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Uniche davvero!
La testimonianza
di uninsegnante della scuola di alta montagna di Valgrisenche, che
ha anche svolto la funzione di collaboratore didattico delle scuole uniche
di montagna.
Il 1981. Non è un vino dannata,
benché buono. E lanno della mia immissione in ruolo.
Nel 1987, su mia richiesta, arrivo alla scuola di montagna di Valgrisenche,
(m. 1664 s.l.m. con circa 100 anime) insegnante unica per 3 alunni di
tre classi diverse. E stato un anno bellissimo: i bambini, tutti
patoisants, molto educati, attenti, avevano voglia di imparare. Ogni proposta
era ben accetta anche dai genitori che riconoscevano (e riconoscono ancora
oggi) un ruolo educativo allinsegnante. A volte, nei giorni di vacanza,
li accompagnavo a visitare mostre, musei, castelli. Nella cucina di casa
mia abbiamo preparato torte, gelati, marmellata di bacche raccolte insieme.
Insomma una scuola di dimensioni famigliari.
Nel settembre del 1988, al rientro a scuola, siamo stati accolti da grandi
novità: lAssessore allIstruzione Pubblica Dino Viérin aveva
disposto che tutte le classi del 1° ciclo della Valle dAosta fossero
interessate alla sperimentazione dei moduli. Pensavo che la piccola scuola
di Valgrisenche non sarebbe stata coinvolta in questa innovazione, invece,
uninsegnante itinerante (sui due plessi di Avise-Runaz e Valgrisenche)
saliva a Valgrisenche per due giorni la settimana e svolgeva prevalentemente
attività di logico-matematica con la bambina di prima; un pomeriggio alla
settimana, inoltre, teneva tutte le classi permettendomi di scendere a
Saint-Pierre per partecipare alla programmazione di ambito, di confrontarmi
con altre colleghe e di usufruire della competenza del C.D., Collaboratore
Didattico di Circolo, nuova figura nata per supportare la sperimentazione
in atto.
Questa esperienza mi è parsa davvero positiva in quanto, alleggerita in
parte di lavoro, ho condiviso le responsabilità con le colleghe, ho avuto
la possibilità di confrontarmi e di programmare in orario scolastico.
E i nostri alunni, hanno avuto una seconda figura di insegnante da cui
apprendere. Secondo me, era stata trovata una soluzione per le piccole
scuole di montagna che accontentava insegnanti e genitori, ma, soprattutto
risultava favorevole ai bambini.
Ma le cose belle finiscono prima o poi. E infatti, a metà dellanno
scolastico già si cominciava ad intuire che sarebbe sparita la figura
dellinsegnante itinerante e che la scuola di Valgrisenche sarebbe
stata chiusa per il numero esiguo di alunni.
A malincuore, ho dovuto chiedere trasferimento. Lho ottenuto, a
Montan di Sarre, un modulo di prima e seconda, pochi bambini, tre insegnanti:
una meraviglia!
Nel 1989/90, pochi giorni
prima dellinizio dellanno scolastico, una telefonata che mi
arrivava dal sindacato mi informava che avrei potuto ricoprire, per quellanno,
lincarico di C.D. delle Scuole Uniche di tutta la Valle dAosta,
nuova figura di cui non si conoscevano ancora i compiti con precisione.
Avevano pensato a me in quanto avevo una discreta esperienza di insegnamento
nelle pluriclassi e avrei potuto aiutare gli insegnanti a non sentirsi
esclusi dallinnovazione nelle scuole in cui, per il numero esiguo
di alunni, non si era potuto creare un modulo. Sarei stata libera di agire,
purché riuscissi nellardua impresa di evitare lisolamento
di queste classi facendole, settimanalmente, lavorare con i bambini e
gli insegnanti dei plessi viciniori. Accettai.
Per tre anni sono stata, così, il C.D. delle scuole uniche. Integrata
nel gruppo dei Collaboratori Didattici (nove insegnanti distaccati dallinsegnamento),
ho partecipato ai loro corsi di formazione e di aggiornamento, non sentendomi
mai, però, nonostante la disponibilità di tutti ad aiutarmi, veramente
parte del gruppo. I miei colleghi avevano tutti partecipato ad una formazione
rigorosissima con il prof. Michael Huberman di Ginevra, inoltre, i problemi
delle scuole uniche erano molto diversi da quelli dei moduli dei grandi
e medi plessi. Ho cercato comunque di adattare i ruoli dei C.D. individuati
dal Prof. Huberman, alle necessità degli insegnanti delle scuole uniche.
Mi sono posta come "facilitatore" dellattività didattica
degli insegnanti dei plessi unici. Cercavo di alleggerire il lavoro burocratico,
partecipavo alle loro programmazioni, preparavo possibili progetti interdisciplinari
con obiettivi specifici, attività e materiale per ogni classe. Se me lo
richiedevano, intervenivo nelle classi per lavorare direttamente con i
bambini, sfruttando così le mie competenze nelle educazioni, sono anche
intervenuta per filmare i loro spettacoli. Ascoltavo i problemi degli
insegnanti e cercavo di trovare con loro una soluzione, fungevo da tramite
con C.D., Direttore, Ispettore, Amministratori Comunali ed inoltre, ho
partecipato ad alcune uscite sul territorio, allestero, a settimane
bianche e a scambi di classi.
