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Aggiornamento
degli insegnanti
Modelli organizzativi a confronto
L'aggiornamento degli
insegnanti quali esiti produce? e' sempre efficace oppure ad esso non
sembra far riscontro un progressivo incremento di competenze? un'analisi
orientata verso i modelli operativi consente forse di capire quali correttivi
possano essere introdotti nella prassi ormai consolidata dell'aggiornamento
in servizio degli insegnanti.
Si va diffondendo l'idea che al progressivo
incremento di risorse che il Paese riserva all'aggiornamento degli insegnanti
non faccia riscontro un pari progressivo incremento di competenze e comunque
di efficacia degli esiti prodotti dall'aggiomamento medesimo. Analoghe
difficoltà si riscontrano, talora, in altri comparti, in contesti anche
molto diversi da quelli riferibili al mondo della scuola.Un'analisi orientata,
non già verso i contenuti, ma verso i modelli operativi, consente forse
di capire quali correttivi possano essere introdotti nella prassi ormai
consolidata dell'aggiornamento in servizio degli insegnanti.
Il buon esito di un lavoro di aggiornamento è affidato alla capacità (e
alla possibilità) di agire contemporaneamente su tre fronti distinti:
a) sugli insegnanti (I);
b) sulle strutture nelle quali saranno investite le nuove competenze (Sc);
e) sul sistema delle relazioni che si stabilisce in quelle strutture (Re).
Questi tre elementi non hanno una sola
configurazione e, a seconda della loro effettiva disposizione, conferiscono
una diversa identità all'aggiornamento e un diverso suo esito. Prendiamo
in esame due delle diverse configurazioni possibili, che convenzionalmente
riferiremo alla scuola, per così dire, auto-referenziale
e alla scuola della comunità. Graficamente potrebbero essere così
rappresentate:
Nella scuola autoreferenziale la configurazione
delle relazioni induce e produce una contrazione dell'esperienza
ed una specializzazione degli scambi informativi. Anche in questo
contesto è possibile l'aggiornamento, ma il massimo che ci si possa attendere
è un guadagno sotto il profilo della organizzazione e dell'efficientismo
del sistema. Se dovessimo discutere, non già di scuola, ma di una organizzazione
aziendale, potremmo pensare ad una crescita della competenza operativa
sotto il profilo della specializzazione delle operazioni tecniche o forse
persino dei ruoli e delle funzioni, con un effetto indotto da misurarsi
in termini di standardizzazione dei comportamenti e delle relazioni. L'interferenza
e la incompatibilità di questo tipo di risultati con la funzione e l'identità
della scuola è evidente, come è del resto evidente persino nei confronti
di un'azienda che debba e voglia accettare il confronto con il mercato.
Nella scuola della comunità si rende evidente un altro protagonista della
scena istituzionale, la comunità (Co). La multipolarità degli
scambi informativi induce una costante proiezione della esperienza verso
il nuovo. L'aggiornamento, se opportunamente condotto, può facilitare
e potenziare la disponibilità alla partecipazione e quindi anche il suo
esito principale, il bene comune; può ancora facilitare la comprensione
e l'assunzione di compiti riguardanti la "posizione" degli insegnanti
(e quindi il loro ruolo e la loro funzione); può infine agire su quella
che a noi piace definire "personalità magistrale".
L'analisi della configurazione iniziale è perciò fondamentale. Da essa
dipende la scelta degli obiettivi da assegnare al lavoro di aggiornamento,
la scelta dei contenuti e soprattutto la scelta dei metodi di lavoro.
Per contro, se l'analisi della situazione
pone in evidenza configurazioni che non fanno ben sperare sulla identità
della scuola, prima ancora che sulla efficacia dell'aggiornamento, diventa
prioritario l'obiettivo di far ricorso all'aggiornamento allo scopo di
dinamicizzare la situazione e farla evolvere positivamente. In questa
prospettiva può essere utile un'analisi dei modelli di aggiornamento da
condurre sotto il profilo degli esiti possibili.
Il primo modello, quello più adoperato, fa leva sulla trasmissione
di conoscenze. In questo modello le relazioni interne
alla scuola e quelle che legano la scuola alla comunità restano sullo
sfondo e, paradossalmente, continuano a rimanere sullo sfondo anche quando
dovessero essere prese a tema dell'aggiornamento, come può accadere, ad
esempio, se si dovesse parlare di partecipazione in termini esclusivamente
trasmissivi. L'aggiornamento in questi casi fornisce idee che poi a loro
volta possono produrre elaborazioni personali da cui in una fase successiva
possono venire orientamenti e scelte personali. Questo modello può funzionare
bene in Convegni, Simposi e, più in generale in tutte quelle occasioni
in cui giova fornire un primo annuncio, una prima iniziale informazione,
dando per altro per scontato una forte motivazione di base nei destinatari
dell'aggiornamento.
Il modello può evolvere in due distinte direzioni a seconda della risposta
degli utenti: con risposta positiva induce disponibilità al mutamento,
con risposta oppositiva, caratterizzata da negazione, conferma-disconferma,
rinforzo delle stereotipie, ecc, evolve nella direzione della resistenza
al mutamento.
Apparente simile al modello trasmissivo, il modello assimilativo pone in primo piano non già lo sforzo e l'efficacia del canale
emittente (la competenza di chi eroga aggiornamento e la sua efficacia
didattica), ma l'impegno e il lavorio del canale ricevente e quindi, nel
nostro caso, degli insegnanti. La risposta in questi casi o è positiva
(e quindi c'è assimilazione) ed allora induce spinte e motivazioni a favore
dell'autoaggiornamento, oppure non c'è, ma allora determina forti resistenze
al mutamento.
