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Immigrazione, scuola, intercultura: situazione attuale
e prospettive
La presenza
sempre più consistente di alunni stranieri nella scuola italiana richiede
il perfezionamento di competenze a livello didattico e l'acquisizione
di una maggiore sensibilità sociale. Più etnie, più lingue e più culture
possono essere un'opportunità per la nostra società.
UNA CRESCENTE
PRESENZA DI MINORI NON ITALIANI: LE RILEVAZIONI STATISTICHE
E stato nel corso degli anni
'90 che l'immigrazione in Italia ha cominciato, progressivamente, ad attuare
il passaggio da un'immigrazione di tipo individuale ad una familiare:
infatti dopo l'entrata in vigore della legge 39 del 1990, che ha definito
l'iter burocratico da intraprendere in caso di ricongiungimento familiare,
è considerevolmente aumentata la venuta non solo della moglie ma anche
dei figli, come anche è aumentata la nascita in Italia di bambini avuti
da coppie di coniugi entrambi con cittadinanza straniera.
Le nascite, che tra le coppie di cittadini immigrati sono inizialmente
aumentate al ritmo di mille l'anno (7.000 nel 1993 , 8.028 nel 1994, 9.061
nel 1995 e 10.820 nel 1996), hanno quindi conosciuto un ritmo più accelerato
e sono passate a 13. 569 nel 1997, 16.901 nel l998, 21.186 nel 1999 e
hanno sfiorato le 26.000 unità nel 2000.
Se analizziamo i dati dell'ISTAT relativi al 2000, riscontriamo che la
natalità tra gli stranieri residenti ha un valore doppio (l,8 nascite
ogni 100 residenti) e le differenze territoriali sono inversamente proporzionali
a quanto riscontrato tra gli italiani: molto più alte nel Nord (2 nascite
ogni 100 residenti stranieri), con un valore mediano nel Centro (1,5%)
e pressoché uguale alla natalità tra gli italiani nel Meridione.
Questa ripartizione, non solo segue la linea della maggiore concentrazione
territoriale, ma anche quella della maggiore tendenza all'insediamento
familiare che, come risaputo, va degradando a partire dal Nord Italia.
La forte crescita dei minori figli di immigrati, nell'ultimo triennio
(5 punti percentuali in più), ha consentito loro di raggiungere la stessa
percentuale (20%) della popolazione della stessa fascia di età residente
in Italia (cfr. capitolo "Scuola e programmazione interculturale"
, in Dossier Statistico Immigrazione 2002, Roma, Anterem, 2002,
pp. 179 ss.).
ITALIA - Classi di età popolazione complessiva e
popolazione immigrata (2001) |
|
0-18 anni |
19-40 |
41-60 |
60 anni e più |
Totale |
Popolazione complessiva
(italiani e stranieri) |
20,7% |
30,3% |
26,1% |
23,9% |
100% |
Totale |
|
|
|
|
57.679.895 |
Immigrati |
70.291 |
889.501 |
304.486 |
98.344 |
1.362.622 |
Correzione per i minori |
326.101 |
889.501 |
304.486 |
98.344 |
1.618.432 |
% stimata |
20,1 |
55,0 |
18,8 |
6,1 |
100,0 |
N.B. Correzioni: al
posto dei minori stranieri registrati come soggiornanti vengono
inseriti i minori stranieri iscritti in onagro fé: per il 2001 il
numero dei minori è stato stimato da Dossier Caritas FONTE: Elaborazioni
Caritas/Dossier Statistico Immigrazione su dati Ministero Interno
e Istat |
Attualmente gli alunni stranieri,
iscritti alle scuole dalle mateme alle secondarie superiori, superano
le 200.000 unità. Le previsioni effettuate dal Ministero dell'Istruzione,
dell'Università e della Ricerca per il 2016-2017 (Alunni con cittadinanza
non italiana. Scuole statali e non statali, giugno 2001) oscillano
tra un'ipotesi di crescita più prudente, che non spinge la stima oltre
le 303.316 unità (3,8% della popolazione scolastica complessivamente prevista
per quella data, ipotizzando un flusso in entrata medio di circa 50.000
stranieri all'anno in Italia) e una più elevata (ma più rispondente all'attuale
andamento dei flussi) che alza la cifra a 529.112 individui (6,5% del
totale degli alunni previsti, immaginando invece che i nuovi ingressi
annui raggiungano una media di circa 150.000 persone).
