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Saper accogliere, una competenza fondamentale
Un progetto di tirocinio diretto
per gli studenti universitari centrato sulle attività di accoglienza
e di inserimento nei primi giorni di scuola. Obiettivo: l’attenzione
alla relazione.
L’Università della Valle d’Aosta ha
promosso, per il mese di settembre 2001, un progetto di tirocinio diretto
per gli studenti del III e IV anno del Corso di Laurea in Scienze della
Formazione Primaria.
Tale progetto, che, nella sua prima fase, si è articolato in cinque
giornate lavorative consecutive, ha visto, durante la prima settimana
di scuola, la partecipazione costante degli studenti universitari alle
varie attività svoltesi, nell’intero arco della giornata,
nelle classi di scuola dell’infanzia e scuola elementare disponibili
per tale iniziativa.
La presenza di coppie di studenti (futuri insegnanti), in questo particolare
momento è stato proposto con l’obiettivo di consentire loro
di osservare, da una posizione privilegiata, l’avvio dell’anno
scolastico, con particolare riferimento alle attività di accoglienza
e di inserimento, consapevoli del fatto che
gli effetti di ciò che avviene in questo periodo influenzeranno
la scolarità dell’alunno per tutto l’anno a venire,
sia negli aspetti cognitivi che in quelli comportamentali.
Non rappresenta certo una novità per i laureandi e i quasi laureandi
di Aosta la segnalazione della necessità, in particolare con bambini
di scuola materna ed elementare, di una particolare attenzione alla relazione;
della necessità di essere consapevoli del peso e dell’effetto
degli sguardi e delle parole utilizzati, in particolare, nelle prime fasi
della costruzione del delicato rapporto alunno/insegnante; della necessità
di essere “disponibili ad apprendere” con e dagli altri, costruendo
insieme il percorso, poiché questi ed altri argomenti sono stati
spesso ed ampiamente trattati nei corsi dell’area trasversale da
loro seguiti, a partire dalla Psicologia dello sviluppo, alla Psicodinamica
delle relazioni familiari, alla Didattica generale ed alla Sociologia
dell’educazione.
Lo scopo era però di consentire agli studenti di constatare personalmente,
di “toccare con mano” attraverso lo strumento dell’osservazione
partecipante, di rendere chiaro ed evidente, ciò che poteva
essere stato intuito e percepito, di potersi rappresentare con esempi
di situazioni concretamente vissute concetti e problematiche affrontati,
stabilendo ancora una volta quell’articolazione tra teoria e prassi
fondamentale all’interno del paradigma socio-costruttivista, al
cui modello si ispira il progetto didattico dell’Università
valdostana.
Ai tirocinanti, durante un incontro con i supervisori
del tirocinio e gli insegnanti delle classi accoglienti è stato
illustrato il progetto. Si è insistito particolarmente sulla complessità
dei rapporti che intercorrono fra sviluppo, educazione, apprendimento
e contesto sociale, sulle influenze reciproche esercitate da tutti gli
attori coinvolti nel processo educativo poiché “la condizione
minimale per un successo risiede nella costruzione della intersoggettività
fra insegnante ed alunno” (Carugati-Selleri,1996), richiamando il
concetto di contratto pedagogico. Si sono
sottolineate le modalità dell’osservazione partecipante,
che prevede un coinvolgimento diretto e consapevole del ricercatore con
l’oggetto studiato,
la sua interazione con gli altri attori sociali: l’osservatore scende
sul campo, osserva e partecipa, sospende ogni giudizio ed evita l’immedesimazione
con uno o più dei soggetti osservati, ma, soprattutto sa che egli
stesso è uno degli attori, che la sua presenza interviene nel processo
e, pertanto, ne tiene conto sia nel momento in cui agisce/osserva, sia
quando rielabora i dati (Corbetta, 1999).
Durante l’intera settimana è stato richiesto agli studenti
che tenessero una sorta di giornale di bordo, su cui poter lavorare in
aula e, a partire dai dati emersi, organizzare un incontro di “restituzione”
agli insegnanti delle classi accoglienti, che dovrà aver luogo
nel secondo semestre dell’anno accademico.
Durante l’incontro, agli insegnanti coinvolti, verrà consegnato
un documento relativo alla rielaborazione dei dati.
Tirocinanti e insegnanti: il contratto
Caratteristiche del progetto:
- definito e concordato con gli studenti;
- anticipato alle famiglie;
- chiarito ai bambini.
