istituzioni scolastiche
(Art. 17 – Ampliamento dell’offerta formativa).
3 Si chiama panel un gruppo di persone che vengono intervistate o che,
come nel caso di Delphi, rispondono a questionari a più riprese
sullo stesso oggetto d’indagine.
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