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Tutti creatori di musica

Sgombrare il campo da alcuni assiomi sclerotizzati, rendere consapevoli gli studenti delle valenze formative inestimabili della musica e farli diventare soprattutto creatori di musica, affinchè possano fare altrettanto con i bambini che formeranno, è quanto si è prefìsso il docente di metodologia dell'educazione musicale per gli studenti del corso di scienze della formazione primaria di aosta.

Quasi trent'anni fa mi avvicinai alla musica per inseguire due ragazze del cortile che avevano deciso d'iscriversi all'Istituto musicale. Prima di toccare uno strumento sono stato costretto, per ben un anno, a sventolare l'aria da destra verso sinistra, sillabando fonemi al mio orecchio insulsi.
La musica ha significato quindi imparare una disciplina astratta, una specie di purga resa accettabile dagli insegnanti che lasciavano presagire futuri gloriosi: quello di diventare un grande e famoso concertista, di quelli scapigliati, bislacchi e tenebrosi, un po' come quell'icona di gomma che in televisione decanta la bontà di una bevanda "buona qui e anche qui" dopo che ha finto di dirigere, con sovrumana fatica, una sinfonia di Beethoven. Per fortuna lo strumento che avevo scelto (senza peraltro sapere nulla degli altri) era la chitarra, che poteva servire anche per cantare a squarciagola la Canzone del sole di Battisti con gli amici e "arpeggiarsi addosso" inconsolabili malinconie adolescenziali: quella diventò la musica per me.

La spinta ad approfondire lo studio della musica attiva partì dal constatare quanto una canzonetta fosse inadatta a manifestare in forme profonde e complesse la mia vita interiore in evoluzione. Negli ultimi tempi, dopo quasi vent'anni d'insegnamento strumentale e d'attività concertistica, mi sono trovato come docente di Metodologia dell'Educazione musicale nel corso di Scienze della Formazione Primaria di fronte a futuri insegnanti di scuola materna ed elementare, convinti che far musica significhi solfeggiare e imparare il jingle della pasta con un triste e frequentemente stonato flauto di plastica. Così è stato il loro modo di produrre suoni, legato all'apprendimento di un codice (note e pentagramma), e non alla libera coltivazione del gusto per il bello, scimmiottando - non evocando - musiche udite. Nessuno si sentiva in possesso del talento per eccellere, pertanto non considerava la musica come affar suo.

Parafrasando Gadda, il talento è il pidocchio nel pensiero sull'arte, esso impedisce ai più di risvegliare la propria vocazione alla formatività. Dobbiamo la definizione di questo termine al filosofo torinese Luigi Pareyson: "è un "fare" che mentre fa, inventa il modo di fare, una produzione che è al tempo stesso e indivisibilmente invenzione": ogni attività umana si concreta in movimenti che culminano in opere irripetibili, staccate dall'autore e viventi di vita propria. Questo accade alla risoluzione di un problema di matematica - con una consequenzialità di ragionamenti, un riordino finale dei dati e dei risultati e una grafia precisa -, come nella cesellatura di un vaso, o la creazione di una pagina web. In ogni opera si riconoscono i tratti dell'artefice, ma allo specchio, su un'altra superficie.
Ci siamo proposti allora di rendere consapevoli tutti gli studenti del corso di questa risorsa inestimabile, di renderli così creatori di forme musicali, esortandoli a fare altrettanto con i bambini che incontreranno nella loro vita professionale. Se un bimbo si troverà di fronte ad un tamburo con una bacchetta in mano, procedendo per tentativi, movimenti e feedback propriocettivi, giudizi e ragionamenti, connessioni e sistemazioni realizzerà una serie di proposizioni musicali - a posteriori - di senso compiuto, che l'educatore dovrà riconoscere, guidare, valorizzare ampliando i mezzi a disposizione e lo spettro delle variabili possibili ma non precostituire e somministrare a priori.

