|
Intrecci
tra educazione, arte, natura nella prospettiva della conversione ecologica
La casa-laboratorio di Cenci
compie 20 anni. Un'occasione per insegnanti, educatori, artisti e animatori
culturali di mettere a confronto ricerche, pratiche e sperimentazioni
di educazione ambientale.
I convegni, si sa, non sono tutti uguali. Alcuni preferiamo
rimuoverli. "Sarebbe stato meglio rimanere a casa" è
la felice sintesi di una sensazione, tutt'altro che ambigua, di perdita
di tempo. Altri non lasciano il segno, dopo pochissimo li abbiamo già
dimenticati. Per altri ancora, invece, l'espressione "Peccato non
esserci!", la dice lunga su quanto fossero irrinunciabili. Ecco il
caso del convegno internazionale organizzato dalla Casa-laboratorio di
Cenci, ad Amelia (Tr) dal 29 marzo al 1 aprile 2001. Coloro che c'erano
hanno avuto infatti l'opportunità di ricevere preziose testimonianze
sulla storia decisamente atipica di Cenci e di confrontarsi con chi pratica
da anni la ricerca educativa. Le sollecitazioni e le riflessioni emerse
sono state tante, trasmetterle ora ai lettori non è così
facile, ma tentare, vale la pena.
LE RAGIONI DI UNA DIVERSITÀ
Cenci è innanzitutto un luogo. Un vecchio casale della campagna
umbra, un tempo semidiroccato e isolato in fondo ad una valle, divenuto
negli anni un luogo di incontri, un crocevia di esperienze, uno spazio
aperto all'ospitalità, unico in Italia. Ha accolto maestre e maestri
provenienti da Polonia, Colombia, Guatemala, Brasile, Haiti, Stati Uniti,
Marocco, Senegal, India e Bali. Ancora oggi è un luogo dove si
intrecciano proposte educative ed artistiche.
Cenci è anche un insieme di esperienze, molto diverse tra loro,
che hanno in comune il desiderio di percorrere strade di conoscenza del
mondo e di se stessi. Un luogo privilegiato, dunque, per ricercare, lontano
dagli spazi e dai tempi della città. Cenci è infine uno
"stile". Infatti, nei campi scuola, la pratica della cooperazione,
la crescente contaminazione tra sapere e saper fare, le passioni degli
animatori che si identificano con ciò che propongono, hanno fatto
nascere uno stile educativo del tutto originale.
Che cosa trovano gli insegnanti che portano i loro alunni a Cenci? Probabilmente
quello che manca spesso nella nostra scuola. Sono troppo rari, infatti,
i momenti in cui i bambini e i ragazzi percepiscono gli insegnanti come
"adulti in ricerca", desiderosi di condividere con loro, percorsi,
incertezze, domande aperte. A Cenci, le attività, invece sono di
laboratorio, di lavoro creativo, incentrate su movimento, danza, canti,
ritmi e suoni. La ricerca corporea e spaziale stimola l'espressione individuale
e di gruppo, alimenta il processo artistico che non coincide con la semplice
trasmissione di un'esperienza, ma diventa saper fare, incentrato più
sul come, che sul cosa. Ciascuno scopre così qualcosa di sé.
Se l'arte è lo strumento, il primo spazio educativo è, per
la Casa-laboratorio, la natura, scenario privilegiato in cui sviluppare
quell'intelligenza intuitiva che da sempre lega i corpi e i sensi ai cicli
naturali, al cielo, alla notte, al vento, al bosco e alle dimensioni mitiche
che evocano racconti di culture diverse.
LE RAGIONI DI UN CONVEGNO
Il convegno di Amelia è nato anche per non dimenticare. Per ricordare
insieme ai numerosissimi partecipanti (ne aspettavano 150, ne sono arrivati
300) le persone e le tappe di un percorso ventennale. Franco Lorenzoni
che, come abitante e coordinatore della Casa-labo-ratorio, sente la responsabilità
di tenere vivi i ricordi e gli insegnamenti di coloro che non ci sono
più, ad un certo punto ha detto: "Ho paura che muti il ricordo
di coloro che sono morti. Occorre tenere in vita le memorie, rifarle incontrare".
