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  | Le competenze in scienze dei futuri geometri Qualche chiave di lettura per 
        definire alcune competenze scientifiche e favorire il loro potenziamento 
        negli aspiranti geometri. Le scienze sperimentali sono, da sempre, una disciplina caratterizzata 
        da un alto grado di complessità, attribuendo al termine complessità 
        non tanto il più comune significato di difficoltà, che non 
        sarebbe in ogni caso fuori luogo, quanto quello di molteplicità.
 Le scienze, più di altre discipline, sono caratterizzate da un 
        insieme di saperi complesso, in quanto estremamente vasto e destinato 
        ad aumentare pressoché all’infinito, con velocità 
        esponenziale. Saperi che crescono perché spinti dall’innato 
        desiderio di conoscere della specie umana e la cui acquisizione è 
        limitata dall’inadeguatezza degli strumenti a disposizione.
 Nessuna scuola, nemmeno la più specialistica è in grado 
        di stare al passo con questa crescita, se non trasmettendo saperi preconfezionati, 
        sintesi disciplinari limitate e limitanti, elenchi di nozioni di tipo 
        enciclopedico. È allora necessario, da un lato operare una scelta 
        oculata dei saperi irrinunciabili da trasmettere, dall’altro privilegiare 
        l’acquisizione di competenze.
 
 Possedere una competenza può significare essere 
        in grado di risolvere un problema in un contesto preciso, utilizzando 
        le proprie abilità e le conoscenze acquisite durante il proprio 
        percorso formativo. Significa quindi acquisire strumenti intellettuali 
        e cognitivo - operativi via via più potenti, che consentono di 
        apprendere ed elaborare autonomamente i saperi che saranno indispensabili 
        per la vita e per la professione o che la società, in continua 
        evoluzione, impone di capire.Basti pensare ai grandi problemi a cui tutti, scienziati e non, siamo 
        chiamati a dare risposta, nell’interesse del benessere, forse della 
        sopravvivenza, collettivi: dalla fame nel mondo, alle epidemie, alle grandi 
        scelte in campo energetico.
 Conoscere pienamente il significato di clonazione significa comprenderne 
        la grande potenzialità per la cura di malattie fino ad oggi letali, 
        mediante l’utilizzo di cellule staminali; la più diffusa 
        convinzione che significhi fabbricare delle pecore Dolly, copie conformi 
        all’originale per ogni specie vivente, compresa quella umana, rischia 
        di travisarne il significato, limitandone le applicazioni.
 Solo comprendendo le cause dei fenomeni che hanno originato gli eventi 
        alluvionali nel nostro paese negli ultimi anni, siano queste variazioni 
        climatiche, responsabilità umana o normale evoluzione morfogenetica 
        del territorio, si potrà intervenire nel modo più efficace, 
        o quantomeno nella effettiva direzione di contenimento del rischio.
 È indispensabile quindi definire competenze, chiare e certificabili, 
        individuare saperi essenziali, progressivi e trasversali e infine costruire 
        percorsi didattici adeguati agli obiettivi conoscitivi prefissati. Le 
        caratteristiche delle discipline scientifiche richiedono però alcune 
        considerazioni di carattere generale.
 Molte scienze o una scienzaLa complessità delle Scienze, l’uso del plurale lo conferma, 
        ha determinato, in particolare nella scuola italiana, con la suddivisione 
        in numerosi indirizzi, ad indicare l’esistenza di “molte scienze”; 
        anche la Storia però è fatta da molte storie...
 Due sono gli indirizzi principali, le Scienze della materia, costitute 
        a loro volta dalla Fisica e dalla Chimica e le Scienze della natura, costituite 
        dalla Biologia e dalla Scienza della Terra e dello Spazio.
 Le discipline scientifiche sono separate per ragioni di studio e di analisi, 
        in coerenza con le attuali competenze dei docenti e con i corsi di laurea 
        specifici.
 Si tratta in effetti di un artificio didattico, perché esiste una 
        sostanziale unitarietà tra tutte le scienze.
 I confini tra le discipline sono sfumati ed ognuna di esse è costruita 
        su discipline che si interessano di complessità inferiori; all’aumentare 
        della difficoltà dei concetti affrontati emergono nuove acquisizioni 
        e nuove proprietà, ma mai in contrasto con quanto è considerato 
        valido per i livelli di complessità inferiore. Particolarmente 
        utile in termini di nuove scoperte si stanno dimostrando proprio le zone 
        di limite, o di sovrapposizione tra le varie discipline.
