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Capire
una trasformazione
Capire
le trasformazioni "guardando" i cambiamenti. Se gli alunni sono
coinvolti in un "fare" che richiede di osservare e descrivere
ciò che succede, di cercare delle spiegazioni plausibili e di mettere
a confronto ipotesi diverse, impareranno a ragionare di scienze.
Per affrontare
il discorso sulle trasformazioni in classe occorre prima superare le concezioni
parziali o errate degli insegnanti. Nel nostro caso, non è stato
facile perché pensavamo di poter chiamare trasformazioni solo le
"reazioni chimiche".
Per superare questo ostacolo, abbiamo lasciato da parte la parola "trasformazioni"
e abbiamo cominciato, nei nostri laboratori, a guardare i fenomeni in
modo accurato e con curiosità, con gli occhi dei bambini, parlando
semplicemente di "cambiamenti".
Abbiamo subito compreso che per spiegare i cambiamenti dovevamo risalire
ogni volta alla struttura dei materiali. È stata una conquista
riuscire a differenziare le trasformazioni che modificavano solo i legami
tra molecole (evaporazioni, soluzioni) da quelle che implicavano cambiamenti
nei legami tra gli atomi (effervescenze, cotture).
CHE
COSA GUARDARE, COME GUARDARE
Per far capire
le trasformazioni ai nostri alunni, abbiamo cominciato a far rilevare
i cambiamenti di proprietà nei materiali in seguito ad azioni diverse:
frantumare, tagliare, grattugiare, schiacciare, tritare, assorbire, mescolare,
scaldare, raffreddare, filtrare.
Nelle trasformazioni c'entra il tempo, c'è un prima e un dopo,
ci sono cambiamenti improvvisi, lenti, lentissimi, che cominciano piano
e poi diventano più veloci. Ci sono anche modi diversi di guardare
i cambiamenti. Si possono distinguere fasi, cioè momenti in cui
avvengono cambiamenti più evidenti a livello percettivo.
Si può centrare l'attenzione su cosa succede
dentro il materiale durante il processo di trasformazione: cambia
solo il modo di stare insieme delle particelle che lo compongono o cambia
anche il loro modo di essere, la loro struttura interna? Per capire non
basta fare una sola esperienza ma bisogna farne tante e metterle in relazione
fra di loro, cogliere somiglianze e differenze. Solo dopo aver fatto molte
esperienze è possibile passare alle prime categorizzazioni.
FIG.1
- L'inchiostro sale nel muretto fatto con gli zuccherini: l'inchiostro
è fatto di acqua e di particelle colorate, l'acqua serve a trasportare
le particelle colorate. Lo zucchero fa da scaletta per l'arrampicata dell'acqua
ma ad un certo punto il muretto cade: come mai? Quali legami vengono rotti?
Lo zucchero come ben sappiamo si scioglie nell'acqua…
Possiamo anche
cominciare a chiederci come mai la cera fonde, lo zucchero fonde, il ghiaccio
fonde, invece il legno per quanto calore si somministri non fonderà
mai. Questo ci obbliga a domandarci perché mai o per che cosa la
materia di cui è fatto il legno abbia una natura diversa da quella
di zucchero, cera, ghiaccio, e forse le molecole che lo compongono vanno
in fumo prima di staccarsi l'una dall'altra come quelle dell'acqua.
Ma ad una differenza di nome corrisponde sempre una differenza nel modo
di essere? Perché quando le particelle dell'acqua se ne stanno
ben agganciate l'una all'altra la chiamiamo "ghiaccio" e quando
invece le sue particelle se ne vanno libere, mescolandosi con quelle dell'aria,
la chiamiamo "vapore acqueo"?
È ancora acqua o non è più acqua? Che cosa è
veramente cambiato? Il linguaggio sovente è di intralcio anziché
di aiuto.
Le trasformazioni ci obbligano sempre a parlare di particelle e dei loro
modi di stare insieme perché in qualche modo una trasformazione
agisce sui legami esistenti. Con le frantumazioni, facendo forza per rompere
i legami, è facile capire che si agisce contro altre forze
che tengono insieme; in altri tipi di trasformazioni le forze in
gioco diventano più misteriose perché riguardano legami
tra particelle non facilmente immaginabili. Cosa succede alle particelle
di aceto e bicarbonato quando si incontrano? Quali legami vengono rotti
e quali si ricostruiscono? Quello che si ottiene alla fine, è ancora
aceto e bicarbonato o si è formato qualcos'altro?
