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Professionalità
docente e nuovi orizzonti culturali
Il docente educatore
del terzo millennio dovrà possedere almeno tre connotati: saper insegnare
e trasmettere conoscenze avanzate; saper insegnare ad apprendere per tutto
l'arco della vita; saper insegnare ad essere cittadini responsabili in
una società globale ed interdipendente. Ne consegue un profilo che per
giustificare la propria identità dovrà assumere maggiori competenze e
nuove funzioni.
IL PROFILO PROFESSIONALE
Nella molteplicità delle iniziative centrali e periferiche
che vengono assunte per far decollare l'autonomia della scuola e per garantire
la realizzazione della riforma dell'intero sistema scolastico in un'ottica
che ci collochi in prospettiva europea, uno dei pochi punti fermi che
ci è dato di scorgere è l'obiettivo condiviso di lavorare per la qualificazione
professionale del personale docente.
Alle radici del nostro sistema scolastico, quando il problema
dell'alfabetizzazione generale era dominante, la selezione degli insegnanti
si basava su una implicita equazione: ad una buona preparazione culturale
e disciplinare corrisponde un'alta professionalità docente.
A ben guardare questa asserzione non sembra avere,
soprattutto oggi, alcun serio fondamento pedagogico ed, anzi, porta con
sé, un alto rischio di ambiguità, soprattutto se ad essa si collega il
corollario: alta professionalità
docente eguale competenza educativa.
Nella prassi del passato il bravo insegnante spesso rivelava anche doti
di educatore, e sicuramente nessun docente impreparato poteva ambire ad
un ruolo che avesse anche soltanto ambizioni formative. Questi traguardi
e queste certezze, assieme ai ben più impegnativi elementi che connotano
la professione docente vengono oggi affidati a nuovi percorsi di formazione
iniziale, che meritano d'essere esaminati e discussi in funzione delle
attese complessive del sistema scolastico italiano e delle nuove condizioni
economico-culturali della nostra società.
Il docente educatore del terzo millennio dovrà certamente possedere almeno
tré connotati: saper insegnare e trasmettere conoscenze avanzate; saper
insegnare ad apprendere per tutto l'arco della vita; saper insegnare ad
essere cittadini responsabili in una società globale ed interdipendente.
Evidentemente, le competenze didattico-culturali, quelle metodologico-formative
e quelle etico-educative non potranno rimanere giustapposte; e nella gestione
del curricolo formativo del futuro insegnante bisognerà trovare le vie
della più efficace integrazione tra le conoscenze necessario al docente,
le abilità proprie del formatore e le qualità dell'educatore, per poter
realizzare un progetto educativo capace di rispondere alle complesse istanze
della società contemporanea.
L'attuale profilo professionale degli insegnanti è tenuto ad assumere
almeno tré dimensioni, attorno alle quali giustificare la propria identità
e le proprie funzioni:
- la competenza disciplinare nella sua dimensione didattica;
- la competenza formativa nella sua dimensione psico-pedagogica e metodologica;
- la competenza educativa nella sua dimensione valoriale.
Se sotto il profilo della competenza disciplinare il futuro insegnante
viene a trovarsi impegnato nell'aggiornamento delle conoscenze; nella
prospettiva della competenza formativa ed educativa gli si richiedono
non soltanto competenze psico-pedagogiche correlate ai bisogni evolutivi
e formativi dell'allievo, ma anche una capacità di lettura-interpretazione
del contesto socio-culturale di vita e dei valori in esso emergenti.
La nozione di contesto ci porta oggi dal locale al globale ed implica
dimensioni culturali per nulla univoche, che si definiscono e si articolano
nella situazione complessa, multiculturale, multietnica e post-ideologica
della nostra società; questo significa che l'onere di imparare ad interpretare
il "contesto" allarga il compito di chi vuole formare insegnanti
professionalmente adeguati alle nuove istanze di apprendimento, e li impegna
verso orizzonti caratterizzati dalla dimensione sovranazionale e interculturale
dell'educazione. Non è infatti possibile una competenza educativa che
non sia correlata a una visione del senso della vita e della storia umana,
ad una antropologia filosofica, al alcune filosofìe dei valori e quindi
ad un esteso orizzonte pedagogico capace di ricondurre le diverse filosofie
dell'educazione a valori universalmente condivisibili.