 La frammentazione delle scienze può essere responsabile del ruolo 
        secondario, della sottostima culturale e formativa che le caratterizza, 
        in particolare nella Scuola italiana di chiaro stampo umanistico. Eppure 
        i saperi scientifici sono indiscutibilmente generativi di conoscenze, 
        perché creano motivazione e stimoli per la ricerca; sono formativi 
        perché forniscono i mezzi per comprendere i grandi fenomeni, gli 
        eventi, naturali o indotti dall’uomo; sono generativi di competenze 
        perché forniscono strumenti di elaborazione e di gestione delle 
        conoscenze. L’unitarietà delle scienze interessa evidentemente 
        gli oggetti di studio, che appartengono tutti al mondo fisico e naturale, 
        ma principalmente i metodi di approccio disciplinare, quindi il “metodo 
        scientifico sperimentale”, i percorsi che permettono di perseguirlo 
        e le competenze ad esso correlate.
 
 Quali competenzeGli approcci disciplinari e le competenze che questi richiedono sono diversi: 
        la chimica e la fisica sono discipline che privilegiano e sviluppano competenze 
        di analisi, mentre la biologia e la scienza della terra comportano principalmente 
        competenze di sintesi. In tutta l’area disciplinare scientifica 
        è pratica comune l’utilizzo di metodi e tecniche diversificate, 
        che coniugano approcci e percorsi diversi, che utilizzano separazioni 
        e ricomposizioni, rapidi passaggi dal micro al macro, dal vicino al lontano, 
        nel tempo e nello spazio, strumenti efficaci, se non indispensabili anche 
        per vincere disinteresse e demotivazione.
 In realtà però esistono competenze ricorrenti che ritornano 
        in tempi diversi, ovviamente con livelli adeguati all’età 
        evolutiva degli studenti, sia all’interno della singola disciplina 
        sia all’interno dell’ambito corrispondente.
 La competenza, “porsi problemi e formulare ipotesi per la soluzione 
        dei problemi prospettati” è base del metodo scientifico sperimentale 
        di galileiana memoria, sia per il ricercatore destinato a grandi scoperte, 
        che per lo studente che si avvicina per la prima volta alla disciplina.
 Problematizzare è premessa per la ricerca, a qualunque livello 
        e in qualunque direzione questa si muova, ma è anche formalizzazione 
        del bisogno di sapere, universale, comune a tutti bambini nell’“Età 
        dei perché”, bisogno troppo spesso e troppo prematuramente 
        represso da genitori sempre impegnati e da insegnanti non sufficientemente 
        attenti.
 Le competenze: il metodo scientifico“Fare esperienza per trovare segni, indizi, prove utili alla formulazione 
        di ipotesi sullo svolgersi di un evento, e per la soluzione di problemi 
        semplici” ... “sviluppare atteggiamenti di curiosità, 
        attenzione rispetto alla realtà naturale, di interesse per l’indagine 
        scientifica”... “privilegiare metodi, rivolti alla soluzione 
        dei problemi, capaci di favorire l’acquisizione di competenze trasversali, 
        sia di tipo relazionale che di tipo cognitivo”.
 Queste diciture sono state di volta in volta definite “obiettivi 
        specifici di apprendimento”, “competenze conclusive” 
        e “criteri” dalle varie commissioni di studio, di saggi, per 
        il riordino dei cicli, per la definizione dei curricoli della scuola di 
        base e della secondaria. In effetti, ben poco le differenzia, certo più 
        la forma che la sostanza; ma già nel 1979 i Nuovi programmi 
        della Scuola media proponevano concetti analoghi come obiettivo disciplinare 
        del saper fare dell’area delle Scienze matematiche, chimiche fisiche 
        e naturali.
 Occorre accordarsi su quale significato diamo a termini come obiettivi, 
        capacità, competenze o “saper fare”; ma soprattutto, 
        occorrerebbe concordare e rendere univoche, quindi perseguibili, misurabili 
        e infine certificabili, le competenze.
 Verificare la competenza “sa osservare” è relativamente 
        facile; ben più difficile è verificare la competenza “sa 
        analizzare” di cui l’osservazione può essere considerata 
        parte integrante.
 È evidente però che, tanto più complesso e articolato 
        è l’elenco delle competenze, tanto più difficile diventa 
        il percorso per il loro conseguimento, la loro misurazione in itinere 
        e soprattutto la certificazione al termine del percorso scolastico.