Il ritmo d'aumento, già di per sé sostenuto, e lo straordinario incremento
avvenuto a seguito della regolarizzazione chiusa l' 11 novembre (702.000
istanze e tra le 500 e le 600 mila persone fisiche) attestano che le proiezioni
dovranno essere ritoccate verso l'alto.
In ogni caso bisogna concludere in modo inequivocabile che l'impostazione
interculturale dell'educazione scolastica è diventato ormai un obiettivo
imprescindibile per un sistema che intenda stare "al passo con i
tempi", sia sul piano della didattica rivolta agli alunni sia su
quello della formazione del personale docente.
Da un' indagine del 2001 del Ministero per l'Istruzione, l'Università
e la Ricerca scientifica risulta che le più alte incidenze di alunni immigrati
spettano alle scuole del Centro-nord (dove 6 istituti su 10 dichiarano
un tasso di iscritti non italiani che oscilla tra il 10%o e il 50%, a
fronte di 8 istituti su 10 del Meridione in cui questo tasso tocca al
massimo l'1%). Nel 7% delle scuole non vi è nessun alunno straniero (la
percentuale è quindi tre volte più alta, pari a un quinto delle scuole,
nel Meridione), nel 64% dei casi gli alunni stranieri incidono per più
del 3% sulla popolazione scolastica, nel 28% dei casi si va oltre il 5%.
Questa presenza, molto diversificata quanto a provenienze nazionali, si
attua maggiormente nelle elementari e negli istituti comprensivi.
A livello nazionale oltre 6 alunni stranieri su 10 sono iscritti alle
mateme o alle elementari, con quest'ultima che, raccogliendo da sola il
42,5% degli scolari esteri presenti nel Paese (media superata dal Sud
con il 45,9%, con punte del 50,9% in Campania e del 48,7% in Calabria,
sebbene il valore estremo del 58,1% appartenga alla provincia di Trento),
si afferma come l'ordine di scuola in assoluto più frequentato dagli alunni
stranieri.
Il fatto che in Italia gli alunni stranieri si concentrino sopratutto
nei gradi di scuola più bassi offre la possibilità di abituare anche i
giovani italiani a una concreta convivialità multiculturale sin dai primi
anni di scolarità e può garantire all'educazione interculturale nella
scuola una più spontanea ed estesa capacità di penetrazione.
Notevole è anche il grado di policentrismo etnico-culturale. Il 40,9%
degli studenti viene da paesi dell'Europa non comunitaria, il 28,7% dall'Africa,
il 15,6% dall'Asia, il 10% dall'America. Non solo sono rappresentati tutti
i continenti ma gli studenti vengono da una molteplicità di paesi, tra
i quali i primi sono Albania, Marocco, ex Jugoslavia, Cina, Romania e
Perù.
LE PECULIARI
DIFFICOLTA DEGLI STUDENTI STRANIERI
Le cause di abbandono scolastico
rimangono diversamente determinate per alunni italiani e stranieri (cfr.
la citata ricerca del MIUR, Alunni con cittadinanza non italiana. Scuole
statali e non statali, giugno 2001).
Il mancato raggiungimento degli obiettivi scolastici è la principale causa
di insuccesso scolastico, tanto per gli italiani che per gli stranieri.
Sugli alunni stranieri influiscono in maniera più elevata l'utilizzo di
metodologie didattiche inadeguate (un quarto dei casi, così come avviene
per l'incostanza nella frequenza) e l'insufficiente interazione (un quinto
dei casi). Invece, contrariamente a quanto comunemente si pensa, ricorre
di meno tra le cause rispetto agli italiani, il disimpegno degli alunni
e il disinteresse della famiglia, pur essendo motivi che caratterizzano
ciascuno un quarto dei casi.
Partiamo da alcuni sintomi di disagio rilevati nella stessa scuola, per
poi soffermarci sulle rispettive cause. Correlati con gli insuccessi scolastici
sono i problemi che colpiscono questi bambini, il livello culturale dei
genitori, la loro situazione socio-economica e le difficoltà che hanno
incontrato sulla via del processo di integrazione.
