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Verso
un curricolo verticale delle scienze
La
crescente curiosità del pubblico per le informazioni di tipo scientifico
non è stata sufficiente ad innescare un reale rinnovamento dell'insegnamento
delle discipline scientifiche nella scuola italiana. L'autore tenta di
delineare quali potrebbero essere le cause del disamore per queste discipline,
da parte degli studenti, e quali i rimedi per renderle più appetibili.
CULTURA
SCIENTIFICA E SCIENZA DIVULGATA
La percezione
dell'importanza della cultura scientifica e del valore strategico delle
conoscenze in campo scientifico è sempre più diffusa. Il
numero di persone che si rivolge a riviste di divulgazione scientifica
per trovare informazioni su astronomia, fisica o biologia, che assiste
a trasmissioni televisive sulle grandi tematiche della scienza e dell'ambiente,
che passa notti insonni ad osservare la congiunzione di Marte o il passaggio
delle Perseidi la notte del 10 agosto, è sempre più grande,
non si tratta più di un'élite.
Sempre più persone, toccate dai grandi eventi naturali, (variazioni
climatiche, calamità, estinzioni di massa a danno della biodiversità)
ricercano, nell'informazione specifica, un supporto ed un conforto, per
capire quanto si sta verificando attorno a loro e quali azioni, nell'immediato,
possano realizzare per salvaguardare quanto li circonda.
Oggi, l'informazione scientifica si è radicalmente trasformata,
grazie ai media che ne consentono un trasferimento quasi immediato. Se
in passato la comunicazione scientifica si realizzava, grazie allo sforzo
di alcuni professionisti della ricerca, di rendere accessibili ai più
innovazioni e scoperte, oggi, è diffusa una divulgazione scientifica,
fruibile da tutti, talora però ancora approssimativa, più
di immagine che di reale approfondimento.
A questo interesse crescente per le news scientifiche, non corrisponde
lo sviluppo di una solida e diffusa cultura scientifica, né di
una seria formazione disciplinare e metodologica, che dovrebbe essere
presidio della scuola.
Il problema viene da lontano. La scuola italiana ha sempre privilegiato
la componente umanistica, l'Italia vanta infatti una tradizione letteraria
egemone nel mondo, di formazione umanistica sono sempre stati anche i
nostri Ministri alla Pubblica Istruzione e oggi al MIUR. Lo stesso maestro
unico proveniva da una scuola Magistrale che privilegiava gli aspetti
filosofico-letterario, quindi spesso insegnava le scienze in fretta e
poco.
A questo si aggiungono alcune specificità delle scienze.
- Una storia relativamente "giovane": la scienza, come la intendiamo
noi oggi, infatti, non ha che tre secoli.
- Una metodologia "rivoluzionaria": il metodo scientifico sperimentale,
infatti, irrompe bruscamente nella formazione degli scienziati, stravolgendo
un percorso prevalentemente dissertativo - filosofico.
- Una velocità "esponenziale" nella crescita delle conoscenze,
per quanto riguarda sia la loro quantità sia la loro complessità,
e una proliferazione di campi e indirizzi che si intrecciano.
- Un linguaggio specifico sempre più ampio e lontano dal parlare
quotidiano, infarcito di termini tecnici, tanto che a volte, lo specialista
di una materia non riesce a farsi capire da altri specialisti.
Tutti questi elementi hanno rallentato il rafforzarsi di una vera cultura
delle scienze nella scuola italiana.
FINALITÀ
DELL'INSEGNAMENTO DELLE SCIENZE.
QUALE LA RESPONSABILITÀ DELLA SCUOLA?
Il divario
tra informazione e formazione scientifica può, quindi, in parte
essere attribuito alla scuola. La scuola, che ha il compito di educare
ed istruire tutti i giovani, non può prescindere dall'offrire una
solida formazione anche in campo scientifico.
La scuola dovrebbe, quindi, essere il maggior promotore della scienza
e dell'atteggiamento critico-razionale che la caratterizza; dovrebbe porsi
come obiettivo la diffusione dei contenuti scientifici e la formazione
di una mentalità scientifica.
All'alba del terzo millennio la scuola deve abbandonare l'illusione di
un sapere enciclopedico: la mole di informazioni scientifiche prodotte
non può entrare nelle classi se non in forma ridotta ed incompleta.
Occorre fornire agli studenti una formazione scientifica solida e trasversale,
rigorosa ed elastica, basata su di un nucleo di competenze standard, tali
da porre l'alunno nelle condizioni di utilizzare i propri saperi in più
campi.
Il sapere scientifico da solo non basta; occorre integrare questo sapere
alla cultura generale, legare il sapere all'uso che se ne può fare
per renderlo significativo e formativo. Operare in questa direzione richiede
un impegno notevole, a cui la scuola italiana non è ancora preparata.
Alla carenza di scientificità della scuola italiana vanno aggiunti
la mancanza di fondi per la ricerca e l'assenza di modelli organizzativi
in grado di valorizzare le potenzialità intellettuali presenti
nel nostro paese, in modo tale da evitare il fenomeno della fuga di cervelli
all'estero, riuscendo magari anche a rendere appetibile il rientro a chi
è già "fuggito".