 Non va dimenticato, inoltre, che una competenza è la mobilitazione 
        delle capacità del singolo in una serie di situazioni analoghe 
        e può assumere valenze diverse col variare del contesto, il che 
        ne rende difficile la certificazione.
 La competenza “osservazione e descrizione”, che consiste nell’osservare 
        i fenomeni, cogliere analogie e differenze, regolarità, fluttuazioni, 
        andamento temporale, può essere costruita a partire dall’osservazione 
        del proprio astuccio, delle differenze della Settimana enigmistica. 
        Si acquisisce quando si è in grado di cogliere variabili e relative 
        variazioni nel panorama visibile dalla finestra della propria aula, tra 
        due campioni di roccia, tra due foglie o tra due preparati microscopici.
 La competenza “correlazione”, che consiste nel saper esprimere 
        relazioni, collegare cause ed effetti accompagna il curricolo di scienze 
        in ogni momento e nell’analisi di ogni evento e di ogni fenomeno, 
        naturale o artificiale. Lo studio di molti fenomeni complessi perde del 
        tutto di significato, di valenza, con forti ricadute sulla motivazione 
        degli studenti se slegato dalle cause che li determinano e soprattutto 
        dalle conseguenze che questi fenomeni a loro volta innescano. Lo studio 
        della Tettonica delle placche, slegato dagli eventi e dagli strumenti 
        che ne hanno permesso l’elaborazione e separato dalle conseguenze 
        che la dinamica globale ha non solo sulla sismicità o sulle orogenesi, 
        ma anche sulla stabilità dei versanti e quindi sull’antropizzazione 
        del territorio e sull’uso dei suoli si riduce ad una sterile elencazione 
        di dati e di fenomeni.
 Quali strumentiOgni percorso, ogni argomento sviluppato dalle discipline scientifiche 
        può essere strumento ed occasione per l’acquisizione di competenze. 
        Progetti e percorsi di più ampio respiro, ma anche singoli esperimenti 
        o attività quotidiane sono momenti in cui si usano capacità, 
        si apprendono conoscenze: la mobilitazione integrata di questi due fattori 
        crea competenza.
 Lo studente che, osservando due campioni di roccia, ne riconosce analogie 
        e differenze, individua quali di queste possono avere importanza per lo 
        studio ed il riconoscimento - presenza di cristalli, di fossili, di strati, 
        ecc.: può, con l’ausilio di manuali, insegnante, esperti, 
        ecc., essere in grado di classificarli, di individuarne l’origine 
        e se richiesto, di riconoscerli.
 Le competenze utili per realizzare questo percorso - capacità di 
        osservazione, di riconoscimento di variabili, di classificazione, ecc. 
        - devono essere individuate chiaramente fin dall’inizio, implementate 
        e valorizzate, mediante esercitazioni, creazione di mappe concettuali 
        ben organizzate, di griglie di lettura, di fogli di appoggio ed infine 
        misurate al termine del singolo tratto del percorso.
 Inevitabilmente, di volta in volta, il numero di competenze messe in gioco 
        è elevato; vengono coinvolte anche competenze trasversali e comuni 
        a tutte le discipline, come “la comunicazione e la documentazione”. 
        Ai fini della valorizzazione, della misurazione ed infine della certificazione 
        delle singole competenze, è indispensabile individuare di volta 
        in volta quali momenti all’interno del percorso curricolare possono 
        risultare più efficaci alla costruzione della singola competenza 
        e con quali strumenti.
 Ogni competenza sarà attivata utilizzandola, e sarà misurata 
        più volte durante il percorso scolastico in situazioni definite 
        e controllabili.
 Il curricolo disciplinare di tutta l’area scientifica diventa quindi 
        un mosaico in cui ogni tratto concorre alla costruzione di una o più 
        competenze che dovranno avere il loro riconoscimento anche in occasione 
        della valutazione, formativa o sommativa, in itinere o conclusiva.
 La certificazione delle competenzeLa certificazione diventa a questo punto un passaggio inevitabile anche 
        se complesso, all’interno del percorso disciplinare di tutta l’area 
        scientifica, come già è stato fatto in altri ambiti disciplinari. 
        Probabilmente più “spendibili” dovranno essere formalizzati 
        i parametri di competenza e le procedure di verifica della padronanza, 
        condizioni preliminari per l’accesso alla certificazione.
 Le competenze dovranno essere comuni, univoche e condivisibili, sia per 
        quantità che per formulazione, oltre che individuabili e misurabili 
        mediante strumenti di facile applicazione.