ITALIA - Cause di abbandono scolastico tra alunni
italiani e stranieri (2001) |
Motivo |
Alunni italiani |
Alunni stranieri |
Trasferimento famiglia
fuori città o all'estero |
57,6 |
47,9 |
Disimpegno alunno |
54,6 |
24,4 |
Disinteresse famiglia |
32,3 |
23,0 |
Incostanza nella frequenza |
24,4 |
24,9 |
Metodologie didattiche
inadeguate |
9,7 |
24,0 |
Insufficiente integrazione |
4,3 |
18,2 |
Risposte dei dirigenti
scolastici di 5.361 scuole FONTE: MIUR |
Quando si tratta di persone
nate all'estero e quindi effettivamente immigrate, insieme ai loro genitori
o in una fase successiva, si determina una sorta di "choc transculturale"
derivante dall'immersione in un contesto relazionale completamente nuovo.
Per misurarne l'impatto bisognerebbe tener conto dello stadio di sviluppo
del bambino al momento della separazione dal suo ambiente naturale e dalla
natura delle relazioni esistente con le alte persone coinvolte nel processo
migratorio, tenendo conto della composizione o meno del nucleo familiare.
Le esperienze di separazione da uno o da entrambi i genitori sono uno
dei fattori di rischio maggiormente influenti: spesso, tra gli immigrati,
si trovano dei nuclei disgregati in cui manca l'una o l' altra figura
genitoriale e non si può contare neppure sul riferimento costituito dalla
famiglia allargata (nonni e altri parenti, per lo più rimasti nei paesi
di origine). Quindi, molto più spesso rispetto agli italiani i minori
stranieri sono destinati a vivere, per una parte consistente della loro
infanzia, in una familia di fatto smembrata, in cui manca un genitore,
i fratelli e le sorelle, i parenti.
Ricerche sul campo effettuate (ad esempio dall'Area Sanitaria della Caritas
di Roma) hanno posto in evidenza che un tasso di maggior successo scolastico
e lo stesso apprendimento della lingua italiana è connesso con la presenza
di entrambi i genitori.
Particolarmente complessa è la posizione della madre sola, al limite dello
stress, chiamata a conservare le tradizioni culturali, abituarsi ai nuovi
usi e costumi, usare la propria lingua con i figli per non recidere le
radici con il paese di origine e usarne un'altra nei rapporti extradomestici.
Quando la famiglia, che costituisce l'ambiente più rassicurante, è basata
su un modello estraneo alla società ospitante, è facile il rischio di
essere emarginati dalla società locale e il processo identitario del minore
entra in crisi, lacerato tra due culture spesso tutt'altro che complementari:
per questo, per gli immigrati di seconda generazione, si è parlato non
a torto di "malattia dell'identità".
Quasi ciò non bastasse è
solitamente pesante la condizione alloggiativa, per cui i bambini immigrati
non dispongono di un numero sufficiente di metri quadri a disposizione
nell'alloggio in cui abitano, per cui vanno più soggetti a proibizioni,
rischi, tensioni emotive.
L' apprendimento di una nuova lingua, al limite, può essere vista come
una minaccia in quanto la lingua nativa è anche uno strumento simbolico
che esprime un'appartenenza. Perciò non bisogna qualificare negativamente
la lingua e la cultura dei nuovi venuti onde evitare la demoralizzazione
del minore relativamente alla specificità di cui è portatore. Gli studenti
di lingua spagnola sono facilitati nella comprensione dell'italiano, perché
riescono a farsi capire usando parole del loro vocabolario originario
ma, proprio per questo, il loro italiano può risultare imperfetto anche
dopo vari anni di permanenza. Invece gli orientali, gli slavi e gli arabi
incontrano maggiori difficoltà inizialmente, trovando l'italiano così
diverso, ma alla fine riescono a imparare perfettamente la nostra lingua.
Non meno importanti sono i problemi dell'accoglienza dei nuovi arrivati.