Obiettivi:
- saper accompagnare i bambini, senza imporsi;
- saper intuire i bisogni dei bambini ed aiutarli ad esplicitarli;
- saper contenere le ansie dei bambini;
- saper ascoltare;
- osservare;
- sviluppare l’empatia (ascoltare il bambino che è dentro
di noi per entrare in sintonia con i bambini che si hanno davanti).
Il processo che si mette in atto è di regressione e progressione
continua.
le insegnanti osservano...
Immaginatevi: prima settimana di scuola, 60 bambini e relative famiglie,
7 insegnanti, 3 bidelle, 6 tirocinanti: avrebbe potuto essere una miscela
esplosiva, invece...
Perché ha funzionato così bene?
Facciamo un passo indietro. Durante la prima settimana di settembre, quando
gli insegnanti di scuola dell’infanzia si riuniscono per definire
a grandi linee il loro progetto educativo, abbiamo ricevuto dal corso
di laurea in Scienze della formazione primaria la proposta di essere affiancate
dagli studenti, i futuri insegnanti, durante il primo periodo di accoglienza.
La nostra scuola ha aderito con entusiasmo all’iniziativa, facendo
alcune considerazioni che per altro erano già state esplicitate
dai supervisori in fase di organizzazione: che gli studenti coinvolti
in un momento così delicato non fossero “di primo pelo”,
fossero cioè già formati alla relazione con i bambini e
che la loro presenza fosse continuativa e stabile per un determinato periodo
di tempo.
Abbiamo quindi concordato con gli studenti stessi i tempi e le modalità
della loro collaborazione, in funzione del nostro progetto di accoglienza.
Questa sperimentazione è stata presentata alle famiglie nel corso
della consueta riunione preliminare, in modo che la presenza degli studenti
fosse vissuta con fiducia, come una risorsa preziosa.
Gli studenti si sono presentati dal primo giorno ai bambini nel loro ruolo
di futuri insegnanti ed hanno saputo avvicinarsi ad ognuno di loro senza
imporsi, con delicatezza, sensibilità e competenza, una competenza
soprattutto relazionale, indice di una professionalità già
presente, pronta ad essere arricchita dall’esperienza.
L’incidenza del loro intervento, nella sottile alchimia del primo
periodo di scuola, si è tradotta soprattutto nel liberare energie
preziose che le insegnanti hanno potuto investire nell’accogliere
serenamente le famiglie, dedicando loro il tempo necessario a stabilire
quel rapporto di fiducia che sarà il “lasciapassare”
per qualsiasi proposta didattica futura.
Se accogliere un bambino significa mettersi al suo servizio, intuire le
sue esigenze ed aiutarlo ad esplicitarle, rispettare i suoi tempi, contenere
le sue ansie, accompagnarlo nell’incontro con gli altri e nella
scoperta dell’ambiente, è evidente che moltiplicare le risorse
è una carta vincente.
L’esperienza di questo inizio di anno scolastico ha dimostrato chiaramente
che i bambini accettano serenamente la presenza di più figure di
riferimento purché queste si relazionino con loro con sensibilità
ed empatia, in un contesto chiaramente definito e per questo rassicurante.
La presenza di figure maschili, purtroppo ancora rare nel nostro ordine
di scuola, ha ulteriormente arricchito l’esperienza, permettendo
ai bambini di sperimentare modalità relazionali differenti.
In conclusione, riteniamo che per gli studenti, il mettersi in gioco in
prima persona nella relazione con i bambini in un momento particolarmente
delicato, sia stata un’esperienza formativa, così come per
noi insegnanti, è stato arricchente confrontarci nella pratica
quotidiana con questi futuri colleghi.
Ci auguriamo che per gli anni prossimi questa collaborazione diventi prassi
consolidata, possibilmente per un periodo di tempo anche un po’
più esteso.
Le insegnanti della scuola materna di Piazza San
Francesco
Gli studenti osservano...
A mio avviso, le competenze che ho acquisito al terzo anno di formazione
e che ho mobilitato nel tirocinio “accoglienza” possono essere
così riassunte:
- la dimensione etica del “métier d’enseignant”,
con la riflessione sugli atteggiamenti dei bambini, ma soprattutto sul
mio!