Citando il Presidente della Repubblica, "l'Italia dovrebbe ammettere
che la ricerca scientifica e tecnologica non sono un lusso ma devono rappresentare
una priorità assoluta". La scuola italiana, nel suo complesso,
dovrebbe riconoscere che la cultura scientifica e la formazione metodologico
disciplinare nel campo delle scienze sperimentali possono diventare strumenti
formativi ad ampio raggio e possono permettere acquisizione di competenze
riproducibili e riutilizzabili in tutte discipline ed in tutti i rami
del sapere, non solamente nei licei scientifici.
In realtà, però, la scuola italiana insegna meglio di quanto
noi, docenti, siamo soliti pensare.
Le statistiche ufficiali la danno, è vero, al quartultimo posto
per livello di istruzione tra i Paesi industrializzati e al terzultimo
per le risorse investite nella ricerca (davanti alla Grecia ed alla Russia),
ma la preparazione scientifica degli studenti, nei vari paesi, è
difficilmente confrontabile per la disomogeneità dei curricoli,
il numero delle discipline studiate, gli strumenti messi a disposizione.
Il susseguirsi sempre più rapido delle scoperte, il passaggio di
molte notizie scientifiche dalla condizione di curiosità a quella
di conoscenze applicabili quotidianamente alla nostra vita, hanno indotto
ad adottare strumenti e atteggiamenti mentali nuovi. Tocca ora alla scuola
adeguarsi ad una cultura scientifica in evoluzione.
Chi
sono i docenti di scienze?
Un
gruppo di persone ampio e diversificato, per area e formazione,
è responsabile della formazione scientifica agli studenti.
- I maestri della
scuola dell'infanzia, incaricati di approfondire il Campo di esperienza
"cose, tempo, natura," provengono, in genere, dalla formazione
magistrale, anche se il numero degli insegnanti laureati o formati
presso l'Università, Laurea in scienze della formazione primaria,
è in aumento.
- I maestri della scuola elementare, dell'Ambito delle scienze naturali,
provengono, anch'essi, dalla formazione magistrale, in minor misura
dall'Università, Laurea in scienze della formazione primaria.
- Gli insegnanti delle scuole medie di Scienze matematiche, fisiche,
chimiche e naturali. Possono essere in possesso di una laurea scientifica,
che spazia dalla matematica alla fisica, alle scienze naturali,
biologiche, geologiche, forestali o ambientali. Sono loro richieste
contemporaneamente competenze disciplinari nel campo della matematica,
della fisica, della chimica, della biologia, della geologia, oltre
che solide competenze didattico-metodologiche.
- Gli insegnamenti scientifici alle scuole secondarie superiori
possono essere Biologia e Scienze della Terra e dello spazio, talora
accorpati nella disciplina Scienze della natura e, fisica e chimica,
talora accorpate nella disciplina Scienze della materia. A questa
classe di concorso possono accedere gli insegnanti laureati in tutte
le discipline dell'area scientifica: il biologo, il geologo, il
naturalista, il forestale, il chimico si troveranno, nel corso della
loro carriera scolastica, ad insegnare oltre alle discipline di
loro stretta competenza, anche geografia generale ed economica,
merceologia, igiene, microbiologia e parassitologia e, occasionalmente,
anche fisica, nel quadro delle Scienze della materia.
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ALCUNE
PROPOSTE: UN CURRICOLO VERTICALE
L'insegnamento
delle scienze è ancora fortemente caratterizzato da eterogeneità
metodologica e frammentarietà di saperi.
Nella scuola di base, elementare e media, tende a prevalere il sapere
presentato per progetti, per temi, in modo tale che, anche quando la disciplina
è svolta con competenza e passione, si rischia di fornire agli
studenti una visione parcellizzata e discontinua dei fenomeni naturali,
fisici, o biologici.
Le scienze insegnate nelle scuole superiori, ancora oggi, sono proposte
spesso da specialisti in modo compartimentato come un insieme rigido di
discipline: la fisica, la chimica, la biologia, ecc., sono inoltre declinate
sulla base di programmi ministeriali spesso datati, e inserite in libri
di testo nei quali le nuove acquisizioni della ricerca scientifica, anche
in considerazione della quantità di argomenti da proporre, trovano
spazio solo negli ultimi capitoli.
Il modello di sviluppo prevalente del percorso didattico è quello
"lineare"; all'interno della singola disciplina, i temi vengono
sviluppati, dal grande al piccolo, dall'atomo all'universo, all'interno
di un percorso rigido che rende difficile qualunque relazione tra discipline,
e argomenti differenti, anche se di fatto strettamente connessi.
Il nuovo modello di presentazione "a spirale", che vede nel
corso degli anni scolastici uno sviluppo lineare, ma caratterizzato da
progressivi recuperi dei saperi, che vengono via via approfonditi, come
in una spirale sempre più ampia, non sembra poter fornire una risposta
adeguata ai bisogni formativi scientifici.