Per fare delle ipotesi plausibili su che cosa succede bisogna anche verificare
le condizioni in cui avvengono le trasformazioni, guardare bene cosa c'è
e cosa succede "intorno" ai materiali.
Spesso conviene mettere in gioco variabili come la temperatura e l'uso
di alcuni strumenti può aiutare a quantificare meglio. Mescolando
aceto e bicarbonato noi insegnanti siamo rimasti meravigliati dal fatto
che la reazione avvenisse con una diminuzione di temperatura. Dal punto
di vista energetico le trasformazioni non sono tutte uguali, alcune sottraggono
calore altre ne producono.
Ma quali sono le esperienze più adatte a far ragionare i nostri
alunni su questi problemi?
FIG.2 - A
sinistra, la muffa al microscopio.
FIG.3 - Il disegno di un alunno che interpreta ciò che ha visto.
UN
REPERTORIO DI ESPERIENZE E UN MODO DI LAVORARE
Il progetto
Scienza In Rete, (pagina web del progetto
"Scienza In Rete": http://www.bdp.it/~toee0014/progetti/set/homeset.htm)
che portiamo avanti da alcuni anni, ci ha consentito di mettere insieme
un repertorio di esperienze significative che conducono, nel lungo periodo,
all'idea di struttura dei materiali e di trasformazione. Gli alunni vengono
sempre coinvolti in un "fare" che richiede di osservare e descrivere
ciò che succede, cercare delle spiegazioni plausibili e mettere
a confronto spiegazioni diverse. Sono quasi sempre esperienze prese dal
quotidiano e proprio per questo caratterizzate da una certa complessità.
Le esperienze sono documentate con disegni
e testi scritti, individuali o collettivi.
Leggere e confrontare i testi degli alunni serve a verificare se ciò
che scrivono coincide con ciò che pensano realmente, e se è
coerente con ciò che hanno rappresentato con il disegno.
Perché disegni e testi siano significativi occorre trovare buone
domande da porre. Ad esempio, durante un'attività di frantumazione
si può chiedere agli alunni com'è il materiale all'inizio,
come si presenta durante e dopo la frantumazione, cosa rimane uguale a
prima, cosa cambia e cosa compare di nuovo, cosa succede dentro il materiale...
La discussione permette di far esplicitare
i modelli di riferimento e fa quindi parte
del metodo di lavoro. Solo in una situazione di interazione sociale le
idee si chiariscono e si condividono. Confrontando le risposte che danno
gli alunni si verifica che, anche in classi diverse, compaiono sempre
gli stessi modelli interpretativi e si devono quindi affrontare ogni volta
gli stessi ostacoli.
FIG.4 - Cosa
succede alle particelle di aceto e bicarbonato quando si incontrano? Colore,
odore e potenza vengono rappresentate come particelle componenti l'aceto:
questa è un'idea molto diffusa tra i bambini... ma non solo.
I modelli condivisi
in classe vengono rappresentati in varie forme: uno schema su un cartellone,
un oggetto tridimensionale costruito con materiali di recupero, una drammatizzazione.
Lavorando in questo modo è facile perdere il filo: il diario
di bordo in cui l'insegnante racconta ciò che succede in
classe, serve a mantenere la rotta e a trovare il modo migliore per far
evolvere le conoscenze degli allievi. Quando nascono dubbi e incertezze
è però bene imparare a chiedere aiuto. Per gli insegnanti
del progetto è stato attivato un forum di
discussione su Internet attraverso il quale gli esperti forniscono
aiuti di tipo disciplinare o metodologico.
PROPOSTE
DI ATTIVITA'
1
- "Cristalli di sale"
Un'esperienza significativa sulle trasformazioni fisiche è
la preparazione di una soluzione di acqua e sale per osservare nel tempo
la formazione di cristalli.
Si fa scaldare dell'acqua e si aggiunge sale finché comincia a
depositarsi sul fondo. In acqua calda il sale si scioglie più in
fretta e se ne scioglie di più: confrontate facendo la stessa esperienza
con acqua fredda.
