|
In
attesa di tempi migliori
La legge delega 53/03 si
presenta bene, sembra usare le parole giuste: cooperazione tra scuole
e famiglia, valorizzazione dellautonomia delle istituzioni scolastiche,
apprendimento in tutto larco della vita, pari opportunità, a tutti
il diritto allistruzione e alla formazione per almeno 12 anni,
può apparire dunque rassicurante e propulsiva.
Ad una prima lettura.
Anche le Indicazioni nazionali per i Piani di studio personalizzati
(ho letto con particolare interesse quelli relativi alla scuola secondaria
di primo grado) riportano affermazioni interessanti e spaziano in dimensioni
che vanno dalla disciplina allinterdisciplinarietà più completa,
a cui segue il salto transdisciplinare (anche se, Giuseppe Bertagna
mi perdoni, vien da pensare al Millenium Falcon che salta nelliperspazio).
Mi conquista, poi, la saggia affermazione, contenuta nel paragrafo Scuola
della motivazione e del significato, che dichiara in un linguaggio vagamente
ottocentesco: [
] i ragazzi sono massimamente disponibili ad
apprendere, ma molto resistenti agli apprendimenti di cui non comprendano
motivazione e significato.
Capisco ancora la necessità del legislatore di introdurre elementi di
linguaggio per rendere riconoscibile il proprio impianto normativo, anche
con aspetti di tipo puramente formale: ecco comparire i Piani di studio
(PSP), le Unità di apprendimento (UA), i Laboratori per il recupero e
lo sviluppo degli apprendimenti (LARSA), le parole sono conosciute, gli
acrostici originali.
Credo di sbagliarmi invece quando leggo che si pensa di favorire solo
lappartenenza alla comunità locale, alla comunità nazionale
e alla civiltà europea (art.2, comma b, legge delega 53/03). Forse
Xiao che arriva dalla Cina, Kim che è nato in Marocco, Marcos che viene
dal Brasile, come i nostri emigranti di 80 anni fa che sognavano la cittadinanza
americana, sono contenti di approfondire e di sentirsi parte della cultura
occidentale che li accoglie, ma Luca della 3B, che dichiara che lui non
ha bisogno di studiare perché qui è casa sua e che il lavoro lo devono
dare prima a lui che ai marocchini, che continua a ripetere
che solo le cannonate possono fermare lo sbarco dei gommoni, come farà
mai ad avvicinarsi allidea di una cittadinanza mondiale e a crescere
modulando i propri comportamenti nel rispetto dellaltro? Mi preoccupo
ulteriormente se leggo poi il paragrafo Scuola che colloca nel mondo,
dalle indicazioni di Bertagna relative alla scuola media. Pensavo presentasse
un tratto educativo a forte valenza multiculturale, che testimoniasse
dei fenomeni migratori in atto, quelli per intenderci che portano nelle
classi europee e quindi poi anche nelle nostre il 10% in media di alunni
stranieri, invece trovo una riduttiva attenzione a riconoscere le
tecniche con cui luomo provvede alla propria sopravvivenza
e un invito general-generico a comprendere il rapporto che intercorre
tra le vicende storiche ed economiche [
] le aggregazioni sociali
e la vita e le decisioni del singolo. Tutto qui?
Se ritorno poi al già citato art. 2, comma c, L. 53/03 e leggo La
fruizione dell'offerta di istruzione e formazione costituisce un dovere
legislativamente sanzionato; nei termini anzidetti di diritto all'istruzione
e formazione e di correlativo dovere viene ridefinito ed ampliato l'obbligo
scolastico di cui all'articolo 34 della Costituzione, nonché l'obbligo
formativo introdotto dall'articolo 68 della legge 17 maggio 1999, n. 144,
e successive modificazioni mi ingarbuglio in pensieri scuri.
Penso a Michela, a come potrebbe essere intelligente e partecipativa se
i suoi genitori capissero chiaramente che lei deve andare a scuola per
più tempo possibile, penso che lo stato italiano, uno dei grandi del mondo,
uno dei membri del G8, debba promuovere una scuola accogliente e a tempi
lunghi perché veramente non uno di meno di tutti i giovani, italiani di
nascita o di elezione, che ne fanno la principale ricchezza vi possano
trovare occasione di crescita, di maturazione, di sviluppo.
Penso anche che, allattualità (fine giugno 2003) manca ancora ogni
decreto attuativo della legge delega in questione, che richiede esplicitamente
lapprovazione di un piano programmatico finanziario a sostegno della
riforma entro il 28 giugno 2003 e che lunico dato certo rispetto
allobbligo scolastico che tutti hanno capito è che la legge che
prevedeva il suo prolungamento sino a 15 anni è stata frettolosamente
abrogata, confermando in alcuni la convinzione che continuare ad andare
a scuola lascia il tempo che trova.
Ma tutti questi pensieri lasceranno presto spazio a quelle mille considerazioni
dotte o minute, volute o casuali che ci traversano la mente quando dobbiamo
predisporre la nostra attività didattica quotidiana. In fondo la scuola
è fatta da noi insegnanti, che abbiamo saputo lavorare a progetti innovativi
e fortemente democratici quando sulla carta la struttura normativa di
riferimento era la riforma Gentile, abbiamo protestato con
una clamorosa levata di scudi contro due dei ministri più tecnici e preparati
che abbiano occupato il dicastero di viale Trastevere e che riusciremo
dunque ad essere sufficientemente impermeabili agli elementi meno convincenti
della riforma in atto. In attesa di tempi migliori.
Giovanna Sampietro
|
|
|