Infatti, se il percorso è troppo frammentato, se ogni docente può
scegliere ciò che più gli è affine, all'interno di
tutto lo scibile scientifico purché nel rispetto delle finalità
della disciplina, come peraltro prevedono i programmi delle elementari
e delle medie, il percorso si spezza, produce cesure, richiede inevitabili
riparazioni, ripetizioni, recuperi. Le spire di questo DNA formativo invece
di srotolarsi in anelli "di sapere" sempre più ampi,
si arrotolano e si chiudono su loro stesse.
Col passare degli anni scolastici il panorama diventa sempre più
sfuocato, le indicazioni più confuse ed incerte. In assenza di
saperi essenziali e di standard di qualità dichiarati, a prevalere
sono l'autonomia scolastica e la professionalità del docente. La
necessità di dotare gli studenti di un portfolio di competenze
scientifiche e di condividere modelli didattici e curricolari, pur sentite
da molti docenti, faticano ad essere riconosciute e affrontate.
Se le discipline, viste come linee, percorsi separati, sono un modello
superato ed obsoleto, se procedere a spirale limita i legami e le interrelazioni,
se è la sovrapposizione dei campi scientifici a fornire le più
grandi scoperte, ne consegue che il modello più adatto a rappresentare
gli aspetti scientifici della cultura è la rete.
Si tratta di riuscire a costruire un percorso che spazi tra le discipline
scientifiche, ipotizzando nodi culturali, saperi essenziali, che si intrecciano
l'uno con l'altro, costituendo una rete. Prerogativa di una rete è
infatti tenere e funzionare anche se manca qualche nodo, anche se più
nodi ha, più è solida. Partendo da un centro stabilito,
può essere ampliata a dismisura, infittita, possono essere rafforzati
i legami tra i vari nodi.
Nella pratica, significa individuare e condividere i contenuti e le competenze
che devono costituire ogni nodo, selezionando, per ogni livello di scuola,
i contatti indispensabili perché la rete regga, senza che debba
essere ricostruita da capo in ogni ordine di scuola, o rammendata.
Una rete ben concepita dà la possibilità di scegliere, all'interno
delle maglie, percorsi originali di scoperta che, se da un lato aiutano
a costruire una solida cultura scientifica, dall'altro lasciano ampio
spazio alla curiosità, allo spirito di ricerca, alla motivazione,
che resta sempre e comunque il motore per ogni processo di acquisizione.
L'obiettivo della costituzione di una rete concettuale è fornire
una chiave di lettura dei fenomeni naturali, o indotti dall'uomo, attraverso
cui ogni singolo evento possa essere osservato, analizzato nel suo complesso
e nelle sue componenti, in cui sia possibile costruire relazioni di causa
effetto e riconoscere dinamiche interne ed esterne al sistema, facendo
emergere la complessità.
Ogni fenomeno, sia esso una reazione, un ciclo o una trasformazione, può
essere letto e compreso con relativa facilità se si possiedono
gli strumenti di lavoro adatti: le informazioni relative alle condizioni
iniziali e a quelle finali, e soprattutto se si esercitano le capacità,
indispensabili in ogni campo applicativo delle scienze, di osservazione,
analisi, descrizione, individuazione di analogie e differenze, varianti
e invarianti. La comprensione di ciò che si è modificato,
e di ciò che è rimasto uguale, di quali fattori, variabili,
forze, catalizzatori, sono intervenuti a operare una trasformazione, può
allora diventare formula, reazione, regola, applicabile ogni volta che
si riconoscano condizioni iniziali e fattori affini.
Nella teoria come nella pratica scientifica, qualunque sia l'approccio,
il punto di vista con cui si affronta un fenomeno, una trasformazione,
sia essa chimica, fisica, biologica, geologica, se procediamo con vera
mentalità scientifica, si giunge inevitabilmente alle stesse considerazioni.
Ogni trasformazione è parte di un processo più articolato:
raramente un fenomeno è isolato, più frequentemente è
parte di un ciclo, in cui ogni effetto è a sua volta causa di un
altro evento. All'interno di un sistema, aperto o chiuso, la complessità
è la regola con cui si instaurano le relazioni tra gli eventi:
l'importante è riconoscere questa complessità e comprendere
queste relazioni.
Raramente lo stesso fenomeno rientra in una specifica disciplina scientifica,
è parte di un sapere confinato e circoscritto. Le variabili che
intervengono appartengono a vari campi delle scienze: ogni evento geologico
avviene per l'azione congiunta di agenti fisici, chimici e talora biologici,
oltre che antropici; gli eventi biologici sono, in effetti, eventi biochimici,
fortemente condizionati dalle componenti fisiche in relazioni fra loro.
Ancora una volta, per la comprensione del fenomeno, complessità
e relazioni sono le parole chiave.
Susanna Occhipinti
Insegnante di Scienze naturali
presso il Liceo scientifico di Aosta.
All'Ufficio Ispettivo Tecnico, è coordinatrice del progetto "Supporto
alla didattica delle scienze sperimentali".
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