I cristalli "nascono" ponendo la soluzione in un vasetto di
vetro e immergendo un filo legato a un chiodino, poi bisogna con pazienza
aspettare che il cristallo diventi visibile. Mentre i fatti avvengono
gli alunni parlano e rappresentano con il disegno ciò che immaginano
succedere alle strutture dei materiali quando avviene lo scioglimento.
Ed ecco particelle di sale e particelle di acqua che si organizzano secondo
schemi che giustificano con una spiegazione coerente nel micro ciò
che viene percepito nel macro.
L'uso della lente e del microscopio servono a facilitare i salti di scala
e abituano gli alunni ad immaginare modelli coerenti nel passaggio da
una scala all'altra.
Questa attività rafforza l'idea di struttura di un materiale. "L'acqua
evapora invece il sale diventa più abbondante e mettendosi insieme
chicco per chicco diventa un cubetto" dice Marco, usando il termine
"chicco", attinto dal linguaggio naturale, per indicare molecole
di sale. Con il suo repertorio di parole, ha formulato una spiegazione
convincente.
FIG.5 - Una
rappresentazione molto ingrandita di ciò che succede dentro il
filo quando si formano i cristalli: le particelle-molecole di sale di
forma cubica si accatastano una sull'altra e formano i cristalli.
Per veder crescere
i cristalli si deve osservare giorno dopo giorno cosa succede. Dopo quattro
giorni ecco i primi cristalli di sale e, con le prime reazioni di curiosità
e stupore, gli alunni formulano spontaneamente molte ipotesi: è
importante che ci sia qualcuno pronto a raccoglierle.
Più avanti, le soluzioni e le cristallizzazioni osservate con questo
lavoro potranno servire per spiegare fenomeni che avvengono nel corpo:
sostanze che si sciolgono in altre sostanze nello stomaco o nell'intestino,
formazione di croste sulla pelle, di calcoli nei reni. Trovare analogie
tra fenomeni osservati in contesti diversi aiuta i bambini a generalizzare
e questa attività va quindi incoraggiata.
2
- "Ruggine"
Con l'esperienza della trasformazione del ferro in ruggine si entra
nel mondo delle trasformazioni chimiche. Per queste trasformazioni, nella
scuola elementare, è sufficiente far rilevare che i prodotti ottenuti
sono materiali diversi da quelli di partenza. Mentre nelle cristallizzazioni
il sale restava sale e l'acqua restava acqua, perché cambiava solo
il modo di aggregarsi, ora le molecole di ferro e degli altri materiali
coinvolti, si disfano e poi gli atomi si ricompongono dando origine ad
un nuovo materiale, la ruggine.
Ogni trasformazione chimica avviene in condizioni particolari e, per "veder"
succedere qualcosa, bisogna agire su queste condizioni: somministrare
calore, aumentare l'umidità, mescolare materiali diversi. Ognuna
di queste trasformazioni ha un suo modo di succedere a seconda dei materiali
coinvolti.
L'esperienza sulla ruggine è cominciata versando alcuni cucchiai
di acqua su una paglietta di ferro. Già dopo poche ore sotto la
paglietta si vedeva un filo di acqua marroncina e dopo alcuni giorni si
era trasformata tutta in ruggine.
Gli alunni hanno rilevato man mano cosa cambiava (colore, consistenza)
e cosa restava uguale (odore di ferro), poi hanno fatto ipotesi sulle
cause del cambiamento:
- ha causato la ruggine il contatto troppo lungo tra l'acqua e delle sostanze
del ferro;
- è anche l'acqua che l'ha mangiato;
- il ferro si arrugginisce perché non ha certe proprietà,
forze, che fanno da scudo riparandole dall'acqua;
- secondo me perché ha mescolato sempre le particelle dell'acqua
con le particelle del ferro;
- l'ha causato l'acqua... cioè, l'acqua con il ferro; l'acqua ha
grattato via il colore delle particelle di ferro; sotto c'era la ruggine
che era già fatta così, poi la ruggine si è sbriciolata
ed è caduta giù.
FIG.6 - Nel
modello di V. le particelle di acqua sono già molecole composte
di due materiali: l'ossigeno e... l'elemento giallo, che viene collocato
anche nell'aria, il ferro è una collana di particelle-atomi nere.
Nel disegno la molecola di ruggine è rappresentata come un insieme
di 5 particelle-atomi di ferro, 2 di elemento giallo, 1 di ossigeno.
