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Le 15 octobre 2000, quelle leçon en tirer? “Homo sum, nihil humani a me alieno puto”, diceva Terenzio. Ma quante radure del concetto di umanità ognuno di noi ha l’opportunità di attraversare? Queste considerazioni mi vengono alla mente ogni volta che entro nella classe di M., che posata sul suo statino, immobile, respira a fatica la stessa aria che i suoi compagni riempiono di sudore, di parole e di schiamazzi. I bambini della classe di M., inconsapevoli, praticano, da anni gli obiettivi individuati dall’Unione Europea per il 2003 “Anno europeo delle persone disabili” (presentati per esteso nell’articolo del prof. D’Alonzo), e acquisiscono, senza nulla sapere di Terenzio, una visione ampia e articolata della condizione umana, convivendo con aspetti crudeli della discriminazione. Se M. fosse nata prima del 1977, prima della legge 517 non avrebbe imparato a riconoscere dal peso della pressione le diverse mani che ogni giorno cercano di parlarle, non si sarebbe rasserenata seguendo le attività di musicoterapia, non sarebbe uscita al sole, in carrozzella, i compagni intorno a lei a grappolo, sua mamma non avrebbe provato almeno l’illusione della normalità, vedendola recarsi a scuola come tutti i suoi coetanei. Come a M, ai bambini disabili inseriti a seguito dei principi della legge 104 “è garantito il diritto all'educazione e all'istruzione della persona handicappata nelle sezioni di scuola materna, nelle classi comuni delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado e nelle istituzioni universitarie”(art.12 comma 2), i loro docenti “assumono la contitolarità delle sezioni e delle classi in cui operano, partecipano alla programmazione educativa e didattica e alla elaborazione e verifica delle attività di competenza dei consigli di interclasse, dei consigli di classe e dei collegi dei docenti” (art.13 comma 6).
Pari dignità ai docenti di sostegno, pari dignità a tutti gli alunni.
L’inserimento, l’inclusione, come si dice oggi ampliando l’area sematica di un termine suggeritoci dall’inglese, dei disabili nelle scuole italiane ha avuto un effetto di stimolo sulla didattica. Proprio nella citata legge 104 si ritrovano tutte le migliori indicazioni didattiche degli ultimi anni: ad ogni soggetto è riconosciuta la possibilità di apprendere, occorre contestualizzare gli interventi e pensare in termini di piani di studio individuali, è necessario coniugare ricerca e attività di insegnamento, sono da realizzare forme sistematiche di orientamento e un’organizzazione dell'attività educativa e didattica secondo il criterio della flessibilità per una programmazione scolastica individualizzata, è fondamentale la continuità educativa fra i diversi gradi di scuola.
La presenza di alunni in difficoltà nella scuola italiana ha creato spazi di reale sperimentazione didattica, ha mobilitato abilità umane e di insegnamento impensabili, ha addestrato tecnici dell’accoglienza e dell’accompagnamento, ha fatto conoscere, ai compagni dei disabili, sfaccettature nascoste, sofferte, a tratti esplosive e divertenti, ma sempre coinvolgenti di umanità, ha spinto gli operatori della scuola più sensibili ad abbandonare ogni forma di pietismo per contribuire con professionalità e profondo rispetto alla crescita sociale e culturale degli studenti in situazione di disagio. Parimenti loro, i nostri alunni speciali, difficili, tenerissimi e asprissimi al tempo stesso hanno vissuto momenti sempre più estesi di normalità e valicato, in molti casi, i confini imposti loro dal proprio handicap. Questo lavoro a volte nascosto, questa marcatura dell’alunno costante e attenta contribuisce a fondare la legittima speranza nella realizzazione di una cittadinanza universale.
Stefano Benni, nel suo libro Achille piè veloce, fa dire ad un suo personaggio, inchiodato ad una carrozzella, deforme, amaro, profondamente umano che il mondo della scuola è come un bosco: “Non esistono alberi belli e alberi brutti, quell’albero col tronco che sembra ritorto da qualche mano gigante o da un gran male è bello come quel pioppo dritto e superbo”.
Nella foresta della scuola c’è posto per tutti.
Giovanna Sampietro
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