Sempre secondo la citata indagine ministeriale, l'attggiamento degli alunni
dei genitori italiani è positivo nei confronti dei compagni di classe
stranieri (53,4% tra gli alunni e 41,3% tra i genitori, con peercentuali
più alte nel Meridione e, più in generale, là dove la presenza degli alunni
stranieri è più contenuta). L'atteggiamento di un terzo dei genitori degli
alunni italiani nei confronti di quelli stranieri è subordinato alla condizione
che non venea pregiudicato l'iter scolastico dei loro figli, mentre un
altro terzoo è disposto ad accettare anche questa eventualità: un nucleo
dell'8,3% di genitori ritiene che la scuola debba occuparsi degli aIunni
stranieri soltanto se ciò non comporta alcun ritardo. In genere, l'atteggiamento
è più positivo nelle scuole elementari e là dove gli alunni stranieri
sono meno numerosi, perché in tal caso si determinano meno frequentemente
dei ritardi.
Per rendersi conto dell'impatto che possono avere questi fattori, basti
ricordare nel fenomeno della dispersione scolastica (mancati ingressi,
evasione dall'obbligo, abbandoni, proscioglimento dall'obbligo senza conseguimento
del titolo, ripetenze, bocciature, frequenze irregolari, ritardi rispetto
all'età scolare, assolvimento formale dell'obbligo, qualità scadente degli
esiti) confluiscono, molto spesso, situazioni di disagio sociale connesse
al più ampio contesto culturale, economico e familiare, oltre che a dinamiche
di tipo soggettivo. Inoltre, tanto per gli immigrati come per gli italiani,
le situazioni di insuccesso scolastico si intrecciano spesso, infatti,
a condizioni di rischio, emarginazione e devianza.
In effetti lo studio dei dati (cfr. anche l' altra indagine ministeriale,
pubblicata nel 2000, La dispersione scolastica: una lente sulla scuola)
conferma, già da un decennio a questa parte, la generale connessione tra
la riuscita scolastica e i tradizionali indicatori di classe sociale,
reddito, professione e titolo di studio dei familiari e/o del contesto
sociale dell'alunno, ebbene negli ultimi tempi sia sempre più rilevante
l'incidenza che, nel fenomeno, viene assumendo soprattutto la deprivazione
o la squalificazione culturale dell' ambiente in cui il soggetto in questione
si trova inserito.
IL RUOLO
DELLA SCUOLA IN UN CONTESTO INTERCULTURALE
La preparazione della scuola
a questa "nuova" e consistente utenza richiede il perfezionamento
delle competenze a livello didattico e una maggiore sensibilità sociale.
Per quanto riguarda l'impegno formativo basti ricordare che non basta
il bagaglio tradizionale maturato in una società prima a prevalente orientamento
monoculturale: bisogna rendersi conto che la società è cambiata e cambierà
sempre più. Il sistema scolastico merita parole di elogio e di incoraggiamento
perché ha fatto molto, spesso con una dedizione eccezionale dei docenti.
Però, questa sensibilità non è diffusa alla stessa maniera e va essa stessa
sempre meglio supportata e collegata con la società.
Alcune regole da seguire si giustificano da sé: lavorare insieme; utilizzare
sistematicamente l'approccio interculturale, dare valore all'altro e leggere
di più sull'altro; adattare l'insegnamento ai ragazzi e non viceversa;
insegnare in un ambiente sempre più plurilingue; stabilire contatti con
le famiglie e coinvolgerle nello sforzo educativo; non assolutizzare il
proprio riferimento culturale (decentramento); abituarsi alla mediazione
dei problemi in caso di conflitto dei valori, attenendosi assolutamente
al criterio della non violenza.
È fondamentale, poi, coinvolgere le famiglie, di modo che la scuola non
perda il suo ruolo culturale e formativo e non finisca per essere considerata
una sorta di parcheggio nei quali i propri figli si trovano in una situazione
protetta, mentre gli adulti svolgono le attività lavorative. È questo
il grande compito della mediazione culturale che, in una visione minimalista,
non si esaurisce nel sostenere l'apprendimento dell'italiano, nell'assicurare
corsi di sostegno per l'apprendimento delle varie materie o iniziative
per tener vive negli immigrati la lingua e la cultura di origne. Questa
è ancora una considerazione strumentalmente utile ma statica, che poco
agisce sull'intermediazione e scarsamente attiva i meccanismi di scambio
dinamico tra le due culture.
