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Trasformazioni
Parlare
di trasformazioni a scuola rappresenta un filo conduttore che può
essere seguito nel corso degli anni, un percorso lungo e articolato, che
offre una quantità di occasioni per ampliare l'argomento, per cogliere
collegamenti, per generalizzare un concetto e metterlo in relazione ad
altri.
I giorni passano, l'uno
uguale all'altro e tutti diversi...; si fanno sempre le stesse cose e
mai le stesse...; succedono sempre le stesse cose e mai le stesse(1).
Viviamo totalmente immersi in un flusso di eventi e costruiamo l'idea
di un tempo che passa proprio sulla base dei cambiamenti di cui riusciamo
ad accorgerci (se nulla cambiasse, se noi stessi non crescessimo e ci
trasformassimo ogni giorno come potremmo sapere che il tempo sta passando?).
Non ci si può bagnare due volte nell'acqua dello stesso fiume,
diceva un filosofo dell'antica Grecia, ammaliato dall'idea di un presente
sempre impercettibilmente diverso dall'immediato passato. Così
ogni situazione, ogni gesto sono sempre nuovi: poiché il presente
non ancora vissuto è sempre altro rispetto al passato e si svolge
in un altro tempo e in un altro spazio (non torna la primavera, ne viene
un'altra, non torna la sera, ne viene un'altra..., non si fa lo stesso
esperimento, se ne fa un altro).
Non notiamo cambiamenti e trasformazioni che sfuggono alla nostra sensibilità
percettiva (cosa succede al livello delle cellule del corpo?) e non facciamo
caso a quelli di cui potremmo accorgerci ma che giudichiamo irrilevanti.
La percezione e l'esperienza si intrecciano continuamente nella nostra
comprensione del mondo.
Sono tuttora inesplorati i meccanismi di memoria e le capacità
di confronto che ci fanno riconoscere oggetti
ed eventi noti: ricordiamo forme che non cambiano nel tempo e riconosciamo
processi di trasformazione (per esempio,
una crescita o una metamorfosi); li confrontiamo con altri, notiamo le
differenze. Anche se gli oggetti si trasformano
e le differenze non sono troppo radicali, sappiamo riconoscerne le identità
nonostante i cambiamenti. Questa considerazione sembra molto astratta
ma, per esempio, una delle difficoltà dei bambini a concettualizzare
la trasformazione dell'acqua in ghiaccio o in vapore dipende proprio dal
fatto che l'acqua trasformata non ha più le caratteristiche dell'acqua
liquida. L'identità della sostanza nei suoi cambiamenti di stato,
quindi, deve essere supportata dalla logica e non dalla evidenza percettiva.
SCHEMATIZZAZIONI
E CONFRONTI: LA RICERCA DI CAUSE
La
capacità di schematizzare, cioè
di definire a grandi linee gli eventi senza curarci dei dettagli ci impedisce
di perderci nell'analisi delle miriadi di minuscoli cambiamenti. Al tempo
stesso, strategie di pensiero di tipo causale
portano a mettere relazioni stabili tra fatti diversi, a cercare in un
cambiamento la causa o l'effetto di un altro cambiamento, ripercorrendo
col pensiero la catena di eventi che potrebbero congiungerli. Pensando
che ogni evento dipenda da altri, prodotto da una molteplicità
di cause reciprocamente interconnesse..., costruiamo idee di correlazione
e di dipendenza tra fenomeni, pur sapendo che, in particolari condizioni,
cause piccolissime possono produrre effetti smisurati e cause smisurate
possono provocare cambiamenti piccolissimi.
Nello schematizzare le trasformazioni, di solito, si individua una situazione
iniziale, se ne osservano i cambiamenti, si definisce una situazione finale
e si avviano confronti sistematici che si rivelano più o meno efficaci
a seconda della sensibilità, dell'esperienza, dell'attenzione di
chi studia il fenomeno. Sono i risultati dei confronti, talvolta trascurabili
e talvolta rilevanti, a dare informazioni sulla dinamica dei processi,
a capire cosa avviene col passare del tempo, a stimolare la ricerca di
cause e, di conseguenza, i processi di interpretazione.
Ogni confronto, poi, sottintende un modo particolare di guardare il fenomeno:
si può notare il cambiamento progressivo, o si può valutare
il cambiamento complessivo, guardando le differenze tra l'inizio e la
fine. La scelta è quella tra una analisi
differenziale e una analisi integrale, che portano a vedere cose
molto diverse privilegiando l'una un giudizio sincronico che coglie differenze
istantanee, l'altra un giudizio diacronico che informa su come sono complessivamente
andate le cose.