E stata unesperienza fortemente arricchente, anche se, ogni
giorno, macinavo chilometri sulla strada da Pont-Saint-Martin a Valgrisenche
ed ero quasi quotidianamente impegnata dalle ore 8 del mattino alle ore
19/20 di sera.
Durante il primo anno ho seguito 16 scuole, dislocate su 5 Circoli (Saint-Pierre,
Gignod, Saint-Vincent, Chatillon e Pont-Saint-Martin e tutte (tranne Bard
e Runaz), situate in alta montagna.
Già da ottobre, nel giro di una settimana, aiutata anche dai C.D. di Circolo,
ho contattato i 16 insegnanti. Ho notato subito in tutti una grande disponibilità:
nonostante avessero già speso parecchie ore per programmare il loro progetto
annuale, hanno ricominciato tutto da capo per prepararne uno di modulo
con gli insegnanti del plesso vicino.
La voglia di non sentirsi esclusi dallinnovazione era tanta; sono
stati prodotti progetti molto belli ed interessanti, qualcuno è stato
anche pubblicato sulla rivista lEcole Valdôtaine.
Solo nel Circolo di Saint-Pierre gli insegnanti si sono limitati a preparare
un piccolo progetto di attività motorie che vedeva riuniti ogni quindici
giorni gli alunni delle loro classi (e solo loro) nel capannone di Runaz.
Non volevano rifiutare linnovazione e chiudersi nel loro piccolo
mondo, semplicemente temevano che quello fosse il primo passo per un assorbimento
dei loro alunni nelle classi del plesso viciniore. E, col senno di poi,
si può dire che avessero ragione.
Lanno seguente sparivano le scuole uniche del Circolo di Châtillon
e, i Direttori degli altri Circoli preparavano il terreno presso i genitori
e gli amministratori comunali spiegando quanto fosse importante, per lapprendimento
del bambino, trovarsi in una scuola grande con tutte le classi, con tanti
insegnanti e compagni.
Tutto vero, ma esistono molti altri aspetti difficili da capire per chi
non vive in alta montagna. Faccio un esempio: che cosa accadrebbe alla
comunità di Valgrisenche se chiudessero la scuola? I bambini sarebbero
costretti a scendere giornalmente ad Arvier percorrendo 13/15 chilometri
(solo andata) su un dislivello di 1000/1200 metri, con qualsiasi tempo.
E già difficile per un ragazzino di prima media abituarsi a questi
ritmi, ma per un bimbo di 6 anni è quasi una cattiveria; i genitori, piuttosto
che far viaggiare i figli in queste condizioni, preferirebbero trovar
casa e lavoro in "basso". La conseguenza è chiara: non più coppie
giovani, non più incremento demografico, chiuderebbero tutte le attività,
il paese morirebbe o, meglio, rivivrebbe solo destate, perché in
questa stagione tutte le case si ripopolerebbero di Vagrezèn che
non riescono a vivere a lungo lontano dalle loro montagne.
E per i bambini? Penso a tutte le attività di ricerca che perderebbero
parte del loro senso, in italiano, francese, patois, finalizzate a prendere
coscienza delle caratteristiche proprie ed esclusive del loro Comune,
dei problemi tipici di un paese di montagna, e che portano con sé lamore
per il paese natale, il rispetto per lambiente che li circonda.
Come potrebbero passare questi valori in una scuola che non è ubicata
nel paese?
Nel 1990-91, abbiamo pensato
che, riunendo tutti i bambini delle pluriclassi del Circolo di Saint-
Pierre, avremmo ottenuto un gruppo-classe di 25/30 alunni, che poteva
contare su un buon numero di insegnanti competenti, gli incontri sarebbero
avvenuti, una volta al mese, presso la scuola media di Villeneuve. I bambini,
oltre a socializzare tra loro, avrebbero potuto così conoscere lambiente
delle scuole medie, laula di disegno, di musica, lauditorium,
la palestra, la mensa, e non trovarsi completamente spaesati al momento
del loro ingresso alle scuole medie.
Durante questi incontri mensili si sarebbe fatto il punto sul progetto
per la realizzazione di un giornalino scolastico La gazzetta delle
scuole uniche. Nel plesso, insegnanti ed alunni lavoravano durante
il mese, su argomenti stabiliti in precedenza e al momento dellincontro
a Villeneuve, si metteva in comune il lavoro; gli articoli scritti al
computer (un piccolo Macintosh portatile con relativa stampante era stato
comprato dal Circolo e girava di plesso in plesso), ed impaginato secondo
i consigli fornitici da Ezio Bérard che aveva tenuto ad insegnanti ed
alunni interessanti lezioni di giornalismo.