Egli intende la memoria non come magazzino dove i fatti restano più
o meno conservati, ma come un laboratorio, un posto dove i dati dell'esperienza
vengono continuamente elaborati alla ricerca di senso. Ed il senso delle
quattro giornate del convegno stava, oltre che nel ricordare quanto è
stato fatto, nel discutere di una questione che alla Casa sta molto a
cuore, ossia la conversione ecologica, intesa come mutamento concreto
di atteggiamenti e di comportamenti. Un concetto, questo, proposto da
Alexander Langer(1), amico e strettissimo collaboratore di
Cenci. L'incontro di esperienze e progetti per la conversione ecologica
riflette bene la tensione fra la visione di una società ecologica
e la constatazione di una realtà dominata da fattori economici,
politici e culturali imprescindibili. Cenci accoglie l'invito di Langer
ad impegnarsi costantemente per dar vita e concretezza a una "società
più equa e più sobria, compatibile con i limiti della biosfera
e con la giustizia anche tra i popoli".
Conversione, dal latino convertere, mutamento radicale e profondo di vita,
di abitudini e di opinioni, è sinonimo di cambiamento, variazione,
svolta. Ecco, "svolta" è forse il termine che meglio
riassume la sfida lanciata dal convegno: è necessario convertirsi
(non a caso è stato citato San Francesco, e il suo esempio "teatrale"
di conversione, di cambiamento radicale) ad un'educazione sostenibile,
in cui arte e natura si intrecciano, perché questa "educazione"
può rendere le persone più sensibili rispetto alle questioni
etiche e ambientali, più consapevoli del valore della differenza.
Inversione di rotta dunque, se si è compreso fino in fondo che
questo tempo è a rischio e occorre riconvertire, ripensare il mondo
e il modo in cui lo viviamo a partire dalla questione educativa. E in
questo sforzo, la scuola ha precise responsabilità ed è
bene che colga l'occasione per ripensare profondamente se stessa.
Al convegno si è volutamente scelto di far parlare i testimoni,
coloro che hanno, con ipotesi di ecologia sociale, contribuito a fare
di Cenci un centro di ricerca permanente. Ecologia
sociale è ritenere, ad esempio, che adulti, adolescenti,
bambini e anziani possano incontrarsi, intrecciando memorie, esperienze,
competenze e linguaggi differenti, arricchendosi reciprocamente. Alla
base di molte ricerche c'è inoltre il tentativo di trovare le risonanze
che legano il corpo al cosmo e di sperimentare l'incontro con l'altro
perché sono queste le condizioni in cui si impara di più.
Attraverso il punto di vista di testimoni, studiosi e collaboratori è
stata ripercorsa la storia di Cenci, una storia con radici profonde, fatta
di apprendimenti artigianali e di uno stile di vita sempre all'insegna
della semplicità e dell'autenticità, in perfetta sintonia
con la prospettiva ecologica.
Autentico, come tutto a Cenci, l'intervento di apertura di Emma Castelnuovo,
insegnante di matematica che a 87 anni, ha ancora uno sguardo partecipe
e curioso. E' stato il modo migliore per testimoniare una passione, quella
per la matematica, disciplina che può sviluppare l'osservazione
ed insegnare a pensare. Un ottimo inizio per il convegno ed un auspicio
a rinnovare sempre l'emozione a "guardare", un'attitudine che
purtroppo tutti noi perdiamo crescendo.
La pedagogista Clotilde Pontecorvo, dell'Università La Sapienza
di Roma, intervenuta sul tema dell'apprendimento come socializzazione,
ha ribadito come le cose più importanti che servono nella vita
si apprendano fuori dal contesto formale della scuola. L'esempio di un'insegnante
che, contrariata dalla risposta di un alunno, sbotta: "Ma come, ti
permetti d'imparare senza che io lo sappia?" è emblematico.
La scuola, per molti ancora, è "il luogo" degli apprendimenti.
"Non avrai altri apprendimenti all'infuori di me", potrebbe
recitare il comandamento di certi insegnanti. Ma le cose stanno esattamente
così? Clotilde Pontecorvo ci ha proposto di esaminare l'apprendimento
come una forma essenziale di socializzazione, una complessa co-costruzione
del mondo sociale in cui ci sono regole, norme, sentimenti all'intemo
di una relazione asimmetrica. Se le comunità sono i contesti in
cui si apprende, Cenci è un bei esempio di comunità. Qui
i ragazzi si costruiscono come "persone", i loro apprendimenti
sono "stabili", perché nascono in un rapporto di collaborazione
con gli altri. Nella comunità infatti si fa non solo per, ma con.