- la capacità di far fronte agli imprevisti! (lavoro con lo staff
pedagogico del Corso di Laurea);
- la capacità di osservare le relazioni tra gli attori coinvolti:
bambini, genitori, insegnanti, in tutte le combinazioni. Sono quasi più
divertenti gli adulti dei bambini ! (corso di Sociolo- gie de l’éducation)
;
- saper accogliere tutti i bambini anche nel gioco libero all’aperto,
facendo giocare i bambini più timidi (corso di Éducation
à la motricité);
- la considerazione e l’attenzione per le produzioni dei bambini
facendo sempre loro raccontare ciò che hanno disegnato (Tecniche
della rappresentazione, “ Arts plastiques ”).
Marie-Claire
Il tirocinio, svoltosi durante la seconda settimana
di settembre, ci ha permesso di osservare un momento molto “importante”
dell’anno scolastico: l’inizio delle lezioni.
L’osservazione non si è limitata al semplice guardare, ascoltare,
annotare da parte di noi tirocinanti, ma ha implicato un contatto con
l’ambiente, un coinvolgimento nelle attività, una “mise
en situation” totale, in linea con le modalità dell’osservazione
partecipante.
Per quanto riguarda i legami che ho potuto cogliere tra i corsi da noi
seguiti e l’esperienza pratica di tirocinio, ho potuto notare soprattutto
riferimenti a Didattica Generale e Pedagogia Generale (ad esempio, la
scuola che mi ha ospitato utilizzava da tre anni una didattica per progetti,
mentre prima si muoveva su sfondi integratori. Ho pertanto avuto la possibilità
di osservare le tappe, i vantaggi, gli inconvenienti di queste due didattiche
di cui si era parlato a lezione).
Ho inoltre potuto ritrovare alcuni aspetti trattati durante i corsi di
Tecniche della Rappresentazione, durante gli ateliers di pittura, di disegno
e di educazione motoria, durante i momenti di esercizio fisico o di gioco.
Importante è stato anche l’ascolto dei dialoghi tra i bambini
e tra essi e l’insegnante, dove mi sono stati utili i riferimenti
a Linguistica generale e l’osservazione dei comportamenti e delle
interazioni tra compagni, dove ho ritrovato elementi di studio (egocentrismo,
conflitti socio cognitivi, grammatica universale...) della Psicologia
dello sviluppo.
Clarissa
Abbiamo notato una grande differenza tra le scuole
per quanto riguarda l’accoglienza dei bambini di 3 anni.
Le situazioni in cui i bambini avevano meno difficoltà ad inserirsi
e a lasciare i genitori erano quelle in cui:
- l’inserimento era graduale (pre-inserimento: i bambini avevano
avuto la possibilità di frequentare per un giorno la scuola materna
l’anno precedente di iscrizione. I bambini non entravano tutti insieme,
ma a gruppetti, suddivisi nel corso della settimana. Nella prima settimana
i bambini di 3 anni non potevano fermarsi alla mensa);
- il bambino riceveva delle attenzioni individuali da parte dell’adulto
attraverso gesti e parole (adulto che “accompagna”).
Elena, Natascia, Arianna, Vive
Il tirocinio svolto nella scuola materna in Piazza
S. Francesco ad Aosta è stata un’esperienza significativa
per la mia formazione di futuro insegnante.
Un duplice compito mi ha accompagnato per tutta la settimana del tirocinio:
da una parte sostenere i bambini di 3 anni nel loro ingresso alla scuola
materna, dall’altra affiancare le insegnanti nel difficile compito
di accogliere i piccoli alunni in una struttura ancora sconosciuta, con
delle regole e soprattutto in una classe con altri bambini: il bambino
passa infatti dalla famiglia, ambiente protetto e conosciuto, ad un ambiente
tutto da scoprire con figure nuove, l’insegnante ed i compagni.
Durante i cinque giorni di tirocinio, ho potuto osservare il “distacco”
tra famiglia e bambino, a volte sereno, dove il bambino entrava felicemente
nella classe e iniziava a giocare, senza neppure salutare la mamma o il
papà che se ne andavano con uno sguardo rattristato per un mancato
bacio; altre volte, invece, il distacco era un po’ più problematico
perché accompagnato da calde lacrime ed urla disperate. Ho potuto
quindi osservare direttamente le dinamiche tra i bambini: alcuni hanno
subito stretto amicizia con gli altri compagni, mentre altri hanno avuto
bisogno di più tempo per ambientarsi, per altri ancora, il momento
della separazione dai genitori è stato vissuto come un abbandono
senza precedenti.