Non meno importante è lavorare in sinergia, scuola e società. Le figure
più dinamiche del mondo sociale, e in particolare gli operatori immigrati,
sono chiamati a parlare all'intera classe perché quella interculturale
è ormai un'ottica che coinvolge tutti. Più ancora che la lingua (un elemento
senz'altro indispensabile come veicolo di conoscenze) o altre nozioni
(sulla cultura, sulle religioni, sulla storia e così via, anch'essse indispensabili)
è la vita interculturale vissuta dagli operatori adulti che gli studenti
devono far propria.
In conclusione: una maggiore presenza di immigrati è richiesta dalle nostre
necessità demografiche e occupazionali. Può essere, anche per noi, estremamente
stimolante la presenza di più etnie, più lingue, più culture: non bisogna
pensare controvoglia a questa prospettiva, ma farla propria.
L'acculturazione deve essere uno sforzo congiunto delle due culture, quella
di cui sono portatori gli immigrati e la nostra. I minori, i loro genitori,
gli insegnanti, l'intera società, hanno qualcosa da dare e qualcosa da
ricevere: l'intercultura è un impegno globale.
Franco Pittau
Coordinatore del "Dossier
Statistico Immigrazione 2000"
CARITAS
IMMAGINE DELL'IMMIGRATO TRA MEDIA,
SOCIETA' CIVILE E MONDO DEL LAVORO |
La
metà degli anni '70 segna il passaggio dell'Italia da paese d'emigrazione
a paese d'immigrazione. In quest'ultimo quarto di secolo, il numero
di cittadini stranieri stabilmente soggiornanti sul territorio
è aumentato da 300 mila ad 1,5 milioni, con un'incidenza complessiva
sulla popolazione italiana di poco superiore al 2,5%. Indubbiamente
siamo di fronte ad una graduale e costante crescita dell'immigrazione,
per cui l'Italia - come già molti altri paesi del mondo - si avvia
a divenire una società multietnica e multiculturale. Questa transizione
non è facile, ne priva di contraddizioni e tensioni sociali.
In questo scenario, la Missione in Italia dell'Organizzazione
Internazionale per le Migrazioni (OIM), la Caritas di Roma/Dossier
Statistico Immigrazione e l'Archivio dell'Immigrazione - nell'ambito
dell'iniziativa comunitaria EQUAL gestita in Italia dal Ministero
del Lavoro e delle Politiche Sociali - hanno sviluppato un progetto
che prevede interventi volti a contrastare l'insorgere di fenomeni
discriminatori, esclusioni e disuguaglianze nel mercato del lavoro
e nella società civile nel suo complesso.
Oltre alle tre organizzazioni promotrici, partecipano all'iniziativa
altri 19 partner: la RAI, il Censis, il Centro Interculturale
della Città di Torino, la Provincia di Torino, il Centro di Educazione
Interculturale della Provincia di Mantova, le Associazioni di
immigrati Abusuan, Baobab, Bota Shqipetare, Donne Capoverdiane
in Italia, Filipino Women Council e NODI-Nostri Diritti, le ONG
COSPE e UCSEI, gli Enti di formazione Forema di Padova, CEFAL
di Bologna, ENFAP di Pescara, ESCLA di Matera, ed IRSEA di Bari,
la Società Ergon Sistemi. Il progetto avrà anche dimensione europea
attraverso il partenariato transnazionale stabilito con la Grecia,
l'Olanda, il Portogallo e la Gran Bretagna, su attività che affrontano
le stesse tematiche nei vari paesi.
OBIETTIVI
E FINALITÀ
L'obiettivo generale
dell'intervento è di contribuire a migliorare la percezione dell'immigrato
in Italia, valorizzarne la presenza e favorirne l'integrazione
sociale e lavorativa, contrastando al contempo la diffusione di
atteggiamenti xenofobi mediante un coinvolgimento diretto di soggetti
determinanti (operatori della comunicazione, dei servizi e del
sociale) sia italiani che immigrati. In particolare, il progetto
intende:
- promuovere un'informazione deontologicamente
più equilibrata e corretta rispetto alla presenza di immigrati,
rappresentativa di un pubblico sempre più diversificato, contraria
a processi di stereotipizzazione o a fenomeni di etnicizzazione
del crimine da parte dei media;
- favorire una migliore conoscenza,
percezione e auto-rappresentazione delle comunità immigrate
in Italia, per una maggiore interazione tra immigrati e cittadini
italiani, tra nazionali e nuove minoranze;
- migliorare l'inserimento sociale
e lavorativo degli immigrati, agendo sulle modalità di offerta
e fruizione di servizi, con azioni strutturate di sensibilizzazione
e formazione di operatori e predisponendo materiale di riferimento
specifico ad uso del personale dei servizi sociali e del lavoro.
