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Un
curricolo per le emozioni
Nella grande onda di riforma
che tocca l’intero sistema scolastico un posto privilegiato deve
essere attribuito al ruolo essenziale che, nel processo di apprendimento,
occupano i sentimenti e le emozioni.
In questo momento di riforma complessiva del sistema
scolastico - e in particolare di riflessione sulla costruzione di nuovi
curricoli - urge il bisogno di creare un curricolo per le emozioni che
tenga conto della stretta interrelazione fra sentimento e pensiero nei
processi di apprendimento e che ponga come traguardo essenziale l’educare
alla gestione della vita emotiva. Occorre infatti che tutti i curricoli,
intesi in chiave disciplinare e interdisciplinare, concorrano alla realizzazione
di obiettivi come: promuovere una consapevolezza che i sentimenti e le
emozioni sono una parte integrale dell’apprendimento tanto quanto
il pensiero e il ragionamento; assicurare che in classe esistano tempi
e spazi per la vita interiore dello/a discente in modo che possa rifletterci
sopra e comprenderla meglio; fornire modelli di apprendimento che
uniscano conoscenze, sentimenti ed esperienze e valorizzino gli aspetti
emotivi e intuitivi dell’essere; creare un ambiente che protegga
il benessere psicologico e non solo quello fisico.
Partendo dal presupposto che un sistema scolastico può rendere
obbligatoria la frequenza ma non potrà mai rendere obbligatorio
l’apprendimento, occorre creare ambienti e fornire eventi dotati
di significatività, capaci di generare entusiasmo e offrire opportunità
di osservare, sperimentare e riflettere su tutti gli aspetti del proprio
vissuto. Innanzitutto occorre riconoscere che rispetto reciproco e rapporti
di fiducia sono la condizione minima indispensabile affinché gli
insegnanti possano stimolare gli studenti ad apprendere. Si tratta di
creare un clima indispensabile per la motivazione - elemento chiave dell’imparare
- e di prevedere esperienze che comprendano una varietà di bisogni,
speranze, aspirazioni e scopi, e che permettano di aprirsi a tutti i pensieri
e i sentimenti che fanno parte dell’apprendimento, inteso come processo
di cambiamento personale che, come tale, può essere difficile e
doloroso. Questo clima può esistere solo se esiste un contratto
formativo e relazionale basato sui seguenti presupposti:
- ognuno è un individuo unico degno di rispetto;
- ogni individuo ha pieno diritto ai propri sentimenti ed emozioni e alle
proprie reazioni ai comportamenti altrui, ma che deve anche sapere assumersene
la responsabilità e imparare a gestire il tutto in modo equilibrato;
- ogni situazione, anche la più sgradita, contiene opportunità
per apprendimento e crescita;
- gli errori sono esperienze di apprendimento, esiti, non
fallimenti;
- la nostra paura è il maggiore ostacolo alla nostra crescita.
Occorre che il vissuto di tutti gli attori dell’ambiente scolastico
aiuti ognuno a capire il rapporto fra pensieri, sentimenti e azioni e
a identificare ciò che è disfunzionale a un’interpretazione
e una valutazione equilibrate di ciò che ci accade intorno e dentro.
Occorre creare curricoli nei quali possano intersecarsi e alimentarsi
aspetti di apprendimento intellettivo come il pensiero, la ragione, le
idee, l’analisi e l’argomentazione insieme ad aspetti dell’apprendimento
emotivo come le emozioni, i sentimenti, le aspirazioni e le paure, dell’apprendimento
intuitivo come le intuizioni, le sensazioni, le percezioni e le illuminazioni,
e anche dell’apprendimento fisico come il linguaggio corporeo, la
manualità e l’esperienza tattile.
Ciò comporta scelte curricolari che riguardano sia contenuti che
metodologie. Al livello dei contenuti, tematiche come l’amore, la
morte, la gelosia, il tradimento, la paura, la tristezza, i pensieri razionali
e irrazionali dovrebbero essere presenti in maniera trasversale - nella
letteratura, nelle arti espressive, nelle scienze sociali e quelle naturali,
in modo da favorire una consapevolezza dell’interazione fra processi
cognitivi e stati emotivi e anche per permettere di saper esprimere i
propri stati d’animo ed esercitare maggiore potere di controllo
sui propri comportamenti. Occorre trattare apertamente questioni come
l’auto-immagine, le aspirazioni, i bisogni, i valori, i comportamenti,
le interazioni, i rapporti e le esperienze personali. In tal modo, non
solo si crea spazio per un ruolo potente da parte dell’intelligenza
emotiva nello sviluppo dell’intelligenza complessiva, ma si può
inoltre affrontare direttamente il proliferare di tossine psicologiche
che troppo spesso si diffondono in individui volti a una forma di auto
sabotaggio in cui un’apparente inabilità o deficienza diventa
facilmente un’identità globale caratterizzata dal fallimento.