In questa direzione, del resto, si collocano anche certe iniziative ministeriali
a sostegno di problematiche socio educative di grande rilievo sotto il
profilo della identità professionale dell'insegnante, oltre che della
efficacia educativa della scuola: pensiamo, ad esempio, agli interventi
a supporto della educazione alla differenza, della educazione alla tolleranza,
alla legalità e alla cittadinanza, alla pace e allo sviluppo... interventi
non esauribili sicuramente nell'area delle singole didattiche disciplinari
e tali da richiedere progetti formativi multi disciplinari e percorsi
didattici trasversali.
A questo si aggiunga che il nostro Paese è protagonista in questi anni
di un processo di trasformazione socio-economica e politica che riguarda
l'unificazione del continente europeo sotto il profilo socio culturale
oltre che socio economico e impegna ad un notevole sforzo perché, nei
diversi percorsi di apprendimento, si consegua quello che è stato definito
il "valore aggiunto dell'educazione" e si perseguano life skills
adeguate alle esigenze del mondo presente.
Realizzare, oggi, un progetto educativo interculturale non vuol dire soltanto
preoccuparsi di risolvere i problemi di integrazione dei soggetti appartenenti
a minoranze etnico-culturali, bensì essere in grado di realizzare un percorso
educativo capace di far conseguire a tutti le attitudini necessarie a
comunicare ed a convivere con la differenza, quella presente in noi e
quella che si coglie fuori di noi, per superare le tensioni che derivano
dalle difficoltà ad accettare la diversità.
Dopo anni di dibattito e diversificati contributi della ricerca e della
letteratura, un accordo diffuso si è oggi creato sull'idea che, per realizzare
a pieno il proprio compito, l'insegnante ha bisogno di un progetto educativo
cui si correlino tutte le attività didattiche e rispetto al quale sia
resa funzionale l'organizzazione stessa della scuola nelle sue articolazioni
interne di carattere logistico e amministrativo e nelle sue relazioni
con le istituzioni e con tutte le risorse culturali del territorio.
Perché riforma della scuola e innovazione didattica, sempre nuove e pur
antiche espressioni del discorso sull'educazione, non si inseguano senza
mai giungere alla meta, occorre davvero che la classe docente consegua
un profilo professionale adeguato al tempo presente, da non intendere
come tempo della crisi dei valori, ma come momento di riconoscimento di
valori emergenti e di ricerca di valori universalmente condivisibili.
LA FORMAZIONE UNIVERSITARIA
La revisione del sistema che finora ha
consentito di conseguire l'abilitazione all'insegnamento attraverso l'idoneità
in concorso per esami a carattere cognitivo-disciplinare, costituisce
effettiva innovazione, in quanto sostituisce a prove di selezione, un
percorso formativo biennale che possa garantire oltre che la qualificazione
disciplinare, la competenza educativa dei docenti.
E', tuttavia, necessario che queste nuove strutture di formazione degli
insegnanti non trascurino la definizione di un curricolo formativo capace
di ridisegnare la professionalità del docente non soltanto sotto il profilo
delle competenze didattico-disciplinari e psico-pedagogiche, ma anche
in quello degli orientamenti di valore, delle attitudini relazionali e
delle consapevolezze sociali, che consentono di accedere, con nuova forma
mentis, alla professione di insegnante-educatore.
Questo significa che nell'esperienza formativa del curricolo abilitante
le competenze disciplinari dovranno essere ampiamente valorizzate e approfondite
sotto l'aspetto epistemologico (per rendere esplicito il loro valore formativo
ai fini dell'acquisizione di strutture mentali e di capacità performative),
e nella prospettiva etico-sociale (onde sia chiaro il senso e il significato
che la persona è chiamata a dare alle proprie conoscenze ed abilità).