[Nota del supervisore di tirocinio: in questo caso, si evidenzia la necessità
di competenze nell’ambito affettivo-relazionale, nel sapere contenere
le ansie dei bambini, nell’accogliere la loro preoccupazione, esplicitata
anche sotto forma di rabbia ed aggressività restituendogliela “bonificata”].
Una settimana, dunque, di studio sul “campo”, passata
troppo in fretta, dove per la prima volta ho sentito dei bambini chiamarmi
“Maestro”, che brivido! Ho potuto constatare di persona il
significato di questa figura perché non ero più uno studente
che nell’angolo di una classe prendeva appunti, ma un maestro aggiunto
che affiancava le insegnanti nell’accoglienza dei bambini più
piccoli.
Laurent
L’esperienza di tirocinio vissuta a Roisan
ci ha permesso di evolvere ed ampliare le nostre concezioni riguardo all’insegnamento.
Per la prima volta eravamo inserite in un contesto scolastico per un periodo
relativamente lungo: una settimana!
Ciò ci ha permesso di conoscere i bambini, di essere in stretto
contatto con loro e con le insegnanti, ci ha consentito di cogliere in
una forma più pragmatica, la dimensione etica della professione
docente.
Accogliere i bambini significa anzitutto rispettarli, riconoscere pari
dignità a tutte le loro esigenze; laddove l’insegnante offre
agli alunni gli strumenti per orientarsi e superare le difficoltà
(Blandino, 1995).
Maura e Tania
Complessivamente è possibile fare una valutazione
positiva delle attività svolte: i ragazzi hanno mostrato grande
partecipazione e desiderio di mettersi in gioco. A partire dalle osservazioni
degli studenti riportate nella rivista, emergono alcune considerazioni.
Innazitutto l’utilità di svolgere sul campo delle attività
atte a promuovere il reinvestimento degli apprendimenti accademici, la
consapevolezza della molteplicità di competenze necessarie alla
professione docente, che non possono esaurirsi nell’ambito cognitivo
disciplinare, ma devono contemplare anche la capacità di ritrovare
il bambino che siamo stati e che è in noi, per poter soddisfare
e riconoscere i bisogni affettivi dei nostri piccoli alunni. (Lévine-Moll,
2001).
L’attenzione alla persona, la padronanza della capacità di
relazionarsi con gli altri, soprattutto nell’instabilità
emotiva ed organizzativa dei primi giorni di scuola, impongono un ascolto
permanente, un’attenzione acuta e costante, un’osservazione
vigile, una sensibilità crescente; senza dimenticare che, in un
contesto iniziale di reciproca conoscenza, la fiducia in se stessi e negli
altri non deve mai venire meno.
Mon cœur s’attendrit à la vue de
ces larmes qui coulent sur cette beauté enfantine qui exprime la
peur et le désarroi. Instinctivement, je m’approche , je
vais vers l’enfant et...je perçois dans son regard mon “ étrangeté ”.
“ C’était l’étrangeté des
grandes personnes que je constatais.(...) Je ne leur reprochais rien :
cela allait de soi, elles étaient connues, ça c’était
leur espèce ; je les trouvais simplement étranges.
Et je me demandais comment, ayant été petits et étant
devenus grands, les gens pouvaient être si étranges, puisqu’ils
avaient aussi été des enfants. Et je me disais : “ Quand
je serai grande, je tâcherai de me souvenir de comment c’est
quand on est petite. ”
(DOLTO F. (1986), Enfances, Le Seuil).
C’est à travers ces yeux perdus que je me suis rendue
compte que mon élan était parti de mon propre besoin de
construire un bien affectif avec cet enfant pour assumer le rôle
d’adulte protecteur. Puis, je me suis demandée si, au contraire,
mon rôle n’était pas celui d’aider l’enfant
à avoir un nouveau rôle, autre que celui d’enfant de
ses parents.
Sidonie
Carmen Jacquemet
Insegnante di scuola elementare.
Attualmente fa parte dello staff pedagogico del corso di laurea in Scienze
della Formazione Primaria.
Si occupa della supervisione del tirocinio e del coordinamento con le
attività didattiche.
É membro del Comité Technique dell’École Valdôtaine.
Bibliografia
Lévine J., Moll J., Je est un autre. Pour un dialogue pédagogique
Psychanalyse, EFS.
Corbetta P., Metodologia e tecniche della ricerca sociale, Il Mulino.
Blandino G., Granieri B. (1995), La disponibilità di apprendere,
Raffaello Cortina.
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