Per quanto riguarda gli aspetti metodologici, nell’agire dell’insegnante
certe strategie possono essere determinanti nella promozione del benessere
emotivo e nel conseguente potenziamento del ruolo dell’intelligenza
emotiva. In primo luogo, occorre incoraggiare fiducia e auto stima negli
studenti attraverso la valorizzazione dei loro tentativi a sperimentare
forme di consapevolezza del ruolo dell’emotività. Occorre
ascoltare attentamente gli studenti mentre si sforzano con tutti gli aspetti
dei processi di apprendimento, facilitare un’interazione e una discussione
caratterizzate dalla sensibilità, dimostrare di considerare le
idee ed esperienze altrui importanti quanto l’espressione delle
proprie.
E’ altrettanto importante che l’insegnante fornisca un supporto
all’evoluzione del pensiero e della sua espressione, prestando attenzione
tanto al processo del pensiero quanto ai suoi prodotti. Occorre fungere
da specchio per lo studente, proponendo un’immagine dei propri atteggiamenti,
ragionamenti e modi di esprimersi, e incoraggiare consapevolezza del proprio
essere (preferenze, pregiudizi, abitudini, blocchi, ecc.). L’azione
dell’insegnante dovrebbe stimolare la mente a comprendere più
dimensioni attraverso l’affermazione della validità di idee
ancora in evoluzione, parzialmente formulate e incerte, e allo stesso
tempo, promuovere un clima di pensiero esplorativo attraverso i propri
interventi - introdurre punti di vista mancanti, mediare situazioni di
conflitto, incoraggiare a ripensare posizioni non ragionate ecc. Soprattutto,
l’insegnante stesso dovrebbe fornire un modello di intelligenza
emotiva attraverso il proprio comportamento, dimostrando chiarezza, coerenza,
apertura e comunicatività.
Per lo studente, forse ciò di cui ha maggiormente bisogno è
che il feedback che riceve dall’insegnante sia veramente tale, cioè,
un ritorno che nutre e alimenta la crescita. L’insegnante deve costantemente
ricercare modalità con cui valorizzare al massimo i processi e
i prodotti di chi apprende e allo stesso tempo incoraggiare la riflessione
sugli stessi processi e prodotti in modo da stimolare l’ideazione
di alternative e la realizzazione di cambiamenti che portino avanti l’apprendimento.
In tal modo, l’attività scolastica può permettere
a ciascun partecipante quella percezione fondamentale di esperienze dotate
di pertinenza e di significati per la propria vita, facilitare la costruzione
di un’identità personale, per acquisire un potere di controllo
su se stesso e sull’ambiente in cui si vive. Di conseguenza, si
può raggiungere quella dignità dell’essere umano che
dovrebbe essere il vero obiettivo dell’educazione e che l’esperienza
scolastica dovrebbe permettere a ognuno di sperimentare. La dignità
dipende dall’acquisizione di competenze tali da permettere all’individuo
di partecipare e contribuire alla vita e alle attività del gruppo
al quale appartiene, di ricevere stima e nutrire fiducia in sé,
cosa che alimenta più di qualsiasi altra la crescita dell’essere
umano. In questo processo, l’intelligenza emotiva deve svolgere
un ruolo paritario con altre forme di intelligenza nello sviluppo dell’intelligenza
globale.
Martin Dodman
Docente di Educazione comparata e Didattica delle Lingue
nella Facoltà di
Scienze della Formazione, Libera Università di Bolzano.
È stato consulente all’Assessorato dell’Istruzione
e Cultura e dell’IRRSAE della Regione Autonoma Valle Aosta, per
la progettazione, la formazione e la ricerca-azione nell’educazione
bilingue e nell’educazione linguistica.
Su gentile concessione dell’autore.
Tratto da Intelligenza emotiva e scuola,
Atti del Seminario nazionale di studi 1998.
Supplemento al n°3 di .eco
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