Un terzo modello fa perno sulla deliberata gestione di tutti
e due i momenti della trasmissione e dell'assimilazione. Indipendentemente dalle tecniche adoperate, al momento "trasmissivo",
durante il quale un pacchetto di informazioni vengono veicolate verso
gli insegnanti, il modello aggiunge una fase di assimilazione controllata,
durante la quale le informazioni vengono non soltanto scambiate fra gli
insegnanti, ma elaborate ed "accomodate". Solitamente questa
fase è affidata al buon esito di gruppi di lavoro(1) capaci
di produrre esperienze e, dalle esperienze ricavare ulteriori informazioni,
rispetto a quelle ricevute da chi eroga l'aggiornamento.
Il terzo modello ha diverse varianti a seconda della quota di tempo che
viene riservata alla trasmissione e alla assimilazione, alla effettiva
attenzione che viene rivolta alla produzione di informazioni da parte
dei gruppi di lavoro, e alla posizione dell'aggiomatore. In alcuni casi
è previsto un suo intervento a certificazione dell'esperienza compiuta
dai gruppi.
Anche in questo caso le relazioni intrascolastiche e quelle che legano
la scuola alla comunità non sono oggetto di considerazione. Non sono esse
oggetto dell'aggiornamento, e perciò vengono lasciate all'iniziativa dell'insegnante.
Conseguentemente la "posizione(2) degli insegnanti e la
loro "personalità magistrale" si modificano in forza di risorse
proprie (nel migliore dei casi attraverso l'autoaggiomamento) ovvero controreagiscono
con resistenze ambientali in forme che, a seconda dei casi, possono essere
difensive, reattive o autoconsolatorie, con esiti mai entusiasmanti, e
talvolta persino in termini di nevrotica dipendenza dall'aggiornamento.
Un quarto modello, che da poi luogo ad una serie molto ampia di
varianti, è quello che aggiunge alla trasmissione e alla assimilazione,
una fase di verifica. Già nel terzo modello avevamo
notato la presenza di un intervento di "certificazione" quasi
a fornire garanzie sull'esatto sviluppo dell'esperienza. In questo quarto
modello la verifica assume una specifica rilevanza con una connotazione,
che a seconda dei casi, può essere fiscale (l'esito della verifica condiziona
il rilascio di un attestato, ad esempio), funzionale, efficace; e può
richiedere il coinvolgimento di altri soggetti: lo stesso insegnante (cui
si chiede l'esecuzione di appositi protocolli di verifica), altri suoi
colleghi, il dirigente scolastico o altra figura provvista di autorità
formale o informale, oppure lo stesso "aggiornatore". In alcuni
casi è previsto anche il coinvolgimento delle famiglie e/o della comunità.
Pur nella diversa loro configurazione, i modelli operativi riconducibili
a questo quarto schema, nonostante la complessità tecnica che talvolta
essi comportano, non introducono un elevato coefficiente di dinamicità
evolutiva. Ciò che invece riesce a scardinare le stereotipie comportamentali
e a porre in primo piano il fascio delle relazioni intrascolastìche e
l'insieme delle relazioni che legano la scuola alla comunità è un fattore
la cui presenza è segno distintivo della quinta classe di modelli
che desideriamo illustrare: la ricerca. Abbiamo diverse varianti, a seconda
di dove si collochi il momento investigativo, prima o dopo della fase
trasmissiva o in sua contiguità temporale. In alcuni casi la sequenza
trasmissione, ricerca,
assimilazione, verifica
assume carattere di ciclicità, con una progressiva espansione del raggio
d'azione, a spirale crescente.
Il sesto modello condensa in sé trasmissione, ricerca ed assimilazione
e ridefinisce la verifica come feed-back informativo: è il modello della
ricerca-azione, che risulta essere il più efficace, fra le procedure sino ad
ora escogitate, per l'aggiornamento degli insegnanti, potendo assicurare,
simultaneamente, competenze professionali specifiche, capacità interpretative
del contesto ambientale, rinforzo dell'identità personale degli insegnanti,
efficacia comunicazionale dentro la scuola e fra la scuola e la comunità.
Il fatto, tuttavia, che la ricerca-azione richieda grande mobilitazione
di energie e lunghi tempi di attuazione ne riduce l'applicabilità a contesti
molti ampi, a meno che non si elaborino idonee strategie applicative.
D'altro canto è da tempo che la pedagogia va ribadendo che l'efficacia
dell'aggiornamento è subordinata all'adozione di convenienti modelli operativi
ed altrettanto convenienti strategie di intervento.
Nicola Paparella
Professore di Pedagogia sperimentale e Preside
della Facoltà di Scienze della Formazione dell'Università di Lecce.
Presidente della SIRD (Società italiana di ricerca e di didattica) e Responsabile
Learning Center.
E' componente del Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione e membro
della Commissione per la cooperazione universitaria internazionale.
Note
(1) La dizione "lavoro di gruppo" sta ad indicare
il lavoro prodotto da un "gruppo" che si è costituito come tale
ed ha una sua specifica identità. L'espressione lavoro in gruppo sta ad
indicare le operazioni che si compiono all'intemo del gruppo. Il gruppo
di lavoro produce esperienze sulla base di informazioni ricevute ed elabora
informazioni sulla scorta delle esperienze prodotte.
(2) Come insegna la sociologia, per posizione intendiamo l'insieme
dello status e del ruolo ascritto ed assunto dal soggetto in esame.
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