Lattività del giornalino è durata due interi anni scolastici ed
i bambini hanno imparato a scrivere articoli di cronaca, a indagare nei
documenti storici per capire usi costumi e tradizioni del proprio paese,
a disegnare fumetti, a inventare rebus, barzellette, indovinelli, parole
crociate. È stato un lavoro interdisciplinare interessantissimo, affascinante
e molto apprezzato in tutto il territorio della Comunità Montana.
Lanno successivo, 1991-92, il Direttore Nello Notari che credeva
nelle piccole realtà di montagna (forse perché nei primi anni aveva insegnato
in una scuola sussidiata nella valle di Champorcher), ha proposto di iniziare
una corrispondenza con gli alunni di Villetta Barrea nel parco Nazionale
dAbruzzo (vedi lEcole Valdotaine n° 17 pag. 56) e di
organizzare uno scambio scolastico di una settimana. Per suo interessamento,
le spese, non indifferenti, vennero coperte dalla Comunità Montana, fortunatamente
sensibile ai problemi delle piccole scuole di montagna, dallEnte
Parco e dalla Banca di Credito Cooperativa Valdostana di Saint-Pierre.
Al progetto sono stati interessati più di 30 bambini di Rhêmes-Notre-Dame,
Rhêmes-Saint-Georges, Introd, Avise-Cerellaz, Valgrisenche. Lesperienza
di quellanno scolastico e del successivo, che mi vedeva nuovamente
insegnante di classe a Valgrisenche (progetto, realizzazione e impressioni
sul n° 24 dellEcole Valdôtaine pp. 34/40) sono state le più belle,
le più ricche di tutta la mia carriera. Anche gli alunni ed i loro genitori
ricordano con entusiasmo questo periodo. Sempre con lintervento
di qualche sponsor e la disponibilità delle Amministrazioni comunali a
fornire il mezzo di trasporto e a mettere a disposizione un autista, abbiamo
realizzato nuove attività (teatro, uscite in rifugio, settimane bianche,
uscite sul territorio, creazione di storie in diapositive, di libri animati,
visite a castelli, corso di fondo, di nuoto, di canto, di danza, di educazione
psicomotoria, di educazione fisica, di sports tradizionali valdostani,
di pittura, di modellaggio, di intreccio di vimini per la creazione di
cestini
) che hanno coinvolto gli insegnanti e bambini delle scuole
uniche. Abbiamo così ridotto lisolamento, permesso ai bambini di
confrontarsi con coetanei e di fare nuove amicizie che durano nel tempo,
e noi insegnanti abbiamo potuto svolgere attività impossibili da realizzare
con pochi bambini.
Attualmente il numero delle
scuole uniche è diminuito: Cogne-Epinel è stata assorbita da Cogne-Capoluogo;
Avise-Cerellaz da Saint-Nicolas, Avise-Runaz e Rhêmes-Saint-Georges, fortunatamente
hanno visto aumentare il numero di alunni per cui sono diventate modulo-binario.
Le scuole uniche rimaste sono quelle di Valgrisenche, Rhêmes-Notre-Dame
e Valsavarenche che, benché scuola comunale, continua a lavorare con noi.
Il mio desiderio, quando ero CD, è sempre stato quello di ritornare ad
insegnare per cui, allo scadere dellincarico, sono ritornata con
entusiasmo alla piccola scuola di Valgrisenche.
Gli anni successivi, dal 1993 al 1998, sono stati tra i più produttivi
della mia carriera: oltre alle attività con le altre scuole uniche, ho
svolto interessanti ricerche in patois per il Concours Cerlogne, e, evento
per me importantissimo, ho iniziato a far teatro per il piacere mio, dei
miei alunni e per il divertimento della Comunità.
Condivido con le insegnanti dei plessi unici alcune riflessioni. Talvolta,
ci sentiamo ancora troppo "diverse" dai nostri colleghi. Abbiamo
infatti: 27ore 30frontali con gli alunni anziché 25; non possiamo
organizzare nessuna compresenza e non fruiamo di nessuna possibilità di
confronto per affrontare situazioni difficili. Abbiamo un solo pomeriggio
libero, il mercoledì, che viene spesso impegnato per riunioni. Programmiamo
in coda allorario di servizio per quattro classi e per tutte le
discipline. Esistono reali difficoltà a reperire insegnanti supplenti
o personale specializzato (vedi corso di inglese), disponibili a percorrere
quindici chilometri di strada di montagna e a lavorare contemporaneamente
con 4 o 5 classi. Non abbiamo la possibilità di usufruire di permessi
brevi.
Secondo me, i problemi della scuola di montagna si risolverebbero definitivamente,
portando da 27 e 30 a 30 le ore di tempo-scuola degli alunni. Condizione
indispensabile per assegnare così a Rhêmes-Notre-Dame e a Valgrisenche
una mezza risorsa in più. Questo successe nel 1988/89 (quando iniziò la
sperimentazione modulare) e funzionò.
Margherita Angeli
Insegnante elementare
a Valgrisenche con 30 anni di insegnamento. Ha maturato una decennale
esperienza di insegnamento nelle pluriclassi. Ha svolto per alcuni anni
lincarico di Collaboratore didattico per le scuole di alta montagna.
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