 In tal modo sarà forse possibile ottenere certificazioni di enti 
        esterni qualificati, appartenenti all’università o al mondo 
        del lavoro, che incentivino la preparazione raggiunta e promuovano la 
        cultura scientifica.
 
 Progetto Orientamento per i geometri 
        ISITCGP di ChâtillonL’Istituzione scolastica di Istruzione tecnica, commerciale, per 
        geometri e professionale di Châtillon sta realizzando da alcuni 
        anni un percorso didattico che si rivolge alle classi prime del corso 
        geometri e che è stato chiamato “Progetto orientamento - 
        approccio alla professione del geometra”.
 Scopo di questo progetto è inserire nel curricolo di una classe 
        prima alcuni moduli disciplinari, che propongano problematiche tipiche 
        del lavoro del geometra, anticipando alcuni argomenti che normalmente 
        vengono affrontati solo nel triennio di indirizzo e facendo intravedere, 
        già all’inizio del proprio percorso di studi, alcuni aspetti 
        della futura professione.
 Era necessario utilizzare le capacità e le conoscenze già 
        in loro possesso per favorire la formazione di un abito mentale conforme 
        alle competenze professionali dell’indirizzo, ma, coerentemente 
        con le indicazioni del POF dell’Istituzione scolastica, facendo 
        riferimento ove possibile a problemi concreti che richiedano per il loro 
        sviluppo la partecipazione attiva degli allievi.
 Per far ciò, era necessario predisporre un progetto che avesse 
        requisiti di pluridisciplinarità e di organicità, che producesse 
        risultati credibili e comunque didatticamente, qualitativamente significativi, 
        evitando di vestire di credibilità progetti troppo banali, come 
        progettare case da costruire poi con i mattoni del LEGO, utilizzando le 
        limitate competenze in possesso di una classe che è ancora dell’obbligo 
        scolastico.
 La scelta è caduta sulla realizzazione di un progetto che combina 
        aspetti legati alla conoscenza ed alla gestione del territorio, in parte 
        già di loro patrimonio, a quelli della cartografia, del diritto, 
        della Pianificazione Territoriale ed Urbanistica.
 Il progettoIl progetto consiste nella costruzione di alcune cartografie tematiche, 
        realizzate utilizzando come base la Carta tecnica regionale scala 1:5.000; 
        lo scopo è quello di comprendere ed identificare quanti e quali 
        elementi, componenti ambientali, naturali o indotti, stabili o in evoluzione, 
        vadano osservati, studiati e cartografati, al fine di avere una sufficiente 
        e puntuale conoscenza del territorio che ci circonda e sul quale il geometra 
        effettuerà la sua progettazione. Finalità fortemente educativa, 
        che stravolge la logica tradizionale secondo la quale il primo compito 
        del geometra è quello di progettare, realizzare, conservare e migliorare 
        opere civili. Diventa invece prioritaria, se non altro in ordine di tempo, 
        la conoscenza delle caratteristiche dell’ambiente nel quale la progettazione 
        viene fatta.
 Il percorsoLa prima fase, conoscitiva, è rappresentata da alcune uscite sul 
        territorio e dalla accurata visione delle foto aeree con l’uso di 
        stereoscopi; particolarmente interessante è risultato il confronto 
        fra foto aeree di anni diversi, volo ’83, volo ’91 che ha 
        permesso un’analisi dell’evoluzione dell’uso del territorio.
 A questa fase è seguita la produzione delle cartografie, individuate 
        tra quelle che la classe, dopo ampio dibattito, ha ritenuto utile produrre; 
        sono state quindi prodotte le diverse cartografie tematiche, in piccoli 
        gruppi e in almeno due versioni per poter effettuare i necessari riscontri, 
        su lucidi dotati di riferimenti cartografici, di adeguata legenda e dei 
        loro cartigli. È stata un punto di arrivo, ma anche punto di partenza 
        per il successivo lavoro di integrazione degli elaborati.
 La fase di analisi e di integrazione 
        dei datiMediante semplice sovrapposizione dei trasparenti è stato possibile 
        evidenziare anche la sovrapposizione delle varie componenti, ambientali, 
        naturali, come le pendenze, i corsi d’acqua e le zone umide e le 
        relative “Fasce di rispetto”, le aree boscate, gli affioramenti 
        rocciosi e, con più difficoltà, le aree soggette a rischi 
        naturali, come frane o esondazioni, o artificiali e antropiche, quindi 
        carte dell’uso del suolo, della viabilità, dei servizi, tutte 
        costituenti in qualche modo dei vincoli o comunque dei condizionamenti 
        per l’uso e per la Pianificazione del territorio.