Dalla discussione
nascerà un modello condiviso, forse non completamente esatto ma
molto vicino a ciò che succede veramente. L'abilità dell'insegnante
consiste non nel suggerire la risposta ma nel far arrivare gli alunni
a un modello logico e coerente al suo interno. Se hanno capito che le
particelle di un materiale si possono scomporre e poi riaggregare in modi
diversi per dare origine a nuovi materiali, un'attività con i mattoncini
Lego può aiutarli a modellizzare la trasformazione chimica, ma
questo passaggio dalla realtà al modello e viceversa, va affrontato
con delicatezza e con svariate altre esperienze.
FIG. 7 -
Ruggine
Sul forum si
è approfondito il discorso: "... In presenza di ossigeno il
ferro metallico Fe si trasforma in triossido di ferro (Fe2O3) che poi,
a contatto con il vapor d'acqua atmosferico, forma il composto idrato
comunemente conosciuto col nome di ruggine (Fe2O3) n H2O…"
(forum - intervento di M. Arcà)
Siamo passati dalle molecole agli atomi e per descrivere le trasformazioni
le formule chimiche sono efficaci e, dopo tutto, comprensibili.
3
- "Lieviti"
Se una trasformazione avviene per opera di microrganismi, si tratta
di una trasformazione biologica.
La lievitazione della pasta per il pane e la formazione di muffe sono
trasformazioni di questo tipo.
Mescolando farina, acqua e lievito di birra, bisogna guardare l'impasto
che aumenta di volume, immaginare cosa succede al suo interno e cercare
di spiegare come succede. Già durante la preparazione dell'impasto
molti alunni hanno percepito odori che prima non si sentivano: "odore
di vino... di birra... puzza di formaggio..." Dopo la lievitazione
tutti hanno verificato la presenza di bollicine all'interno della pasta:
sarà forse aria?
Ma alla domanda "da dove viene questa aria?" sono state date
diverse risposte:
- l'aria che entra nella nostra pasta arriva dall'atmosfera...
- entra perché c'è un buco nella pasta...
- la pasta del pane lievita perché entra l'aria dai suoi microscopici
buchi. Poi con l'aria che l'impasto assorbe la pasta gonfia....
- quando la tocchi si sgonfia di un po' perché il calore scende
giù ma poi quando la lasci in un posto caldo lei si gonfia di nuovo
perché entra l'aria..."
C'è anche chi ha spiegato l'aumento di volume dell'impasto così:
- la pasta del pane è come un essere vivente perché i
pezzettini del lievito si moltiplicano e fanno crescere la pasta del pane...
- le microparticelle che ci sono nella pasta del pane e nel lievito si
gonfiano e crescono ingrandendosi...
Alcuni hanno
intuito che nella trasformazione interviene il calore, altri hanno parlato
di crescita, di volume che aumenta per la presenza di aria, di qualcuno
che mangia, dell'odore particolare... Gli allievi dicono parti di verità
e tutte le loro osservazioni vanno prese in considerazione; ma di fronte
alle loro risposte a noi insegnanti sono sorti nuovi dubbi, e quindi abbiamo
chiesto delle spiegazioni:
"... le cellule di lievito fanno come le cellule umane, con poche
differenze: ciascuna si scinde in due, ed ogni cellula figlia si nutre,
respira, produce CO2 a spese dello zucchero trasformato via via in alcool.
È la CO2 che forma le bollicine nella pasta, e per questo l'impasto
aumenta di volume, le cellule continuano a dividersi, a respirare... e
così via..." (forum - intervento di M. Arcà)
La risposta sul forum non ha fugato tutti i dubbi, abbiamo quindi dedicato
ai lieviti ben due laboratori nel corso residenziale di quest'anno a Pracatinat.
Adesso riusciamo forse a raccontarci una storia più credibile di
ciò che succede.
Il
progetto Scienza in rete
Il
progetto, nei tre anni del suo svolgimento, ha coinvolto nelle tre
realtà, Primo Circolo di Pinerolo, Terzo Circolo di Carmagnola
e Istituto Comprensivo Gouthier di Perosa Argentina complessivamente:
76 classi, 89 insegnanti e più di 1000 alunni. Nel triennio
di sperimentazione i momenti di formazione sono stati molto articolati
in quanto prevedevano sia attività di laboratorio per gli
insegnanti sia interventi di tipo teorico degli esperti che mettevano
in luce aspetti metodologici e aspetti disciplinari. I temi affrontati
sono stati:
Anno 2000-01: Alla scoperta del corpo;
Anno 2001-02: Dentro l'ambiente;
Anno 2001-02: Avvio del discorso sull'energia.