In ogni caso, per individuare le cause delle trasformazioni e quelle su
cui agire per modificarle, è fondamentale definire le variabili
caratteristiche, i modi in cui cambiano, le loro eventuali correlazioni
e attribuire loro una specifica rilevanza nella descrizione o nella interpretazione
del processo. Dal punto di vista cognitivo, riconoscere una
relazione stabile tra le variabili, in una particolare trasformazione,
è come riconoscere la permanenza in un particolare oggetto: l'invarianza
nelle relazioni tra variabili diventa la caratteristica specifica di quella
trasformazione, ne garantisce l'identità e permette di riconoscerla
ogni volta. Anche in questo tipo di indagine si può privilegiare
una strategia interpretativa di tipo globale o una di tipo analitico:
si può valutare il cambiamento complessivo del sistema o analizzare
singolarmente quello delle singole variabili, di ciascun cambiamento si
può fare una analisi integrale o differenziale..., applicando il
già noto schema cognitivo.
I
sistemi e le discipline
Per
capire in che mondo viviamo, per rispondere a domande filosofiche
sul senso della nostra esistenza, per valutare gli sviluppi dei
sistemi sociali, politici ed economici, la realtà viene culturalmente
analizzata in aspetti parziali più facilmente interpretabili,
e quando è possibile, i dati parziali si correlano in modo
significativo, i processi analizzati si ricompongono in una visione
globale.
La necessità di specializzare la conoscenza ha determinato,
nella nostra cultura, lo sviluppo di una moltitudine di saperi disciplinari,
che si sono differenziati nel tempo per affrontare problemi diversi
con proprie metodologie di ricerca, fondate su sempre crescenti
patrimoni di esperienza, guidate da sistemi di coerenza interna.
Ogni disciplina individua nel suo campo di esperienza delle strutture
di sistemi, caratterizzati da loro specifiche complessità
(ad esempio, il sistema dei viventi, il sistema sociale, il sistema
economico, ecc.), ne studia l'organizzazione interna, la dinamica,
l'evoluzione nel tempo e nello spazio. Attraverso le sue varie specializzazioni
individua problemi particolari, li compone come tasselli di un mosaico,
e cerca di decifrare i fenomeni interpretandone le trasformazioni
locali e complessive.
Si individuano così sia le strutture e le relazioni che cambiano
sia quelle che rimangono invarianti nel tempo: a volte, sono proprio
le micro trasformazioni sperimentalmente controllate che permettono
di comprendere e di prevedere la dinamica complessiva del sistema
che si sta osservando.
Pur nella sua specializzazione, ogni sapere disciplinare si fonda
su strategie e processi di pensiero molto generali, necessari per
mettere in evidenza e interpretare sia gli aspetti dinamici di cambiamento
e trasformazione nei fenomeni che si
svolgono nel tempo, sia quelli di staticità
e permanenza di fenomeni che durano
nel tempo. E, ancora, possiamo notare le differenze tra due situazioni
attraverso un confronto sincronico
o notare i cambiamenti attraverso un confronto
diacronico tra momenti diversi dello stesso fenomeno, accorgendoci
in questo modo della continuità del cambiamento stesso. In
particolare, la ricerca scientifica confronta aspetti della realtà
con modelli e ricostruzioni sperimentali, mentre la sistematica
raccolta di dati permette di valutare e quantificare le differenze
nell'andamento dei fenomeni, di prevederne l'evoluzione e, se ci
si riesce, di farli svolgere in modo controllato.
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LINGUAGGIO
L'esperienza del cambiamento
(nei modi di essere e di funzionare delle differenti strutture) rappresenta
per noi lo stimolo ad ogni forma di pensiero: se al mondo niente cambiasse,
cosa ci sarebbe da capire?
Sulla base dell'esperienza concreta, bisogna però costruire pensiero
astratto che interpreti le trasformazioni e i cambiamenti, trovando le
parole e le forme adatte a rappresentarli a generalizzarli, a renderli
oggettivamente disponibili agli altri.
Nella struttura del linguaggio i nomi degli oggetti o dei fenomeni implicano
la possibilità di riconoscerne schematicamente la stabilità
o la riproducibilità; se intervengono cambiamenti evidenti bisogna
trovare altri nomi (L'acqua si trasforma in ghiaccio, l'embrione diventa
pulcino, i bambini cresciuti si chiamano adolescenti...).