Università della Valle d'Aosta

CORSO DI LAUREA: Scienze della Formazione Primaria
MATERIA: Metodologia dell'Educazione Musicale
ANNO DI CORSO: IV
NUMERO ALLIEVI: 26
MONTE ORE: 60

II corso si è articolato in due incontri settimanali di due ore e mezza ciascuno; le lezioni si sono svolte con l'ausilio di un supporto multimediale (CD rom) che è stato consegnato agli allievi al termine del corso per la preparazione dell'esame; gli studenti sono stati più volte coinvolti in attività pratiche, in sperimentazioni e progettazioni di moduli didattici. Questi gli argomenti trattati:
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Risvegliare la musica
II concetto di condotta musicale, la musica al servizio dell'uomo.
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Gli Stili Prenatali
Un criterio possibile per identificare e coltivare modalità d'ascolto e d'analisi della musica.
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Percezione Musicale e Psicologia dello Sviluppo
Le tappe dell'acculturazione musicale, la nascita della consapevolezza di altezze, intensità, tonalità, timbro; il ruolo della memoria; l'organizzazione del tempo.
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Suono - segno, segno - suono
Partire dall'evento per la definizione di un modello di rappresentazione; l'evoluzione del rapporto tra gesto sonoro e segno; il valore dei simboli; non un linguaggio, ma molti linguaggi.
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L'orecchio, la voce
Cosa si cerca cantando; il determinarsi dell'io sonoro; la respirazione, il ruolo delle vocali e delle consonanti; il canone, le filastrocche; fumetti e onomatopee; le voci nel resto del mondo; come insegnare e dirigere una canzone.
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Muovere la musica
Gestualità e suoni, la musica e l'espressione corporea; la danza figurata, la danza popolare; musica e schemi motori; muoversi per raccontare.
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Questioni di metodo
Come organizzare un'attività partendo dall'esplorazione delle emozioni; da dove ricavare occasioni per far musica; strumenti musicali: come costruirli, come attrezzare un'aula per accoglierli; la sensibilizzazione al bello, la vocazione alla formatività.
Si è svolto, nell'ambito del monte ore riservato alla disciplina, un Seminario di percussioni tenuto dal Prof. Daniele Vineis, docente di percussioni presso l'Istituto Musicale Pareggiato della Valle d'Aosta dal titolo:
Dai ritmi naturali alla didattica del ritmo. In tre incontri il docente ha fatto scoprire come si possa sublimare, in uno scenario musicale e una poliritmia complessa, una banale sequenza di gesti ordinari, compiuti con mezzi poveri come le scope o le carte da gioco, o ancora con oggettistica e materiale d'ufficio.
Gli studenti sono stati inoltre invitati a redigere una relazione sul rapporto tra musica e immagini.
Dopo aver analizzato i differenti modi d'impiego della musica nei films, negli spot pubblicitari, nelle sigle televisive e radiofoniche, nei cartoni animati, nei documentar! e nei musicals, essi hanno elaborato un progetto didattico legato al campo di ricerca prescelto, sperimentato sul campo (in classi di scuola elementare e materna) attraverso un'attività di tirocinio articolata in quattro incontri di un'ora e mezza ciascuno. Durante i mesi estivi, gli studenti seguiti dal docente, hanno ordinato e informatizzato in un CD rom di prossima pubblicazione il materiale scritto e filmato che documenta l'esperienza di ricerca e di tirocinio, lasciandola a disposizione di operatori della scuola e studenti interessati.

Per fare questo è stato necessario sgombrare il campo da alcuni assiomi sclerotizzati da anni in confortanti categorie concettuali:
Non esiste una separazione estetica tra suono e rumore, esistono fenomeni sonori strutturati o destrutturati, vettori di messaggi sensoriali ed emozionali diversi: Ravel, che non era certo un compositore futurista, confessava che la più importante fonte di musica della sua infanzia era stata la fabbrica del padre: se pensiamo al Bolero non è difficile immaginare il moto perpetuo originato da un sistema di grandi ingranaggi. Quindi non sono da censurare le manifestazioni sonore di un bambino sgradevoli per un orecchio avvezzo ad ascoltare i preludi di Chopin o la Pausini, ma da interpretare cogliendone il nocciolo emozionale che le ha suscitate e da utilizzare come indicatori di strade future da esplorare.
La musica è tutta popolare, è espressione dell'animale uomo e della sua vita sociale, la musica colta è solo il risultato di un sistema di scambio-dati quantitativamente più rilevante (la scrittura su pentagramma ha consentito una diffusione ampia d'informazioni nei luoghi e nella storia) ed è governata da precise regole di divisione del lavoro musicale (compositore da una parte, interprete dall'altra).
Tutto il mondo fa musica e se è vero che occorrono codici culturali per la comprensione del linguaggio, i bambini ancora non pienamente acculturati al sistema tonale occidentale possono familiarizzare con la musica d'ogni angolo della terra, evitando di avvertirne la totale estraneità in età adulta, abituandosi così a vivere in una società multiculturale, alla convivenza tra espressioni dell'io sonoro differenti eppure autentiche, distinguendole dalle mistificazioni (come la world music) che snaturano ogni specifico culturale a vantaggio di una comune omologazione, facile e dozzinale merce.