Il progetto si è
concluso quest'anno con un Corso residenziale a Pracatinat
durante il quale sono stati affrontati alcuni temi legati all'energia.
In particolare la Dott.ssa Maria Arcà ha presentato una relazione
introduttiva dal titolo "Luce, calore, corpo: i percorsi dell'energia"
e successivamente nei due giorni di lavoro si sono succeduti sei
laboratori condotti da Laura Bassino e Nuccia Maldera:
- Fenomeni di luce.
- Il teatro delle ombre.
- Fabbricazione di cioccolatini.
- Candele colorate e profumate.
- Lieviti (lievito di birra e lievito in bustine).
Nel
corso dell'anno scolastico gli insegnanti avevano condotto un'attività
di autoaggiornamento utilizzando il CD del Progetto SeT "Dal
quotidiano ai saperi: fenomeni di luce, fenomeni di temperatura
e calore" la cui realizzazione è stata coordinata da
Laura Bassino del Circolo Didattico "Anna Frank" di Torino,
scuola capofila del progetto.
Oltre agli esperti già menzionati, per la realizzazione del
progetto ci si è avvalsi della collaborazione della Dott.ssa
Graziella Pozzo, che ha svolto tre incontri sull'uso della lingua
in collegamento con i progetti di educazione scientifica, e di quella
dell'insegnante Carla Galetto del 3° circolo di Pinerolo che
ha curato alcuni momenti della formazione degli insegnanti di Scuola
dell'Infanzia sul tema della struttura della materia.
Tutti
i materiali prodotti dalle classi e dagli insegnanti in formazione
sono stati raccolti in un Cd a cura del referente del progetto.
Il progetto ha fatto largo uso delle ICT:
- mailing list su Yahoo per lo scambio di informazioni e
di materiali fra gli insegnanti;
- archivio in rete sull'area file del gruppo collegata alla
mailing list;
- forum di discussione con interventi diretti degli esperti
ospitato da Bravenet;
- chat fra i referenti dei tre istituti in alcuni momenti
del lavoro.
Alcuni
materiali, grazie alla generosità dei docenti, sono stati
resi disponibili all'esterno e sono scaricabili dal Sito Internet
del Primo Circolo di Pinerolo: http://pineroloprimocircolo.scuole.piemonte.it/
(cliccare su ENTRA e selezionare dal menù PROGETTI la voce
"Scienza in rete") oppure http://www.bdp.it/~toee0014/progetti/set/homeset.htm
La
pagina è in continuo aggiornamento e dà accessibilità
diretta anche al forum di discussione sempre aperto. Un gruppo di
docenti dei tre istituti, che intende proseguire la propria formazione,
quest'anno si confronterà sul tema delle FORZE.
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Donatella
Merlo
Insegnante alla Scuola Elementare
Nino Costa del 1° circolo didattico di Pinerolo.
Referente del Progetto SeT "Scienza In Rete"
e-mail: telim@libero.it
Anna Maria
Tron
Insegnante alla Scuola Elementare
Vincenzo Lauro del 1° circolo didattico di Pinerolo.
Coordinatrice del gruppo sulle Trasformazioni.
e-mail: a.m.tron@libero.it
Bibliografia
principale
F. Alfieri, M. Arcà. P. Guidoni (a cura di), Il senso di fare
scienze - Un esempio di mediazione tra cultura e scuola, IRRSAE Piemonte,
Bollati Boringhieri, Torino 1995.
F. Alfieri, M. Arcà. P. Guidoni (a cura di), I modi di fare scienze
- Come programmare, gestire, verificare, IRRSAE Piemonte, Bollati Boringhieri,
Torino 2000.
Nota
Le immagini sono tratte dalle attività svolte nelle classi
del 1° circolo didattico di Pinerolo (TO): Classe 3° A - Sc. Elem.
V. Lauro - Ins. Anna Maria Tron; Classe 5° B - Sc. Elem. N. Costa
- Ins. Elisa Meoni.
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