Si tratta allora di qualificare il curriculum universitario in senso schiettamente
educativo, e renderlo, in qualche modo, un costrutto tecnico intriso di
senso e di valori, in maniera che sia possibile integrare i momenti di
acquisizione delle competenze alla consapevolezza dell'uso che se ne può
fare nella prospettiva della vocazione sociale di ciascuno e dell'impegno
professionale all'interno del sistema scolastico.
In questa prospettiva si potrebbe ipotizzare un curricolo formativo che
faccia ruotare l'intero comparto delle discipline, delle attività di laboratorio
e di tirocinio attorno all'idea di "educazione interculturale"
e alla "dimensione europea e sopranazionale dell'insegnamento",
senza nulla togliere di specificità culturale agli interventi di settore,
ma senza nulla concedere a specialismi isolati e a disegni formativi segmentati
e dispersi al di fuori di un'idea unitaria e coerente.
Nei percorsi universitari a prevalente orientamento verso la professione
docente, il curricolo, troppo spesso, si definisce in termini di tecniche
e metodiche, prevalgono le dimensioni teoretico culturali, non si fa particolare
attenzione verso quello che, con E. Kant, potremmo definire l'ambito della
ragion pratica, si trascurano gli aspetti di etica professionale e sociale,
che danno invece senso all'operare educativo.
Del resto sarebbe davvero improvvido rinunciare a trovare i modi e le
forme della integrazione possibile fra ruolo docente, funzione formativa
e compito educativo, ed a declinare la responsabilità di portare ad unità
funzionale e significativa la consapevolezza critico epistemologica guadagnata
nell'ambito di alcuni saperi specialistici, la competenza psico-pedagogica
che rende efficiente ed efficace l'insegnamento di quei saperi, e la sensibilità
al compito educativo che qualifica e corona l'impegno scolastico dell'insegnante.
La dimensione interculturale dell'educazione consente di offrire attenzione
ad un nucleo di valori universalmente condivisibili che fondano nuove
prospettive di civiltà e donano nuovo risalto alle finalità educative,
altrimenti messe in crisi dalla presunta morte dei valori.
In sostanza la curvatura, dei Corsi universitari di formazione, verso
l'Educazione interculturale, lungi da determinare forzature o iperfetazioni
curricolari, permetterebbe una caratterizzazione qualitativa del percorso
formativo e quindi anche una sua consistenza unitaria, a tutto vantaggio
della competenza professionale dell'insegnante e della sua capacità di
interpretare e svolgere il compito educativo che il sistema scolastico
gli affida.
Angela Perucca
Professore di Pedagogia Interculturale
e Direttore del Dipartimento di
Scienze pedagogiche, psicologiche e didattiche dell'Università di Lecce
Riferimenti bibliografici sono reperibili in:
PERUCCA A. (1993), Didattica e progettazione
educativa, in L. Calonghi (cur.), Tecnodid. Napoli.
PERUCCA A. (1996). Didattica generale e didattiche disciplinari. Fra
apprendimenti ed educazione, in La Didattica, 3.
PERUCCA A. (1996) La formazione psicopedagogica e didattica
dei docenti. Ipotesi di progetto, in Qualeducazione, 47.
PERUCCA A. (1996), II profilo professionale del docente nel curricolo
universitario, in Scuola Se, 4, 5.
PERUCCA A. (1996), Competenza educativa e dimensione europea nella
formazione degli insegnanti, in L. Santelli Beccegato, (cur.), La
scuola di specializzazione per l'insegnamento, Adriatica, Bari.
PERUCCA A. (1997), Pedagogia interculturale e dimensione europea dell'educazione,
Pensa MultiMedia, Lecce.
PERUCCA A. (1998), Educazione, sviluppo, intercultura, Pensa MultiMedia,
Lecce.
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