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Un disabile grave in classe

L’alunna inserita nella classe in cui lavoriamo è affetta da una gravissima patologia che non le ha consentito uno sviluppo armonico né dal punto di vista fisico, né da quello intellettivo. È costretta a trascorrere la giornata su un materassino in posizione prona o su una carrozzella appositamente attrezzata.
Le sue reazioni sono pressoché nulle; sorrisi, sguardi e movimenti sono probabilmente reazioni neuromotorie. Rapportarsi con questa bambina è molto difficile per le sue precarie condizioni di salute e per la mancanza di risposte agli stimoli. Ad occuparsi di lei sono prevalentemente un’insegnante di sostegno ed un educatore, entrambi a metà tempo e le insegnanti del modulo. La continuità è stata garantita da un gruppo di insegnanti che l’hanno presa in carico già dalla prima elementare.
Inizialmente la nostra organizzazione ha previsto la corresponsabilità piena di tutte le insegnanti che intervenivano nella classe, ognuno di noi aveva un tempo settimanale da dedicare alla bambina. Successivamente, quando l’assistenza ai pasti è stata affidata ad un dipendente della cooperativa, l’insegnante di sostegno e l’educatore hanno potuto gestire tutto il tempo scuola, per cui le insegnanti di classe, pur rimanendo un punto di riferimento importante, si sono occupate soprattutto di facilitare i rapporti fra lei e i compagni.
Le necessità della bambina sono soprattutto “maternage” e accudimento dei bisogni primari (alimentazione e igiene).
La sua giornata è organizzata secondo un orario abbastanza fisso. Trascorre la prima parte della mattinata in classe sul suo materassino; mentre lei riposa, i compagni e le maestre svolgono le loro attività.
Quando qualcuno le si avvicina è normale che la accarezzi o che le rivolga una frase affettuosa. Durante l’intervallo, a turno, un gruppetto di bambini ha l’incarico di occuparsi di lei: le danno il suo omogeneizzato e la fanno passeggiare sulla sua carrozzella. La seconda parte della mattinata prosegue in una saletta attrezzata per lei dove vengono effettuate semplici manovre fisioterapiche. Dopo il riposo pomeridiano sul suo materassino, alcune volte segue, con gli alunni di altre classi, l’attività di Educazione al Suono alla quale pare rispondere.
Gli alunni della sua classe, fin dalla prima, si sono abituati alla sua presenza e ad occuparsi di lei; man mano che passa il tempo, però, hanno dimostrato meno creatività nell’inventare semplici attività da svolgere con lei. Se all’inizio li spingeva l’entusiasmo e speravano in un miglioramento delle sue possibilità di interazione, con il passare del tempo è subentrata la rassegnazione e quindi è diminuito il coinvolgimento. Abbiamo riflettuto con loro sul fatto che non siamo in grado di capire quale sia il suo livello di percezione e di sensibilità e che escluderla dalle nostre attenzioni potrebbe avere per lei conseguenze negative.
Noi insegnanti abbiamo accolto in classe questa bambina con grande preoccupazione, date le sue condizioni di salute, ma fin dal primo giorno abbiamo ritenuto opportuno farla vivere a contatto con i compagni. È stato un periodo piuttosto difficile perché ogni sospiro, ogni piccolo movimento creava in noi apprensione. Pian piano, conoscendola, abbiamo imparato a distinguere quali reazioni si potevano trascurare e quali erano da sorvegliare con maggior attenzione.
Per un certo periodo abbiamo avuto la possibilità di confrontarci e di chiedere consigli ad una psicologa, ci preoccupava l’atteggiamento da tenere nei confronti dei compagni di classe nel caso in cui la situazione della bambina fosse improvvisamente peggiorata.
Inizialmente i bambini hanno considerato questa compagna, pressoché immobile e debolmente reattiva, come una bambola da coccolare, da far passeggiare e da far giocare; poi è subentrata in loro una forma di assuefazione, infine hanno trovato sempre più difficile inventare giochi nuovi per passare il tempo con lei. Ma quale opportunità offre questo tipo di inserimento? Dimostra senza ombra di dubbio che nella nostra scuola c’è posto per tutti: ognuno è caratterizzato da proprie diversità, dalle più semplici (maschio/ femmina) alle più emarginanti e dolorose, a tutte si cerca di dare spazio.

 

Istituzione scolastica "Aosta 5"

Laura Allamandola / Ida Centomo
Insegnanti di classe

Cristina Amato / Vilma Rocca
Insegnanti di classe


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