Ecco perché, insieme, abbiamo analizzato: la struttura formale di un canto per la germinazione del miglio dei Bounun dell'isola di Taiwan, che prevede semplici movimenti corali e preghiere degli sciamani propiziatori di una nascita e l'abbiamo ripensato per un rito primaverile dove maschi e femmine partono da altezze sonore diverse per poi incontrarsi a metà strada e spiccare un "volo" sonoro liberatorio allo sbocciare di un fiore. I Pigmei contrappuntano costantemente la loro vita socia le con canti e ritmi adeguati alla circostanza: con una studentessa tesista, abbiamo pensato a quanto efficace sarebbe accompagnare i riti collettivi consumati in una giornata alla scuola materna cantando, suonando e ballando entrando a scuola, mangiando il biscotto di metà mattinata, curando l'igiene personale, cullandosi prima della nanna pomeridiana.
La musica non s'insegna, si scopre esiste già in ogni manifestazione dell'uomo.
Quando parla o canta: con il ritmo delle parole, il colore della sua voce, l'intonazione del periodo; la voce serve ai bambini per cantare canzoni dell'infanzia come per manifestare con uno slogan l'appartenenza ad un gruppo, per invocare uno spirito magico, per protestare, per impossessarsi dell'anima sonora degli oggetti e degli animali riproducendone i versi. Quando si muove e tocca: organizza il tempo sezionandolo in pulsazioni, disegna curve come melodie d'amore o segmenti come frasi dance, inspira come un crescendo ed espira come un diminuendo, percuote, pizzica o sfrega oggetti affettando una cipolla o grattandosi la schiena ritmando il suo gesto. Quando guarda e ascolta: legando una canzone ad un viso, una dolcezza giacente in un angolo della memoria a lungo termine, sentendo risuonare dentro di sé una melodia accorpata ad un paesaggio immaginario mai visto, solo divinato.

La parola agli studenti

1. Com'è cambiata la vostra idea di musica e di Educazione al suono dopo aver frequentato il corso di Metodologia dell'Educazione musicale?
2. Avete incrementato la vostra attenzione durante l'ascolto di un brano musicale o di una manifestazione sonora? In che misura e in quali termini?
3. Selezionate in modo diverso la musica che ascoltate?

1.La musique pour moi, avant le cours, était ce qui est le plus conventionnel et pour cela l'idee de l'effort (étude), de l'entraìnement et de la répétition allait de pair. Mon passe musical ne faisait que me convaincre qu'il fallait que j'abandonne l'idée de m'approcher un jour de la musique. Puis, dès le début du cours, j'ai compris qu'il y avait une toute autre manière de considérer la musique, qu'elle est un art et comme tel c'est par la sensibilité qu'on l'atteint. Ensuite, quelle émotion d'imaginer l'évolution d'une grossesse a travers des yeux de musiciens ! Éduquer aux sons équivaut alors à aider les enfants à découvrir la musique qui est en toute personne, lui donner une forme et la faire vivre. L'institutrice d'école maternelle ne doit pas préparer des musiciens spécialistes mais elle doit faire connaître à ses élèves la diversité envoutante de la musique.
2. Ce qui m'étonne, aujourd'hui, c'est cette spontanée finesse d'écoute qui me semble avoir été acquise suite au cours. J'imagine, quand j'écoute une musique, comment il me serait possible de retrouver cet ensemble et alors je " découpe " le tout pour essayer d'en retrouver les parties constituantes. J'admets que ceci simplifie mais en quelque sorte cela me rapproche d'elle et je prends plaisir à m'imaginer chef d'orchestre fusionnant les divers éléments.
3.Je pense que j'ai surtout acquis la capacité à sélectionner les sons " modernisés " et les sons " primitifs ", les sons " artifìciels " et les sons " naturels " enfin, les distinguer me fait croire que désormais je les reconnais. La musique classique ne me paraît plus si loin de moi, preuve en est la créativité visuelle de mon imagination quand j'en écoute.