Si tratta allora di applicare questo concetto di comunità ad altri
contesti, per inventare delle situazioni di apprendimento, delle pratiche
dove il saper fare di ciascuno determina il risultato generale. La comunità
deve essere pensata come un modo per gestire la complessità e l'incertezza
della società attuale, percorsa da flussi di rapido cambiamento
locale e globale,
Molti gli altri intervenuti, da Peter Kammerer, Wolfgang Sachs, Piergiorgio
Giacché, Enrique Vargas, Jairo Cuesta, Ewa Benesz, Sista Bramini,
Germana Giannini, Giorgio Testa, Rachele Furfaro a Michela Mayer, impossibile
menzionarli tutti. Ognuno di loro ha contribuito ad intrecciare ulteriormente
i numerosi fili di arte, natura ed educazione.
I TEMI E LE QUESTIONI
La Casa-laboratorio, in questi anni di sperimentazione educativa ed artistica,
ha esplorato principalmente tré temi, quelli, appunto, affrontati
al convegno: l'ecologia tra cielo e terra, il teatro in relazione alla
natura e l'incontro tra le culture.
L'ecologia tra cielo e terra: le pratiche
educative che aiutano a riconnetterci con gli elementi e i cicli del cosmo.
Nel 1980 tutta l'esperienza di Cenci nacque infatti da una domanda molto
semplice: perché la scuola si pone così poche domande sui
tempi, i modi e i luoghi dell'incontrare il mondo e del conoscere? Sui
contesti che favoriscono pensieri e domande aperte sulla natura e sull'individuo
medesimo? Dopo tanti anni di sperimentazioni educative a cielo aperto,
grazie al coordinamento appassionato di Nicoletta Lanciano, astronoma
di archeologia e mitologia, più che risposte la Casa-laboratorio
ha collezionato percorsi, tentativi, esperimenti e piccole scoperte che
hanno suggerito nuove domande ancora aperte.
Ha verificato, ad esempio, che è molto interessante per i bambini
e anche per gli adulti, scoprire, vivere e osservare momenti primari come
l'alba, il tramonto, il lento movimento degli astri nel cielo. Le proposte
presentate nei campi natura, apparentemente ovvie, provocano uno stupore
incredulo. Ci sono ragazzi e adulti che si ricordano, dopo anni, quella
volta in cui hanno atteso l'alba a Cenci, dopo essersi svegliati nella
notte. Probabilmente ristabilire una relazione intima con un elemento
della natura e del cosmo aiuta a stare meglio, aiuta a sentire che apparteniamo
anche noi al vasto mondo dei viventi che ci circonda. Dal punto di vista
educativo, è per gli operatori di Cenci fondamentale che ci si
ricordi che noi dipendiamo dall'acqua e da ciò che nasce dalla
terra, che la nostra vita materiale, il nostro corpo ha una relazione
diretta con il sole e con il vento.
Questo non è evidente, non lo sa più nessuno. I bambini,
magari non quelli valdostani, pensano che il latte nasca inscatolato,
così come lo vedono al supermercato!
Il teatro in relazione alla natura come terreno
di ricerca artistica ed educativa.
Il teatro, da quando fu ospite della Casa-laboratorio Jerzy Grotowski,
ha costituito un terreno privilegiato di ricerca educativa. Di questo
ricco territorio di ricerca il convegno ha voluto evidenziare due possibili
esiti: quello artistico e quello educativo. Sista Bramirà, che
è stata tra le fondatrici della Casa-laboratorio, ha guidato per
anni una ricerca sulle tecniche personali e ha poi dato vita ad un gruppo
teatrale autonomo, "O Thiasos - Teatro Natura", che
ha approfondito la ricerca sul versante artistico. Parallelamente a questa
ricerca artistica un gruppo di giovani animatori, ha dato vita all'Associazione
Dulcamara, che propone campi scuola a Cenci, intrecciando educazione
ed arte. Questo gruppo ha elaborato una sua originale proposta educativa
centrata sul lavoro sul corpo, la voce ed il canto perché ciò
che contraddistingue la totalità degli animatori è una formazione
teatrale seguita, nel corso degli anni, con assistenti di Grotowski (Jim
Slowiak,Jairo Cuesta, Maud Robart). Il lavoro che viene svolto a Cenci
è essenzialmente di attenzione sensoriale e percettiva al sistema
che ci contiene e a noi stessi in quel sistema. L'approccio con l'ambiente
è quindi un approccio fortemente connotato in termini di integrazione
e l'esperienza estetica viene privilegiata rispetto alla prospettiva scientifica
che costituisce invece il fondamento delle pratiche educative di molte
associazioni ambientaliste. La filosofia di Cenci concorda con Gregory
Bateson, secondo il quale: "La bellezza del bosco nel quale passeggio
è il mio prendere atto sia dei singoli alberi, sia dell'ecologia
totale del bosco in quanto sistemi. Un simile riconoscimento estetico
è ancor più evidente quando parlo con un'altra persona".