 L’uso del trasparente è preparatorio al lavoro che verrà 
        realizzato negli anni seguenti, con l’uso di un Software finalizzato, 
        già in possesso dell’Istituzione.
 Sulla base dei dati acquisiti, è stato realizzato un confronto 
        con la Carta del Piano Regolatore Generale Comunale, previa analisi della 
        simbologia normalmente utilizzata e introduzione ai concetti di zonizzazione 
        e di regolamentazione dell’uso delle varie zone del Piano.
 L’attività si è conclusa con alcuni approfondimenti, 
        ad esempio la definizione di un “regolamento” e degli strumenti 
        di promozione per i siti di “interesse naturalistico o architettonico” 
        della zona, quali: realizzazione di sentieri attrezzati, pulizia di aree 
        dismesse, valorizzazione di aspetti paesaggistici, educazione all’uso 
        del territorio.
 Il lavoro ha richiesto la collaborazione, e qualche compresenza, tra gli 
        insegnanti di Scienze, di Estimo ed Economia Rurale, di Costruzioni, e 
        l’introduzione di nozioni di Diritto e di Cartografia; a questo 
        si è aggiunta la collaborazione e la disponibilità degli 
        Uffici Tecnici Comunali di Châtillon e di Saint-Vincent, sia per 
        la fornitura di materiale cartografico che con la partecipazione di tecnici 
        ed amministratori agli incontri, duranti i quali sono stati illustrati 
        i Piani regolatori dei Comuni interessati.
 ValutazioneIl progetto ha richiesto agli alunni l’elaborazione di conoscenze 
        già in loro possesso, acquisite principalmente nel corso di geografia 
        e scienze; in tale disciplina da alcuni anni è in atto una sperimentazione, 
        con ridistribuzione e razionalizzazione dei contenuti che consente, già 
        alla fine della classe prima, di acquisire una visione di insieme sia 
        della Scienza della Terra che della Scienza della Natura. Inoltre nuove 
        conoscenze sono state introdotte dagli insegnanti delle materie tecniche 
        del triennio che, con modalità diverse, hanno dato la loro disponibilità.
 Il progetto ha permesso contemporaneamente una prima valutazione di insieme 
        delle competenze mobilitate da uno studente di prima superiore: capacità 
        di osservazione e di analisi sistematica delle variabili e delle caratteristiche 
        di un ambiente, di classificazione delle variabili e soprattutto di individuazione 
        delle categorie da classificare, di confronto ed infine, di sintesi, competenze 
        difficilmente riconoscibili, e quindi certificabili in lavori a corto 
        respiro.
 Le classi via via coinvolte hanno dimostrato sempre ottima partecipazione, 
        interesse vivace agli argomenti proposti, con produzione di elaborati 
        complessivamente di qualità. Tra le motivazioni, non va escluso 
        il fatto che il corso geometri, come altri indirizzi dell’istruzione 
        tecnica, presenta un percorso organico, ma molto articolato, spesso frammentato, 
        che sostanzialmente non permette agli studenti di acquisire una visione 
        complessiva delle problematiche professionali se non alla fine del quinquennio.
 È evidente, invece, come la possibilità di intravedere le 
        finalità dei propri sforzi può avere significative ricadute 
        sulla motivazione degli studenti, aspetto certamente non secondario, in 
        particolare in un istituto tecnico.
 Ma la scelta del percorso proposto nasconde un’ulteriore motivazione: 
        l’idea, personale, che alla figura professionale del geometra, per 
        la quale stanno emergendo problemi di occupabilità potrebbero essere 
        coerentemente ed efficacemente attribuite competenze sulle problematiche 
        ambientali, in particolare il monitoraggio, la gestione e la pianificazione 
        del territorio, esigenze di grande attualità ed urgenza.
 La scuola nel suo complesso dovrebbe interrogarsi e affrontare questo 
        problema, che si sta manifestando come un diffuso disagio e che richiederà, 
        come per tutti gli indirizzi tecnici, un’analisi attenta e mirata 
        di tutto il settore.
 Susanna OcchipintiGeologo, insegnante di Scienze della Terra e Scienze 
        della Natura presso l’ISITCGP di Châtillon.
 Si è occupata nell’a.s. 2000/2001, con semi distacco presso 
        il Servizio Ispettivo, del Curricolo 3-18 e di competenze per le discipline 
        scientifiche; nell’anno 2001/2002 con semi distacco, è incaricata 
        di organizzare un Centro risorse per la Didattica delle Scienze.
 
 
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