Sidonie Charrey

1. Dopo il corso, l'idea di musica è diventata, senza dubbio, più complessa; adesso le immagini mentali evocate dalla parola sono molto più numerose e meno gerarchizzate (non esiste più una musica qualitativamente superiore - la musica classica, colta, occidentale - ed una musica più scadente - la musica leggera, popolare o etnica -. Durante il corso si è sostenuta la tesi secondo cui la musica è strutturalmente d'origine popolare: l'uomo è biologicamente musicale, nasce con una predisposizione naturale verso la musica. E' stato a mio avviso illuminante, a tal proposito, la lettura del testo di Francois Delalande La musique est un jeu d'enfant; l'autore ci fa capire come la musica sia presente sin dai primi anni di vita del bambino, che sperimenta "giochi musicali" di vario genere, dimostrando abilità non indifferenti. Ho detto mille volte musica, non importa, è una specie di ostinato...
2. Alcuni concetti (ritmo, pulsazione, cadenze, melodia, armonia, ecc.) sono stati esplorati anche attraverso esercizi pratici e contestualizzati grazie agli esempi multimediali preparati dal professore. Interessante, al fine di ordinare l'eterogeneità delle produzioni musicali, è stata l'analisi della teoria degli stili prenatali, proprio perché capace di dare una chiave di lettura originale attraverso la quale poter distinguere ad esempio un brano dondolante (es. il cielo in una stanza di Gino Paoli) da un brano melodico (es. Volare, di Domenico Modugno). Grazie a queste riflessioni (ma anche ad altre attività, per esempio, un grande lavoro sul suono legato al gesto), oggi l'ascolto di un brano, per quel che mi riguarda, ha raggiunto un livello intellettuale superiore, potendo fare riferimento a chiavi interpretative nuove... Rimane il fatto che per incrementare tali capacità (e per mantenerle vive) non si dovrebbe mai smettere di sperimentare, aggiornarsi, approfondire, ecc.
3. No, ultimamente ascolto poca musica e devo dire che è sempre all'incirca la stessa (musica leggera italiana perlopiù). "Il cambiamento nella consapevolezza". Per fare un esempio: non è che una musica che non ascoltavo mai -come la musica atonale - oggi abbia iniziato magicamente a piacermi, però la capisco di più e non la disprezzo a priori. Come l'arte moderna, i quadri di Fontana o di Pollock, tutte cose, anche queste, esaminate durante il corso. E' questione d'avere o meno un approccio culturale capace di leggere l'opera, il brano e di coglierne il senso.

Michel Ducret

Per questo abbiamo ripensato alla notazione inventando infinite modalità di rappresentare il suono, dall'ideografia alle virgole ascendenti e discendenti come usavano i monaci medievali in Occidente o i tibetani ancor oggi, associando un pallino grande a un suono forte e, ad uno piccolo, uno sussurrato. In Valle d'Aosta le attività corali fervono per tradizione, tanto legate ai culti quanto alla quotidianità della vita montanara; per questo ci è sembrato giusto affrontare il tema della vocalità fornendo elementi primari di tecnica della direzione corale o dell'apprendimento classico di un canto, sottolineando l'importanza del recupero di un patrimonio popolare locale preziosissimo e fortemente connotato. Ma non solo: si è anche valorizzato lo specifico espressivo delle vocali per esternare emozioni, delle consonanti per segmentare il tempo, dei fonemi per stantuffare come locomotive o cinguettare. La bocca fa musica quando canta, così come quando sbaciucchia a tempo, soffia o schiocca la lingua sul palato; non esiste un suono bello uguale per tutti i popoli della terra o un unica voce per pregare: se per noi un canto a Maria dolcissimo e pulito è il modello perfetto dell'invocazione, per un monaco buddista è una lunga litania grave emessa con voce roca, ingoiata e nasale. Se ci pensiamo, non è peraltro così dissimile da un rosario che i contadini brontolavano la sera al canto del fuoco... L'espressione corporea non ha solo trovato spazio tra i passi di danze figurate a schiera o in coppia, ma ha rivelato come un'aria antica e struggente possa avvicinare corpi estranei ad occhi chiusi, rompendo barriere artificiali tra i corpi, liberando energie emotive insospettate; oppure come la paralisi di un arto possa diventare il perno a margine del quale inventare inedite manifestazioni della propria corporeità, così come partire da una sola cellula musicale permette di edificare un'intera città di suoni, variando altri parametri attorno a quell'idée fixe.
Pensiamo a come coinvolgere in una danza un disabile su una sedia a rotelle: innoviamoci a tempo di musica come se tutti fossimo legati alla nostra sedia, trasformata per incanto in attrezzo di creatività da sbarra di prigionia che era. Cambierebbe la nostra disposizione all'ascolto del nostro corpo filtrato dalla sua immobilità, s'illuminerebbe un punto di vista diverso dall'ordinario: simile a quello del nostro compagno: non si tratterebbe d'accettazione di una particolare forma di diversità, ma di constatare quanto ciascuno di noi sia diverso. Non c'è più efficace strumento di liberazione di un muro da scavalcare.