I nomi rispecchiano nostra capacità
di individuare invarianze nei fatti e nei fenomeni; i
verbi invece, come racconta la grammatica, indicano di solito azioni,
trasformazioni e cambiamenti. Gli aggettivi
indicano le qualità degli oggetti o degli eventi, gli
avverbi le modalità con cui avvengono azioni e trasformazioni,
e così via. Sono sempre confronti schematici che permettono di
attribuire un nome ad oggetto simile ad altri già noti (anche questo
è un seme!), e sapere il nome di un oggetto sconosciuto aiuta a
riconoscere in esso le caratteristiche di tutti gli altri che chiamiamo
con quel nome (è un seme, quindi...).
Oltre che agli oggetti permanenti (come direbbe Piaget), la complessità
della struttura linguistica permette di dare nomi ai funzionamenti, ai
movimenti, ai fenomeni, riconoscendoli nel loro svolgersi dinamico ma
riconoscendo in loro una forma stabile nello spazio e nel tempo. Interpretiamo,
dunque, i processi di trasformazione sia guardandoli nella loro globalità,
sia analizzandoli nei processi che li compongono, ed è la
stabilità delle relazioni tra i loro elementi (sia pure
dinamici) che ci permette di riconoscerli e di averne memoria. Confronti
e processi di schematizzazione ne mettono in evidenza la struttura comune,
ne mostrano "l'invarianza" al di là delle inevitabili
differenze.
Le regolarità individuate nelle trasformazioni e nei cambiamenti
permettono di trovarne le regole, di descriverne gli andamenti nel tempo:
possiamo descriverle come graduali, istantanee, a salti..., ad "equilibri
punteggiati", come per esempio fanno le più recenti teorie
che descrivono l'evoluzione biologica.
LE
TRASFORMAZIONI DELLA MATERIA: UN SALTO DI SCALA
Nei passaggi di stato,
molte proprietà di uno stesso materiale cambiano quando questo
si trova allo stato liquido o allo stato solido. Se andassimo a guardare
le singole molecole troveremmo, ovviamente, che le loro proprietà
sono diverse rispetto a quelle che siamo abituati a riscontrare a livello
macroscopico nel materiale che esse compongono. Per fortuna, non sono
molti i bambini che si domandano se un atomo di ferro ha le stesse proprietà
del ferro, ma il problema merita di essere affrontato.
Il ragionamento sembra paradossale, ma ogni interpretazione sistemica(2)
postula che una struttura complessa deve avere proprietà diverse
da quelle delle sue componenti. Scendendo al livello molecolare, infatti,
dobbiamo capire che, in condizioni definite, cambiando lo stato di aggregazione
tra le molecole, la materia può assumere forme diverse. I cambiamenti
di stato, per esempio, sono trasformazioni di tipo fisico in cui le molecole
non cambiano la loro natura ma soltanto si aggregano in modi diversi a
seconda delle condizioni al contorno, con la possibilità, almeno
teorica, di ricomporsi nella struttura di partenza.
Avvengono però cambiamenti ben più complessi e radicali
quando a trasformarsi è la composizione stessa delle molecole.
Nelle trasformazioni chimiche, infatti, le reazioni con altri tipi molecolari,
favorite per esempio da alte temperature come nelle combustioni, modificano
le forme e le strutture di aggregazione degli atomi, che si dispongono
a formare molecole del tutto nuove, con altre caratteristiche chimiche,
formando, di conseguenza, nuove sostanze. In ogni trasformazione viene
sempre messa in gioco dell'energia, fornita dall'ambiente o liberata nell'ambiente,
che può rompere le strutture molecolari e permettere nuove aggregazioni,
accumularsi in nuove forme, trasformarsi in calore, disperdersi nell'ambiente.
A seconda della energia a disposizione e delle concentrazioni relative
delle sostanze presenti, anche le trasformazioni chimiche possono essere
reversibili.
Per esempio, in condizioni di equilibrio chimico, si verifica un flusso
di trasformazione dei reagenti nei prodotti della reazione equilibrato
(appunto) da un flusso di trasformazione dei prodotti della reazione nei
corrispondenti reagenti.
L'INTERVENTO
DIDATTICO
Dopo questa introduzione
generale ai modi di guardare le dinamiche di trasformazione, spostiamo
lo sguardo su una situazione di classe, per esplorare le idee dei bambini.
Parlare di trasformazioni a scuola rappresenta un filo conduttore che
può essere seguito nel corso degli anni, in un percorso lungo e
articolato e che offre una quantità di occasioni per ampliare l'argomento,
per cogliere collegamenti, per generalizzare un concetto e collegarlo
ad altri.