L'incontro tra le culture come
possibilità di ripensare il nostro rapporto con il pianeta.
Il tema delle relazioni tra le culture, costituisce il nodo, la sfida
sociale del prossimo secolo, per l'Italia, in particolare, perché
è un giovane luogo d'immigrazione. Se si vuole veramente costruire
la compresenza tra diversi sullo stesso territorio, occorre sviluppare
e acquisire una complessa arte della convivenza. Non servono prediche
contro razzismo, intolleranza e xenofobia, ma esperienze e progetti positivi
ed una cultura della convivenza. Tutto questo si diceva otto mesi fa,
è inutile sottolineare quanto sia di attualità ogni riflessione
di questo tipo in un periodo come questo di "scontro di civiltà".
L'incontro con artisti ed educatori di diversi continenti è stato
per Cenci una fonte straordinaria per imparare ad elaborare messaggi educativi,
estetiche e comportamenti meno distruttivi nei confronti del pianeta e
degli esseri umani. Cenci ha anche promosso, a Palermo ed in altre città,
delle sperimentazioni interculturali fondate sulla narrazione: si è
cercato con alcuni laboratori di sperimentare quanto l'oralità
narrativa possa aiutare a creare contesti di ascolto capaci di attenuare
i pregiudizi. L'oralità può diventare un terreno di incontro
con l'altro, quando l'altro è non solo estraneo e sconosciuto,
ma anche straniero.
Alcune questioni approfondite nel convegno sono state: le
relazioni tra le sperimentazioni di educazione ambientale nella scuola
e fuori dalla scuola, il rapporto tra corpo ed educazione ambientale e
la qualità nella formazione e nell'aggiornamento di educatori,
animatori e operatori culturali.
L'educazione ambientale in questi anni è stata sperimentata in
ambiti molto diversi. Al lavoro degli insegnanti più attivi ed
impegnati si sono affiancate numerose proposte di associazioni ambientaliste,
cooperative, centri di educazione ambientale pubblici e privati. E' stato
molto interessante cogliere ricchezze e limiti delle diverse esperienze
di educazione ambientale, esaminare le diverse modalità di approccio.
"A scuola con il corpo" fu per anni una felice e profonda indicazione
del Movimento di Cooperazione Educativa. Oggi, potremmo certamente dire
che una costruzione di conoscenze esclusivamente razionali e di "testa"
non salveranno il pianeta. L'importanza del corpo, inteso come globalità
dell'essere e del percepire, è centrale per costruire relazioni
emotive e razionali insieme. Inoltre, dare ai ragazzi la possibilità
di fare esperienza di relazione, alterità ed organicità,
consente loro di aver appreso ad apprendere. Apprendono in questo modo
a guardare il mondo come ad un sistema e a riflettere in modo più
critico su valori dominanti come il consumismo di oggetti e di persone.
Ciò inevitabilmente comporta uno stimolo ulteriore ad usare la
propria testa, ricordandosi sempre che quella testa è però
parte di un corpo.
Anche la formazione degli insegnanti è sicuramente una questione
centrale. É stato importante discutere di qualità: di fronte
alla crescita quantitativa di proposte educative diversificate sul territorio,
occorrerà far tesoro delle pratiche più interessanti, sperimentate
in questi anni, per fare il punto sulla formazione degli insegnanti e
degli operatori culturali. In una scuola che voglia dare spazio alla creatività
e alla dimensione di laboratorio educativo, è fondamentale prevedere
spazi e tempi congrui perché tali processi possano avvenire.
Pubblicazioni che si possono richiedere
alla
Casa-laboratorio di Cenci |
A scuola di Luna
Miti, domande, immagini e strumenti astronomici per incontrare
la Luna.