Abbiamo infine invitato i nostri studenti a fare dell'esperienza musicale in classe un evento, ideando ogni volta un esordio sorprendente e un finale intenso, affinchè sia salvo l'intento chiave del fare musica: vivere, in un racconto, un'esperienza metaforica della realtà, ma dalla lontananza, in ambiente spaziale e temporale protetto. Come se noi, liberi di decidere come concepire e sviluppare un'idea musicale, come disporla nello spazio, quanto farla durare, avessimo così in mano per un istante il potere della vita e della morte. In questo modo sarà insieme un'esperienza ludica e gnoseologica autentica, perché susciterà una mescolanza di stupore e vertigine. Il mondo, per essere visto e conquistato, va immaginato, nella bellezza, con emozione intensa e i sensi vigili.
Recentemente si è diffusa un'ombra minacciosa attorno alla musica e ai linguaggi non verbali per opera dell'esecutivo attualmente al governo: immediatamente un'alzata di scudi da parte d'operatori musicali, insegnanti e intellettuali sensibili ha costretto ad una rettifica e all'immediata retrocessione verso posizioni più vicine a quelle assunte dal ministro Berlinguer e avallate da De Mauro successivamente. L'uomo non può tornare indietro nel suo processo di scoperta di sé e del mondo (salvo in caso di catastrofi epocali) : se è ormai radicato il convincimento di quanto importante sia la musica per la crescita dell'uomo e la sua integrazione nel mondo, diventa irreversibile il processo d'affermazione degli strumenti utili a diffonderla: l'importante è che sia materia viva, attiva. Per questo auspico:
1. la stipula di convenzioni tra scuole dell'infanzia ed elementari con strutture o privati capaci di impartire lezioni strumentali, di ritmica e di vocalità ai piccoli, in stretta collaborazione con le insegnanti d'Educazione al suono e alla musica;
2. la diffusione anche in Valle di scuole medie ad indirizzo musicale;
3. l'istituzione di un liceo musicale così come prevede la riforma dei cicli scolastici attualmente in discussione in Parlamento. Non credo che la musica sparirà dalla scuola e se si tenterà di soffocarla, paradossalmente, fiorirà ancor di più.

 

Gianni Nuti
Diplomato di chitarra, laureato in Estetica e Storia della Musica e dottorando in Psicologia della Musica alla Sorbona e Paris X.
Docente di chitarra dal 1986 presso l'"Istituto Musicale pareggiato della
Valle d'Aosta" svolge dal 1983 un'intensa attività concertistica e ha inciso nove CD.
Tiene corsi di perfezionamento, conferenze e seminari d'aggiornamento, scrive per numerose
riviste italiane come musicologo e didatta.
Ha recentemente pubblicato un innovativo metodo per chitarra.

 

Bibliografia essenziale
SPACCAZZOCCHI M, Musica Umana Esperienza, Quattroventi, Urtano, 2000
DELALANDE E, Le condotte musicali, CLUEB Bologna, 1993
DELALANDE E, La musique est un jeu d'enfant, Trad. italiana, La musica è un gioco da bambini, Buchet-Chastel Paris 1984, Franco Angeli Milano, 2000
IMBERTY M., // bambino e la musica, in Enciclopedia della musica, vol II, Einaudi, Torino, 2002
DELIÈGE I., SLOBODAJ. (a cura di), Le développement du sens musicale ; Presses Universitaires de France, Paris, 1996
TAFURI J., L'educazione musicale. Teorie, metodi, pratiche; EDT, Torino, 1995
GAITA D., Il pensiero del cuore, Bompiani, Bologna, 2000
BLACKING J., Com'è musicale l'uomo, Ricordi-LIM, Lucca, 1986

 

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