È interessante vedere come i bambini sviluppino particolari capacità
di percezione, per accorgersi sempre meglio di quello che succede, per
notare differenze minuscole, per individuare i ritmi e le regolarità
in processi diversi. Insieme si cercano le generalizzazioni facendo i
conti con i tanti significati della parola trasformazione, imparando ad
accettare che a volte i fenomeni si svolgono in maniera imprevedibile.
Siamo in una seconda elementare, dove in diverse situazioni, dalla cucina
alla biologia alla storia, sono state utilizzate le parole trasformare
e trasformazioni. Ora i bambini tentano di
spiegarne il significato.
Ilaria: Trasformare è prendere una cosa e farla
diventare diversa da prima.
Maria: Ci sono cose che diventano diverse da sole, per esempio i pulcini.
Paola: Stamattina, con l'altra maestra, abbiamo parlato di ricette
che c'entrano con le trasformazioni.
Laura: Quando compri la pasta è dura,
poi la metti nell'acqua bollente, diventa molle
e perciò fa una trasformazione, si dice cuocere... Quando sei piccolo,
se passa un po' di tempo diventi più
grande: è una trasformazione.
Laura: Quando fai la torta, la farina si trasforma
in torta.
Giulia: La spiga si trasforma in farina.
Radu: Se hai un foglio bianco e ci scrivi sopra tante parole non è
più come prima.
L'insegnante: Proviamo a cercare tante parole di trasformazione.
Il gioco è coinvolgente,
dopo qualche esitazione i bambini elencano molte parole e quasi subito
si accorgono che i verbi, che indicano sia una azione sia il suo contrario,
rientrano quasi tutti nella famiglia delle trasformazioni. Sul quaderno
vengono trascritte le parole, su cui poi con calma si potrà lavorare.
L'elenco non è sicuramente completo, ma è sempre possibile
aggiungere nuovi termini.
Trasformazioni
Cambiare,
crescere, morire, mascherarsi, aprire, spremere, allungare, scrivere,
ringiovanire, invecchiare, dilatare, sporcarsi, indurire, rompere,
rimpicciolire, mangiare, bagnare, riempire, svuotare, mettere, togliere,
aggiungere, appiattire, scambiare, sgranare, sciogliere, ammollire,
ammorbidire, surgelare, masticare, asciugare, riciclare, "fare
ai ferri", abbronzarsi, cucire, inzuppare, friggere, bollire,
masticare, picchiare.
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L'esperienza
a disposizione è ricchissima: ora l'intervento didattico deve saper
guidare i bambini a guardare i cambiamenti in maniera consapevole, utilizzando
le strategie diverse o complementari che abbiamo analizzato. Le potenzialità
ed i limiti di ciascuna possono essere messi in rilievo nel confronto
tra le rappresentazioni, non solo linguistiche, che i bambini danno di
uno stesso fenomeno. Imparando a lavorare e a discutere insieme, infatti,
si possono scegliere i modi più efficaci per interpretare il cambiamento,
e dalla semplice sequenza temporale di fasi che si succedono nel tempo
si può giungere a modellizzare aspetti di consequenzialità
causale, di contemporaneità, di correlazione tra le variabili e
tra i loro cambiamenti.
Sono valide, anche in campo cognitivo, le strategie di sempre: schematizzare
e confrontare interpretazioni, definire un proprio sistema di pensiero
e analizzare nel tempo la variazione di singoli aspetti..., guardare le
idee che cambiano nel tempo e quelle che rimangono invariate..., elaborare
opinioni personali a partire da uno schema comune... Anche la costruzione
di conoscenza, del resto, è una trasformazione che richiede tempi
lunghi e non arriva mai a compimento e se, come specie umana, disponiamo
di sistemi di percezione e di interpretazione che funzionano in modo abbastanza
uguale per tutti, sono poi le caratteristiche personali di elaborazione
e di valutazione che rendono il pensiero di ciascuno diverso da quello
di chiunque altro.
Maria Arcà
Responsabile di un progetto
di ricerca sulla didattica della scienza, presso il CNR. Si è occupata
di problemi cognitivi ed epistemologici, proponendo contenuti e metodologie
adatti alla costruzione di conoscenza scientifica significativa fin dalla
scuola dell'infanzia.
Note
(1) M. Arcà, P. Guidoni (1986), Guardare per sistemi guardare
per variabili, Emme edizioni, Petrini Junior SpA - Torino
(2) Si definisce "sistema" un intero formato da parti disposte
e correlate secondo un ordine definito, gerarchizzate tra loro, coordinate
in una organizzazione complessiva, legate da relazioni che possono variare
nel tempo.
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