A cura di Fucili, Lanciano, Lorenzoni, Praticò, Tutino
del gruppo di ricerca di Cenci, 1988 Macro edizioni, L 12.000
Con il cielo negli occhi
(esaurito per ora) Imparare a guardare lo spazio e il tempo. Corpo,
osservazione, disegno, geometria e racconti di miti. Di Franco
Lorenzoni, 1991 Marcon editore, L 25.000
L'ospite bambino
(in ristampa) L'educazione come viaggio tra le culture nel diario
di un maestro. Di Franco Lorenzoni, 1994Theoria, L16.000
Ciò che muta e ciò che resta
Una raccolta di nove testi scritti nell'arco di 15 anni che raccontano
esperienze e ricerche vissute nella Casa-laboratorio di Cenci.
Di Franco Lorenzoni, L.12.000
Saltatori di muri
La narrazione orale come educazione alla convivenza. Esperienze
interculturali di incontro tra stranieri e italiani, nella scuola
e nel teatro.
Di Franco Lorenzoni e Marco Martinelli, 1998 Macro edizioni, L.12.000
Vento che canta
Immagini e parole dei campi-scuola proposti a Cenci e altrove
dal Gruppo di ricerca educativa Dulcamara. A cura di Silvia Bombara
e Margherita Vagaggini, fotografie di Saverio Colella, 2000 Macro
edizioni, L.18.000
Arte del narrare, arte del convivere
Incontro tra immigrati, educatori e artisti narratori.
Atti del Convegno che si è tenuto a Palermo nell'aprile
1997 (2001 Assessorato alle politiche educative)
Pedagogia del corpo
Incontro tra discipline e saperi diversi per un nuovo modo di
intendere il processo educativo, a partire dal corpo.
Di Ivano Gamelli, 2001 Meltemi edizioni, L. 28.000
La nave di Penelope
(in corso di pubblicazione) Atti del Convegno internazionale che
si è tenuto ad Amelia nel 2001.
Casa-laboratorio di Cenci
Associazione educativa, culturale ed artistica
strada di Luchiano 13, 05022 Amelia (Terni)
tel. 0744 980330 (segreteria) 0744 980204 / 0744 986001 (fax)
Sito Web: http://www.prospettiva.it/cenci
E-mail: cencicasalab@pronet.it
|
UN CAMMINO DIFFICILE, MA NON IMPOSSIBILE
Come può ciascuno di noi operare nel senso della conversione ecologica?
Franco Lorenzoni sostiene che essere in rivolta col proprio tempo è
fondamentale. Questo sentimento è poco diffuso, forse non ci siamo
ancora resi conto di essere vicino ad un punto critico, senza sbocchi,
oggi più che mai. Viviamo in un bmtto mondo e proponiamo pessimi
esempi ai bambini. Esempi che feriscono. E se pensassimo ad una pedagogia
della "vulnerabilità"? Ad educare cioè all'indignazione,
alla possibilità di ribellarsi alle brutture del nostro mondo come
già ci suggerivano alcuni scritti di Alexander Langer e Anna Maria
Ortese, scrittrice cara alla casa di Cenci? Forse, per imparare ad abitare
la terra in senso meno distruttivo, dovremmo partire dall'imparare ad
abitare i luoghi educativi. Entrare in una scuola e vedere, ad esempio,
quante poche tracce vi siano di chi ha passato lì una vita intera
o comunque anni importanti della propria vita, fa stringere il cuore,
da l'impressione di un luogo non abitato. Un'immagine profondamente antiecologica.
Sarebbe bello che anche nel quotidiano dell'apprendere ci fosse un po'
dello spirito proprio dell'arte. La cura e l'estetica dei luoghi ha molto
a che vedere con la cura e l'estetica delle relazioni, con la qualità
dei rapporti che si stabiliscono in un certo luogo. Attualmente chi fa
educazione ambientale è convinto che l'unica possibilità
sia lavorare nella direzione di quello che viene chiamato sviluppo
sostenibile, un termine che può essere anche ambiguo.