STRATEGIA
Grazie alla rete
e alle specifiche competenze dei partner, il progetto intende
avere un ampio impatto sul territorio nazionale, con un approccio
coinvolgente e interattivo, agendo su più livelli cruciali nella
strategia di costruzione e diffusione di una positiva rappresentazione
dell'immigrazione in Italia. Strategie di comunicazione, informazione
e valorizzazione della presenza immigrata. L'intervento prende
il via da una rilevazione di dati campione e da un'analisi comparata
di ricerche recenti sull'immagine dell'immigrato attraverso i
media, realizzate in Italia e in altri paesi dell'Unione Europea,
che porterà alla pubblicazione di un dossier-libro bianco. Seguiranno
azioni specifiche (formazione e stage di giornalisti immigrati,
sostegno a organi di informazione delle comunità straniere, produzione
di materiali di sensibilizzazione) che prevedono il coinvolgimento
di soggetti attivi a livello nazionale e locale per stimolare
l'adozione di strategie volte essenzialmente a rappresentare in
modo positivo la pluralità culturale. I due principali prodotti
saranno due iniziative fortemente innovative, destinate a continuare
nel tempo: la creazione di un'Agenzia d'informazione degli immigrati
imperniata sull'apporto di giornalisti immigrati e la creazione
di un Archivio delle comunità straniere in Italia. Quest'ultimo
è inteso a tutelare l'identità di quanti hanno intrapreso la strada
dell'inserimento, in realtà spesso diffidenti se non ostili, a
raccogliere documentazione che testimoni la pluralità culturale
che si sta sviluppando, a sistematizzare informazioni per rendere
fruibili anche ad altri la memoria e la ricchezza di tante storie
di immigrazione.
INTERVENTI
DI SENSIBILIZZAZIONE SUL TERRITORIO
Questa importante
componente sarà articolata attraverso una serie di eventi su tutto
il territorio nazionale durante i quali verranno messi a disposizione
i sussidi, rapporti e materiali prodotti nel corso dell'iniziativa
da tutti i partner. Sono previsti incontri pubblici, convegni,
manifestazioni culturali, mostre, rassegne, trasmissioni radiofoniche,
ecc. La Caritas diocesana di Roma, che dal 1991 pubblica il "Dossier
Statistico Immigrazione", utilizzerà questo sussidio per
favorire una conoscenza basata sui dati oggettivi e, con l'apporto
di esperti immigrati, organizzerà in almeno 50 province italiane
degli incontri di sensibilizzazione, riflessione e dibattito in
collaborazione con gli enti locali, il mondo professionale, l'associazionismo
e il mondo ecclesiale. Le strutture e i singoli interessati a
una informazione continua, potranno inserirsi in una mailing-list
del progetto e così ricevere, quattro volte l'anno, degli studi
socio-statistici sugli aspetti più rilevanti dell'immigrazione.
ORIENTAMENTO
INTERCULTURALE
L'intervento si sviluppa
a partire da una ricerca qualitativa in nove province campione,
dove sono presenti partner, volta essenzialmente a evidenziare
le dinamiche del rapporto tra operatori italiani e cittadini immigrati
e definire percorsi strutturati di sensibilizzazione e orientamento
interculturale. Sulla base delle problematiche e delle necessità
identificate sul territorio, saranno predisposti sussidi e programmati
momenti formativi pilota rivolti ad operatori di servizi pubblici
e privati con utenza immigrata (centri impiego, enti locali, ASL,
scuole, ecc.). In ambito sociale infatti gli operatori - siano
essi funzionari pubblici, insegnanti, medici, infermieri, amministratori,
ecc. - che entrano in contatto con l'utenza immigrata, assumono
un ruolo determinante per la prevenzione di fenomeni discriminatori.
Per informazioni
e suggerimenti:
Segreteria Tecnica
EQUAL/PS "Immagine Immigrati in Italia"
Via Nomentana 62, 00161 Roma
tel: 06/44 186 224/44 186 205, fax: 06.4402533,
e-mail: mgoracci@iom.int
mocchetta@iom.int
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