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L'orale come occasione per riuscire
Unesperienza
positiva, in senso contrario: dalle potenzialità e dai bisogni
di unalunna in difficoltà prende avvio unattività per lintera
classe, attività che, oltre ad accrescere lautostima ed il concetto
di sé nellalunna in situazione di handicap, ha dato spazio, nel
rispetto degli stili di apprendimento di ognuno, allorale.
La scuola è un servizio per
tutti e per ciascuno. Essa deve poter accogliere tutti ed offrire ad ogni
alunno il massimo di istruzione di cui è capace. Una scuola veramente
inclusiva non solo accetta e accoglie le differenze, ma le vive come una
risorsa preziosa di sviluppo.
La programmazione educativa e didattica deve, pertanto, articolarsi e
svilupparsi in modo da prevedere la progettazione di percorsi individuali
di apprendimento scolastico che, considerando con attenzione i livelli
di partenza, si imponga una progressione di traguardi formativi mirati,
sottoposti a verifiche continue, in itinere.
Lindividualizzazione dellapprendimento è un traguardo certamente
molto importante. Tuttavia, rispetto agli alunni in situazione di handicap,
vi è il rischio di considerare come esclusivi gli interventi
a loro destinati (in alcuni casi, definiti dal solo docente di sostegno)
e non come risorsa di tutti gli insegnanti, a favore della totalità degli
allievi.
In primo luogo, affinché linserimento di un alunno in difficoltà
abbia un minimo di significato, è necessario che la sua programmazione
individualizzata sia opera di tutti. Essa deve infatti scaturire da una
collaborazione molto stretta tra linsegnante di sostegno e gli insegnanti
curricolari. Inoltre, la strada per un corretto inserimento non può essere
a senso unico. Non è giusto che tutti gli sforzi dellintegrazione
pesino sulle spalle dellalunno in difficoltà; tutti dovrebbero fare
uno sforzo nella direzione dellaltro.
Sovente si ritiene che debba essere la programmazione dellalunno
con handicap ad adattarsi in qualche modo a quella della classe, perché
i compagni normodotati hanno il loro programma da svolgere
e non possono modificare il loro percorso. Il punto più alto e più significativo
dellintegrazione scolastica è però un percorso in senso contrario,
cioè partendo dalle potenzialità e dai bisogni dellalunno in difficoltà
riuscire a definire unattività per lintera classe. Allinterno
della classe lalunno in difficoltà è diverso dai compagni esclusivamente
negli strumenti che ha a disposizione per raggiungere gli obiettivi comuni.
Sulla base della mia esperienza e dalla lettura di testi che ho effettuato,
soprattutto in occasione dellultimo Corso Abilitante, mi sento di
dire che sovente linsuccesso scolastico è causato dallincapacità
degli insegnanti di differenziare i loro stili di insegnamento e di adeguare
tecniche e metodologie ai bisogni degli alunni.
La testimonianza che, sollecitata dalla rivista, ho scelto di raccontare
dimostra quanto sia importante credere nelle potenzialità degli alunni
in difficoltà per permettere loro di raggiungere il successo formativo.
LESPERIENZA
Nellanno scolastico
1998/99, lavorando con uninsegnante curricolare, Maria Plati,
con esperienze e buone competenze nel campo dellhandicap, è stato
possibile realizzare un percorso in senso contrario.
I protagonisti di questa esperienza sono stati i ragazzi della classe
terza della scuola elementare E. Ramires. La classe era composta da 15
alunni, 8 femmine e 7 maschi.
Nella classe era inserita una bambina affetta da una forma severa di epilessia
che necessitava di un controllo farmacologico; lalunna presentava
inoltre problemi cognitivo-relazionali secondari alla malattia.
A. eccelleva nelle attività orali, mentre aveva delle difficoltà in quelle
prassiche (ad es. la scrittura); la bambina era consapevole
del problema e sovente pensava alla sua situazione in modo pessimistico.
In accordo con léquipe socio-sanitaria, le insegnanti hanno dunque
deciso di valorizzare le potenzialità di A. e di puntare su attività orali.
Sono state quindi programmate, per lintero gruppo classe, momenti
orali come il Conseil de classe e La conversazione.
Questultima attività, in particolare, mirava al raggiungimento di
obiettivi cognitivi e socio-affettivi.
Obiettivi cognitivi
Conoscere le tipologie testuali analizzate in classe;
riflettere sugli apprendimenti contenuti nelle attività;
acquisire la capacità di autovalutazione;
affinare la capacità di ascolto.
Obiettivi socio-affettivi
Accrescere lautostima nellalunna in situazione di handicap;
sviluppare negli alunni un atteggiamento tollerante e un senso
di accettazione;
approfondire la conoscenza reciproca;
riconoscere le potenzialità di tutti e di ciascuno.
Metodologia
Lattività si svolgeva di giovedì pomeriggio. Inizialmente si seguiva
uno schema definito dallinsegnante e precisamente:
racconto cosa mi è successo;
recito;
racconto una barzelletta;
racconto una storia inventata;
leggo ai compagni;
canto una canzone;
insegno a fare qualcosa;
racconto una cosa che ho visto, di cui sono venuto a conoscenza.
I bambini potevano prenotare i loro interventi di settimana in settimana,
scegliendo fra le possibilità offerte; avevano così il tempo per prepararsi
e non improvvisare.
Non erano previsti più di tre bambini per ogni specialità,
fino ad un massimo di sette bambini in totale.
A turno un alunno controllava con la clessidra il tempo a disposizione
per ciascun intervento, che era di circa tre minuti. Chi interveniva poteva
anche rispondere ad eventuali domande (massimo tre), scelte fra quelle
dei compagni che volevano formularle.
Dopo una valutazione in itinere delle attività si è ritenuto importante
limitare a quattro le proposte (sono state eliminate le voci mai richieste):
il racconto di unesperienza vissuta;
il racconto di una barzelletta o una filastrocca;
il racconto di una storia inventata;
la pubblicità di un libro o di un film.
I bambini hanno anche formulato una griglia di valutazione degli interventi.
Un altro strumento utilizzato per la valutazione degli alunni è stata
la videocamera: gli alunni hanno avuto lopportunità di vedersi,
di sentirsi, hanno potuto autovalutarsi e anche correggere eventuali errori
o comportamenti scorretti.
Lesperienza è stata, senza dubbio positiva; questa modalità di lavoro
ha fortemente contribuito ad accrescere lautostima ed il concetto
di sé nellalunna in situazione di handicap. Ha inoltre permesso
allintero gruppo classe di valorizzare le capacità della compagna.
Partire dalle abilità di A., ha consentito a noi insegnanti di lavorare
su una competenza sovente misconosciuta nella scuola elementare. Troppo
spesso, infatti, loralità è tralasciata e considerata una perdita
di tempo o unabilità innata.
Così facendo non si rispettano i diversi stili di apprendimento e si negano
a tutti le stesse opportunità.
Catia Cottino
Insegnante di sostegno presso la
scuola elementare di Plan Félinaz-Charvensod.
Nel 2002/2003, con le colleghe, ha fondato la Cooperativa scolastica "Nous
et Vous
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