Se si vuole affrontare la questione globale di come si vive in tutto il
pianeta, è necessario mettere drasticamente in discussione il concetto
stesso di sviluppo. Purtroppo l'equilibrio tra noi e la natura e, ancor
di più, l'equilibrio tra nord e sud sono aspirazioni assai lontane
dal sentire comune. Questo fatto evidenzia l'importanza politica e sociale
della questione educativa. Un modo diverso di relazionarci al pianeta
dovrà concretizzarsi anche nella quotidiana attività della
scuola. Non è certo facile operare trasformazioni in una struttura
rigida come la scuola e la pedagogia da sola non basta. Sarà invece
dall'intreccio tra arte e scienza e tra emozione e conoscenza che, come
Cenci ci dimostra, l'atto educativo trarrà maggior significato
ed efficacia.
|
La Casa-laboratorio di Cenci nell'estate del
2000 ha compiuto vent'anni. Si inaugurò infatti nell'estate
del 1980, con uno stage animato da Nora Giacobini che
avvicinò i partecipanti, attraverso un lungo racconto, alla
grande visione che Alce Nero ebbe quando era bambino. Infanzia,
sogno, legame con la natura e ascolto di una cultura lontana attraverso
l'arte del racconto: quel primo incontro evocò molte ricerche
che in seguito si sarebbero avviate e intrecciate, collegandosi
alla lunga esperienza del Movimento di Cooperazione Educativa.
Nella primavera del 1982 fu ospite della casa-laboratorio, per tré
mesi, Jerzy Grotowski con il suo Teatro delle
sorgenti. Dall'incontro con quella esperienza nacque il gruppo
di ricerca di Cenci, che elaborò in modo autonomo alcune
proposte di avvicinamento alla natura e di lavoro con il corpo che
diedero vita ai campi-scuola proposti a bambini e ragazzi di ogni
età. Da allora, nella Casa-laboratorio, hanno fatto esperienza
oltre cinquemila ragazze e ragazzi provenienti da diverse regioni
del nostro paese.
Il gruppo di ricerca, animato inizialmente da Sista Bramini,
Nicoletta Lanciano, Franco Lorenzoni
e Marina Spadaro, cominciò a proporre anche
una serie di corsi di iniziazione percettiva al cielo rivolti a
educatori e insegnanti. Una attività che si è negli
anni arricchita di nuovi apporti, che sperimenta a Roma il rapporto
tra il cielo e la città, e che prosegue a Cenci negli appuntamenti
astronomici di ogni primavera ed autunno, coordinati da Nicoletta
Lanciano.
La ricerca si è avvalsa inoltre, inizialmente, delle intuizioni
di Nora Giacobini e di Stefania Cornacchia, vissute
a Cenci per molti anni, e dell'esperienza di un gruppo di insegnanti
di Chieti, che conducevano parallelamente, nella loro scuola di
via Bosio, sperimentazioni didattiche assai innovative.
A partire dall'estate 1985 si inaugurò una nuova ricerca,
chiamata villaggio educativo, a cui ha dato un grande apporto,
nella ricerca sull'ascolto, la musica e il canto, Rita Montinaro.
Sono esperienze di una settimana, proposte in luglio a bambini,
ragazzi, adulti e anziani, che ancora oggi costituiscono uno dei
terreni di ricerca e di innovazione educativa più ricchi.
Negli anni, via via che il gruppo è andato crescendo, hanno
potuto contare sempre più su apporti che venivano da altre
culture e da altri campi di ricerca artistica.
Jairo Cuesta, attore colombiano arrivato a Cenci
con il Teatro delle sorgenti, collabora costantemente con la Casa-laboratorio
da quindici anni. Sono inoltre stati ospitati uno sciamano Apaches
e un maestro nero brasiliano di Capoera. Hanno condiviso con Cenci
per anni le loro straordinarie esperienze Sri Kudamaloor,
anziano maestro di danza kathakali, e Jim Slowiak,
regista americano che ha collaborato per anni con Grotowski. L'incontro
con dei maestri di altre culture e l'avere vissuto esperienze comuni
su terreni artistici come il teatro, il canto e la danza, li ha
convinti che per affrontare in modo radicale ed efficace le questioni
educative centrali del nostro tempo -cioè la conversione
ad una sensibilità ecologica più profonda e la capacita
di praticare scambi interculturali fondati sull'ascolto e la reciprocità-
è importante costruire un dialogo e sperimentare gli intrecci
che si possono tentare tra arte e educazione.
Per dieci estati e nuovamente, dallo scorso anno, Rena Mirecka,
attrice del Teatrum Laboratorium di Grotowski, porta a
Cenci la sua "way to the centre". Hanno ospitato in due
occasioni la confraternita nera degli Gnawa ed
altri suonatori di tamburi provenienti dall'Africa. Abani
Biswas organizza in agosto dieci giorni di incontro con
l'India, proponendo ai partecipanti di incontrare il canto dei Baul
del Bengala, le strutture di danza dei Chhau e le arti marziali
Kalari Payattu.
Dal 1989 collabora stabilmente Luciano Bosi, che
è percussionista, etnologo, didatta e straordinario amatore
e collezionista di percussioni di ogni parte del mondo. Anche Tapa
Sudana, attore balinese che ha lavorato a lungo con Peter
Brook, propone ogni anno un suo laboratorio. Hanno inoltre portato
a Cenci le loro proposte Julia Varley dell'Odin
Teatret e Germana Giannini del Teatro
della voce.
La Casa-laboratorio, in collaborazione con Michela Mayer
del Centro Europeo Dell'Educazione (CEDE), coordina dal
1992 un gemellaggio tra alcune scuole umbre e delle scuole della
regione indigena Ixil del Guatemala, nato da un progetto delle Nazioni
Unite. Questo progetto, Semillas de amistad, ha portato
all'inaugurazione, nell'estate del 1988, di una casa-laboratorio
a Nebaj, nell'altopiano Maya.
Tra le proposte nate dal gruppo di Cenci c'è stato un lungo
lavoro di esplorazione attorno all'oralità, guidato inizialmente
da Giorgio Testa, che ha portato alla realizzazione
a Palermo del progetto Arte del narrare, arte del convivere,
coordinato da Franco Lorenzoni, e alla proposta di numerosi stages
sulle sorgenti del narrare.
Attraverso un lungo processo di formazione è cresciuto un
gruppo di giovani animatrici e animatori che, dal 1996, propone
a Cenci ed in altri luoghi campi-scuola a classi di ogni età.
Questo gruppo, che ha dato vita all'Associazione Dulcamara,
esplora le possibilità educative e creative date dall'incontro
tra natura ed arte ed ha approfondito una ricerca sulla voce e sul
canto in numerosi e prolungati incontri di ricerca con il New
World Performance Lab di Jim Slowiak e Jairo Cuesta. Alcuni
suoi membri lavorano inoltre da anni con Maude Robard,
maestra di canto di Haiti.
Dalla collaborazione con la Fiera delle utopie concrete,
organizzata dal 1988 a Città di Castello su proposta di Alexander
Langer, è nato il progetto "TeatroNatura",
ormai autonomo da anni. Questo progetto, diretto da Sista Bramini,
ha messo in scena 10 spettacoli. Sista Bramini, Francesca
Ferri e Maria Mazzei hanno più
volte proposto a Cenci laboratori aperti a chi voglia incontrare
l'esperienza di "TeatroNatura".
Negli ultimi anni, con l'apporto dell'esperienza e della sensibilità
di Margherita Vagaggini, sono stati proposti corsi
di formazione che collegano l'ecologia alle arti visive, realizzati
in collaborazione con la Provincia di Terni. La Casa-laboratorio
partecipa a corsi di formazione professionale per attori, animatori
ed educatori ambientali ed è riconosciuta della Regione Umbria
come Centro di Educazione Ambientale. Fa parte della rete dei laboratori
territoriali coordinata dal CRIDEA.
|
Agnese Molinaro
Insegnante di scuola elementare.
Dal 1994 è membro dell'équipe pédagogique dell'École
Valdôtaine.
Ha maturato un'esperienza ventennale nel campo teatrale come attrice,
organizzatrice e regista, alternando la ricerca alla formazione.
Nota
(1) Alexander Langer è nato a Sterzing (Vipiteno, Bolzano) nel
1946, e si è tolto la vita nella campagna fiorentina nel 1995.
Giornalista, traduttore, insegnante e promotore di infinite iniziative
per la pace, la convivenza, i diritti, l'ambiente.
Per ulteriori informazioni, rimandiamo all'indirizzo della Fondazione
Alexander to Langer Stiftung, Via Portici, 49 Lauben, 39100 Bolxano-Bozen,
tel e fax 0039/0471/977691 e-mail:foundation@alexanderlanger.it
- sito in rete. http://www.alexanderlanger.it
|
|
|